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Autore: Soe Mame    21/09/2010    8 recensioni
Il giovane alzò lo sguardo verso l'imponente edificio che sovrastava l'intera città: la Cattedrale.
Il solo nome, "Notre Dame", bastava già a farla figurare nella mente di chi lo udiva o lo leggeva; per questo motivo, mi auto-autorizzo a risparmiarmi una lunghissima descrizione di suddetto edificio.

× Semplicemente, la delirante parodia di Notre Dame de Paris.
Genere: Demenziale, Generale, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Altri personaggi
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Tutti i personaggi e le canzoni citate appartengono ai rispettivi proprietari; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

CAPITOLO 11 e tre



- Ormai non sono rimaste molte munizioni... - disse Cyndià, preoccupata, passando la palla al marito completamente preso dallo sparapalle.
- Non importa! Dobbiamo attaccare comunque con ciò che troviamo! - rispose il signor Pegasùs, infervorato, infilando la palla nell'aggeggio che stava usando, per poi sparare.
La palla da discoteca volò per metà piazza - la luce del fuoco delle cataste di legno creò una miriade di luci dai mille colori -, per poi colpire in pieno una guardia che stava per tendere un agguato a Manà.
Gli scontri proseguivano senza sosta e sorgerebbe spontaneo chiedersi come facciano tutte queste persone a combattere con tutte le loro forze senza mai fermarsi; peccato che la risposta a tale domanda sia sconosciuta.
C'era da dire, però, che il sagrato di Notre Dame era stato liberato: un po' per l'abilità dei componenti della Corte dei Miracoli, un po' per il terribile spolverino infuocato di Clokura, un po' per l'impenetrabile barriera dell'Arcidiacono Ryou, un po' per gli oggetti piovuti dal campanile, un po' per le buche create dagli oggetti piovuti dal campanile, le guardie erano ora tutte a terra, sconfitte.
L'unico campo di battaglia, dunque, rimaneva la piazza colma di cataste infuocate.
Così, i combattenti si spostarono lì, giungendo come ulteriori rinforzi contro i guerrieri di Frollseto che, non si sa come, erano tornati in vantaggio.
Forse era merito di un incantesimo dischiuso tra i petali del tempo nascosto dietro una porta socchiusa ai confini del sole... ah, queste sono le mille emozioni tra le pagine del destino! Ci si potrebbe scrivere dei temi d'amore tra i banchi di scuola, magari riguardanti anche i tanti segreti di un cuore innamorato...
- A proposito, lo sai che il giudice è volato via? - disse una vecchietta, colpendo una guardia con un mattarello.
- Maddai! Non ci posso credere! - rispose, stupita, un'altra vecchietta, rincorrendo un'altra guardia con un battipanni.
In breve, grazie alle vecchie comari, tutti seppero che il giudice Frollseto era volato via.
- Allora la condanna non è più valida! - esclamò Esmeranzu, dal patibolo, lanciando un'occhiataccia alla guardia che le stava a fianco, immobile, con ancora in mano la fiaccola accesa.
- Certo che è valida! - rispose Mokubehan, da sopra il serbatoio: - Non è certo un incantesimo, che cessa di avere il suo effetto alla morte del mago! - fece notare.
Per Mokubehan, tutta quella spavalderia non era altro che un modo per nascondere il suo timore: suo fratello era volato via, ora il comando era passato a lui.
Ma lui non sapeva niente di battaglie.
E poi... perché il suo amato fratello era volato via, lasciandolo solo?
Forse avrebbe dovuto mostrare la sua indipendenza... ma come? Ah, se ci fosse stato suo fratello, sicuramente gli avrebbe detto cosa fare per poter dire alle guardie cosa fare...
Nel frattempo, in cima alla gabbia di legno in cui erano stati precedentemente rinchiusi i componenti della Corte dei Miracoli, Kisarà cercava disperatamente di far uscire un po' di fuoco dalla pistola del lanciafiamme, che ora sputava solo qualche scintilla.
- Non ci posso credere... - gemette la ragazza, spaventata: - ... si è scaricato! E ora? -.
Guardò la bombola, ispezionandola velocemente: - Non ci sono fili... deve andare a batterie! Però... che tipo di batterie? E da dove si mettono? -.
Un'ombra le oscurò la luce delle fiamme.
Quando alzò il viso, la fanciulla si ritrovò davanti una guardia miracolosamente riuscita a salire.
- Hai finito di sputare fuoco, dragonessa bianca! - la minacciò l'uomo, pronto ad attaccarla: - Recita le tue ultime preghiere! E' la tua fine! -.
