Jade green eyes
di Jendra
tradotto
da bran of hell
rating PG15
pairing Lucius/Harry
cap. 2/81
Draco
aspettò finché loro furono seduti all’esterno della gelateria, con due coppe di
gelato d’innanzi a loro, prima di iniziare a fare domande. “Quindi, Har...”
Un’occhiataccia
da parte dell’amico gli fece chiudere velocemente la bocca. “Quindi, *Jade*, non mi ero mai reso conto che tu avessi simile
impatto in tale aspetto. Anche se, diventare una ragazza solo perché io le
preferisco, non era necessario.”
La risata
gioiosa di Harry fece girare la testa di tutte le persone presenti.
L’occhiataccia lanciata da Draco, fece in modo da convincerli a ritornare alle
loro faccende. “Davvero, Drake”, disse con esasperazione Harry, scuotendo la
testa. “Non tutto quello che succede ha te come riferimento, o l’uso della
magia. Io non sono *diventato* una ragazza, sto solo vestendomi come tale. E il
fatto che tu mi interessi, quello è solo nei tuoi sogni. Ora tuo padre...”
disse Harry, lasciando decrescere la propria voce, lasciando trapelare sul suo
viso un’espressione un poco strana. Non che lui non avesse mai pensato a Lucius
Malfoy in *quella * maniera. L’uomo era decisamente affascinante, sexy e
pericoloso; tutte qualità interessanti, Purtroppo, non c’era possibilità che un
ragazzo della sua età potesse essere interessante abbastanza per lui. Oltre
all’età e alla scuola, non vi era nulla in comune tra loro. Nessuno di loro
avrebbe potuto capire il dolore che lui aveva superato. Lucius Malfoy, d’altra
parte, poteva capire ciò cui era passato attraverso durante la sua vita. Lui sapeva
che cosa significava aver dovuto essere a contatto con l’oscurità. Era
probabile che se Draco non fosse stato eterosessuale, avrebbe potuto essere un
buon candidato, ma gli altri ragazzi a Hogwarts...era meglio dimenticarsene. C’era
anche il fatto che lui avesse sempre preferito uomini più vecchi di lui,
sebbene si rifiutasse di pensare che era causato da un complesso del padre;
semplicemente, i ragazzi della sua età erano troppo immaturi per lui.
Draco lo
guardò storto. “Non ho nessuna intenzione di chiamarti mamma.”
Harry
rise di nuovo. “Non preoccuparti, figlio. Non penso che sarà molto probabile.”
“Non
intendevo quello”, ghignò Draco. “L’unica ragione che mio padre e mia madre si
sono sposati era di avere un erede; tu sei più il tipo di mio padre di quanto
mia madre sia mai stata. Ho saputo dei suoi veri interessi dai miei primi
anni.”
Gli occhi
di Harry scurirono. “Oh, realmente?” chiese, quasi facendo le fusa.
Draco
iniziò a sentirsi un poco incomodo sulla sedia. Lui *sapeva* che quello era
Harry, un ragazzo, ma lui *sembrava* una ragazza, e con quella voce... Scosse
la testa, cercando di chiarirsi la mente. Lui non doveva pensare a *quello*. “Non mi hai ancora spiegato perché sei vestito come
una ragazza, *Jade*. Senza parlare del fatto che ti
riesca così bene.”
Harry
finì il suo gelato. “Cosa vedi?” chiese, guardando le persone attorno a loro.
Draco
diede uno sguardo circostante loro. “Ragazzi che mi stanno invidiando? Ma io
non ho mai pensato che tu avessi difficoltà ad avere *appuntamenti*.”
Harry gli
lanciò un’occhiataccia. “Ricordi cosa successe l’ultima volta che venni in Hogsmeade?”
Draco
abbassò lo sguardo al tavolo. Ricordava perfettamente. Se aveva pensato che era
difficile gestire la sua fama, era nulla, completamente *nulla* comparato a
quello che succedeva al Ragazzo-Che-Visse-Per-Uccidere-Voldemort.
