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Autore: Jendra    29/10/2005    0 recensioni
A volte, per trovare ciò che sidesidera davvero, basta cambiare aspetto...
Genere: Romantico, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Harry Potter, Lucius Malfoy
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Jade green eyes

Jade green eyes

di Jendra

tradotto da bran of hell

rating PG15

pairing Lucius/Harry

 

cap. 2/81

 

Draco aspettò finché loro furono seduti all’esterno della gelateria, con due coppe di gelato d’innanzi a loro, prima di iniziare a fare domande. “Quindi, Har...”

Un’occhiataccia da parte dell’amico gli fece chiudere velocemente la bocca. “Quindi, *Jade*, non mi ero mai reso conto che tu avessi simile impatto in tale aspetto. Anche se, diventare una ragazza solo perché io le preferisco, non era necessario.”

La risata gioiosa di Harry fece girare la testa di tutte le persone presenti. L’occhiataccia lanciata da Draco, fece in modo da convincerli a ritornare alle loro faccende. “Davvero, Drake”, disse con esasperazione Harry, scuotendo la testa. “Non tutto quello che succede ha te come riferimento, o l’uso della magia. Io non sono *diventato* una ragazza, sto solo vestendomi come tale. E il fatto che tu mi interessi, quello è solo nei tuoi sogni. Ora tuo padre...” disse Harry, lasciando decrescere la propria voce, lasciando trapelare sul suo viso un’espressione un poco strana. Non che lui non avesse mai pensato a Lucius Malfoy in *quella * maniera. L’uomo era decisamente affascinante, sexy e pericoloso; tutte qualità interessanti, Purtroppo, non c’era possibilità che un ragazzo della sua età potesse essere interessante abbastanza per lui. Oltre all’età e alla scuola, non vi era nulla in comune tra loro. Nessuno di loro avrebbe potuto capire il dolore che lui aveva superato. Lucius Malfoy, d’altra parte, poteva capire ciò cui era passato attraverso durante la sua vita. Lui sapeva che cosa significava aver dovuto essere a contatto con l’oscurità. Era probabile che se Draco non fosse stato eterosessuale, avrebbe potuto essere un buon candidato, ma gli altri ragazzi a Hogwarts...era meglio dimenticarsene. C’era anche il fatto che lui avesse sempre preferito uomini più vecchi di lui, sebbene si rifiutasse di pensare che era causato da un complesso del padre; semplicemente, i ragazzi della sua età erano troppo immaturi per lui.

Draco lo guardò storto. “Non ho nessuna intenzione di chiamarti mamma.”

Harry rise di nuovo. “Non preoccuparti, figlio. Non penso che sarà molto probabile.”

“Non intendevo quello”, ghignò Draco. “L’unica ragione che mio padre e mia madre si sono sposati era di avere un erede; tu sei più il tipo di mio padre di quanto mia madre sia mai stata. Ho saputo dei suoi veri interessi dai miei primi anni.”

Gli occhi di Harry scurirono. “Oh, realmente?” chiese, quasi facendo le fusa.

Draco iniziò a sentirsi un poco incomodo sulla sedia. Lui *sapeva* che quello era Harry, un ragazzo, ma lui *sembrava* una ragazza, e con quella voce... Scosse la testa, cercando di chiarirsi la mente. Lui non doveva pensare a *quello*. “Non mi hai ancora spiegato perché sei vestito come una ragazza, *Jade*. Senza parlare del fatto che ti riesca così bene.”

Harry finì il suo gelato. “Cosa vedi?” chiese, guardando le persone attorno a loro.

Draco diede uno sguardo circostante loro. “Ragazzi che mi stanno invidiando? Ma io non ho mai pensato che tu avessi difficoltà ad avere *appuntamenti*.”

Harry gli lanciò un’occhiataccia. “Ricordi cosa successe l’ultima volta che venni in Hogsmeade?”