- Ma perché voi guardie non attaccate e basta, invece di perdere tempo dicendo scemenze? - chiese Kisarà, alzando le sopracciglia.
La guardia la osservò, perplessa: - Ma... veramente... - si riprese dalla sua confusione: - Ora basta! Ormai quell'aggeggio ti è completamente inutile! -.
- Non credo proprio. - lo contraddì Kisarà, decisa, afferrando la bombola e colpendo la guardia, facendola cadere dalla cima della gabbia.
Con un balzo, saltò giù anche lei e iniziò a colpire i suoi avversari con la bombola del lanciafiamme.
Mahàd e Manà, potenziati dal power-up e, soprattutto, dalla fighezza dei nuovi costumi, provvedevano a spazzar via e a ripulire la piazza dalle guardie del giudice. Letteralmente.
Sèth, dal canto suo, graffiava e raschiava accuratamente i suoi avversari.
Coloro che si scontravano contro il capitano Febouchi, invece, erano costretti alla resa di fronte alle brutali pollate di gomma che calavano su di loro, impietose.
"Però..." si rese conto Febouchi, guardandosi intorno: "Le guardie sono più resistenti del previsto... servirebbero altri aiuti! Nonostante sia intervenuto il popolo e quei bizzarri individui si siano riuniti, le guardie continuano a darci del filo da torcere...".
- MUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUU! -.
Un muggito di guerra si diffuse nell'aria.
Una mucca giunse alla carica all'interno della piazza, a capo chino, le corna puntate, colpendo tutte le guardie che si paravano sulla sua strada.
Incornò con le sue corna, colpì con le sue zampe, frustò con la sua coda. Era inarrestabile.
- Pancrazia! - gioì Febouchi: la sua fidata mucca era giunta!
- Quella mucca è invincibile! - urlò una guardia, terrorizzata, fuggendo dall'ira di Pancrazia, la mucca guerriera.
- Non ci posso credere, è di una potenza mai vista! - boccheggiò un'altra guardia, impressionata.
- Evviva la signora mucca! - esultò Manà, aprendo le braccia e colpendo inavvertitamente una guardia alle sue spalle.
- Una mucca? Dove? - chiese Mahàd, voltandosi di scatto e colpendo per sbaglio un'altra guardia con il suo cappello tubolare: - Oh! - si stupì, notandola.
- Il bovino pezzato è una validissima alleata! - riconobbe Sèth, raggiungendo i due, seguito da Kisarà: - Ma non è ancora sufficiente. -.
- In effetti, ci sono parecchie guardie... - notò Clokura, dall'alto di quella che era stata la sua gabbia, facendo cadere su alcuni avversari un lampione precedentemente sradicato da un angolo della piazza.
- Ma... - balbettò Manà, sgranando gli occhi: - ... la Corte dei Miracoli è al completo! E' intervenuto il popolo! E' giunta quella potente e maestosa mucca! Cos'altro possiamo fare? -.
- Ci servono altri alleati. - spiegò Mahàd, serio.
- Ma dove li troviamo? - domandò Kisarà, preoccupata: - Tutti coloro che possono aiutarci sono tutti qui... -.
- Manà cara... - disse Clokura, suadente, guadagnandosi un'occhiata totalmente sospettosa dalla diretta interessata: - ... forse è giunto il momento di chiamare le tue simili. -.
Sèth, Mahàd e Kisarà rimasero a bocca aperta, increduli e sconvolti, Manà sentì il cuore accelerare il suo battito: - Ma... ma... - farfugliò, spaesata: - Io... io... io non posso farlo! -.
- Sì che puoi! - ridacchiò Clokura: - L'hai fatto alla Festa dei Folli, seppur involontariamente! - le ricordò.
Manà si morse un labbro, indecisa, poi sospirò: - E' vero... - ammise: - ... ma il richiamo deve sorgere spontaneo e sincero... altrimenti... non funziona... - confessò, abbassando lo sguardo.
- Cosa significa? - chiese Mahàd, avvicinandosi a lei.
La ragazza lo guardò, arrossendo appena per l'imbarazzo: - Devo vedere qualcosa di estremamente qualcosa. Può essere qualcosa di puccioso o di abonimevole... ma deve essere... estremamente. - spiegò, un po' a disagio.
Tutti rimasero in silenzio.
- Qualcosa... di estremamente... - mormorarono Kisarà, Mahàd e Sèth, pensierosi.
Pochi istanti dopo, la fanciulla albina esclamò: - Ho trovato! -. Si rivolse ai due uomini accanto a lei: - Presto, spogliatevi! -.
