Film > La sposa cadavere
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Autore: Elelovett    14/09/2010    4 recensioni
Bonejangles fece roteare l’occhio nell’altra orbita esclamando:
- Ottima idea! Questa sarà la Giornata del Racconto! Ognuno di noi racconterà la sua esperienza, come e perché è arrivato qui! Che ne dite?-
Ci fu un coro generale di "fantastico", e vedendoli tutti ansiosi di raccontare mi incuriosii e non mi sentii più in imbarazzo per essere il nuovo arrivato. Qualcosa mi diceva che le storie che mi apprestavo ad ascoltare sarebbero state molto interessanti. E chissà, forse alla fine avrei trovato il coraggio di raccontare la mia.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Prese la parola la signora Plum, senza aspettare che qualcuno si proponesse per primo.

 

 

È stato molto tempo fa, non so quanti anni. Ero la cuoca nelle cucine di Lady Wanderhood, una nobildonna del villaggio. Ero al servizio della signora da quando avevo diciassette anni, e mia madre l’aveva servita prima di me. Quando Lady Wanderhood ci accolse in casa sua avevo solo sei anni, e mia madre iniziò a lavorare come donna delle pulizie. Alla sua morte la padrona pretese che io prendessi il suo posto, ma dal momento che avevo passato tutta la mia infanzia nelle cucine ad ammirare il lavoro degli chef non ero buona a nulla, e la casa restava più sporca di prima. Una sola cosa sapevo fare: cucinare. La nobildonna fu costretta ad assegnarmi il ruolo di cuoca. All’inizio lavoravo supervisionata dal capo chef, Mister Hope, ma quando imparai tutti i segreti del mestiere e il mio maestro ormai vecchio si ritirò divenni io la padrona della cucina. Lady Wanderhood amava i miei piatti e non poteva essere più soddisfatta. Sì, posso dire che in vita mia non ho conosciuto altro che la cucina: non mi era quasi mai permesso di uscire, mentre io avrei voluto trovare marito o incontrare qualche bel gentiluomo. Al servizio della signora ho conosciuto i miei due compagni chef, che tuttora lavorano qui con me. Siamo morti tutti insieme, per una tragica disgrazia.

Passarono gli anni. Era un inverno freddissimo e la signora non usciva mai, riposava sempre nel suo salotto, di fronte al fuoco. Una sera bussarono violentemente alla porta e quando il maggiordomo andò ad aprire entrò nel vestibolo un uomo alto e composto dai folti riccioli castani. La signora lo conosceva e gli corse incontro sorpresa. Venni a sapere che era suo cugino, Lord Alcott, che non vedeva da anni. Cucinai come una matta per il suo arrivo inatteso, e la padrona sembrava molto nervosa: si era chiusa con lui nello studio ed erano rimasti a parlare per ore. Il padre di Lord Alcott, nonché zio della signora, era morto di polmonite due settimane prima lasciando metà dei suoi beni al figlio e l’altra metà alla sua unica nipote. Lady Wanderhood si trovò così estremamente ricca e a quanto pareva lo era anche il cugino, eppure egli insisté per alloggiare presso di lei finché non avesse sistemato suoi affari e le proprietà che il padre gli aveva lasciato. Come potevamo immaginare! Nelle settimane successive, per quanto Lord Alcott tentasse di rimanere solo con la signora non vi riusciva: era sempre accompagnata dalla sua dama di compagnia, vecchia amica di mia madre. Se solo avessi sospettato che lezione gli avrei dato! Ma il signore sembrava incarnare in sé tutte le più oneste qualità, e mi aveva affascinata dal momento che faceva spesso visite in cucina, apparentemente interessato al nostro lavoro. Lady Wanderhood non era nemmeno mai entrata nella sua stessa cucina, così il cugino mi sembrava straordinariamente educato.

Arrivò il compleanno della padrona che ordinò una cena sfarzosa, sebbene banchettassero solo lei e il signore. Ricordo ancora il menu: il piatto principale era una zuppa molto particolare, una delle più raffinate del mio libro di cucina. Lord Alcott era venuto a informarsi quel pomeriggio dei piatti che avremmo servito.

