«
Adrian
Cullen.» ripeté Alice, annuendo in mia direzione,
rendendosi
conto del fatto, che mi trovavo ad essere un po' spaesata. In
effetti, la mia espressione, non poteva suggerire diversamente: Bocca
appena spalancata, mascella cadente ( sintomo di assoluta sorpresa),
occhi sgranati e fissi sulla figura del nuovo freddo e corpo
totalmente lasciato a se stesso. Tutti mi guardavano con aria
sospetta. I coniugi Cullen, al lato dell'atrio sorridevano appena
divertiti. Alice, attendeva evidentemente una risposta. Edward ci
stava appena raggiungendo e ci guardava come se fossimo alieni. Ma
gli bastò spiare nella mente di ognuno di noi per capire
cosa
accadeva. E nella mia.
«
Perché non rispondi?» chiese Alice sbottando
all'improvviso,
indispettita.
«
Perché il nuovo Cullen le piace molto. » disse
Edward
raggiungendoci, definitivamente e attirando l'attenzione di tutti noi
prima su di lui, poi su di me. Rosalie, Emmet e Jasper non c'erano.
«
Beh...» mormorai imbarazzata, ricomponendomi un minimo.
« … se
non puzzasse di morto, sarebbe davvero interessante. » dissi
poi
raddrizzandomi e puntando il mio sguardo verso il ragazzo di Bella.
“
Potevi evitare di smascherarmi così.” pensai, e
lui sorrise. Un
sorriso che mi suonò tanto di venia.
«
Lusingato di averne notizia.» disse poi Adrian, mentre con il
capo
s'inchino appena verso di me, lasciando che i sottili ciuffi neri,
gli ricadessero sull'ampia fronte, donandogli la vaga sembianza di un
affascinante gentiluomo d'altri tempi. Quella che avevano un po'
tutti i Cullen in verità.
«
Se...» risposi. Di certo, non avevo la sua stessa, ammirabile
eleganza. « ...in ogni caso non sono qui per
questo.» dissi
inarcando un sopracciglio e tornando a mimare per qualche momento,
l'espressione di una persona seria. O così volevo far
credere
almeno. « Vi porto cattive notizie, se già non le
conoscete.»
premurai di avvertire, osservando di avere l'attenzione di tutti,
prima di cominciare.
«
Una ragazza è stata uccisa e ritrovata non molto lontana
dalla
riserva, con strani messaggi scritti sul muro. Tra l'altro scritti
con il sangue.» feci una pausa, voltandomi verso Esme e
Carlisle. «
Mentre un'altra, ieri sera è uscita con uno di voi e, a
quanto pare,
non è ancora rientrata a casa. » dissi alternando
il mio sguardo,
all'apparenza truce e freddo, su ognuno dei loro volti pallidi e
così
simili all'adamantino della preziosa pietra.
«
Abbiamo sentito della piccola McOwen. Siamo vicini alla
famiglia.»
disse Carlisle, con la sua voce pacata e sottile, facendo qualche
passo verso di me, affiancato da Esme.
«
Ma il corpo non è stato trovato dissanguato. Per cui dubito
sia
stato uno di noi.» continuò poi, inarcando un
sopracciglio
perplesso.
«
L'ho pensato anch'io. Ma non è della McOwen che vi voglio
parlare.
Janet, la ragazza scomparsa, l'abbiamo vista ieri. Io, mio fratello e
altri di La Push. » ammisi quasi nervosamente, ora che quei
numerosi
e famelici occhi vampirici, puntavano sul mio visino con tale forza,
che mi sentii quasi sgretolare. « Era con uno di
voi.» mi liberai
di quella dichiarazione come ci si libera di un truce segreto,
alzando il viso e gli occhi, tornando a guardare in volto i presenti.
Con un certo timore si, ma pur sempre con la mia solita, sprezzante
sicurezza.
Questa
mia dichiarazione sembrò coglierli di sorpresa a quanto pare.
I
loro respiri, seppur non ci fossero nemmeno prima, si bloccarono e
per diversi attimi, mi parve di essere in uno di quei giardini
barocchi, circondata da profetiche statue di marmo bianco, che mi
osservavano con occhi persi e vuoti, giudicandomi.
«
Uno di noi? Un vampiro?» emerse la voce di Esme dal fianco
del
medico, speranzosa di un no evidentemente, mentre la donna faceva un
paio di passi avanti.
