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Autore: Nebbia4e    14/09/2010    8 recensioni
Quante volte un uomo può morire?
Quante ne può nascere?
Credevo che ogni uomo – ognuno, senza eccezioni – nascesse una volta e morisse una volta.
Semplice.
Lo credevo, ma adesso non lo credo più.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Remus Lupin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Quante volte un uomo può morire?

Quante ne può nascere?

 

Credevo che ogni uomo – ognuno, senza eccezioni – nascesse una volta e morisse una volta.

Semplice.

Lo credevo, ma adesso non lo credo più.

 

Ero nato in una mattinata grigia che minacciava pioggia. Piangevo, salutando il mondo, rivolto al viso dolce e gentile che mi sorrideva. Mia madre.

Morii ancora bambino, morso da un lupo, Greyback.

 

Ogni mese, senza eccezioni, mi trasformavo. Ogni luna piena morivo.

Poi Silente mi permise di frequentare Hogwarts. E nacqui un’altra volta.

 

Conobbi tre fantastici ragazzi, ma ogni bugia che ero costretto a pronunciare, ogni volta che mi rifugiavo nella Stamberga senza che loro sapessero, morivo. Per ogni loro gesto, da un loro sorriso al semplice riempirmi di cioccolata, nascevo.

 

Quando diventarono animagi, nacqui un’altra volta. Ebbro di felicità sapevo, anzi avrei dovuto sapere che era troppo. Dovevo rinunciare a qualcosa, dovevo morire un’altra volta.

Non potevo immaginare che potesse essere così doloroso.

Non potevo immaginare che sarei morto tre volte in cambio di quell’unica, sola felicità.

Non potevo immaginare che James e Lily morissero. Non potevo immaginare che Sirius potesse tradirli.

 

Quando vidi Harry Potter al suo terzo anno nacqui altre tre volte. Era James e Lily insieme. Era vivo. Era uguale a lui, ma con il carattere e gli occhi di lei.

Poi capii, grazie a quella mappa che era insieme il mio più grande orgoglio e il mio più grande smacco, la prova che Silente aveva sbagliato a fidarsi di me, che Minus, quello che pensavo essere un eroe, era un maledettissimo voltagabbana, traditore e fedifrago. Nel teatro di molte mie morti e rinascite, nella Stamberga, seppi la verità. E morii e nacqui un’altra volta.

Quando Sirius fu chiuso nell’ufficio di Vitious, morii. E quando Hermione e Harry, con lo stesso sprezzo del pericolo di James, lo liberarono, tornai a vivere.

 

Poi la vidi.

La ragazza più bella e pasticciona del mondo.

L’unica che, vedendomi triste e stanco dopo una notte assai travagliata di luna piena, cambiò colore dei capelli e forma del naso. L’unica che, dopo che scoppiai a ridere per la prima volta dopo mesi o forse anni, arrossì talmente tanto che i capelli le diventarono rossi.

Ninfadora Tonks. L’unica che preferiva il cognome al nome, l’unica che la prima volta che la chiamai Dora (essere cresciuto con Sirius mi aveva fatto capire come i cognomi fossero un grande fardello a volte) mi confidò che solo i suoi genitori la chiamavano così, ma che le piaceva.

L’unica che guardava le mie cicatrici senza disprezzo, l’unica, lei. Dora. E rinacqui un’altra volta.

Dovevo immaginare che l’aver trovato, un’altra persona che non si scomponesse alla mia vista, avrebbe richiesto una mia morte, in cambio.

 

Quando poi Sirius fu ucciso davanti ai miei occhi e Harry si protese per salvarlo, morii. Il dolore di Harry era il mio dolore, un dolore che io, anestetizzato, quasi non sentivo.

Quel giorno morii due volte. Sirius, la fine dei Malandrini.

 

Capii allora che quando Greyback mi morse, mi trasmise un’altra maledizione, che a differenza di quella del Lupo, avrei scoperto non solo sulla mia pelle ma anche su quella di chi mi stava vicino.

Ero maledetto. Per questo rifiutai Dora. Ero un lupo mannaro, un reietto, cosa le potevo offrire? Una felicità che sarebbe diventata dolore e sangue?

 

Quando Silente morì, per una volta, non subii danni. Per la prima volta. Non avevo più vita da donare, ero morto anch’io.

 

Apatico, assistei Dora che urlò, pianse e ancora urlò. Voleva stare con me.

Pensando stupidamente, sperando che avessi vinto la maledizione, accettai di stare con lei. E nacqui un’altra volta.

La sposai e lei rimasi incinta. Impaurito, scappai. Avevo paura che il bambino ereditasse entrambe le maledizioni.

Il giorno che nacque sorrisi felice. Era un Metamorfomagus.

E nacqui un’altra volta.

 

Il giorno della battaglia, pregai, implorai Dora che lei e Teddy rimanessero dalla madre. Sapevo però che non mi avrebbe ascoltato.

Quando la vidi cadere colpita da un Anatema che Uccide di Dolohov, morii.

Mi fiondai su di lui, sapendo che non avevo altre vite da donare, che Teddy sarebbe cresciuto con Harry e che lui, il mio piccolino, il mio tesoro, mio figlio, non avrebbe ereditato nessuna vita da donare. Niente. Era salvo.

Con un sorriso sulle labbra e la certezza che avrei rivisto la mia Dora tra poco, morii definitivamente.

 

Buona fortuna, figlio mio.   

 

 

 

 

 

 

 

Questa one-shot è uscita da sola.

Spero che vi sia piaciuta.

Ed ora, fate amicizia con il povero, piccolo tastino blu, lasciandomi una recensione piccola picciò!

 

  
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