Sèth e Mahàd, per tutta risposta, spalancarono gli occhi: - Prego? - chiesero, sperando di aver capito male.
- Spogliatevi! - ripetè Kisarà, convinta: - Quando Manà ha richiamato le sue simili, è stato perché aveva visto Malimodo praticamente nudo! - spiegò.
- Ma non vale... - gemette Mahàd, avvampando di colpo: - ... Malimodo è un caso a parte! -.
- Lui risveglierebbe gli istinti primordiali di chiunque! - concordò Sèth, completamente rosso in viso.
- Oh, quanto hai ragione... - ridacchiò Clokura, divertito dall'imbarazzo dei due.
- Vi prego! - insistette la ragazza dai capelli bianchi: - Dovete spogliarvi per poterci salvare tutti! - li pregò, le mani giunte.
- Non posso farlo... - pigolò Mahàd, in preda ad un attacco di pudicizia.
- ... non possiamo fare altrimenti. - si arrese Sèth, per poi rivolgersi al fratello: - Dobbiamo spogliarci, se vogliamo salvare i nostri compagni! La loro vita è nel nostro spogliarello! -.
L'altro rimase un attimo interdetto, per poi rendersi conto di non avere scelta.
- Allora... va bene. - cedette.
Fu così che Sèth e Mahàd cominciarono a spogliarsi.
Peccato che i loro vestiti fossero talmente complicati da non riuscire nell'impresa.
Giusto Sèth era riuscito a togliersi il copricapo ma, oltre quello, non erano stati ottenuti grandi risultati.
- Questi vestiti sono difficili da togliere... - sospirò Mahàd, cercando il modo di levarsi almeno il cappello tubolare.
- Forse se li si sfila da sopra... - disse Sèth, a denti stretti, armeggiando con la sua tunica.
Kisarà andò ad aiutarlo: - Uffa... è sempre così: ci vogliono secoli per toglierti i vestiti! - sbuffò, contrariata.
Manà li guardava; più li guardava, più li osservava, più sentiva crescere, dentro di lei, l'irrefrenabile e ardente desiderio di farsi suora. Di clausura.
- E che ca**o! - imprecò Clokura, spazientito, togliendosi la lunga giacca rossa e rimanendo con solo il suo gonnellino: - E' per questo che odio avere troppi vestiti addosso! -.
- OMMIODDIO, CHE GNOCCO! -.
L'urlo congiunto di Manà e dell'autrice risuonò per l'intera piazza, paralizzando tutti i presenti e diffondendosi per le vie della città.
Riecheggiava per ogni luogo, rimbalzando da un muro all'altro, giungendo nei posti più remoti...
- Si ripeterà ciò che è avvenuto alla Festa dei Folli? - gemette Yudjali, da dietro una catasta infuocata, guardando Athemoire con occhi disperati.
Il poeta era impallidito: - Non lo so, aibou... - balbettò, indietreggiando fino a nascondersi del tutto dietro le fiamme e portandosi dietro il giovane.
- Andrà tutto bene, non temere... - pigolò Febouchi, deglutendo, afferrando il collare con campanaccio di una Pancrazia intimorita.
- E ora... cosa succederà...? - disse Sèth, gli occhi sgranati fissi sui vicoli, così come anche quelli di tutti gli altri presenti.
Mahàd prese Manà per le spalle e la scosse, con una punta di gelosia, sperando di farla riprendere.
- Scusate... - intervenne Kisarà, sorreggendo un corpo privo di sensi: - ... l'autrice sarebbe svenuta! -.
Tutti la guardarono.
- E chi è che sta narrando, allora? - chiese Sèth, alzando un sopracciglio.
Ah, siamo i suoi due neuroni, non fate caso a noi.
No, un attimo, eccomi, ci sono di nuovo! *tampona il sangue dal naso*
Neuroni: Allora noi ce ne andiamo... ciao, ciao!
... riprendiamo la scena, va.
Clokura, onde evitare un ulteriore svenimento dell'autrice, si rimise la giacca, celando quasi del tutto quel gran bel corpo che si ritrovav-
Tutti: Autrice!
Stavo solo descrivendo!
Comunque, Clokura si rivestì, mentre, nella piazza, era sceso il silenzio assoluto.
La calma prima della tempesta.
Lentamente, la terra cominciò a tremare.
Sempre più forte, sempre più forte.
Finchè, dai vicoli, si riversarono nella piazza centinaia e centinaia di adorabili e dolci fanciulle urlanti.