L’ultima volta che Harry aveva osato mostrare il suo viso nel mondo dei maghi,
vi era stata un’insurrezione. Ognuno voleva parlargli, *toccarlo*.Molte
persone erano rimaste calpestate nella folla, e Harry, era finito all’ospedale
con contusioni graffi. Draco guardò al ragazzo vestito come una ragazza che
sedeva accanto a lui e capì. Aveva visto la devastazione in Harry dopo
quell’incidente, la certezza che quel mondo che aveva salvato, non avrebbe mai
permesso una vita normale. Che *ancora*, persone
potevano rimanere ferite, o peggio a causa sua. Era giunto molto vicino al
punto di rottura. Comunque, ora i suoi occhi erano diversi. Brillanti, felici.
Era riuscito a trovare un modo di nascondersi, senza però doversi isolare dal
mondo che amava. Draco sorrise. “Capisco.”
Tra i due
giovani regnò un momento di silenzio. “Come hai fatto?”
Harry
sorrise. “Quest’anno...” scosse la testa con un sorriso. “Grazie al consiglio
di Severus, quest’anno è stato molto meglio.”
//Flashback//
“Non
voglio dover vederti questa estate. E quei capelli, li taglierai. Solamente i froci portano capelli così. Sei forse un frocio?” Non aspettò risposta. “Perché non potevi rimanere
a quella tua scuola?” borbottò Vernon, uscendo dalla macchina.
“L’ho
chiesto, ma hanno detto di no. E mi piacciono i
capelli così.”Rispose Harry. “Ma non devo più restare in casa ogni giorno. Farò
un patto con te zio Vernon. Io avrò la mia stanza, dove verrà la posta, la
chiuderai dall’esterno e la tieni così, ma io toglierò le sbarre, e non ci
vedremo per tutta l’estate. Nessuno mi vedrà entrare o uscire dalla casa. Mi
assicurerò anche nessuno dei miei amici si presenti a casa.”
“Non ci
saranno persone strane in casa mia!” Ruggì Vernon.
“Il mago
scuro che tentava di uccidermi è morto.” disse Harry con voce dura, e guardando
al nipote, Vernon iniziò a preoccuparsi. Il suo mite nipote servizievole era
stato sostituito, improvvisamente, da un giovane mago pericoloso. “Questo vuol
dire che non c’è più alcuna necessità di tenerli lontano da me. Quindi, o tu
sei d’accordo a permettermi di fare come voglio e quindi non vedermi, o io non
spedirò le mie lettere a loro.”
“Perché
dovrei aver paura che tu non lo faccia?” Chiese furioso Vernon.
Dopo
esser stato sottoposto alle occhiate ‘mortali’ di Severus Snape, Vernon non era
nulla. “Semplice, zio. Io dissi ai miei amici che avrei fatto una grande festa
a casa, a casa tua, tra una settimana. Se non accetti il patto, io non scriverò
che la festa è annullata. Trenta o più maghi teenager e streghe, qui a casa
tua.” disse sorridendo furbescamente Harry.
Appena
arrivati a casa, Vernon afferrò il ragazzo e lo scosse. “Non permetterti più di
minacciarmi! Non ci saranno persone strane a casa mia! Ora scriverai quelle
lettere, poi passerai l’estate nell’armadio a muro!”
“Se non
sei d’accordo, posso aumentare il numero di invitati. Quelli erano solo i miei
compagni di anno, ma possono diventare molto di più. Ed io non l’annullerò se
non accetterai.”
“Oh, va
bene, avrai la stanza”, ringhiò Vernon. “Ma scordati di togliere le sbarre e di
uscire!”
E,
trascinò Harry fino alla stanza degli ospiti, chiudendo dietro di se tutti i
lucchetti e i catenacci. Non c’era modo che avrebbe permesso al nipote di
uscire, anzi, avrebbe cercato altri catenacci e lucchetti.
