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Autore: Soe Mame    18/09/2010    7 recensioni
Il giovane alzò lo sguardo verso l'imponente edificio che sovrastava l'intera città: la Cattedrale.
Il solo nome, "Notre Dame", bastava già a farla figurare nella mente di chi lo udiva o lo leggeva; per questo motivo, mi auto-autorizzo a risparmiarmi una lunghissima descrizione di suddetto edificio.

× Semplicemente, la delirante parodia di Notre Dame de Paris.
Genere: Demenziale, Generale, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Altri personaggi
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Tutti i personaggi e le canzoni citate appartengono ai rispettivi proprietari; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

CAPITOLO 11 e due



Gli scontri proseguivano senza sosta.
La città, avvolta nelle tenebre notturne, era rischiarata solo dal cupo fuoco delle cataste di legno infiammate nella piazz-... uffa, ormai la descrizione la conoscete, no?
No?
Allora, fate come vi dico io.
Prendete una città.
Fatto?
Fate calare la notte, mettete qualche nube e oscurate luna e stelle.
Fatto?
Prendete delle cataste di legno, mettetele in mezzo ad una piazza (già contenuta nella città) e date loro fuoco.
Fatto?
Perfetto! Adesso anche voi avete un bellissimo scenario da battaglia notturna!
E la guida è anche in edicola: in questo numero, costruisci un carroarmato in scala 1:1 con l'utilizzo di una fetta di limone e di una lavatrice!
Ma ora torniamo sul sagrato di Notre Dame, dove Clokura sta mietendo vittime su vittime e l'Arcidiacono Ryou ha appena finito di dipingere di viola una sedia ed è tornato a far schiantare la gente sulla sua barriera.
Anzi, no, torniamo nella piazza principale, dove ci sono tutti gli altri.
Esmeranzu è ancora legata al palo di legno e, accanto a lei, c'è solo una guardia con in mano una fiaccola; Mokubehan è ancora in cima al serbatoio che spunta al di sopra delle cataste infuocate; Yudjali è ancora impegnato ad attirare povere guardie con la sua tenerezza caprina, facendole poi finire d'innanzi ad Athemoire, con conseguenze piuttosto ovvie; il signor Pegasùs è ancora impegnato con lo sparapalle ma, avendo finito tutti gli attrezzi sportivi, Cyndià ha cominciato a portargli delle palle di cannone - sempre palle sono; Kisarà è ancora impegnata a dar fuoco a cose che già hanno preso fuoco; Sèth, Mahàd, Manà e Febouchi, invece, sono tra coloro che combattono in prima fila, armati con strumenti spaventosi.
Ma, nonostante il loro coraggio e la loro bravura, le guardie sembrano aver recuperato lo svantaggio: adesso sono i componenti della Corte dei Miracoli a ritrovarsi in minoranza numerica.
Era un momento critico: Sèth, Mahàd, Manà e Febouchi, insieme ai loro compagni, incassavano tutti i colpi che ricevevano, ma non sarebbero riusciti a resistere ancora per molto... come se non bastasse, le guardie si erano premunite di armature ignifughe, dunque anche il lanciafiamme di Kisarà cominciava a rivelarsi inefficace.
Come avrebbero fatto a resistere?
Sarebbe stata la fine, per loro?
Dan-da-da-dan! Dan-da-da-dan! Dan-da-da-dan! Da-dan-dan! Da-dan-dan! Da-dan-dan! Da-dan-dan!
Una strana musica caraibica si diffuse improvvisamente nell'aria, catturando l'attenzione di tutti i presenti, fino a che i loro occhi si posarono sulle tre figure apparse all'entrata di un vicolo.
- Non temete, voi componenti delle Volte dei Cetrioli! Non siete soli! -.
A parlare era stato uno dei due uomini: capelli castani dal taglio temperamatitesco, abito settecentesco composto da pantaloni e casacca scuri, con sotto una camicia chiara.
- Esattamente! Noi siamo con voi! Vi aiuteremo contro Frollseto e contro le guardie! -.
Quelle parole erano uscite dalla bocca del secondo uomo: grandissimi occhioni verdi, capelli neri spettinati, una bandana rossa con perline, un dado appeso ad un orecchio, con indosso un abito che sembrava riprendere quello dell'altro uomo in una versione ideata da uno stilista ubriaco.