- Uno gnocco!!!!!!!!!! -
- Tanti gnocchi!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! -
- Questo è il rakuen!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! -
- WAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! -
Le guardie indietreggiarono, spaventate da quell'invasione di creature infernali.
- Ragazze! - urlò Manà, sbracciandosi e portando l'attenzione delle sue simili su di sè: - C'è bisogno di voi! Questi gnocconi hanno bisogno del vostro aiuto o quelle guardie li uccideranno! -.
Le fanciulle trattennero il respiro, sconvolte.
- Dovete aiutarci! - esclamò Mahàd; molte fanciulle arrossirono e si ritrovarono con gli occhi a forma di cuore.
- Il vostro aiuto ci sarà prezioso! - rincarò Sèth; un considerevole numero di ragazze esultò, alcune con la bava alla bocca.
- Vi ringraziamo per essere giunte! - ringraziò Febouchi; svariate donzelle strillarono, eccitate.
- Siete con noi, ragazze? - chiese Clokura, sempre in cima alla gabbia, sempre con quel suo ghigno; tantissime fanciulle gridarono, persero sangue dal naso e alcune svennero direttamente.
- Allora, attacchiamo! - spronò Athemoire, spuntando fuori da dietro le cataste infuocate; moltissime ragazze urlarono, svennero e saltellarono in preda ad un entusiasmo fuori controllo.
- Io quello lo ammazzo... - ringhiò il capo della Corte dei Miracoli, non esattamente felice del fatto che il poeta gli avesse rubato la frase. E dire che il Re dei Ladri era lui!
Le fangirls, ormai cariche del loro potere e con gli occhi colmi di splendide visioni, si scagliarono contro le guardie, capovolgendo la situazione della battaglia in pochissimi istanti.
- Non possiamo perdere! - urlò una guardia: - Attacchiamole! -.
Le guardie affrontarono coraggiosamente le fangirls, i componenti della Corte dei Miracoli ne approfittarono per colpire i loro avversari.
- Oh, guarda... - esclamò Kisarà, nel frattempo incantatasi a guardare la dolce aggressività delle fangirls, accorgendosi di una cosa luccicante per terra.
La raccolse e la osservò, venendo raggiunta da Manà: - Sembra una biglia... - commentò l'albina, assolutamente incurante della violenza attorno a sè.
- Una biglia che sembra un occhio... - notò la ragazza dalla pelle scura, notando lo strano occhio egizio in rilievo sulla biglia.
- Chissà come mai sembra un occhio... - ridacchiò Clokura, scendendo dalla gabbia con un salto.
Dopo un attimo di perplessità, le due cugine si scambiarono uno sguardo scioccato, per poi tornare a guardare la simpatica biglia con tutt'altri occhi.
- Deve essermi caduta dalla tasca quando ho tolto la giacca. - disse il capo della Corte dei Miracoli, prendo l'oggetto dalle mani di Kisarà e rigirandoselo tra le dita.
Alzò le sopracciglia e lo gettò alle sue spalle: - Ah, no, è solo uno dei tanti falsi: l'originale è alla Corte. - sospirò: - Volevo darlo a Pegasùs solo per vedere la faccia che avrebbe fatto, ma mi è passata la voglia. -.
La biglia-occhio rotolò a terra, finendo sotto le suole di una guardia; quest'ultima scivolò, cadendo addosso ad un'altra guardia, che cadde addosso ad un'altra guardia, che cadde addosso ad un'altra guardia, che cadde addosso alla gabbia che aveva imprigionato i componenti della Corte dei Miracoli, facendola crollare su se stessa.
La battaglia si faceva sempre più feroce: le guardie non si arrendevano di fronte alla Corte dei Miracoli, al popolo, a Pancrazia, a Febouchi, alle fangirls, allo sparapalle del signor Pegasùs - ora passato al lancio di palline antistress.
Ma era ovvio che fossero in netto svantaggio.
Ormai gli scontri stavano per volgere al termine.
Gli occhi di Esmeranzu, ancora legata al palo, brillarono: - Vi prego... vincete! - sussurrò, il cuore che le batteva forte.
"Non posso permettere che quelli là vincano!" si disse Mokubehan, mordendosi l'unghia del pollice per l'ansia: "Però cosa faccio? Non sono capace di combattere... ".
Improvvisamente, le parole di suo fratello gli risuonarono nella mente: - Noi abbiamo questo. -.
Mokubehan guardò sotto i suoi piedi, ricordandosi dell'esistenza del serbatoio.
Sulle sue labbra apparve un sorriso sinistro, molto simile a quello di suo fratello Frollseto.