Nella
stanza, Harry sorrise. Nonostante sembrasse il contrario, aveva ottenuto tutto
ciò che voleva. Era probabile che per maghi minorenni fosse illegale fare
magie, ma non possedere cose magiche. Finché i babbani non li vedevano, erano
permessi, e lui se ne era procurati e ridotti parecchi. Per prima cosa, mise un
lucchetto magico alla porta, in modo che solo lui potesse aprire. Tale
lucchetto non permetteva neanche di rompere la porta. Dal baule, estrasse un
coltello magico, in grado di tagliare qualsiasi cosa tranne la carne. In pochi
attimi, tolse le sbarre dalla finestra. Afferrò poi, qualche altro articolo e
fu pronto per andare. Montò sulla ginestra, si coprì col suo mantello di
invisibilità e uscì fuori dalla finestra, fermandosi solo per mettere un'altra
versione di serratura. Questo per assicurarsi che nessuno eccetto a lui
potrebbe entrare tranne lui dalla finestra. Fatto questo, si avviò.
Arrivato
nei pressi di alcuni negozi di abbigliamento, scese in un vicolo. La ginestra e
il mantello andarono in una piccola borsa che automaticamente riduceva
qualsiasi cosa che veniva messa in lei. Assicurandosi di avere denaro babbano,
scambiato alla Gringott dalla sua ultima visita a Diagon Alley, e rabbrividendo
al pensiero di ciò che era accaduto, lui guardò ai suoi vestiti sciatti,
dirigendosi ai negozi.
Harry
vagò lentamente attraverso i portabiti, toccandone, di quando in quando uno, o
tirandone giù uno per guardarlo. Ora che poteva comprarsi i suoi propri
vestiti, non riusciva a decidersi. Non sembrava riuscire a trovare nulla di
adatto.
“Posso
aiutarla?” Le parole lo fecero ruotare su se stesso, spaventato.
Erano sei
mesi da quando lui e Draco, Severus e Lucius avevano messo in atto il piano che
avrebbe portato alla eliminazione di Voldemort. Tutti si erano aspettato una
grande guerra con molti incidenti, ma con tre Slytherin e mezzo che lavoravano
su lui, astuzia era, all’ordine del giorno. Forse quello che in effetti era un
assassinio, non era quello che la gente si era aspettato dal Ragazzo Dorato di
Hogwarts, ma funzionò. E grazie a Lucius ed il lavoro di Severus dietro alle
quinte, la maggior parte dei Mangiamorte si erano arresi. Come aveva detto una
volta Severus, “Pensa a chi siamo noi, del circolo interno di Voldemort, io,
Lucius, Wormtail, Nott e MacNair.
Quando vent’anni fa, Voldemort prese potere, noi eravamo adolescenti. È
probabile che pensassimo di aver aderito perché odiavamo i babbani, o perché
desideravamo imparare cose che ci erano vietate, ma la realtà era che eravamo
degli adolescenti e noi stavamo ribellandoci, e dato che eravamo adolescenti,
dovevamo ribellarci nel modo più clamoroso possibile. Nel tempo, capimmo che
avevamo torto, eravamo già troppo addentro, le nostre anime non ci
appartenevano più. La maggior parte di noi è cresciuta da allora. Molti dei
mangiamorte, ebbero poi solo paura, per non obbedire ai suoi ordini. Una volta
ucciso, la maggior parte di loro ritorneranno alle loro vite senza pensare alla
vendetta. La maggior parte di loro, probabilmente ringrazierebbe anche,
chiunque lo facesse.” Severus aveva ragione, come al solito.
Harry
scacciò i ricordi fuori dalla sua testa e guardò alla persona che stava
aspettando pazientemente una risposta. D’innanzi a lui, vi era un commesso, sui
18-20 anni, con una targhetta con su scritto Jeri.
Approssimativamente sul metro e settanta, capelli castani a caschetto, occhi
blu un poco preoccupati, sebbene un inizio di sorriso si potesse vedere all’angolo
della bocca. Harry si trovò a rispondere con un sorriso a sua volta.
“Ho
ricevuto una eredità dai miei genitori, quindi non devo più portare vestiti di
seconda mano di mio cugino”, disse guardando in giù ai suoi vestiti. “Ma non
sono sicuro di cosa scegliere.”
La
preoccupazione lasciò gli occhi della commessa. Questo non era un senza tetto
che tenta di rubare qualcosa come qualcheduno dei commessi avevano pensato. Era
solo un adolescente che per la prima volta poteva scegliere personalmente, e
questo un poco lo lasciava insicuro . “Bene, cosa vuoi sembrare? Vuoi sembrare
sofisticato, pericoloso, normale o qualunque cosa?”