- La signorina Fiordamai è andata sul balcone, ha preso un megafono e ha rivelato a tutti la verità riguardo ciò che è accaduto al "Val delle More". La ragazza è innocente, voi siete innocenti! Il vero colpevole è solo Frollseto! -.
Quella spiegazione giunse dall'unica donna del trio, una tenera fanciulla dai lunghi capelli castani raccolti in un elegante chignon, avvolta in un sontuoso abito chiaro settecentesco.
Hondà, Otogì e Shizukà vestiti come Guglielmo Piccione, Giacomo Passero ed Elisabetta Cigno.
Alle loro spalle, si accorsero i presenti, era radunato il popolo.
- Fiordamai... - mormorò Febouchi, incredulo e grato per il gesto che la sua futura moglie aveva compiuto per poterli aiutare.
- Io, Hondà, Re dei Folli, comando alla gente di opporsi alla tirannia di Frollseto! - urlò Hondà, alzando un pugno al cielo.
Il popolo esclamò: - Sì! -.
- Io, Shizukà, Regina dei Folli, concordo! - gli fece eco Shizukà, imitandolo.
Il popolo esclamò: - Sì! -.
- Io, Otogì, Fante dei Folli, controfirmo! - gridò Otogì, ripetendo lo stesso gesto degli altri due.
Il popolo esclamò: - Sì! -.
- Ma Frollseto non è mica il re della città. - fece notare Esmeranzu, dal patibolo.
Il popolo esclamò: - Dettagli! -.
- E ora... - disse Hondà, la musica che si faceva sempre più forte e incalzante: - ... ADDOSSO! -.
Lui, Shizukà, Otogì e il popolo radunatosi si scagliarono contro le guardie, soccorrendo i componenti della Corte dei Miracoli.
Hondà e Otogì si dimostrarono validi con i pugni, Shizukà, all'apparenza indifesa, si fece valere con forti schiaffi.
- Il popolo ci sta aiutando! - gioì Kisarà, felice, sentendo il bisogno di commentare ovvietà.
Mahàd e Manà si scambiarono uno sguardo d'intesa.
- E' il momento? - chiese lei, seria.
- E' il momento. - rispose lui, deciso.
Si misero una accanto all'altro, piegarono un ginocchio, alzarono una mano al cielo e urlarono, all'unisono: - Moon Prism Power! Make Up! -.
Una nuvoletta di fumo li avvolse, per poi svanire pochi istanti dopo e mostrare i due nelle loro nuove vesti.
Mahàd era abbigliato con uno strano abito viola dotato di cappello tubolare e veste con spacchi laterali che lasciavano vedere le gambe fasciate da altra stoffa viola; il vestito di Manà, invece, era azzurro e rosa e somigliava vagamente a quello del compagno, tranne per il fatto che era molto più scollato e che lasciava scoperte le spalle e le gambe.
Sèth si battè una mano sulla fronte: - Io non conosco quei due esibizionisti... - disse, imbarazzato, fingendo di non sapere che quei due fossero suo fratello e sua cognata nonché cugina della propria compagna.
Ma non sarebbero stati più carini tutti quei nastri e luci alla Sailor Moon, per la trasformazione?
Mahàd: Il fumo è molto più coprente!
Manà: Noi non siamo come quella sporcacciona che si fa vedere tutta nuda!
... va bene.
Insomma, in piazza, tra rinforzi e power-up, la situazione si era capovolta di nuovo.
Ma, in sostanza, tutti stavano ancora combattendo.

Malimodo indietreggiò, spaventato dal SuperLiquidator che il giudice Frollseto gli puntava contro.
Laverisis, Rishugo e Yami Malictor assistevano alla scena, non sapendo come intervenire.
- Cosa... - balbettò il campanaro, gli occhi sgranati: - ... cosa volete dire? -.
Frollseto avanzò di qualche passo; Malimodo, istintivamente, si tirò indietro, accorgendosi, tuttavia, di essere arrivato al limite del balcone.
- Lascia che ti racconti una storia, Malimodo. - disse il giudice, impassibile: - Anche se dovresti già conoscerla alla perfezione, data la cura con cui il poeta Athemoire si è prodigato a diffonderla. -.