Il serbatoio.
La loro arma segreta.
Andò sul bordo, si inginocchiò e mise un dito su un pulsante: - E' LA VOSTRA FINE! - urlò, facendosi sentire da tutti.
Quando gli sguardi di tutti i presenti furono puntati su di lui, Mokubehan non esitò a premere il bottone: da un lato del serbatoio fuoriuscì una pompa che, un istante dopo, sparse dello strano liquido sul suolo della piazza.
Un liquido rossastro-marroncino, dall'odore intenso, pungente, nauseante.
- Non può essere... - gemettero alcuni, indietreggiando man mano che il liquido avanzava.
- Quello è... - pigolarono Manà, Kisarà e Yudjali, inorriditi.
- ... OLIO DI FEGATO DI MERLUZZO! - urlarono Sèth, Mahàd, Athemoire e Febouchi, sconvolti, gli occhi spalancati.
- No, ca**o! Tutto ma non quello! - gridò Clokura, saltando sopra la gabbia che lo aveva imprigionato.
- Ce n'è un serbatoio pieno! - urlarono alcune persone del popolo, terrorizzate.
- Presto, fuggiamo! - urlarono altre persone.
In pochissimi istanti, la piazza si svuotò per metà; le guardie, soprattutto, avevano provveduto a correre più velocemente possibile.
Il signor Pegasùs, dal canto suo, aveva provveduto a chiudere la finestra.
Ma l'olio aveva bloccato la strada alla restante metà, che ora indietreggiava, premendosi le mani sul naso.
Chi era rimasto cercava riparo sulla legna che non aveva preso fuoco o sui pezzi della gabbia che aveva imprigionato i componenti della Corte dei Miracoli, ormai sparsi non si sa come per gran parte della piazza.
L'olio si disperdeva ovunque, inarrestabile, avvolgendo tutto con il suo manto scuro e con il suo odore insopportabile.
Athemoire e Yudjali erano stretti l'uno all'altro; poco più in là, Mahàd cercava di impedire a Manà di scivolare nell'olio; ancora più in là, Sèth e Kisarà erano abbracciati; più in giù, Otogì e Hondà si erano caricati in spalla Shizukà, tentando di non cadere a terra e, di conseguenza, nell'olio; Pancrazia muggiva da sopra dei ceppi che non avevano preso fuoco; Febouchi era riuscito a trovare riparo sulle scalette del patibolo, guardando, inorridito, l'avanzata dell'olio.
Gli altri si erano riparati anche all'interno della gabbia di Clokura, quest'ultimo sopra di essa.
- Siete crudele! - urlò Esmeranzu, furiosa, rivolta a Mokubehan: - Esattamente come vostro fratello! -.
- Grazie! - esclamò l'altro, con un sorriso di trionfo: - Adesso la vittoria è nostra, solo nostra! -.
- Siete senza cuore! - gridò la condannata: - Possibile che tutto ciò non riesca ad impietosirvi? Ad intenerirvi? Né voi né vostro fratello! -.
Mokubehan la squadrò dall'alto in basso, arricciando il naso per il fetore che cominciava a sentirsi fin lassù: - Signorina, vi ricordo che noi abbiamo visto Malimodo crescere. Lo abbiamo visto da bambino! -.
Esmeranzu trattenne il respiro, sconvolta: Malimodo da bambino...
Ecco perché i due fratelli erano così insensibili! Come poteva, qualcosa, impietosirli, se erano passati per la sconvolgente tenerezza di un Malimodo bambino?
Era ovvio che ora niente e nessuno potesse intenerirli!
- Un intero serbatoio colmo di olio di fegato di merluzzo... - gemette Febouchi, tappandosi il naso, disperato: - Come avete potuto...? -.
- Olio di fegato di merluzzo della miglior qualità! - si vantò Mokubehan, nonostante il suo stomaco cominciasse a protestare per l'odore non esattamente gradevole: - Abbiamo importato i merluzzi direttamente dal Cashmir! -.
Il Cashmir, regione celebre per i suoi merluzzi.
Ormai l'olio aveva invaso l'intera piazza.
Ma nel serbatoio ce n'era ancora.
E il livello dell'olio, pian piano, saliva.
Le persone che avevano trovato rifugio sui pezzi di legno sarebbero presto state colpite da quella terribile sostanza.
L'aria era impregnata di quell'odore immondo e delle urla disperate di tutti i presenti.
Alcune persone piangevano, altre gridavano.