Draco abbassò lo sguardo al tavolo. Ricordava perfettamente. Se aveva pensato che era difficile gestire la sua fama, era nulla, completamente *nulla* comparato a quello che succedeva al Ragazzo-Che-Visse-Per-Uccidere-Voldemort. L’ultima volta che Harry aveva osato mostrare il suo viso nel mondo dei maghi, vi era stata un’insurrezione. Ognuno voleva parlargli, *toccarlo*.Molte persone erano rimaste calpestate nella folla, e Harry, era finito all’ospedale con contusioni graffi. Draco guardò al ragazzo vestito come una ragazza che sedeva accanto a lui e capì. Aveva visto la devastazione in Harry dopo quell’incidente, la certezza che quel mondo che aveva salvato, non avrebbe mai permesso una vita normale. Che *ancora*, persone potevano rimanere ferite, o peggio a causa sua. Era giunto molto vicino al punto di rottura. Comunque, ora i suoi occhi erano diversi. Brillanti, felici. Era riuscito a trovare un modo di nascondersi, senza però doversi isolare dal mondo che amava. Draco sorrise. “Capisco.”

Tra i due giovani regnò un momento di silenzio. “Come hai fatto?”

Harry sorrise. “Quest’anno...” scosse la testa con un sorriso. “Grazie al consiglio di Severus, quest’anno è stato molto meglio.”

 

//Flashback//

“Non voglio dover vederti questa estate. E quei capelli, li taglierai. Solamente i froci portano capelli così. Sei forse un frocio?” Non aspettò risposta. “Perché non potevi rimanere a quella tua scuola?” borbottò Vernon, uscendo dalla macchina.

“L’ho chiesto, ma hanno detto di no. E mi piacciono i capelli così.”Rispose Harry. “Ma non devo più restare in casa ogni giorno. Farò un patto con te zio Vernon. Io avrò la mia stanza, dove verrà la posta, la chiuderai dall’esterno e la tieni così, ma io toglierò le sbarre, e non ci vedremo per tutta l’estate. Nessuno mi vedrà entrare o uscire dalla casa. Mi assicurerò anche nessuno dei miei amici si presenti a casa.”

“Non ci saranno persone strane in casa mia!” Ruggì Vernon.

“Il mago scuro che tentava di uccidermi è morto.” disse Harry con voce dura, e guardando al nipote, Vernon iniziò a preoccuparsi. Il suo mite nipote servizievole era stato sostituito, improvvisamente, da un giovane mago pericoloso. “Questo vuol dire che non c’è più alcuna necessità di tenerli lontano da me. Quindi, o tu sei d’accordo a permettermi di fare come voglio e quindi non vedermi, o io non spedirò le mie lettere a loro.”

“Perché dovrei aver paura che tu non lo faccia?” Chiese furioso Vernon.

Dopo esser stato sottoposto alle occhiate ‘mortali’ di Severus Snape, Vernon non era nulla. “Semplice, zio. Io dissi ai miei amici che avrei fatto una grande festa a casa, a casa tua, tra una settimana. Se non accetti il patto, io non scriverò che la festa è annullata. Trenta o più maghi teenager e streghe, qui a casa tua.” disse sorridendo furbescamente Harry.

Appena arrivati a casa, Vernon afferrò il ragazzo e lo scosse. “Non permetterti più di minacciarmi! Non ci saranno persone strane a casa mia! Ora scriverai quelle lettere, poi passerai l’estate nell’armadio a muro!”

“Se non sei d’accordo, posso aumentare il numero di invitati. Quelli erano solo i miei compagni di anno, ma possono diventare molto di più. Ed io non l’annullerò se non accetterai.”

“Oh, va bene, avrai la stanza”, ringhiò Vernon. “Ma scordati di togliere le sbarre e di uscire!”

E, trascinò Harry fino alla stanza degli ospiti, chiudendo dietro di se tutti i lucchetti e i catenacci. Non c’era modo che avrebbe permesso al nipote di uscire, anzi, avrebbe cercato altri catenacci e lucchetti.