A quel nome, il campanaro strinse i pugni, ma non si lasciò distrarre dalle parole di Frollseto.
- Ti trovai, ancora in fasce, d'innanzi a Notre Dame. Già all'epoca, eri la creatura più bella che fosse mai esistita in questo mondo. Infatti, attorno a te, c'erano tre creature mostruose. -.
Negli occhi del giudice calò un'ombra: - Eri un pericolo. Sei tuttora un pericolo. Sei sempre stato un pericolo. Per di più, hai anche avuto contatti molto stretti con i componenti delle Poste dei Fagioli, i principali portatori sani di follia e pazzia di questa città, se non dell'intera regione. Vedi, Malimodo... - gli si avvicinò ancora, ormai era a poco più di due metri da lui, il SuperLiquidator sempre puntato: - Io odio quelli là. E odio le cose che sfuggono al razionale, come quelle creature infernali. E tu, Malimodo, hai stretto amicizia con gli uni e attiri le altre. In un certo modo, fai parte di entrambi quei mondi che io tanto odio. E tu sai cosa succede alle cose che odio, Malimodo? -.
Il campanaro tremava: quell'uomo che aveva d'innanzi era il suo tutore... colui che per venti anni lo aveva protetto dalla crudeltà del mondo esterno...
Non riuscì a rispondere a quella domanda, soprattutto quando si ritrovò quell'arma premuta contro il collo.
Strinse il parapetto alle sue spalle, scosso dalla paura e dall'incredulità per ciò che stava succedendo, mentre la pressione dell'arma lo costringeva a sporgersi dal balcone, rischiando di fargli perdere l'equilibrio.
Se Frollseto ne avesse approfittato per spingerlo... non era esattamente sicuro di riuscire a sopravvivere ad un volo di quasi centotrenta metri...
Doveva essere prudente, doveva limitare i movimenti.
Così, strinse il parapetto, si lasciò cadere all'indietro, si sollevò sulle braccia, si girò, piegò le gambe e si lanciò oltre Frollseto, atterrando alle sue spalle.
Il giudice si voltò, incredulo: - Ma come... come sei capace di fare ciò? -.
- Vivendo in un campanile, certe cose si imparano. - commentò Malimodo, alzando le spalle con noncuranza.
Frollseto puntò nuovamente il SuperLiquidator contro di lui ma, improvvisamente, la sua visuale fu coperta da tre creature.
Quando il giudice si accorse di cosa si trattasse, trattenne il respiro: - Non può essere... - balbettò, la voce strozzata: - ... voi siete... voi siete... -.
- Noi siamo i protettori di Malimodo! - esclamò Rishugo, minaccioso, scroccando le nocche di pietra.
- E non ti permetteremo mai di fargli del male! - rincarò Laverisis, decisa.
- Tra l'altro, tu qui non sei gradito. - ridacchiò Yami Malictor, lo sguardo psicotico.
Frollseto era incredulo, gli occhi completamente spalancati, il SuperLiquidator che quasi gli cadde dalla mano: - Voi siete... statue! - riuscì a dire, con voce soffocata: - Voi dovreste essere ferme! -.
- E invece no. - lo contraddì Laverisis.
"Non può essere..." si disse Frollseto, non riuscendo a credere a ciò che vedevano i suoi occhi. Eppure... "Eppure quelle statue si muovono... e parlano...".
Indietreggiò, per la prima volta si mostrava realmente spaventato di fronte a qualcuno, giungendo fino al parapetto.
- Le statue non possono muoversi né parlare! - urlò, terrorizzato dai mostri di pietra che, contro ogni logica, sembravano vivi: - Questa è blasfemia! E' pazzia! -.
- Pazzia? -.
Yami Malictor sorrise in maniera decisamente troppo sinistra, avvicinandosi ad un Frollseto ogni istante più incredulo e atterrito.
Lo guardò con i suoi folli occhi di pietra.
- QUESTA! E'! DOMINO! -.
E gli assestò un violento calcio nello stomaco, facendolo volare oltre il parapetto.
Il SuperLiquidator precipitò fino a colpire una guardia.
