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Autore: Archangel 06     17/09/2010    2 recensioni
Virginia ed Ellen, di Helsinki, hanno ottenuto una borsa di studio per terminare il loro corso di studi con le lezioni di un luminare di Storia Vichinga in California, negli stati uniti. sono migliori amiche, ma nella vita di Ellen c'è un segretuccio da nulla che Virginia non sa, ovvero che Ellen conosce da vicino, molto da vicino i Children of Bodom, la sua band preferita... e che cosa succederà quando la band si troverà nei pasticci necessitando di un batterista? le aspetta un tour di completa follia... scritta a quattro mani da me e da Dark Dancer^^
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Ciclo Children of Bodom'
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Dopo la Francia che portò loro via più di un mese, dovevano correre rapidamente verso la Spagna dove avrebbero girato fino a metà dicembre, poi avrebbero preso l’aereo per arrivare fino a Montreal e da li avrebbero girato per il nord America fino a febbraio: da marzo a giugno poi sarebbero stati in Asia e nei paesi balcanici, e infine a luglio, come degno coronamento, avrebbero fatto l’ultima data a Tolmin, in Slovenia, in occasione del Metal Camp.

Fu durante una sosta notturna che si sfiorò la tragedia. Erano in autogrill (per risparmiare, niente albergo quando non era necessario), non molto lontano da Siviglia, tutti e sette sprofondati nel sonno più Jari che stava per addormentarsi.

Virginia si svegliò. Avete presente quando vi svegliate per un rumore che non vi accorgete nemmeno di aver sentito, però sapete che c’è stato? Ecco, accadde più o meno la stessa cosa.
Tendendo l’orecchio inizialmente non udì nulla, eppure era certa di aver sentito qualcosa… stava per riaddormentarsi, quando un lieve odore di bruciato la svegliò del tutto. Si, era proprio puzza di plastica bruciata…

“Henkka?? Henkka, svegliati! C’è qualcosa che non va…”

“Mmmm… che c’è adesso…” mugugnò il bassista, con gli occhi appiccicati dal sonno.

“Non senti questo odore di bruciato??”

L’odore stava diventando più forte, e tutti iniziarono a svegliarsi.

“Ma cos’è ‘sta puzza?”
“Cos’è questo odore di bruciato?”
“Qualcuno ha lasciato aperto il gas di sotto??”
“CAZZO!!! AL FUOCO!!!”

Una lingua di fuoco si alzò fino al finestrino, annerendo il vetro.
“Tutti fuori, tutti fuori!!” Corsero giù dalla scaletta, inciampando e finendosi addosso, e catapultandosi fuori dal bus in fiamme.
I gestori dell’autogrill corsero fuori, urlando frasi incomprensibili in spagnolo e afferrandoli per trascinarli lontani dalle fiamme.
Qualcuno arrivò con degli estintori, sparando la schiuma sotto il bus da dove partivano le fiamme, riuscendo a malapena a tenerle sotto controllo, mentre altri avevano sganciato la manichetta dell’acqua esterna e l’avevano aperta, sparando un getto d’acqua ben più efficace.

I sette, in mutande e pigiama, scalzi e infreddoliti, non poterono fare altro che guardare. Per fortuna in un brevissimo lasso di tempo arrivarono i pompieri, che provvidero a domare definitivamente l’incendio.

“Probabilmente è un… un… corto circuito” disse loro il capo dei pompieri in un pessimo inglese fortemente accentato che rendeva difficoltoso capirlo. “Stare… bene? Voi, bene?”
“Si, grazie… stiamo tutti bene…”
“Chiamo ambulanza, se volete.”
“No, grazie. Noi… noi siamo tutti a posto.”

“E ora?” domandò Alexi, tremando di freddo (aveva indosso soltanto le mutande e i calzini, fate un po’ voi…).
“Chi ha il cellulare? Dobbiamo chiamare il Grande Capo (come definivano il loro manager) per avvertirlo… e speriamo che la tappa di Siviglia non subisca ritardi!” osservò Jaska, tentando di nascondere il fatto che non aveva i pantaloni tirando il più possibile giù la maglietta.

