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Autore: Iurin    14/09/2010    6 recensioni
Una volta un uomo ha detto:
"Dio ci ha donato la memoria, così possiamo avere le rose anche a dicembre."
(James Matthew Barrie)

Ma, a volte, non è sempre così...
***
Quella sera, in una delle poche stanze disseminate per i sotterranei, un uomo era seduto sulla sua poltrona, gli occhi chiusi, e l’ennesimo bicchiere di whisky tra le dita.
Era una di quelle sere in cui il professor Piton, docente di Pozioni ad Hogwarts, si ritrovava a fare i conti con quanto aveva di più odiato al mondo:
se stesso.
***
"C'è differenza tra l'aver dimenticato e non ricordare."
(Alessandro Morandotti)
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Severus Piton
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Una volta un uomo ha detto:

"Dio ci ha donato la memoria, così possiamo avere le rose anche a dicembre."
(James Matthew Barrie)


Ma, a volte, non è sempre così...

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"C'è differenza tra l'aver dimenticato e non ricordare."
(Alessandro Morandotti)



Capitava, a volte, di sentire dentro di sé la necessità di bere.
Una delle virtù dell’alcool, dopotutto, era quella di rilassare i nervi, i muscoli, di far dimenticare per un momento quanto la propria vita sia indiscutibilmente miserabile.
E se bisognava scegliere tra vino e whisky si era più sicuri di raggiungere l’effetto desiderato con la bionda bevanda, piuttosto che con il rosso nettare.
Quella sera, in una delle poche stanze disseminate per i sotterranei, un uomo era seduto sulla sua poltrona, gli occhi chiusi, e l’ennesimo bicchiere di whisky tra le dita.
Era una di quelle sere in cui il professor Piton, docente di Pozioni ad Hogwarts, si ritrovava a fare i conti con quanto aveva di più odiato al mondo: se stesso.
Inesorabilmente, quasi ogni sera, i ricordi e le sofferenze gli invadevano anima e corpo con così tanta prepotenza che l’uomo aveva bisogno di trovare il modo di scacciare tutto e tutti dalla sua mente. Così apriva la piccola dispensa e si faceva la fatidica domanda: vino o whisky?
Eppure, per quanto lo desiderasse, neppure l’alcool riusciva ad adempiere i suoi compiti fino in fondo, perché le immagini, i suoni, gli odori, la paura, il dolore…erano sempre lì, nella sua testa.
Severus Piton si alzò ed entrò nella sua camera da letto, si mise davanti allo specchio, e si guardò.
Aveva il viso sconvolto, le pupille dilatate, la fronte aggrottata.
Decise allora di posare sul mobile accanto a sé il bicchiere.
Le sue labbra erano serrate, una vena sul collo gli pulsava.
Ogni sera, prima di andare a letto, tornava sempre tutto a galla: il Signore Oscuro lo stava calorosamente ringraziando per avergli riferito quell'informazione così preziosa, e come premio per il suo duro lavoro gli stava rivelando i nomi delle persone a cui avrebbe fatto visita.
Anni prima, quando Piton aveva sentito quei nomi, avrebbe semplicemente voluto urlare. Urlare fino a quando non gli fosse finita l’aria nei polmoni, fino a quando qualcuno non gli avesse a forza chiuso la bocca.
Il Signore Oscuro doveva uccidere la famiglia Potter.
Da quel giorno la vita di Piton aveva subito il più drastico dei cambiamenti.
Aveva contattato Silente, aveva provato anche a far cambiare idea al suo signore, aveva provato a convincerlo a risparmiare lei, Lily Evans.
Ma a nulla erano servite le sue grida, Albus Silente aveva risposto “Tu mi disgusti”.
Il Signore Oscuro l’aveva guardato senza capire, dicendogli che c’erano donne molto più degne di lei.
E Piton non aveva potuto fare niente.
Inerme aveva assistito alla morte dell’unica donna che avesse mai amato. Inerme si era sentito dire che non l’avrebbe più rivista, neanche da lontano.
E quando aveva detto che avrebbe voluto essere morto lui stesso, si era sentito rispondere “E a cosa sarebbe servito, e a chi?”
Già, a chi?
Da quel giorno la sua vita era cambiata.
Ricordi di morte erano suoi continui compagni, ricordi di sorrisi non rivolti a lui, ricordi di un amore mai ricambiato, ricordi di scuse mai accettate.
Ricordi, solo ricordi.
La sua attuale vita era fatta di ricordi, non aveva nulla di consistente, nulla di nuovo.
In fondo lui era sempre stato l’ombra di qualcun altro, e così continuava ad essere.