Frollseto atterrò su uno dei doccioni pochi metri più in basso.
Ansimava: per la paura, per il calcio che gli aveva mozzato il fiato.
Ma sorrise.
Il suo spaventoso ghigno.
- Puoi fare anche trecento citazioni, mostro di pietra... - disse, rialzandosi e rimanendo in equilibrio sul doccione. Alzò lo sguardo verso le tre statue e Malimodo, che lo osservavano dal parapetto: - ... ma non potrai mai sconfiggermi. -.
Lettore: Aspettate un attimo... Domino? *va a rileggersi il primo capitolo* Ma... ma Athemoire aveva detto "è una storia che ha per luogo Parigi"...
Oh, su, ma voi vi fidate delle parole di uno che non ricorda neanche il nome del proprio fidanzato?
Lettore: Ma... ma...
Athemoire: Beh, non potevo certo interrompere la canzone solo perché non mi ricordavo una cosa così di poco conto come il nome della città in cui mi trovavo e in cui vivo da parecchi anni! Così, ho messo il primo nome di città con lo stesso numero di sillabe che mi è venuto in mente, per non andare fuori tempo.
Lettore: ...
E poi... *indica il titolo*
Lettore: ... riprendiamo la scena, forse è meglio.
Frollseto spiccò un salto e riuscì agilmente a tornare sul balcone, sotto gli occhi increduli dei presenti.
- Ma come... come siete capace di fare ciò? - balbettò Malimodo, gli occhi d'ametista sgranati.
- Io posso. - si limitò a dire il giudice.
Mise le braccia conserte, la lunga giacca bianca che, per tutto il tempo, era sempre rimasta perfettamente immobile.
- Sei da solo contro quattro. - gli fece notare Laverisis, aprendo le grandi ali da pipistrello.
- La cosa non mi tange minimamente. - rispose Frollseto, di nuovo impassibile.
- Padrone! - singhiozzò Malimodo, avvicinandoglisi, tremando: - Voi... voi volete davvero uccidermi? - gli chiese, non riuscendo a capacitarsi delle parole che l'uomo gli aveva detto poco prima: - Voi mi avete raccolto, mi avete allevato per venti, lunghi, anni. Mi avete sempre protetto dalla crudeltà e dalla follia del mondo esterno, avete perdonato tutti i miei guai, avete accettato il fatto che io non sappia distinguere il contenitore del sale da quello dello zucchero, non avete mai cercato di approfittare di me, mi siete venuto a trovare quasi ogni giorno, pagate l'affitto del campanile all'Arcidiacono Ryou... siete sempre stato così buono, con me, padron Frollseto... e ora... vorreste uccidermi? -.
Frollseto lo guardò: lo sguardo d'ametista colmo di disperazione, la voce ridotta a poco più di un sussurro, sembrava quasi lo stesse pregando. Quella splendida creatura che aveva allevato quasi come un figlio...
Dopo un attimo di silenzio, il giudice rispose: - Sì. -.
Per Malimodo fu come ricevere una coltellata nel cuore: il suo padrone... voleva...
- E' anche quello che ha messo nei guai la signorina Esmeranzu! - esclamò, d'un tratto, Laverisis.
- Sì! - le fece eco Rishugo: - E' solo colpa sua se la signorina Esmeranzu è stata condannata a morte! -.
- Ed è anche colpa di Frollseto se tutta la Corte dei Miracoli è stata condannata a morte. - fece notare Yami Malictor, con uno strano divertimento sadico.
- Dì la verità, Frollseto! - urlò Laverisis, avanzando: - Sei tu che hai ucciso Mufasa! -.
- Sì! - ammise il giudice, alzando la voce: - Sono stato io! Io ho ucciso Mufasa! -.
- Oh, no, povero Mufasa! - gemette Malimodo, scioccato.
- Ma chi è Mufasa? - chiese Rishugo, confuso.
Tutti i presenti si guardarono, perplessi, per poi rispondere: - Boh... -.
- In ogni caso... - riprese la parola Yami Malictor, avvicinandosi a Malimodo e sussurandogli le parole nell'orecchio: - ... la colpa di tutto, di ogni cosa, è solo del giudice Frollseto. Lui non ti hai mai voluto bene, ti ha solo usato per raggiungere i suoi scopi. E ora, per colpa sua, moriranno tutti... anche tu, Malimodo. -.
