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Autore: Yu Lunae    16/09/2010    0 recensioni
L'amore può non durare per sempre e quando termina le conseguenze potrebbero non essere sempre piacevoli. E' accaduto questo ad uno dei Cullen. Qualcuno ha spezzato il suo cuore, ma il cuore di un vampiro, freddo e morto, è imprevedibile. Una serie di vittime costellano una stravagante e filosofica collezione. Lui colleziona peccati, per attirare l'attenzione di lei. Cassandre trova la prima vittima, delle tante e presto lui la guiderà nel suo labirinto. Una strana collaborazione tra un Cullen ( o forse un EX Cullen) e una Black. Riuscirà Cas a fermare il feroce collezionista?
Genere: Mistero, Sovrannaturale, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: OOC, Otherverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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« Adrian Cullen.» ripeté Alice, annuendo in mia direzione, rendendosi conto del fatto, che mi trovavo ad essere un po' spaesata. In effetti, la mia espressione, non poteva suggerire diversamente: Bocca appena spalancata, mascella cadente ( sintomo di assoluta sorpresa), occhi sgranati e fissi sulla figura del nuovo freddo e corpo totalmente lasciato a se stesso. Tutti mi guardavano con aria sospetta. I coniugi Cullen, al lato dell'atrio sorridevano appena divertiti. Alice, attendeva evidentemente una risposta. Edward ci stava appena raggiungendo e ci guardava come se fossimo alieni. Ma gli bastò spiare nella mente di ognuno di noi per capire cosa accadeva. E nella mia.
« Perché non rispondi?» chiese Alice sbottando all'improvviso, indispettita.
« Perché il nuovo Cullen le piace molto. » disse Edward raggiungendoci, definitivamente e attirando l'attenzione di tutti noi prima su di lui, poi su di me. Rosalie, Emmet e Jasper non c'erano.
« Beh...» mormorai imbarazzata, ricomponendomi un minimo. « … se non puzzasse di morto, sarebbe davvero interessante. » dissi poi raddrizzandomi e puntando il mio sguardo verso il ragazzo di Bella. “ Potevi evitare di smascherarmi così.” pensai, e lui sorrise. Un sorriso che mi suonò tanto di venia.
« Lusingato di averne notizia.» disse poi Adrian, mentre con il capo s'inchino appena verso di me, lasciando che i sottili ciuffi neri, gli ricadessero sull'ampia fronte, donandogli la vaga sembianza di un affascinante gentiluomo d'altri tempi. Quella che avevano un po' tutti i Cullen in verità.
« Se...» risposi. Di certo, non avevo la sua stessa, ammirabile eleganza. « ...in ogni caso non sono qui per questo.» dissi inarcando un sopracciglio e tornando a mimare per qualche momento, l'espressione di una persona seria. O così volevo far credere almeno. « Vi porto cattive notizie, se già non le conoscete.» premurai di avvertire, osservando di avere l'attenzione di tutti, prima di cominciare.
« Una ragazza è stata uccisa e ritrovata non molto lontana dalla riserva, con strani messaggi scritti sul muro. Tra l'altro scritti con il sangue.» feci una pausa, voltandomi verso Esme e Carlisle. « Mentre un'altra, ieri sera è uscita con uno di voi e, a quanto pare, non è ancora rientrata a casa. » dissi alternando il mio sguardo, all'apparenza truce e freddo, su ognuno dei loro volti pallidi e così simili all'adamantino della preziosa pietra.
« Abbiamo sentito della piccola McOwen. Siamo vicini alla famiglia.» disse Carlisle, con la sua voce pacata e sottile, facendo qualche passo verso di me, affiancato da Esme.
« Ma il corpo non è stato trovato dissanguato. Per cui dubito sia stato uno di noi.» continuò poi, inarcando un sopracciglio perplesso.
« L'ho pensato anch'io. Ma non è della McOwen che vi voglio parlare. Janet, la ragazza scomparsa, l'abbiamo vista ieri. Io, mio fratello e altri di La Push. » ammisi quasi nervosamente, ora che quei numerosi e famelici occhi vampirici, puntavano sul mio visino con tale forza, che mi sentii quasi sgretolare. « Era con uno di voi.» mi liberai di quella dichiarazione come ci si libera di un truce segreto, alzando il viso e gli occhi, tornando a guardare in volto i presenti. Con un certo timore si, ma pur sempre con la mia solita, sprezzante sicurezza.
