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Autore: _Rainbow    17/09/2010    2 recensioni
La vita di Luna Lovegood, uno dei personaggi più simpatici della saga di Harry Potter, non è stata per niente facile, e scontata. Al contrario, Luna ha affrontato un'infanzia difficile, riuscendo allo stesso tempo ad andare avanti. Vi propongo gli episodi più importanti della vita di Luna, distanti fra loro di anni.
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Famiglia Weasley, Harry Potter, Luna Lovegood, Ron Weasley
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Capitolo 1
{ What's the happiness? }

 

Era una giornata particolarmente tranquilla e solare, e a casa Lovegood regnava stranamente il silenzio. 
Il cielo era di un azzurro limpido, senza le nuvole cariche di piogge che c’erano state pochi giorni prima, grigie e pesanti, segno che la Primavera ormai era alle porte.
Il clima era perfetto, né troppo caldo, come in Estate, né troppo freddo, come in pieno Inverno, nei mesi tra fine Settembre a inizio Marzo.
I raggi del sole riscaldavano tutto il paesaggio, dall’erba verde del prato, agli insetti che volavano liberi, senza preoccupazioni se non quella di procurarsi cibo.
L’unico rumore era il ruscello poco lontano dall’abitazione, la cui acqua scorreva da sempre, e creava i colori dell’arcobaleno con i riflessi del sole.
Di solito dalla casa dei Lovegood si sentivano esplosioni, urla di festa, musica sconosciuta a tutto volume, e tanto altro, ma quel giorno sembrava davvero che la tranquillità e la pace finalmente avessero avuto la meglio su di loro.
No, un momento.
Forse la spiegazione più plausibile era che i Lovegood non erano in casa.
Magari erano andati in giro per il mondo, per l’ennesima volta, a cercare esseri viventi immaginari.
O semplicemente erano al ruscello a pescare o a giocare, o a parlare, o a passeggiare.
Oppure.. BUM!
Il caos ritornò d’un tratto, così com’era andato via.
E da dove poteva venire? Dalla loro abitazione grande e curiosa.
La famiglia Lovegood, purtroppo, stava sperimentando un altro ingegno pericoloso o del tutto inutile, e stupido.
Quella pace iniziale era dovuta soltanto al fatto che il signor Xenophilius, il padre di famiglia, era intento ad osservare l’effetto della pozione della moglie.
Una pozione che avrebbe dovuto trasferire il silenzio della casa, in una bolla di sapone.
Si, proprio così. Tenete presente quando i bambini, per puro divertimento, desiderano prendere le farfalle colorate che volano nei parchi, e poi rinchiuderle in un barattolo di plastica o di vetro? Fino a quando quelle povere creature non soffocano, e restano impresse in una cornice, per adornare il salotto di casa.
Ecco, sostituite alle farfalle il silenzio, e pensate ad una bolla di sapone come contenitore.
Il signor e la signora Lovegood, persone più sagge e serie di questo mondo, avevano intenzione di racchiudere la calma che c’era in casa in alcune grandi bolle che uscivano a intervalli regolari dalla pozione, la quale bolliva ancora nel calderone di ceramica marrone chiaro, ed era di un intenso colore giallo canarino.
E, cosa ancora più impressionante e divertente, era che il tutto era accompagnato da un incantesimo non verbale pensato dalla signora Lovegood, che adesso aveva le labbra rosse e contratte a causa della concentrazione.
Poco dopo, vedendo fluttuare nell’aria tante bolle di sapone che, secondo loro, contenevano il silenzio, la coppia di innamorati sorrideva felice e fiera per essere riusciti, con la combinazione di pozione e incantesimo, a inventare una simile magia. Per prima cosa, però, avevano interrotto le attività precedenti, per far cessare del tutto i rumori che c’erano.
“Luna, cara, hai visto la mamma e il papà cosa hanno fatto?”
chiese la donna, sorridendo dolcemente alla bambina piccola che le tirava un orlo del vestito azzurro chiaro.
Kathrine Kellett, chiamata Kath, era bellissima.
Il lungo abito le metteva in risalto le curve sinuose del proprio corpo, snello e alto; aveva soffici capelli biondi e ricci, che ricadevano sulle spalle, e occhi verde chiaro. Si vedeva, comunque, che era stanca, dopo lo sforzo che aveva fatto per quell’esperimento, ma lo sguardo era carico di soddisfazione.