Harry ci
pensò su per un lungo momento, guardandosi attorno. “Io voglio...vestiti che mi
stiano bene, non scarabocchiati o troppo larghi, come questi. IO voglio stare
bene, essere bello...ma non voglio sembrarlo.”
“Non vuoi
sembrarlo? Questo è un poco insolito, alle persone piace fare acquisti di
vestiti che permetta a loro di essere ammirati, se capisci cosa intendo.” Lei
lo guardò da più vicino. “Non vuoi essere ammirato?”
Harry
scosse la testa. “Non realmente. Voglio dire, non mi interessa essere me, basta
che la gente non sappiano che sono io.”
“Non
capisco.” Disse un poco stupita Jeri.
Harry
sospirò. “Il mio nome è Harry Potter. Non so se ti dice nulla, ma...”
Jeri
alzò la mano. “Mi dice molto. Il mio ultimo ragazzo era parte del tuo momdo, così conosco tutto su di te. Più di quel che mi
interessava, se non ti offendi.”
Harry
ridacchiò. “Affatto. Più di quanto anche io volli. Riesci a capire cosa voglio
dire?”
“Si.
Quindi vuoi dire qualche cosa che ti fa sentire bene, sembri buono, ma non ti
faccia riconoscere come Harry Potter, è così?”
“Precisamente.”
Nelle
seguenti tre ore, i due divennero buoni amici. Scelsero vestiti per la scuola,
sete e cashmire, cotoni chiari e morbidi; ma non
riuscivano a trovare vestiti per l’estate che potessero travestire per poter
viaggiare o far compere tranquillamente. Aveva bisogno di qualche cosa che
distraesse le persone abbastanza dal suo viso. È probabile che dark o teppista
potesse funzionare, ma non erano decisamente il tipo di Harry, inoltre, non desiderava
che la gente pensasse che stava per diventare il nuovo Dio Oscuro. E poteva accadere.
La gente aveva dimostrato più volte quanto fosse incostante quando si trattava
di lui.
Finalmente
Jeri si sedette, guardando il giovane in piedi a poca
distanza da lei. “Hai fiducia in me per provare qualche cosa?”
Harry la
guardò per un lungo momento. “Per quel che riguarda i vestiti...” ghignò leggermente.
“Ti
sembrerà un poco strano, ma hai il fisico adatto. Solo, prova, va bene?”
“Mi dirai
che cosa vuoi fare?” chiese Harry.
Lei
scosse la testa. “Vai nel camerino, ti porterò gli abiti. Solo...promettimi di avere
la mente aperta, va bene?”
La
curiosità di Harry vinse la guerra. Era sempre stata il suo punto debole. Senza
una parola, si diresse verso il camerino e si spogliò, rimanendo in biancheria
intima.Si era sentito un poco imbarazzato a
spogliarsi d’innanzi a Jeri.
Quando Jeri entrò nel camerino, Harry sgranò gli occhi. Prima che
potesse aprir bocca, lei alzò la mano. “Hai promesso di avere fiducia in me e
tentare, ricordi?”
“Ma...ma...”
“Harry,
ti piace il mio abbigliamento?” chiese Jeri.
“Si, hai
buon gusto”, ammise Harry.
“Io sono
un ragazzo”, lei...lui ammise. “Il mio nome *non è* Jeri,
ma è J E R R Y. Il mio capo preferisce che lo
sillabi, in modo che non spaventi i clienti.”
Harry lo
guardò...lo guardò da vicino. Ancora non riusciva a vedere nulla che dicesse
che era un ragazzo. Che non fosse una donna al 100%. “Pensavo che i travestiti
erano tutti...” esitò, “hai capito.”
“Vuoi
dire le Drag Queen? Quelle sono le uniche che vedi
nella tivù, le uniche che trovano attenzione. Ma ci sono molti, come me, che
amano semplicemente vestirsi come donne. A me non interessa *essere* una donna.
Non voglio fare un’operazione o qualcosa di simile. Solamente preferisco
portare questo genere di vestiti. Gli abiti femminili sono belli di quelli
maschili.”