Nella stanza, Harry sorrise. Nonostante sembrasse il contrario, aveva ottenuto tutto ciò che voleva. Era probabile che per maghi minorenni fosse illegale fare magie, ma non possedere cose magiche. Finché i babbani non li vedevano, erano permessi, e lui se ne era procurati e ridotti parecchi. Per prima cosa, mise un lucchetto magico alla porta, in modo che solo lui potesse aprire. Tale lucchetto non permetteva neanche di rompere la porta. Dal baule, estrasse un coltello magico, in grado di tagliare qualsiasi cosa tranne la carne. In pochi attimi, tolse le sbarre dalla finestra. Afferrò poi, qualche altro articolo e fu pronto per andare. Montò sulla ginestra, si coprì col suo mantello di invisibilità e uscì fuori dalla finestra, fermandosi solo per mettere un'altra versione di serratura. Questo per assicurarsi che nessuno eccetto a lui potrebbe entrare tranne lui dalla finestra. Fatto questo, si avviò.

 

Arrivato nei pressi di alcuni negozi di abbigliamento, scese in un vicolo. La ginestra e il mantello andarono in una piccola borsa che automaticamente riduceva qualsiasi cosa che veniva messa in lei. Assicurandosi di avere denaro babbano, scambiato alla Gringott dalla sua ultima visita a Diagon Alley, e rabbrividendo al pensiero di ciò che era accaduto, lui guardò ai suoi vestiti sciatti, dirigendosi ai negozi.

 

Harry vagò lentamente attraverso i portabiti, toccandone, di quando in quando uno, o tirandone giù uno per guardarlo. Ora che poteva comprarsi i suoi propri vestiti, non riusciva a decidersi. Non sembrava riuscire a trovare nulla di adatto.

“Posso aiutarla?” Le parole lo fecero ruotare su se stesso, spaventato.

Erano sei mesi da quando lui e Draco, Severus e Lucius avevano messo in atto il piano che avrebbe portato alla eliminazione di Voldemort. Tutti si erano aspettato una grande guerra con molti incidenti, ma con tre Slytherin e mezzo che lavoravano su lui, astuzia era, all’ordine del giorno. Forse quello che in effetti era un assassinio, non era quello che la gente si era aspettato dal Ragazzo Dorato di Hogwarts, ma funzionò. E grazie a Lucius ed il lavoro di Severus dietro alle quinte, la maggior parte dei Mangiamorte si erano arresi. Come aveva detto una volta Severus, “Pensa a chi siamo noi, del circolo interno di Voldemort, io, Lucius, Wormtail, Nott e MacNair. Quando vent’anni fa, Voldemort prese potere, noi eravamo adolescenti. È probabile che pensassimo di aver aderito perché odiavamo i babbani, o perché desideravamo imparare cose che ci erano vietate, ma la realtà era che eravamo degli adolescenti e noi stavamo ribellandoci, e dato che eravamo adolescenti, dovevamo ribellarci nel modo più clamoroso possibile. Nel tempo, capimmo che avevamo torto, eravamo già troppo addentro, le nostre anime non ci appartenevano più. La maggior parte di noi è cresciuta da allora. Molti dei mangiamorte, ebbero poi solo paura, per non obbedire ai suoi ordini. Una volta ucciso, la maggior parte di loro ritorneranno alle loro vite senza pensare alla vendetta. La maggior parte di loro, probabilmente ringrazierebbe anche, chiunque lo facesse.” Severus aveva ragione, come al solito.

Harry scacciò i ricordi fuori dalla sua testa e guardò alla persona che stava aspettando pazientemente una risposta. D’innanzi a lui, vi era un commesso, sui 18-20 anni, con una targhetta con su scritto Jeri. Approssimativamente sul metro e settanta, capelli castani a caschetto, occhi blu un poco preoccupati, sebbene un inizio di sorriso si potesse vedere all’angolo della bocca. Harry si trovò a rispondere con un sorriso a sua volta.

“Ho ricevuto una eredità dai miei genitori, quindi non devo più portare vestiti di seconda mano di mio cugino”, disse guardando in giù ai suoi vestiti. “Ma non sono sicuro di cosa scegliere.”