Per non parlare della figlia, che aveva il nome del nostro satellite: Luna.
Era anche lei molto affascinante. Vestita con un semplice vestitino bianco, a merletti, portava nei capelli color biondo sporco dei nastrini blu, che mettevano in risalto gli occhi azzurri, ereditati dal padre. Inoltre, ai piedi aveva delle scarpe sempre bianche, con un fiocco sulla punta della stessa tinta.
Xenophilius Lovegood, invece, si distingueva dalla bellezza delle due donne.
Di statura e corporatura normale, aveva capelli castano scuro, niente barba, dato che si era rasato poco prima, e occhi azzurro chiaro, come la bambina.
A differenza loro, però, non aveva quel senso di scoperta, di gioia e di divertimento puro nello sguardo, che si leggeva chiaramente negli occhi di Luna e la madre.
Tuttavia, era lo stesso interessato più di quanto si pensasse al lavoro che stava facendo.
Comunque la bimba voleva acciuffare le bolle nella stanza.
Tanto, una volta che fossero state scoppiate, non si sarebbe sentito niente.
Solo silenzio, puro e incantevole silenzio.
“Prendi le bolle, Luna! Su, fai vedere alla mamma come sei brava! Prendi, prendi! Eccola lì, vicino a te!”
urlò ancora Kath, radiosa.
BUM!
Quell’esplosione che si era sentita prima e che aveva spezzato la quiete era dovuta al fatto che qualcosa era andato storto.
Luna, che aveva appena compiuto un anno di nascita, aveva preso tra le mani una bolla di sapone decisamente grossa, e l’aveva fatta sparire.
E, purtroppo, invece di non sentire niente, l’appartamento fu invaso dall’insieme di tutto il casino che c’era prima che iniziassero la magia.
I signori Lovegood avevano sbagliato la procedura, e avevano invertito l’effetto dell’incanto. Altro che silenzio, calma e pace.
Avevano racchiuso in quei leggeri contenitori colorati soltanto rumore, che adesso si riversava in ogni punto, quasi fosse un’onda elettromagnetica che penetrava qualsiasi materiale esistente.
Luna rideva come non mai nel vedere i genitori che cercavano di riportare l’ordine, aprendo le finestre rotonde della stanza per far uscire le bolle di sapone, che almeno sarebbero scoppiate fuori, all’aperto, senza provocare danni all’udito.
Quando la situazione si fu calmata, la bimba urlò divertita, indicando con la manina un angolo della casa.
“Mamma, lì!” disse, correndo nella stessa direzione.
Fece esplodere l’ultima bolla rimasta con un calcio, mentre il papà si tappava le orecchie per la confusione.
Infine, tutto tornò normale, per così dire.
“Per le mutande bruciate di Merlino, mai più una cosa del genere, Kath!”
“Assolutamente” rispose la moglie.
Il marito parve sollevato, per un attimo.
Poi la signora continuò la frase.
“Assolutamente si, caro. Dobbiamo riprovarci più in là, e vedere dove abbiamo sbagliato. Non so, la pozione andava bene, forse l’incantesimo non era esatto” aggiunse, riflettendoci un attimo.
Poi, con un gesto della mano, quasi volesse scacciare una mosca, lasciò perdere.
“Tesoro, potresti pulire tu il calderone? Devo preparare il cibo a Luna”
chiese la moglie sorridendo.
Il marito annuì, prese la bacchetta magica dal comodino, ed esclamò “Evanesco”, facendo scomparire il liquido giallo dal calderone.
Infine si avviò in un’altra stanza, per sciacquarsi la faccia e le mani.
Nel frattempo Kath sollevò Luna in braccio, stringendola forte a sé, e con lei si avviò in cucina.
Una giornata a casa Lovegood era così: avventurosa, pazza, e soprattutto caotica.
Ma da anni nessuno si era mai lamentato con loro, considerando che l’appartamento a tre piani si trovava al centro esatto delle colline, poco distante dalla Tana, la casa dei Weasley, e più precisamente sopra una roccia grande, tanto che si aveva l’impressione di volare in cielo.
I Lovegood non erano tristi per questo. Amavano abitare isolati, senza correre il rischio di dare fastidio agli altri.
Comunque il sorriso della bimba che in futuro avrebbe aiutato moltissimo il mondo magico era come un sole, un punto di riferimento per la famiglia.
E questo bastava ad essere felici della vita.
  
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