- YAMETE!!!!!!!!!!!!!!!!!! - strillavano le fangirls, spaventate da tutto ciò che stava succedendo.
Mokubehan, nel guardare tutto ciò che aveva scatenato, sentì una stretta al cuore: tutte quelle persone stavano soffrendo per colpa sua.
L'aveva fatto per la vittoria ma... ne valeva veramente la pena?
Tutte quelle persone che urlavano, tutte quelle persone che piangevano...
Ed era tutta colpa sua...
Si morse un labbro, indeciso sul da farsi: voleva vincere, ma aveva creato un Inferno.
- Siete senza cuore! -
Le parole di Esmeranzu risuonarono nella sua testa come un'eco.
Suo fratello era senza cuore, era temuto da tutti... e lui voleva essere come suo fratello...
Ma il prezzo da pagare era tutta quella sofferenza?
Suo fratello amministrava la giustizia; ma era giusto far soffrire così tante persone?
"No..." si disse, la stretta sul suo cuore che si faceva sempre più forte.
- MI DISPIACE! - urlò, inorridendo per ciò che aveva fatto: - Non volevo! Ho sbagliato, è vero! Perdonatemi! - gridò, pentito, mettendosi le mani nei capelli.
Tutti lo guardarono, indecisi sul modo in cui comportarsi.
Ignorarlo? Perdonarlo? Mandarlo a quel paese?
Alcune fangirls sospirarono: - Che tenero... -.
- Un momento! - urlò Athemoire, all'improvviso, sgranando gli occhi: - Ma questo... questo è... olio? -.
- Ma dai, come sei perspicace! - gli rispose Clokura, sarcastico.
Il poeta rabbrividì, stringendo a sè Yudjali: - Ma... ma l'olio è... l'olio è altamente infiammabile! -.
Silenzio.
Tutti si scambiarono occhiate sconvolte.
Per poi guardare le cataste di legno infuocate.
E l'olio che le avvolgeva.
Sarebbe bastata una sola scintilla...
- E... e ora cosa faccio? - gemette Mokubehan, terrorizzato per il modo in cui il suo gesto era degenerato: senza suo fratello non sapeva come comportarsi... se ci fosse stato lui...
- Cercate di fermare l'olio! - gli urlò Febouchi, dalle scalette del patibolo.
Sbiancato in viso, Mokubehan annuì e spinse di nuovo il pulsante.
Non successe nulla.
Lo spinse nuovamente.
Niente.
- S... si è... - pigolò, ormai tremante: - Si è rotto... -.
Gli sguardi di tutti i presenti furono molto chiari: era la fine.
In quel momento, però, avvenne una cosa incredibile: la puzza dell'olio di fegato di merluzzo del Cashmir era così forte, ma così forte che le fiamme preferirono estinguersi da sole piuttosto che continuare ad esistere in un luogo in cui era presente anche quel liquido dall'odore così vomitevole.
Tutti rimasero senza parole.
In quel momento, però, avvenne un'altra cosa incredibile: le cataste di legno si ricordarono di essere state incenerite e, di conseguenza, si tramutarono in montagnole di polvere.
Tutti rimasero di nuovo senza parole.
Ma trassero un profondo respiro di sollievo: ora non c'era più il rischio che l'olio prendesse fuoco, bruciandoli tutti.
In compenso, il profondo respiro di sollievo li fece diventare verdi per l'odore che aveva impregnato l'aria, rendendola irrespirabile.
- E ora cosa facciamo? - gemette Manà, guardando con orrore il liquido rossastro-marroncino che avanzava sempre di più.
- Io non resisto più! - strillarono alcune persone, ormai giunte al limite.
Altri si accasciarono, ormai privi di forze.
Alcune persone avevano le lacrime agli occhi, cercavano disperatamente di tapparsi il naso; altri si tenevano lo stomaco e si premevano la mano sulla bocca, cercando di non mostrare gli effetti che quell'odore aveva su di loro.
La gente agonizzava, nauseata da quel tanfo immondo.
No, non poteva esistere una cosa così micidiale...
Esmeranzu guardò tutti i suoi compagni, tutti coloro che si erano uniti alla battaglia per poterla salvare: erano tutti così sofferenti... le vennero le lacrime agli occhi per la rabbia, per la consapevolezza di non poter fare nulla per aiutarli.
Le sfuggì un singhiozzo, che fu captato dalla guardia accanto a lei, ancora in possesso della fiaccola che, ostinatamente, continuava a rimanere accesa.
- Guarda, ragazza! - le disse, con un ghigno: - Questo è quello che succede a chi si oppone al giudice Frollseto! Voi avrete anche vinto, ma noi ci prendiamo sempre la nostra rivincita! -.