La preoccupazione lasciò gli occhi della commessa. Questo non era un senza tetto che tenta di rubare qualcosa come qualcheduno dei commessi avevano pensato. Era solo un adolescente che per la prima volta poteva scegliere personalmente, e questo un poco lo lasciava insicuro . “Bene, cosa vuoi sembrare? Vuoi sembrare sofisticato, pericoloso, normale o qualunque cosa?”

Harry ci pensò su per un lungo momento, guardandosi attorno. “Io voglio...vestiti che mi stiano bene, non scarabocchiati o troppo larghi, come questi. IO voglio stare bene, essere bello...ma non voglio sembrarlo.” 

“Non vuoi sembrarlo? Questo è un poco insolito, alle persone piace fare acquisti di vestiti che permetta a loro di essere ammirati, se capisci cosa intendo.” Lei lo guardò da più vicino. “Non vuoi essere ammirato?”

Harry scosse la testa. “Non realmente. Voglio dire, non mi interessa essere me, basta che la gente non sappiano che sono io.”

“Non capisco.” Disse un poco stupita Jeri.

Harry sospirò. “Il mio nome è Harry Potter. Non so se ti dice nulla, ma...”

Jeri alzò la mano. “Mi dice molto. Il mio ultimo ragazzo era parte del tuo momdo, così conosco tutto su di te. Più di quel che mi interessava, se non ti offendi.”

Harry ridacchiò. “Affatto. Più di quanto anche io volli. Riesci a capire cosa voglio dire?”

“Si. Quindi vuoi dire qualche cosa che ti fa sentire bene, sembri buono, ma non ti faccia riconoscere come Harry Potter, è così?”

“Precisamente.”

Nelle seguenti tre ore, i due divennero buoni amici. Scelsero vestiti per la scuola, sete e cashmire, cotoni chiari e morbidi; ma non riuscivano a trovare vestiti per l’estate che potessero travestire per poter viaggiare o far compere tranquillamente. Aveva bisogno di qualche cosa che distraesse le persone abbastanza dal suo viso. È probabile che dark o teppista potesse funzionare, ma non erano decisamente il tipo di Harry, inoltre, non desiderava che la gente pensasse che stava per diventare il nuovo Dio Oscuro. E poteva accadere. La gente aveva dimostrato più volte quanto fosse incostante quando si trattava di lui.

Finalmente Jeri si sedette, guardando il giovane in piedi a poca distanza da lei. “Hai fiducia in me per provare qualche cosa?”

Harry la guardò per un lungo momento. “Per quel che riguarda i vestiti...” ghignò leggermente.

“Ti sembrerà un poco strano, ma hai il fisico adatto. Solo, prova, va bene?”  

“Mi dirai che cosa vuoi fare?” chiese Harry.

Lei scosse la testa. “Vai nel camerino, ti porterò gli abiti. Solo...promettimi di avere la mente aperta, va bene?”

La curiosità di Harry vinse la guerra. Era sempre stata il suo punto debole. Senza una parola, si diresse verso il camerino e si spogliò, rimanendo in biancheria intima.Si era sentito un poco imbarazzato a spogliarsi d’innanzi a Jeri.

Quando Jeri entrò nel camerino, Harry sgranò gli occhi. Prima che potesse aprir bocca, lei alzò la mano. “Hai promesso di avere fiducia in me e tentare, ricordi?”

“Ma...ma...”

“Harry, ti piace il mio abbigliamento?” chiese Jeri.

“Si, hai buon gusto”, ammise Harry.

“Io sono un ragazzo”, lei...lui ammise. “Il mio nome *non è* Jeri, ma è J E R R Y. Il mio capo preferisce che lo sillabi, in modo che non spaventi i clienti.”

Harry lo guardò...lo guardò da vicino. Ancora non riusciva a vedere nulla che dicesse che era un ragazzo. Che non fosse una donna al 100%. “Pensavo che i travestiti erano tutti...” esitò, “hai capito.”

“Vuoi dire le Drag Queen? Quelle sono le uniche che vedi nella tivù, le uniche che trovano attenzione. Ma ci sono molti, come me, che amano semplicemente vestirsi come donne. A me non interessa *essere* una donna. Non voglio fare un’operazione o qualcosa di simile. Solamente preferisco portare questo genere di vestiti. Gli abiti femminili sono belli di quelli maschili.”