Io
scossi il capo, deludendola. « No, un Cullen.»
dissi secca,
osservandone il comportamento. Lei si portò la mano a
coprire le
carnose labbra, spostando lo sguardo verso il compagno che lo
ricambiò, apparentemente preoccupato.
«
Ne sei sicura?» disse Alice, che improvvisamente
tornò in vita.
«
Si.» dissi, senza ripensamenti. « Anche Jake, lo ha
capito. Aveva
addosso l'odore del sangue di una animale, non di un umano. Mi pare
fosse, un cervo. » azzardai, portandomi una mano al mento
pensante.
« Ma non sono sicura fosse cervo. Però era un
animale. Uno di
quelli da cui voi... bevete.» confermai donando un accento
disgustato a quell'ultima parola, spostando lo sguardo sul giovane
neo giunto. Lui era l'unico con il viso pacato e calmo, di chi aveva
sotto controllo la situazione. Era strana quella creatura.
Così
immersa nei suoi stessi incubi, da non lasciare intuire a nessuno la
vera natura dei suoi intricati pensieri. Anche Edward non sembrava
essere da meno. Se ne stava fermo, immobile, alle spalle della
cerchia famigliare, con le mani nelle tasche dei jeans neri e lo
sguardo fisso verso di me oppure verso il vuoto. Non lo capii bene. I
suoi capelli, gli sfioravano placidamente il viso, come se avessero
vita propria, lo carezzavano in un istintivo moto materno.
«
Dice la verità.» sbottò poi, il giovane
vampiro dai capelli
ramati, muovendo una gamba e portando ad incrociare le caviglie, in
un movimento di totale chiusura. « Mi ha mostrato i suoi
ricordi.»
disse poi, con un espressione saccente sul giovane volto etereo.
Io
rimasi colpita. « Ah si?» mi limitai a domandare,
non consapevole
di averlo fatto.
Alla
conferma di Edward, la famiglia si accigliò appena assumendo
la nota
di una cerchia di statue pensanti.
«
E lo riconosci, almeno tu?» chiese il medico al proprio
figlio
adottivo.
Il
ragazzo scosse la testa. « Non è un ricordo molto
chiaro.» disse
poi, osservando il padre, mentre io me ne stavo a guardare la scena
un po' scettica.
«
Non va bene. Vedete di risolvere al più presto questa
situazione. Se
la ragazza non dovesse più tornare, alla luce di questi
avvenimenti,
il patto verrebbe sciolto e noi scenderemmo in campo per proteggere
la gente di qui. In campo contro di voi. » spiegai in modo
secco e
freddo, senza troppi giri di parole. Il patto sarebbe stato rotto, se
un Cullen avesse ucciso un umano o un mutaforma e viceversa.
Sospirai,
appena rammaricata. Se il patto fosse stato sciolto, noi non avremmo
più avuto la libertà di cui ora godevamo ora e
saremmo tornati nel
bosco, dove la vita era inevitabilmente monotona.
«
Cercheremo d'indagare. Faremo di tutto per proteggere la pace che
c'è
tra noi, giovane lupa.» disse ancora il medico, mentre io
annuivo
non troppo convinta di quanto aveva appena finito di dire.
«
Allora a presto.» dissi, salutando un po' tutti, ma
inevitabilmente
il mio sguardo sostò più a lungo sulla figura del
nuovo freddo.
Anche lui si premurò di mantenere i suoi occhi nei miei
abbastanza a
lungo da farmi esitare. Esitare ad andare via da quella casa. Scossi
appena il capo, come a distogliere la mia mente da una faida di
pensieri che si affliggevano l'un l'altro di macigni inutili. Diedi
le spalle alla cerchia familiare, attendendo l'ennesima gentilezza
del capo famiglia, che in modo galante, aprì la porta per
farmi
uscire e attese per richiuderla sino a che non mi vide scomparire
oltre il bosco, verso il luogo in cui avevo dato appuntamento a mio
fratello.
«
Che situazione malsana.» seguì la voce delicata di
Esme,
preoccupata e avversa, come quella di una madre in ansia per uno dei
suoi figli.
«
Si. E purtroppo lei ha ragione. Se lo scoprissero, il patto verrebbe
sciolto. » disse Carlisle, portandosi una mano alla fronte.