Urla, pianti, grida.
Persino da Mokubehan, disperato e pentito.
La piazza si era trasformato in un girone infernale.
Esmeranzu non riuscì a trattenere un altro singhiozzo, sforzandosi di non mettersi a piangere.
La guardia parlò di nuovo, trionfante, facendola soffrire ancora di più, ogni parola che diceva: - Guardali, ragazza! Guarda coloro che sono venuti per salvarti! Tutto questo è successo solo per causa tua! Tu hai osato opporti al giudice Frollseto e questa è la conseguenza! Adesso guardali! Guarda che fine fanno i tuoi amici! -.
Nella piazza calò il silenzio.
Lentamente, tutti guardarono in direzione del patibolo, tremando, sudando freddo.
- Ha... ha detto... - balbettò Manà, un rivolo di sudore freddo le percorse il viso.
- No... - gemette Kisarà, gli occhi sgranati, portandosi le mani alla bocca.
- NON E' VERO! - urlò Sèth, disperato: - Non è vero quello che hai sentito, Esmeranzu! Hai sentito male! -.
La guardia, notando quegli strani comportamenti e percependo la tensione che era venuta a crearsi, si voltò meccanicamente verso la condannata: lo sguardo chiaro della fanciulla era vacuo, come perso.
Sul suo volto, pian piano, si disegnò un sorriso sereno, come se la fanciulla fosse in estasi: - Amici! - ripetè, la voce improvvisamente acuta.
La guardia sentì i brividi lungo la schiena.
Esmeranzu guardò l'uomo accanto sè, sorridendogli, gli occhi spalancati e vitrei: sembrava in trance.
Ed era spaventosa.
- Loro sono miei amici! - trillò.
- NO! - urlò Clokura, rabbrividendo e non riuscendo a stare in piedi per lo shock: - Perché non le ho strappato le corde vocali quando ancora ero in tempo? - gemette, inorridendo.
- NON E' VERO! - ripetè Sèth: - Non ha detto quello che tu credi abbia detto! -.
- Ha detto "Tamigi"! - gridò Yudjali, tremando: - Sorellina! Ascoltami! Quella guardia ha detto: "Guarda che fine fanno i tuoi nel Tamigi!"! -.
- E' vero! - urlò Kisarà, impallidita: - Anch'io ho sentito "Tamigi"! -.
- Esatto! - concordò Manà, annuendo disperata: - Vogliono portarci a Londra e buttarci nel Tamigi! Perché... perché... perché è un bel po' che il ponte di Londra cade giù! -.
- Il ponte di Londra cade giù? - chiese Mahàd, confuso.
- Cade giù! - annuì Manà, meccanicamente.
- Cade giù! - concordò Kisarà, agitata.
- Il ponte di Londra cade giù! - esclamò Athemoire.
- Mia fiera signora! - sospirò Yudjali.
- Loro sono miei amici! - trillò di nuovo Esmeranzu, guardando tutti coloro che aveva d'innanzi, per poi tornare alla guardia: - Sapete, signore, l'amicizia è una cosa molto importante! Infatti, è un profondo sentimento d'affetto che lega le persone, basato sulla fiducia e sul rispetto reciproco! E' difficile trovare un vero e sincero sentimento d'amicizia ma, quando lo si trova, esso la cosa più bella che possa capitare! Perché, sapete, l'amicizia è alla base di ogni emozione, di ogni legame, di ogni gesto... -.
- NNNNNNNNNNOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO! -.
L'urlo disperato di tutti i presenti non bastò a coprire la voce di Esmeranzu, che continuava a risuonare per ogni dove, come potenziata da una forza magica: - ... come infatti dice il detto, "chi trova un amico, trova un tesoro"! Ed infatti, è proprio di un vero e proprio tesoro che si parla! Non è oro, non è argento, non è un materiale prezioso, anzi, non è neppure un materiale! E' una potente forza che lega le persone per tutta la vita, è un sentimento che... -.
- E' per questo che nessuno deve mai nominare la parola "amici" o "amicizia" in sua presenza... - gemette Yudjali, capendo di non poter resistere.
L'odore dell'olio di fegato di merluzzo era passato decisamente in secondo piano.
- Moriremo! - singhiozzò, coprendosi gli occhi con le mani.
Athemoire gli coprì le orecchie, stringendolo a sè: - No, noi non moriremo, aibou... non so come, ma sopravviveremo... -.