Harry ci pensò su. “Non è un modo di mentire?”

“Perché?” chiese Jeri/Jerry. “Io non dico di essere una donna. Le supposizioni che le persone fanno, sono solo...congetture. E tu sai cosa le persone dicono circa le congetture.” Mentre parlava, si era avvicinata, facendogli indossare una camicia di cotone bianco sulla testa. “È meglio lasciare che le persone si facciano le loro idee, tuttavia. Le persone ti trattano meglio, se pensano che sei una ragazza, ma se scoprono che non lo sei, possono diventare molto cattive.” Poi cambiò tema. “Con questa, ti suggerirei un reggipetto imbottito o una protesi speciale che puoi comprare. Anche se tra voi maghi, potrai trovare certo qualcosa di meglio.”

“Non saprei cosa chiedere”, ammise Harry, mentre si metteva una gonna nera. Nel frattempo decise di continuare a pensare a lei...lui come Jeri, una ragazza.Era quello che sembrava, dopotutto, sarebbe stato anche, più facile per il suo povero cervello affaticato. Dei sandali con il cinturino di cuoio marrone, completarono la trasformazione. Jeri prese poi, un beautycase con il trucco.

Harry la guardò. “Non so...”

“Forza, ormai abbiamo fatto trenta, possiamo fare anche trentuno.” gli disse Jeri. “La truccatura è la ciliegia del travestimento. Inoltre, serve anche a coprire le cicatrici.”

Quello fece tacere Harry, che sedette pazientemente, mentre Jeri si occupava del suo viso. Un ultimo colpo di spazzola e lei finalmente, permise ad Harry di guardarsi nello specchio del camerino.

Harry guardò.

Ed ingoiò.

E guardò ancora. Incredulo.

Si, la ragazza era un poco piatta di petto, ma quello era l’unico segnale che probabilmente la persona che si vedeva nello specchio non fosse una vera ragazza. Alzò la frangia. Non c’era segnale di una qualsiasi cicatrice. Quello era, forse, il più grande miracolo.

Jeri gli disse di girare su se stesso, accennando col capo in approvazione. “L’unico vero problema, è il pelo sulle gambe. E se decidi di farlo, avrai bisogno di biancheria intima speciale.”

“Non voglio un seno grande”, disse Harry, non rendendosi realmente conto di quello che le sue parole implicavano.

Jeri fu d’accordo. “Chiaramente. Con la tua figura, un poco minuta, sarebbe giusta una terza. Più grandi, saresti ridicola. Sembrerebbero fasulle, inoltre ti attirerebbero addosso offerte che non penso ti piacerebbero. Perché automaticamente gli uomini pensino che un seno grande implichi automaticamente desiderio di sesso o che sei una donnaccia, non lo capisco. Se te lo stessi chiedendo, travestirsi, non implica che tu sia gay. Non mi ricordo il numero, ma ho letto che a molti etero piace travestirsi.”

Harry ghignò. “Quello non è un problema, ho scoperto da un anno che preferisco i ragazzi.” Poi, si volse nuovamente verso Jeri. “IO non so se davvero posso farlo.”

“Prova. Non avrai paura?” sorrise furbescamente Jeri.

Harry sorrise altrettanto dannosamente, e lui aveva imparato da un esperto. “Non sono stato sfidato così da quando Draco mi sfidò a cambiare i capelli del mio professore a rosso fuoco.”

“L’hai fatto?” ghignò Jeri.

“Certo che l’ho fatto, finendo in detenzione per un mese, ma ne è valsa la pena.”

“Puoi fare anche questo.”

“Ma voglio? Questo può... cambiare tutto.”

“Solamente se ti piace.” Jeri lo volse verso lo specchio e stette in piedi dietro a lui. “Cosa vedi?”

“Due belle ragazze” bisbigliò Harry.

“E come ti senti?”

Harry si guardò con i suoi occhi truccati con l’ombretto. “IO...io non lo so.”

// FINE FLASHBACK//

  
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