Il campanaro trasalì, la verità che gli veniva palesata in tutta la sua crudeltà: Frollseto voleva ucciderlo.
E Frollseto mantiene sempre le sue promesse.
Quando il suo sguardo d'ametista tornò sul giudice, si accorse che l'uomo aveva preso possesso di una collana d'oro puro decorata con uno strano occhio egizio spuntata fuori da non si sa dove.
- Oh, no, la collana che ho trovato in regalo con le merendine! - esclamò Laverisis, riconoscendo quell'oggetto.
Prima che qualcuno potesse dire o fare qualsiasi cosa, Frollseto si avventò su Malimodo, bloccandolo sul parapetto e premendogli la collana tesa sul collo, come a volerlo soffocare.
- State indietro! - urlò il giudice: - O Malimodo dovrà imparare alla svelta l'arte degli uccelli! -.
- Veramente Malimodo ha già... -
- Vuole buttare Malimodo di sotto! - Laverisis interruppe Yami Malictor, sconvolta: - E si sta servendo del regalo delle merendine! Oh, perché il destino è stato così crudele da far capitare quell'oggetto proprio sotto questo tetto? - gemette, disperata.
- Se provate a buttare di sotto me, farò in modo che anche Malimodo mi segua! - minacciò Frollseto, per poi rivolgersi al campanaro, il viso a meno di cinque centimetri dal suo, le mani del ragazzo che cercavano, invano, di liberarsi della pressione sul suo collo.
- E' giunta la tua fine... - sussurrò il giudice, mentre le sue labbra si curvavano in un sorriso di trionfo: - ... mi spiace dover stroncare una vita così giovane, ma gli ostacoli devono essere eliminati. Quelli delle Scorte dei Pargoli moriranno e la pazzia sarà finalmente debellata. Quegli esseri immondi dalle sembianze di donna non avranno più motivo di rimanere qui. Perché la tua morte romperà definitivamente ogni legame tra quei folli e quei demoni infernali! -.
Gli si avvicinò ancora, ormai lo sfiorava: - Addio, mio caro Malimodo. -.
Frollseto spinse il campanaro oltre il balcone continuando a premergli la collana sul collo ma, improvvisamente, si trascinare verso il basso: Malimodo gli si era aggrappato e lo stava portando con sè.
- Anch'io farò in modo che voi mi seguiate, padron Frollseto! - sibilò il campanaro, stringendogli le maniche della giacca.
L'aria si riempì delle grida sconvolte di Laverisis; sotto di loro, il vuoto.
Stavano precipitando.
Entrambi.
D'un tratto, Malimodo si sentì afferrare per la vita e, istintivamente, guardò verso l'alto: Laverisis gli cingeva la vita con un braccio, l'altro era sorretto dalla mano di Yami Malictor, a sua volta sostenuto da Rishugo, l'unico rimasto con i piedi saldi sul balcone.
Si tenevano uno all'altro: se qualcuno avesse lasciato la presa...
- Ma voi avete le ali! - fece notare Malimodo, serrando la presa sui polsi di un irato Frollseto.
- Sì, ma sono di pietra! - sospirò Laverisis, stringendolo a sè: - Sono solo per bellezza. Noi non possiamo certo volare! -.
Il campanaro deglutì, osando guardare verso il basso: un conto era stare con i piedi ben piantati su un appoggio, un altro era essere sospeso nel vuoto in maniera alquanto precaria... l'effetto era nettamente diverso.
- E... - balbettò Malimodo, cominciando a sudare freddo: - ... cosa succede se... per caso... Yami Malictor o Rishugo lasciano la presa? -.
Il ghigno sul volto di Yami Malictor si accentuò: - Vogliamo provare? - ridacchiò malignamente, dondolando il braccio con cui sorreggeva Laverisis.
- NO! - urlarono la gargoyle e il campanaro, spaventati.
Frollseto lasciò la presa sulla collana, che precipitò a terra, senza però colpire nessuno; afferrò i polsi di Malimodo, poco sotto quei fascianti bracciali d'oro, stringendoli con forza fino a fargli male: - E' la fine, Malimodo. - gli disse, il sorriso folle: - E' giunto il momento di separarci. -.