Questa mia dichiarazione sembrò coglierli di sorpresa a quanto pare.
I loro respiri, seppur non ci fossero nemmeno prima, si bloccarono e per diversi attimi, mi parve di essere in uno di quei giardini barocchi, circondata da profetiche statue di marmo bianco, che mi osservavano con occhi persi e vuoti, giudicandomi.
« Uno di noi? Un vampiro?» emerse la voce di Esme dal fianco del medico, speranzosa di un no evidentemente, mentre la donna faceva un paio di passi avanti.
Io scossi il capo, deludendola. « No, un Cullen.» dissi secca, osservandone il comportamento. Lei si portò la mano a coprire le carnose labbra, spostando lo sguardo verso il compagno che lo ricambiò, apparentemente preoccupato.
« Ne sei sicura?» disse Alice, che improvvisamente tornò in vita.
« Si.» dissi, senza ripensamenti. « Anche Jake, lo ha capito. Aveva addosso l'odore del sangue di una animale, non di un umano. Mi pare fosse, un cervo. » azzardai, portandomi una mano al mento pensante. « Ma non sono sicura fosse cervo. Però era un animale. Uno di quelli da cui voi... bevete.» confermai donando un accento disgustato a quell'ultima parola, spostando lo sguardo sul giovane neo giunto. Lui era l'unico con il viso pacato e calmo, di chi aveva sotto controllo la situazione. Era strana quella creatura. Così immersa nei suoi stessi incubi, da non lasciare intuire a nessuno la vera natura dei suoi intricati pensieri. Anche Edward non sembrava essere da meno. Se ne stava fermo, immobile, alle spalle della cerchia famigliare, con le mani nelle tasche dei jeans neri e lo sguardo fisso verso di me oppure verso il vuoto. Non lo capii bene. I suoi capelli, gli sfioravano placidamente il viso, come se avessero vita propria, lo carezzavano in un istintivo moto materno.
« Dice la verità.» sbottò poi, il giovane vampiro dai capelli ramati, muovendo una gamba e portando ad incrociare le caviglie, in un movimento di totale chiusura. « Mi ha mostrato i suoi ricordi.» disse poi, con un espressione saccente sul giovane volto etereo.
Io rimasi colpita. « Ah si?» mi limitai a domandare, non consapevole di averlo fatto.
Alla conferma di Edward, la famiglia si accigliò appena assumendo la nota di una cerchia di statue pensanti.
« E lo riconosci, almeno tu?» chiese il medico al proprio figlio adottivo.
Il ragazzo scosse la testa. « Non è un ricordo molto chiaro.» disse poi, osservando il padre, mentre io me ne stavo a guardare la scena un po' scettica.
« Non va bene. Vedete di risolvere al più presto questa situazione. Se la ragazza non dovesse più tornare, alla luce di questi avvenimenti, il patto verrebbe sciolto e noi scenderemmo in campo per proteggere la gente di qui. In campo contro di voi. » spiegai in modo secco e freddo, senza troppi giri di parole. Il patto sarebbe stato rotto, se un Cullen avesse ucciso un umano o un mutaforma e viceversa.
Sospirai, appena rammaricata. Se il patto fosse stato sciolto, noi non avremmo più avuto la libertà di cui ora godevamo ora e saremmo tornati nel bosco, dove la vita era inevitabilmente monotona.
« Cercheremo d'indagare. Faremo di tutto per proteggere la pace che c'è tra noi, giovane lupa.» disse ancora il medico, mentre io annuivo non troppo convinta di quanto aveva appena finito di dire.
« Allora a presto.» dissi, salutando un po' tutti, ma inevitabilmente il mio sguardo sostò più a lungo sulla figura del nuovo freddo. Anche lui si premurò di mantenere i suoi occhi nei miei abbastanza a lungo da farmi esitare. Esitare ad andare via da quella casa. Scossi appena il capo, come a distogliere la mia mente da una faida di pensieri che si affliggevano l'un l'altro di macigni inutili. Diedi le spalle alla cerchia familiare, attendendo l'ennesima gentilezza del capo famiglia, che in modo galante, aprì la porta per farmi uscire e attese per richiuderla sino a che non mi vide scomparire oltre il bosco, verso il luogo in cui avevo dato appuntamento a mio fratello.