« Se un
Cullen...»
«
Lui non è più un Cullen. Così ha
deciso, per cui, ripudiamolo e
permettiamo ai lupi di dargli la caccia. » sbottò
Alice, con voce
scura e piena di rabbia. Una rabbia riconoscibile, dettata da
chissà
quali pensieri che in quegli istanti avevano attraversato la sua
mente, rabbuiandola.
Tutti
la osservano sbigottiti.
«
Ma Alice...cosa stai...?» Balbettò Esme
avvicinandosi alla minuta
figliola per sfiorare la sue sottili spalle con le morbide e
affusolate dita della sue mani gelide. « Noi non possiamo.
Potrebbe
tornare. Potrebbe cambiare idea. » disse poi la giovane
madre, come
se volesse rincuorare la piccola figliola e la famiglia tutta di un
imminente nuovo dolore.
Alice
si scansò da quella dolce presa, con uno strattone violento,
che
aveva racchiuso in sé tutta la paura annidatasi nel suo
cuore, in
quelle lunghe settimane. Ma paura di cosa?
«
Io non lo accoglierò a braccia aperte.» disse poi
in quello che
parve essere il sibilo di un velenoso serpente. Poi scomparve,
prendendo le scale e risalendole fino alla camera dove sarebbe
rimasta a fare chissà cosa, tutta la notte.
«
Perdonatela. È molto scossa.» intervenne la voce
profonda e
affascinante di Adrian, che si rivolse a Esme, ma che dedicò
quelle
scuse, ad un po' tutti i presenti. « Vado a raggiungerla. Non
posso
lasciarla sola ora che ha bisogno di un conforto.» disse
chinando
appena il capo e aspettò il consenso di tutti prima di
dileguarsi,
nella stessa direzione che aveva preso Alice.
«
Si. Molto scossa, come tutti noi.» disse Edward mentre, si
avvicinava ai suoi genitori. « Alice non ha tutti i torti.
È stato
lui a ripudiarci, noi non dovremmo considerarlo ancora, uno di noi.
»
continuò Edward, assicurandosi che entrambi lo seguissero.
«
Infondo non ha più le nostre stesse abitudini mi pare. Anche
se
cerca di nasconderle, con sangue di cervo, ora ha gusti diversi dai
nostri. » continuò il giovane, mentre i due
coniugi annuirono.
Effettivamente, non era più come loro. Da quando aveva
conosciuto
quel clan, non era più lo stesso. In qualche modo lo aveva
cambiato
quell'incontro. Ma più che quel clan, c'era stato
qualcos'altro che
aveva fatto scattare in lui la scintilla di una melodiosa follia, che
stava lentamente portando lui e tutti loro, ad un inesorabile quanto
doloroso declino.
«
Può darsi. Ma aspettiamo. Vediamo come si
evolverà questa
situazione. Anche se tutti sappiamo bene che non porterà a
nulla di
buono. » aggiunse Carlisle, portandosi le mani nelle tasche e
raggiungendo chissà quale luogo della grande casa seguito
dalla
compagna, che abbandonò Edward solo dopo avergli dedicato la
dolce
attenzione di una carezza e un materno sorriso.
Edward
rimase sulla soglia di quella porta, per diversi minuti ancora, a
pensare insistente a qualcosa di indefinibile. Il buio lo attirava.
Lo attirava più di quanto una lampada accesa attirasse una
curiosa
falena. E lui era una curiosa falena, che amava la notte e le sue
mille sfaccettature. Ora pensava a cosa mai avrebbe portato tutto
questo. Un Cullen, che aveva tradito la fiducia di tutta la sua
famiglia. Che aveva rovinato quanto di bello c'era stato fino a quel
momento. Alice aveva ragione. Dovevano ripudiarlo e fare qualcosa,
pur di non venire meno a quell'importante patto. E la decisione
sarebbe stata presa, forse l'indomani, forse quella notte stessa, ma
loro non sarebbero rimasti a guardare. No non più. Infondo,
ritrovarlo sarebbe stato semplice per loro. Con il potere di Alice,
con il suo e con quello del suo nuovo fratello.
Adrian.
Avevo
corso ovviamente e a grande velocità anche.