Conficcò con violenza le unghie nella pelle del campanaro che, istintivamente, lasciò la presa, gemendo per il dolore.
Frollseto scivolò, lasciandogli dei profondi graffi sanguinanti sui polsi.
Frollseto cadde nel vuoto.
Malimodo lo vide precipitare, come aveva visto precipitare tutti quegli oggetti che lui e i gargoyles avevano lanciato.
Il giudice Frollseto precipitò dal balcone della Cattedrale di Notre Dame.
Quell'uomo spietato che tanti dolori inflisse agli Ache- a Malimodo, a Febouchi, ad Esmeranzu e a tutti i componenti della Corte dei Miracoli cadde.
Ogni istante, la sua figura diventava sempre più piccola, sempre più lontana.
Malimodo non sapeva come sentirsi: la fonte di ogni dolore si avviava alla morte. Felice? Colui che lo aveva allevato per venti anni. Triste?
Frollseto era sempre più lontano, sempre più lontano...
... finchè la sua giacca bianca non mutò forma: si ingrandì, si spiegò, assunse una forma vagamente triangolare, come una freccia.
Un deltaplano.
Frollseto planò sulla piazza e tornò su, nel cielo, l'aria che si riempiva del suono della sua psicopatica risata di trionfo, volando via e sparendo alla vista.
Silenzio.
Malimodo osservò, incredulo, il punto in cui era svanito Frollseto.
Silenzio.
Rishugo osservò, sbigottito, il punto in cui era svanito Frollseto.
Silenzio.
Yami Malictor osservò, confuso, il punto in cui era svanito Frollseto.
Silenzio.
Laverisis osservò, furiosa, il punto in cui era svanito Frollseto.
- CA**O! -.
Malimodo, Yami Malictor e Rishugo lanciarono un'occhiata sconvolta a Laverisis, non aspettandosi certo tale fine esclamazione da lei.
La donna di pietra ricambiò i loro sguardi: - In questo caso, consentitemelo. - ringhiò, irata: - Non era destino che Frollseto si salvasse! Diamine! Doveva spiaccicarsi al suolo, liberando il mondo dalla sua presenza! E invece no! Lui si oppone al destino e sopravvive! E vola via! E mi ha pure rotto la sorpresa delle merendine che il destino mi aveva fatto trovare! -.
Silenzio.
- Vi tiro su. - disse Rishugo, atono, sollevando senza problemi Yami Malictor e, con lui, Laverisis e Malimodo.
Quando tutti e tre furono tornati sul balcone, il campanaro tornò ad affacciarsi, scrutando il cielo: - Il padron Frollseto se n'è andato e non ritorna più... è un cuore di metallo senza l'anima... - mormorò, perso nei suoi pensieri.
- Per quanto crudele, era il tuo tutore... - sussurrò Rishugo, mettendogli una mano sulla spalla, per consolarlo.
- Ma era anche la causa di tutte le sofferenze tue e degli altri. - gli fece notare Laverisis, posandogli una mano sull'altra spalla, in segno di conforto.
- Ti ha anche lasciato delle ferite sanguinanti sulle mani... - si accorse Yami Malictor, inginocchiandosi accanto a lui e leccandogli via il sangue dalle mani.
Che ameno quadretto.
- Il padron Frollseto se n'è andato e non ritorna più... - ripetè Malimodo, a bassa voce, mentre il gargoyle psicotico passava all'altra mano.
Alzò le spalle: - Pazienza. - disse, tranquillissimo.
Trasalì, ricordandosi improvvisamente di una cosa: - Esmeranzu! - esclamò: - Devo andare a liberarla! Dobbiamo aiutare i componenti della Corte dei Miracoli! -.
- Nah... - dissero i tre gargoyles, scuotendo la testa.
Il campanaro li osservò, perplesso: - Ma... ma voi mi avete detto che... -.
- Sì, ma perché non avevamo ancora partecipato attivamente alla battaglia. - chiarì Rishugo.
- Ora abbiamo eliminato il boss di fine livello, abbiamo faticato abbastanza. Ora è il loro turno. - spiegò Laverisis.