« Che situazione malsana.» seguì la voce delicata di Esme, preoccupata e avversa, come quella di una madre in ansia per uno dei suoi figli.
« Si. E purtroppo lei ha ragione. Se lo scoprissero, il patto verrebbe sciolto. » disse Carlisle, portandosi una mano alla fronte. « Se un Cullen...»
« Lui non è più un Cullen. Così ha deciso, per cui, ripudiamolo e permettiamo ai lupi di dargli la caccia. » sbottò Alice, con voce scura e piena di rabbia. Una rabbia riconoscibile, dettata da chissà quali pensieri che in quegli istanti avevano attraversato la sua mente, rabbuiandola.
Tutti la osservano sbigottiti.
« Ma Alice...cosa stai...?» Balbettò Esme avvicinandosi alla minuta figliola per sfiorare la sue sottili spalle con le morbide e affusolate dita della sue mani gelide. « Noi non possiamo. Potrebbe tornare. Potrebbe cambiare idea. » disse poi la giovane madre, come se volesse rincuorare la piccola figliola e la famiglia tutta di un imminente nuovo dolore.
Alice si scansò da quella dolce presa, con uno strattone violento, che aveva racchiuso in sé tutta la paura annidatasi nel suo cuore, in quelle lunghe settimane. Ma paura di cosa?
« Io non lo accoglierò a braccia aperte.» disse poi in quello che parve essere il sibilo di un velenoso serpente. Poi scomparve, prendendo le scale e risalendole fino alla camera dove sarebbe rimasta a fare chissà cosa, tutta la notte.
« Perdonatela. È molto scossa.» intervenne la voce profonda e affascinante di Adrian, che si rivolse a Esme, ma che dedicò quelle scuse, ad un po' tutti i presenti. « Vado a raggiungerla. Non posso lasciarla sola ora che ha bisogno di un conforto.» disse chinando appena il capo e aspettò il consenso di tutti prima di dileguarsi, nella stessa direzione che aveva preso Alice.
« Si. Molto scossa, come tutti noi.» disse Edward mentre, si avvicinava ai suoi genitori. « Alice non ha tutti i torti. È stato lui a ripudiarci, noi non dovremmo considerarlo ancora, uno di noi. » continuò Edward, assicurandosi che entrambi lo seguissero. « Infondo non ha più le nostre stesse abitudini mi pare. Anche se cerca di nasconderle, con sangue di cervo, ora ha gusti diversi dai nostri. » continuò il giovane, mentre i due coniugi annuirono. Effettivamente, non era più come loro. Da quando aveva conosciuto quel clan, non era più lo stesso. In qualche modo lo aveva cambiato quell'incontro. Ma più che quel clan, c'era stato qualcos'altro che aveva fatto scattare in lui la scintilla di una melodiosa follia, che stava lentamente portando lui e tutti loro, ad un inesorabile quanto doloroso declino.
« Può darsi. Ma aspettiamo. Vediamo come si evolverà questa situazione. Anche se tutti sappiamo bene che non porterà a nulla di buono. » aggiunse Carlisle, portandosi le mani nelle tasche e raggiungendo chissà quale luogo della grande casa seguito dalla compagna, che abbandonò Edward solo dopo avergli dedicato la dolce attenzione di una carezza e un materno sorriso.
Edward rimase sulla soglia di quella porta, per diversi minuti ancora, a pensare insistente a qualcosa di indefinibile. Il buio lo attirava. Lo attirava più di quanto una lampada accesa attirasse una curiosa falena. E lui era una curiosa falena, che amava la notte e le sue mille sfaccettature. Ora pensava a cosa mai avrebbe portato tutto questo. Un Cullen, che aveva tradito la fiducia di tutta la sua famiglia. Che aveva rovinato quanto di bello c'era stato fino a quel momento. Alice aveva ragione. Dovevano ripudiarlo e fare qualcosa, pur di non venire meno a quell'importante patto. E la decisione sarebbe stata presa, forse l'indomani, forse quella notte stessa, ma loro non sarebbero rimasti a guardare. No non più. Infondo, ritrovarlo sarebbe stato semplice per loro. Con il potere di Alice, con il suo e con quello del suo nuovo fratello.
Adrian.


Avevo corso ovviamente e a grande velocità anche.