Se solo quei ricordi se ne fossero andati e l’avessero lasciato in pace, forse avrebbe finito di sentirsi così tremendamente in colpa, convinto che il suo gesto aveva causato la sua stessa rovina…e quella di Lily.
Ma neanche l’alcool riusciva più ad aiutarlo.
Ancora davanti allo specchio, Piton infilò una mano nella veste, e prese la sua bacchetta.
Chissà se lanciando un incantesimo contro lo specchio quello sarebbe tornato indietro. Non ne era proprio sicuro.
E allora si puntò la bacchetta alla testa, poggiandola sulla sua tempia.
Si guardò in quella posizione, come se fosse stato sul punto di fare qualcosa di terribile ed irreparabile.
Forse era l’alcool che giocava certi scherzi.
Bastavano, in fondo, due piccole parole, poi un raggio verde lo avrebbe investito ponendo fine ai suoi continui dolori.
Non era complicato… Ma all’idea di uccidersi le gambe di Piton tremarono.
Lui non voleva morire.
Lui voleva vivere.
Voleva vivere una vita in cui era lui il protagonista, in cui ogni suo gesto non era dettato da leggi che gli venivano imposte.
Che fosse da qualcun altro o dal proprio senso di colpa non era importante.
Oramai non faceva più niente liberamente.
Le sue azioni venivano compiute in vista di qualcos’altro che neanche lui aveva il potere di conoscere.
La sua vita era cambiata.
Era diventato un automa,
la pedina di una partita a scacchi.
Ma non era lui la mente che decideva ogni singola mossa.
La mano che lo spostava di casella in casella non era mai la sua.
Era sempre quella di qualcun altro.
Severus Piton era un’ombra.
Era sempre stato così, dopotutto.
Ma adesso ancora più di prima, da quando Lily gli era stata portata via.
Non poteva uccidersi, Piton, perché serviva ad altri.
E intanto i ricordi lo tormentavano, come ogni sera, rendendogli impossibile una semplice vita normale.
Se nulla fosse successo, se quel giorno non fosse uscito da quel cespuglio del parco giochi, forse sarebbe stato una persona diversa, forse avrebbe conosciuto qualcun'altra, che magari non sarebbe morta lasciandolo solo.
No, Piton non voleva morire.
Severus Piton voleva vivere.
Ma in quello stato, lui, non ce la faceva. Semplicemente non poteva, finché aveva quei ricordi.
La bacchetta era ancora puntata alla sua testa, dopotutto. Che sarebbe potuto succedere?
Di male, intendeva…
Al massimo sarebbe andato a far compagnia ai coniugi Paciock al San Mungo. Ma lui era un grande mago, quindi tutto sarebbe andato per il meglio.
Il suo carattere, in più, sarebbe comunque rimasto lo stesso, sarebbe rimasto il solito Piton, con tutti i suoi difetti, solo che avrebbe avuto la possibilità di rifarsi una vita. Per quanto possibile.
Poteva anche essere che sarebbe rimasto comunque da solo, ma per lo meno nessuna immagine lo avrebbe più turbato prima di andare a letto. Sarebbe comunque rimasto fedele a Silente, avrebbe comunque continuato a far parte dell’Ordine. Anche se per motivazioni diverse. Non se ne sarebbe accorto nessuno, in fondo, dato che tutti pensavano che avesse rinnegato il Signore Oscuro per il rimorso provato per le sorti dell’intera famiglia Potter.
Nessuno, se non Silente, sapeva di Lily.
Avrebbe continuato a rintanarsi “sotto le sottane di Silente”, come aveva carinamente espresso Bellatrix tempo prima.
Bastava pronunciare una sola parola, stavolta, neanche due.
E poi avrebbe potuto provare a cambiare forma, a smettere di essere solo l’ombra di un altro.
Bastava una parola; la bacchetta avrebbe fatto il resto.
I ricordi lo avrebbero abbandonato, e il senso di colpa con loro.
Bastava una parola. E poi la sua vita sarebbe cambiata.
Piton chiuse gli occhi, pensando che non sarebbe riuscito a guardarsi allo specchio quando sarebbe successo. Sentì una goccia di sudore scendergli sulla fronte, ma non vi badò.
Piton allora deglutì, sentendosi improvvisamente secche sia la gola che la bocca, ma non badò neanche a questo.
Un ultimo addio a Lily, che lui aveva tanto amato, ma per la quale aveva anche tanto sofferto, e poi lentamente dischiuse le labbra:
“Oblivion.”

The End.


Lasciatemi una piccola recensione, se vi va...mi farebbe davvero tanto piacere sapere che ne pensiate di questa fanfic =)
Un bacione!

   
 
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