Quella messa meglio era Virginia, che aveva indosso il pigiama completo, mentre gli altri avevano indosso solo o i pantaloni o la maglia, e nel caso di Alexi nemmeno quelli. I gestori li fecero entrare nell’autogrill, e i pompieri fornirono loro gentilmente delle tute termiche per coprirsi.
Il loro manager non la prese troppo bene.

“Alexi, se è uno stupido scherzo…”

“Cazzo, Johan! Sto dicendo sul serio!! Siamo in un autogrill, letteralmente in mutande, senza un soldo e senza documenti, e l’autobus è bruciato!!!”
“Voi come state?”

“Tutti bene… un po’ shockati, ma bene… però non sappiamo che fare…”
“Non vi muovete di li. Io prendo contatti con l’ambasciata finlandese di Siviglia, e presto arriveranno a prendervi… avrete denaro e documenti, non vi preoccupate.”

Non poterono fare altro che aspettare, osservando la carcassa del pullman che veniva smontata e messa in sicurezza dai vigili del fuoco.


Come promesso da Johan, in poche ore arrivarono due auto dell’ambasciata, con tanto di bandierine della Finlandia sventolanti sugli specchietti retrovisori.
“Ci hanno detto cosa vi è successo… che sfortunati!” esclamò l’autista della macchina in cui stavano pigiati Alexi, Ellen, Jaska e Roope.

“Già…”
“A proposito, io mi chiamo Josè… lavoro come tuttofare” si presentò.
Josè era davvero simpatico, e riuscì a tirarli su di morale con un sacco di aneddoti imbarazzanti sui vari membri di ambasciata e consolato: sembrava che nessuno avesse scheletri abbastanza nascosti perché lui non li conoscesse.

***

“Signorina, che cosa ci fanno nei corridoi dell’ambasciata dei vigili del fuoco?? C’è forse un allagamento?”

“Veramente no, signore…” rispose la segretaria senza scomporsi.

“E allora esigo che escano immediatamente da qui! Senza un motivo valido, nessun cittadino straniero può entrare nell’ambasciata…”

“Signor console, quelli sono gli sfortunati musicisti il cui autobus ha preso fuoco poco lontano da Siviglia. I vigili del fuoco sono stati tanto gentili da evitare loro l’imbarazzo di doversi presentare qui in mutande, visto che l’incendio ha distrutto oltre ai loro bagagli anche i vestiti che erano stati riposti per la notte” lo interruppe lei, senza fare una piega. Il console, spiazzato, disse solo “ah, capisco…” e rientrò nel suo ufficio, ordinandole di farli entrare.

La segretaria si alzò, e uscì dall’anticamera dell’ufficio, entrando nel corridoio dove campeggiavano i sette disgraziati, appoggiati l’uno all’altro e semi addormentati. Ellen era appoggiata ad Alexi, il quale a sua volta teneva la testa sulla pancia di Janne che era stravaccato senza ritegno sul pavimento.
“Signori, vi prego, svegliatevi. Il signor console può ricevervi ora…”
Borbottando si alzarono, e in fila entrarono nell’ufficio.

***

Il giorno seguente si svegliarono all’incirca verso mezzogiorno, contando che con tutto il trambusto dell’autobus in fiamme, poi l’arrivo al consolato e infine in albergo avevano potuto riaddormentarsi verso le cinque di mattina.
Dopo aver pranzato e aver indossato i vestiti forniti loro gentilmente dall’albergo (jeans e magliette) come prima cosa andarono in cerca di un centro commerciale per fare rifornimento di abiti, valigie, generi di prima necessità (cibo, birra e alcolici vari), telefoni e medicinali.
La cifra che spesero fu assolutamente abnorme (ringraziando il cielo sarebbe stata coperta per intero dall’assicurazione… sennò chi lo sentiva Johan!), ma alla fine riebbero tutto quello che avevano perso.
“Beh, in fin dei conti non ci è andata troppo male…” osservò Alexi, prima di bere a canna dalla bottiglia di Heiniken appena aperta. Avevano appena finito il sound check, e ora stavano seduti nel backstage aspettando che arrivassero le nove per salire sul palco. Erano in un ex teatro, riconvertito a zona concerti.