Una
semplice umana avrebbe avuto il fiatone al mio posto, ma io ero ben
allenata a sopportare quelle velocità. Il rapporto
velocità/resistenza per quelli come me, non corrispondeva a
nessuna
legge matematica e fisica, che nei suoi canoni facesse rientrare la
logica. Quello che eravamo noi era illogico. E andava bene
così.
Jake
mi aspettava davanti al fuoco ancora acceso davanti casa nostra.
Billy era dentro e probabilmente dormiva da un pezzo.
Stretti
attorno a quel fuoco c'erano anche Leah, Paul e Quil. Ma Quil
sembrava solo di passaggio. Comicamente, arrostiva del tofu.
«
Sera a tutti.» dissi quindi, abbassando lo sguardo verso di
loro. A
loro modo tutti ricambiarono il mio saluto.
Mi
avvicinai alla legna scoppiettante e mi sedetti a debita distanza da
quelle fiamme che la divoravano audaci e affamate. A pensarci bene ,
anche io ero affamata e il mio stomaco non mancò di
ricordarmelo, né
Quil mancò di notarlo.
«
Tieni.» disse porgendomi gentilmente il suo tofu. Io cercai
di
rifiutare, ma lui insisteva e il mio stomaco anche. Alla fine cedetti.
«
Novità Jake?» dissi verso mio fratello, mentre
addentavo il tofu
ben cotto.
«
Beh. Ho seguito le ragazzine che sono andate a casa di Led appena
dopo l'uscita. Sono andate in camera sua e hanno parlato un po' di
Janet. » la mia attenzione crebbe, quando Jake fece quel
nome. «
Beh, ha detto che l'ultima volta che si sono sentite, la tipa gli ha
detto che usciva con uno tra i più desiderati di tutto il
liceo. Led
ha cercato di indovinare chi, ma Janet non le ha risposto, dicendo
che l'avrebbe dovuto indovinare da sola. » Jake fece una
piccola
pausa, distratto forse dal ritorno di Quil che trasportava, in un
grande piatto in creta, dell'altro Tofu. Lo distribuì a
tutti i
presenti attorno al fuoco. Afferrando uno stecchino, tutti si misero
a cuocere la pietanza sulle ardenti fiamme che illuminavano la notte,
attendendone la cottura.
«
Sicuramente uno di loro. Sono loro quelli che hanno la fama di belli
e impossibili a scuola.» disse Leah, mentre inarcava un
sopracciglio.
«
Già.» risposi io, appena ebbi ingoiato un nuovo
boccone.
«
In ogni caso, a Led è stato inviato un messaggio dal
cellulare di
Janet, poche ore fa. Quindi probabilmente sta bene.» questo
mi
rassicurò in un certo senso.
«
Hanno detto cosa c'era scritto? » chiesi poi, curiosa.
«
Non mi ricordo. Qualcosa come, non tornerò per un po',
starò
insieme al misterioso ragazzone. » farfugliò lui,
additando il tofu
per vedere a che grado era arrivata la sua cottura.
«
Sembra stia davvero bene allora.» dissi io mentre ingoiavo
l'ultimo
boccone.
«
Bah. Ho i miei sani dubbi.» disse Quil, mentre cuoceva altro
tofu.
«
Come mai?» cercai di informarmi
«
Mi sembra strano. Tutto qui. Mi sbaglierò, ma ho un brutto
presentimento.» si premurò di sottolineare, mentre
tutti noi lo
guardavamo attenti.
Non
sapevamo perché il vecchio Quil nutrisse questo genere di
dubbi, ma
i suoi presagi di solito ci avevano sempre azzeccato e personalmente,
mi sentii in dovere di fidarmi. Infondo nemmeno a me la contava
giusta tutta questa situazione.
Mi
sembrava di dover costruire un puzzle, i cui pezzi erano stati
nascosti in diversi luoghi e modi, come in una caccia al tesoro.
Erano nascosti dietro sottili ed enigmatiche didascalie, dettate da
strani scout, che mai avevo sopportato in vita mia.
«
Ci penseremo.» dissi poi, afferrando un altro bastoncino di
Tofu dal
piatto dove Quil li aveva poggiati.
Tornai
a far bruciare la carne ancora cruda sul bastoncino di legno e mentre
la guardavo seccare, i pensieri in mente si susseguirono felini.
Erano pensieri di qualsiasi tipo, ma al centro della mia attenzione
c'era il nuovo arrivato in casa Cullen.
Lui
che non me la raccontava affatto giusta.