Harry ci
pensò su. “Non è un modo di mentire?”
“Perché?”
chiese Jeri/Jerry. “Io non
dico di essere una donna. Le supposizioni che le persone fanno, sono solo...congetture.
E tu sai cosa le persone dicono circa le congetture.” Mentre parlava, si era
avvicinata, facendogli indossare una camicia di cotone bianco sulla testa. “È
meglio lasciare che le persone si facciano le loro idee, tuttavia. Le persone
ti trattano meglio, se pensano che sei una ragazza, ma se scoprono che non lo
sei, possono diventare molto cattive.” Poi cambiò tema. “Con questa, ti
suggerirei un reggipetto imbottito o una protesi speciale che puoi comprare. Anche
se tra voi maghi, potrai trovare certo qualcosa di meglio.”
“Non
saprei cosa chiedere”, ammise Harry, mentre si metteva una gonna nera. Nel frattempo
decise di continuare a pensare a lei...lui come Jeri,
una ragazza.Era quello che sembrava, dopotutto,
sarebbe stato anche, più facile per il suo povero cervello affaticato. Dei
sandali con il cinturino di cuoio marrone, completarono la trasformazione. Jeri prese poi, un beautycase con il trucco.
Harry la
guardò. “Non so...”
“Forza,
ormai abbiamo fatto trenta, possiamo fare anche trentuno.” gli disse Jeri. “La truccatura è la ciliegia del travestimento.
Inoltre, serve anche a coprire le cicatrici.”
Quello
fece tacere Harry, che sedette pazientemente, mentre Jeri
si occupava del suo viso. Un ultimo colpo di spazzola e lei finalmente, permise
ad Harry di guardarsi nello specchio del camerino.
Harry
guardò.
Ed ingoiò.
E guardò
ancora. Incredulo.
Si, la
ragazza era un poco piatta di petto, ma quello era l’unico segnale che
probabilmente la persona che si vedeva nello specchio non fosse una vera
ragazza. Alzò la frangia. Non c’era segnale di una qualsiasi cicatrice. Quello
era, forse, il più grande miracolo.
Jeri
gli disse di girare su se stesso, accennando col capo in approvazione. “L’unico
vero problema, è il pelo sulle gambe. E se decidi di farlo, avrai bisogno di
biancheria intima speciale.”
“Non
voglio un seno grande”, disse Harry, non rendendosi realmente conto di quello
che le sue parole implicavano.
Jeri
fu d’accordo. “Chiaramente. Con la tua figura, un poco minuta, sarebbe giusta
una terza. Più grandi, saresti ridicola. Sembrerebbero fasulle, inoltre ti
attirerebbero addosso offerte che non penso ti piacerebbero. Perché automaticamente
gli uomini pensino che un seno grande implichi automaticamente desiderio di
sesso o che sei una donnaccia, non lo capisco. Se te lo stessi chiedendo, travestirsi,
non implica che tu sia gay. Non mi ricordo il numero, ma ho letto che a molti
etero piace travestirsi.”
Harry
ghignò. “Quello non è un problema, ho scoperto da un anno che preferisco i ragazzi.”
Poi, si volse nuovamente verso Jeri. “IO non so se
davvero posso farlo.”
“Prova.
Non avrai paura?” sorrise furbescamente Jeri.
Harry sorrise
altrettanto dannosamente, e lui aveva imparato da un esperto. “Non sono stato
sfidato così da quando Draco mi sfidò a cambiare i capelli del mio professore a
rosso fuoco.”
“L’hai
fatto?” ghignò Jeri.
“Certo
che l’ho fatto, finendo in detenzione per un mese, ma ne è valsa la pena.”
“Puoi
fare anche questo.”
“Ma
voglio? Questo può... cambiare tutto.”
“Solamente
se ti piace.” Jeri lo volse verso lo specchio e stette
in piedi dietro a lui. “Cosa vedi?”
“Due
belle ragazze” bisbigliò Harry.
“E come
ti senti?”
Harry si
guardò con i suoi occhi truccati con l’ombretto. “IO...io non lo so.”
// FINE
FLASHBACK//