“Sarebbe potuta andare peggio… non fosse stato per Virginia che s’è svegliata, saremmo finiti arrosto…” osservò Janne, alzando la bottiglia in un tacito brindisi alla ragazza.

Indossavano tutti quanti gli abiti nuovi che stavano già provvedendo a rendere vissuti: Alexi si era rovesciato addosso la birra, Henkka si era sparso addosso briciole delle patatine, e Janne aveva già bucato la maglietta restando agganciato al chiodo sporgente di una sedia.

“Proprio non potete fare un po’ di attenzione, voialtri?” chiese ironicamente Ellen quando Jaska curiosando in giro, nel tentativo di aprire un vecchio armadio la cui porta era incastrata, la staccò cadendo all’indietro.
“Ops” sogghignò, tentando di rimetterla a posto. L’armadio rivelò contenere un sacco di cose interessanti, fra cui parrucche di tutte le fogge e colori, e travestimenti di vari tipi da uomo e da donna.
“Mmm, Alexi, attizzeresti un sacco con questo vestito qui” scherzò Janne, tirando fuori un vestito da ballerina di flamenco.
“Oh, senza dubbio! Vorresti essere il mio torero, Janne?”** replicò il frontman iniziando a ridere come un pazzo mostrando un completo nero attillatissimo ornato di alamari dorati, con tanto di cappello.
“Ho idea che quei pantaloni mi stritolerebbero il… li sotto, insomma” disse Janne portandosi le mani sul cavallo dei pantaloni con aria sofferente e scatenando un’ondata di ilarità incontenibile.
Per ridere si provarono tutti i vestiti e tutte le parrucche, e c’è da dire che risero davvero tanto, specie quando riuscirono a obbligare Roope a indossare il suddetto vestito da ballerina di flamenco con una parrucca a cresta color rosa shocking, il tutto completato dal make up di Virginia.
“Questa me la pagate!!” continuava a sbraitare il povero chitarrista, dopo che ebbero completato il trucco e il parrucco.
“Oh, avanti, Alexi non è messo tanto meglio” sghignazzò Jaska, indicando un Alexi infilato nel sopra citato vestito da torero con una improbabile parrucca verde brillante.
“Avevi ragione, Janne… stringe sotto” disse con una smorfia.
Si ritrovarono quasi a rotolare per terra dalle risate quando Alexi e Roope inscenarono una pantomima, dove il frontman era l’amato dalla “bella e dolce fanciulla” Roope, ma che in quanto povero non poteva sposarla.
si unirono ben presto anche Henkka (che faceva il padre di lei, con tanto di parruccone stile settecentesco) e Janne (che recitava come astuto migliore amico del “tanto amato quanto mai da nessuna” Alexi). Ellen, Jaska e Virginia dovevano appoggiarsi l’uno addosso all’altro per stare in piedi, da tanto stavano ridendo.
Bastava che qualcuno degli attori improvvisati aprisse la bocca, che subito tutti gli altri venivano colti da un accesso di risate, rendendo difficoltosa la prosecuzione della commedia.
Alla fine, grazie alle astuzie di Janne, che con un trucco aveva convinto il perfido zio di Alexi a cedere al nipote metà del proprio ingente patrimonio, i due amati riuscirono a sposarsi con la benedizione del padre di lei, fra le risate di tutti quanti.



e posta! non chiedetemi da dove è saltata fuori la scena della recita, perchè vi giuro non lo so xDD ma Roope infilato in un vestito da ballerina di flamenco bisogna ammettere che è proprio sexy, mmh? XD
Crazy_me: proprio così, ho preso spunto proprio da quel video xD
** si, lo so, è un doppio senso orribile XD
   
 
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