Capitolo 6
Sentiva
un dolore allucinante alla spina dorsale.
Aprì
piano gli occhi ma li richiuse quasi subito. La luce che illuminava la stanza
era davvero forte. Doveva essere anche abbastanza tardi dato che la stanza era
completamente illuminata.
Riaprì
gli occhi sedendosi lentamente e portandosi una mano nella zona dolorante.
Si era
addormentato a terra.
La sera
prima lui e suo fratello avevano suonato e provato la nuova canzone poi, dopo
aver proferito le proverbiali parole, “riposiamo 2 minuti”, erano crollati.
Istintivamente
portò uno sguardo a Bill.
Stava
dormendo accovacciato sulla poltroncina dove si trovava la sera prima. Il
braccio destro lasciato a penzolone e l’altro sotto il suo viso a mo di
cuscino.
Rise
intenerito e tentò di alzarsi. Senza fare rumore raggiunse l’armadio a muro,
prese una maglietta insieme ad un pantalone della tuta e si diresse in bagno
per fare una doccia.
***
“Buon
giorno” esordì Gordon vedendo il figlioccio entrare nella stanza
“Giorno…” rispose Tom prendendo posto a tavola
“Giorno
caro, dormito bene?” gli chiese gentile Simone, non riuscendo a trattenere
comunque, nonostante gli sforzi, una nota di apprensione nella voce.
“Abbastanza”
rispose Tom un po’ più freddamente di quanto avesse voluto.
Sapeva
che sua madre non lo aveva fatto di proposito a farsi sentire dagli amici. Ma
sapeva anche che si era detto che quel argomento non si sarebbe mai più
toccato. Che doveva rimanere parte di quel passato che avevano abbandonato…
Simone
fece un sorriso amaro posando al cento della tavola la teglia con il pranzo
“Scusa
Tom… hai ragione ad essere arrabbiato con me”
Tom si
posò le mani alla testa prendendo a massaggiarsi le tempie
“No, mamma… scusa te… non sono arrabbiato…
è che questa notte non ho dormito molto… davvero… è
tutto a posto…” disse il moro tentando di sorridere.
Simone
gli si avvicinò cingendogli le spalle e lasciandogli un dolce bacio sulla
fronte
“Buon
giorno!” disse una voce alle loro spalle “Che succede?” chiese preoccupato
lanciando uno sguardo al gemello e alla madre.
“Nulla…” disse subito Simone allontanandosi da Tom per poi
dare un bacio anche all’altro “… Dai siediti che è pronto in tavola…”
Bill
alzò le spalle e si sedette accanto al gemello osservandolo spalmare della
marmellata sul pane tostato con aria assorta-
“Tutto
ok?” sussurrò il cantante senza farsi sentire dalla madre e dal patrigno
Il
rasta sobbalzò appena voltandosi verso il gemello e annuendo piano
“Si,
tutto a posto n… -Interrompiamo le trasmissioni per
comunicarvi una notizia dell’ultima ora-” I due fratelli, così come anche i
genitori portarono curiosi lo sguardo al televisore –Ci è appena stata
comunicata la notizia secondo la quale nell’autostrada Bundesautobahn
2|A 2 Ruhr – Berlino si è appena verificato un incidente che ha visto coinvolti
un camion e diverse vetture causando 2 feriti lievi, 5 gravi e un morto mentre
l’autista del mezzo pesante e rimasto illeso. I poliziotti ed i mezzi di primo
intervento sono occupati nel operazione di soccorso. La vittima è stata estratta
dalla sua vettura, un’ Audi S6 del ’95 poco prima dell’esplosione bruciando
così i documenti dell’uomo che al
momento non è stato riconosciuto, si conosce solo il nome riportato nel
tesserino d riconoscimento. Jörg. Si tratta di un uomo di circa 40 anni
corporatura medio alta, biondo. La polizia chiede la collaborazione per il
riconoscimento del corpo…- Uno strano silenzio cadde
nella stanza. Simone si portò una mano alla bocca osservando spaventata i
propri figli. Bill aveva preso a respirare affannosamente, mentre Tom sembrava
quasi in uno stato di trans. Fissava la televisione senza in realtà guardarla
davvero.
Jörg
era finalmente morto.
Eppure
sembrava che non gliene importasse nulla. Non era ne felice, ne triste.
Si alzò
dirigendosi in salotto.
Bill
non provò neppure a seguirlo. Era abbastanza sicuro suo fratello dovesse metabolizzare
la notizia.
Simone
invece… beh, lo capiva perfettamente.
Gordon
era rimasto estraneo al fatto. Aveva osserva i due rimasti in cucina
palleggiando lo sguardo dall’uno all’altro. Sembravano shoccati dall’avvenimento,
eppure non ne erano particolarmente colpiti, malgrado le reazioni.
Era Tom
il problema. Simone gli aveva raccontato di quello che era accaduto tra il suo
ex marito ed il giovane chitarrista. Non riusciva a concepire come un padre
potesse avere un tale atteggiamento verso i propri figli. Lui amava davvero sia
Bill e Tom proprio come fossero i suoi ragazzi, certo, il loro legame non era
proprio iniziato con il piede giusto. Ma insieme avevano davvero realizzato
quella che era ora la loro famiglia.
Si alzò
sotto lo sguardo interrogativo dei presenti e raggiunse il ragazzo dai cornrows
in salotto. Aveva la testa bassa e giocherellava distrattamente con i lacci della
felpa. Gordon gli si sedette vicino poggiando le braccia lungo lo schienale del
divano.
“Non me
ne importa nulla” mormorò piano
Il patrigno
si voltò ad osservarlo
“Non me
ne importa… è strano… credo… dovrebbe importarmene. Dopotutto era mio padre
eppure non riesco davvero a dispiacermene che sia morto…”
L’uomo
si sedette compostamente e posando una mano sul ginocchio sinistro del ragazzo
disse “Credo sia normale Tom… intendo, considerando quello che ha fatto…”
Tom
scosse la testa “Non lo so” ammise “Credo che in fondo Jörg non ha mai avuto
una posizione per me. Avevo, ed ho tutt’ora la mamma e Bill. Sono le uniche
persone a cui abbia davvero permesso di accedere al mio cuore. Nessun altro…”
Gordon
abbassò impercettibilmente la testa leggermente deluso. Il rapporto con Tom era
sempre stato più forte di quello con Bill e forse anche per questo si era
convinto in cuor suo che Tom lo considerasse, non proprio come un padre, ma
come un fratello. Invece, evidentemente, in Tom non c’era posto per lui.
“Eppure…” si voltò nel sentirlo mormorare “… per quanto mi
sia sforzato in passato, ho sempre voluto avere una figura paterna, una persona
che mi incoraggiasse in ciò che mi piace, ma non ce ne sono state…
almeno fino a te…” sussurrò voltandosi a guardarlo con occhi lucidi. Gordon
sussultò appena nel vederlo. Non aveva mai visto Tom così prossimo al pianto “…
tu sei in assoluto il padre migliore che avessi mai potuto desiderare…
avrei davvero voluto essere tuo figlio” concluse con voce tramante stringendosi
all’uomo e lasciando correre alcune lacrime lungo il suo collo. Quelle parole,
alle orecchie di Gordon apparvero come le più belle avesse mai sentito, tanto
da rendere i suoi occhi lucidi. Ricambiò la stretta massaggiando dolcemente il
collo del figlioccio “Lo avrei voluto anche io Tom, tanto, tu, Bill, tua madre,
siete le persone più importanti della mia vita”
Tom
sorrise tra le lacrime stringendolo più forte
“Anche
tu… papà”
Fine