Una semplice umana avrebbe avuto il fiatone al mio posto, ma io ero ben allenata a sopportare quelle velocità. Il rapporto velocità/resistenza per quelli come me, non corrispondeva a nessuna legge matematica e fisica, che nei suoi canoni facesse rientrare la logica. Quello che eravamo noi era illogico. E andava bene così.
Jake mi aspettava davanti al fuoco ancora acceso davanti casa nostra. Billy era dentro e probabilmente dormiva da un pezzo.
Stretti attorno a quel fuoco c'erano anche Leah, Paul e Quil. Ma Quil sembrava solo di passaggio. Comicamente, arrostiva del tofu.
« Sera a tutti.» dissi quindi, abbassando lo sguardo verso di loro. A loro modo tutti ricambiarono il mio saluto.
Mi avvicinai alla legna scoppiettante e mi sedetti a debita distanza da quelle fiamme che la divoravano audaci e affamate. A pensarci bene , anche io ero affamata e il mio stomaco non mancò di ricordarmelo, né Quil mancò di notarlo.
« Tieni.» disse porgendomi gentilmente il suo tofu. Io cercai di rifiutare, ma lui insisteva e il mio stomaco anche. Alla fine cedetti.
« Novità Jake?» dissi verso mio fratello, mentre addentavo il tofu ben cotto.
« Beh. Ho seguito le ragazzine che sono andate a casa di Led appena dopo l'uscita. Sono andate in camera sua e hanno parlato un po' di Janet. » la mia attenzione crebbe, quando Jake fece quel nome. « Beh, ha detto che l'ultima volta che si sono sentite, la tipa gli ha detto che usciva con uno tra i più desiderati di tutto il liceo. Led ha cercato di indovinare chi, ma Janet non le ha risposto, dicendo che l'avrebbe dovuto indovinare da sola. » Jake fece una piccola pausa, distratto forse dal ritorno di Quil che trasportava, in un grande piatto in creta, dell'altro Tofu. Lo distribuì a tutti i presenti attorno al fuoco. Afferrando uno stecchino, tutti si misero a cuocere la pietanza sulle ardenti fiamme che illuminavano la notte, attendendone la cottura.
« Sicuramente uno di loro. Sono loro quelli che hanno la fama di belli e impossibili a scuola.» disse Leah, mentre inarcava un sopracciglio.
« Già.» risposi io, appena ebbi ingoiato un nuovo boccone.
« In ogni caso, a Led è stato inviato un messaggio dal cellulare di Janet, poche ore fa. Quindi probabilmente sta bene.» questo mi rassicurò in un certo senso.
« Hanno detto cosa c'era scritto? » chiesi poi, curiosa.
« Non mi ricordo. Qualcosa come, non tornerò per un po', starò insieme al misterioso ragazzone. » farfugliò lui, additando il tofu per vedere a che grado era arrivata la sua cottura.
« Sembra stia davvero bene allora.» dissi io mentre ingoiavo l'ultimo boccone.
« Bah. Ho i miei sani dubbi.» disse Quil, mentre cuoceva altro tofu.
« Come mai?» cercai di informarmi
« Mi sembra strano. Tutto qui. Mi sbaglierò, ma ho un brutto presentimento.» si premurò di sottolineare, mentre tutti noi lo guardavamo attenti.
Non sapevamo perché il vecchio Quil nutrisse questo genere di dubbi, ma i suoi presagi di solito ci avevano sempre azzeccato e personalmente, mi sentii in dovere di fidarmi. Infondo nemmeno a me la contava giusta tutta questa situazione.
Mi sembrava di dover costruire un puzzle, i cui pezzi erano stati nascosti in diversi luoghi e modi, come in una caccia al tesoro. Erano nascosti dietro sottili ed enigmatiche didascalie, dettate da strani scout, che mai avevo sopportato in vita mia.
« Ci penseremo.» dissi poi, afferrando un altro bastoncino di Tofu dal piatto dove Quil li aveva poggiati.
Tornai a far bruciare la carne ancora cruda sul bastoncino di legno e mentre la guardavo seccare, i pensieri in mente si susseguirono felini. Erano pensieri di qualsiasi tipo, ma al centro della mia attenzione c'era il nuovo arrivato in casa Cullen.
Lui che non me la raccontava affatto giusta.



  
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