- E poi, non è che avremmo potuto fare molto... - notò Yami Malictor.
Malimodo continuò a scrutarli, fortemente confuso.
- Ma... - balbettò: - ... ma... -.
- Un po' di pop corn? - chiese Laverisis, porgendogli un pacchetto di pop corn.
Il campanaro guardò il sacchetto per un istante, per poi lanciare un'occhiata perplessa a Rishugo e Yami Malictor, che osservavano la battaglia sottostante, le mani immerse in pacchetti di patatine e arachidi.
Malimodo alzò le spalle: - Va bene. - accettò, prendendo una manciata di pop corn, tirando fuori dal nulla un binocolo e osservando ciò che succedeva in piazza.
Del resto, loro avevano già faticato abbastanza.

Note:
L'inizio, come avrete capito, è tratto da Art Attack. U.U
Se non si fosse capito, Hondà, Otogì e Shizukà appaiono vestiti da William Turner, Jack Sparrow ed Elizabeth Swann di "Pirati dei Caraibi". xD
"Moon Prism Power! Make Up!": formula di trasformazione di Sailor Moon. Perché questa e non "Potere del Cristallo di Luna! Vieni a me!"? Perché mi ronzava in testa la frase in originale... o.o""
La scena acrobatica di Malimodo è tratta da nonmiricordoquale episodio, in cui Malik - nel corpo di Anzu - fa quell'acrobazia assurda per sfuggire a Yami Malik. o.o""
"Questa è blasfemia!...": 300 (Zack Snyder e Frank Miller)
"Mufasa": Il Re Leone (Disney)
"che tanti dolori inflisse agli Ache-": Iliade (Omero) (mi sento cretina a creditare simili cose, ma compensiamo la mancanza di note nel capitolo scorso U.U)
"Il padron Frollseto se n'è andato...": La solitudine (con modifica u.u)(Laura Pausini)

Okay... questo capitolo è abbastanza corto. °° In effetti, avrei benissimo potuto accorparlo al successivo... *mumble* Però, dato che ho diviso il capitolo con uno schema ben preciso, non mi andava. .___. E' anche piuttosto demenziale e la scena di Frollseto non è venuta esattamente come speravo...
Diciamo che, comunque, il comportamento di Frollseto avrà una spiegazione...
Ed eccoci giunti alla seconda parte del penultimo capitolo... dunque, il prossimo sarà ufficialmente la conclusione del penultimo capitolo. °°
Gosh, mi fa senso dirlo! oAo

Grazie a tutte per tutte le recensioni e per i complimenti che mi fate... vi ringrazio! ^^
x Cry_chan: Sì... il Mocho Vileda è un'arma leggendaria e solo pochi eletti possono usarlo correttamente! *_____* Diffondiamo il Verbo del Mocho Vileda! *^*/
x Masayachan: Grazie! çAç E' stata un'impresa riuscire a muoverli tutti! ç___ç *non fatelo mai*
Felice che la parte della porta sia piaciuta! ^^
x Diana924: Concordi anche tu sulla brillantezza del piano, eh? U.U Fai bene!
Nessuno sa dove Ryou trovi quegli oggetti... né cosa ci faccia... °° E, comunque, Frollseto l'ha sempre detto che l'Arcidiacono Ryou è un sadico! XDD
x AliceWonderland: Mmm... hai ragione... °°
Anche la pazienza del signor Pegasùs ha i suoi limiti... U.U *perché, il signor Pegasùs è dotato di "pazienza"?*
Ma vuoi mettere la motosega con lo spolverino? U___U XD
Ehm, temo che la storia si concluderà con i prossimi due capitoli... ^^"" (oddio, che senso dirlo! OAO *fugge*)
*ritorna* Per il resto, tu sai... +_____+ xD
x Tayr Soranance: La porta è piaciuta così tanto? XD Lol!
Sul serio ti piace come muovo Athem? °° A me sembra di mandarlo continuamente e orribilmente OOC e farlo risultare poco credibile... o.o" Beh, felice di sapere che piace! xD
*diventa bordeaux e porge fazzoletto per l'epistassi*

Spero questo capitolo vi sia piaciuto. ^^ Se avete consigli o critiche, dite pure, come sempre! ^^
  
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