- Desiderate qualcosa in particolare?- chiesi.

- No, grazie signora Plum. Trovo che la zuppa sia perfetta, e poi col freddo che fa!- rispose lui galantemente.

Rimase a guardarsi intorno per un po’, poi mi chiese furtivo:

- Voi cuochi non uscite mai?

- No- sospirai- proprio mai. Solo quando andiamo al mercato, ma la signora ci dà solo un’ora. Ordine di madame.

Sorrise, o almeno così interpretai quello che pensandoci adesso era un ghigno:

- Peccato…So che proprio oggi hanno allestito in piazza uno spettacolo. Pensavo che vi sarebbe piaciuto andarci.

Mi voltai verso di lui mentre affettavo il sedano:

- Oh, davvero signore, cosa darei per distrarmi un po’!

L’uomo si avvicinò e mi sussurrò:

- Beh, perché non andate? Non lo dirò a mia cugina, solo un’oretta. Vi copro io, non lo saprà nessuno.

- No! Io…Non potrei mai! E la cena? Chi preparerà la cena?- esclamai scandalizzata.

- Vedo- rispose lui guardando le pentole- che siete già a buon punto…Anzi, direi che siete in anticipo. Lasciate la zuppa sul fuoco, se sentirò che si sta bruciando la toglierò io. Tutto il resto è da consumarsi freddo, e voi avete quasi finito. Riprenderete in tempo appena tornerete, e la zuppa sarà pronta da servire. Ve lo meritate!

Mi guardava con occhi talmente convinti e persuasivi che, incerta, guardai la zuppa, poi però dissi:

- E va bene, mi avete convinto.

L’uomo mi diede una pacca sulla spalla e in quel momento mi sentii veramente felice. Proposi ai miei due compagni di seguirmi e ci divertimmo un sacco. Sono stata un’irresponsabile, una stupida irresponsabile! Siamo tornati quasi due ore dopo e la cucina era vuota. Ma nessuno si era accorto della nostra assenza, Lord Alcott aveva mantenuto la promessa. Aveva tolto la zuppa dal fuoco ma era ancora calda, pronta per essere servita. Eppure, da brava cuoca, volli assaggiarla per sentire se era insipida. Aveva uno strano sapore amarognolo, così chiesi ai miei due compagni di assaggiarla e dirmi che cosa ne pensavano. Anche a loro sembrava strana, ma era l’ora di cena e la padrona aspettava. Mentre servivamo la zuppa mi prese un dolore acutissimo allo stomaco. Cercai di non dimostrarlo ma divenne così insopportabile che caddi a terra gemendo. La signora si spaventò e in poco tempo anche i miei due compagni erano a terra. Capii subito di cosa si trattava: veleno. Ed era stato lui, lui che ci guardava rantolare senza capire perché era successo a noi. I suoi piani erano andati storti! Aveva messo nella zuppa un veleno letale, ed era bastato un cucchiaio a colpirmi mortalmente. Morimmo lì, tutti e tre. Lady Wanderhood capì che non poteva essere stato che il cugino e non osò toccare la pietanza; lo fece arrestare per tentato omicidio: non era affatto ricco, o almeno, lo era prima di sperperare tutta la sua parte di eredità al gioco. Poi, disperato, si era appellato all’unica persona che aveva ereditato l’altra metà, la cugina, e aveva progettato di ucciderla per prendersi legalmente il denaro. L’unico modo per arrivare a lei era il cibo, per questo gironzolava intorno alle cucine, e quale occasione migliore se non la zuppa del suo compleanno? Era bastato farci allontanare per un momento, aveva messo il veleno nella zuppa e aveva aspettato che la servissero. Non poteva sospettare che l’avrei riassaggiata. Così sono morta, io che con quell’intrigo proprio non avevo nulla a che fare.

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Ringrazio per la recensione Gaea...Anche io amo molto Burton, chissà se abbiamo pensato più o meno le stesse storie!

  
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