Yudjali lo guardò, grato; il poeta annuì, deciso: - E... anche se dovessimo morire... è bello poter morire tra le tue braccia, aibou. Sappi che ti amo, non ho mai smesso di amarti! -.
- Anch'io ti amo, Athemoire! - gemette l'altro, ormai rassegnatosi.
In ogni caso, coprì le orecchie del compagno così come lui stava coprendo le sue. Anche se serviva a ben poco.
- ... un vero amico è un vero e proprio dono del cielo, un regalo di cui dovremmo essere sempre grati... -.
- D'accordo che ho sbagliato, ma una simile punizione è troppo! - gemette Mokubehan, le mani premute contro le orecchie, accasciandosi sul serbatoio.
- ... bisogna sempre tenere in considerazione i propri amici, coltivare gli affetti e far sbocciare il fiore dell'amicizia sincera... -.
- Sèth, ti proteggerò io! - esclamò Kisarà, decisa, tappando le orecchie al compagno.
Lui scosse la testa, le tolse le mani dalle orecchie, le prese tra le sue e coprì le orecchie della compagna: - No, sarò io a proteggere te, Kisarà! -.
Lei fece di no con la testa e ripetè su di lui ciò che aveva fatto Sèth: - No, ti proteggerò io! -.
Sèth si tolse le mani dalle orecchie e ripetè i gesti che aveva già compiuto: - Assolutamente no, Kisarà, ti proteggerò io! -.
- No, ti proteggerò io! -
- No, ti proteggerò io! -
- Ho detto che sarò io a proteggerti! -
- E invece ti proteggerò io! -
- Facciamo che ci proteggiamo a vicenda? -
- Mi sembra un buon compromesso. -
Così, i due tapparono le orecchie dell'altro, stringendosi in un abbraccio disperato.
- ... come una pianta, anche l'amicizia ha bisogno di cure! Va innaffiata ogni giorno, va curata, va apprezzata... -.
- No... - gemette Manà, piangendo.
- Questo è un incubo... - fece Mahàd, sconvolto.
- Io non posso morire! - singhiozzò la ragazza, tappandosi le orecchie, il suo compagno fece lo stesso: - Non so ancora come finisce X! -.
- Quanto vale l'amicizia, rispetto a tutti gli altri sentimenti? La si può veramente sacrificare per l'amore? L'amicizia è il più puro, sincero e forte legame che possa mai esistere... -.
- Qual... cu... no... la... ab... bat... ta... - disse Clokura, con voce strozzata, stramazzato sulla cima della gabbia di legno, ormai senza forze.
- ... perché è l'amicizia la vera colonna portante di questo mondo e di tutti i sentimenti umani! E' l'amicizia quella che sorregge... -.
Pancrazia muggiva disperata, sperando di coprire quella voce con il suo verso; Febouchi tremava e cercava di isolare qualsiasi suono dalle sue orecchie, invano.
- Un mondo senza amicizia è come una rosa senza spine, è come una fetta di pane senza Nutella, è come una pubblicità di profumi con un senso comprensibile... -.
La guardia indietreggiò, rendendosi pienamente conto di aver scatenato un mostro.
La fiaccola non riuscì a resistere e si spense, per poi cadere dalla sua mano tremante.
- N-no... - balbettò l'uomo, le gambe che tremavano così tanto da farlo cadere in ginocchio: - I-io ho detto proprio "Tamigi"... signorina... credetemi... - pigolò, sconvolto.
Ma Esmeranzu non lo ascoltava.
Guardava fissa davanti a sè, continuando il suo discorso sull'importanza e sul valore dell'amicizia, lo sguardo perso, la voce squillante.
Le corde che la legavano marcirono di colpo, cadendo a terra e liberandola; la ragazza, noncurante, giunse le mani e fece qualche passo avanti sul patibolo, quasi fosse un palco, proseguendo il suo monologo: - Anche grandi illustri filosofi dell'antichità parlavano di amicizia! Ad esempio, Epicuro diceva: "Di tutti quei beni che la saggezza procura per la completa felicità della vita, il più grande di tutti è l’acquisto dell’amicizia"! Per non parlare di Aristotele che, riguardo questo grande e importante sentimento, diceva: "Senza amici nessuno sceglierebbe di vivere, anche se possedesse tutti gli altri beni"! Ed è vero tutto ciò che hanno detto! E che dire di Cicerone, che ha addirittura scritto un'intera opera interamente basata sull'amicizia? -.
Erano tutti a terra, rantolanti.
Alcuni ansimavano per prendere, disperati, delle boccate d'aria rancida; altri piangevano, gli occhi ormai arrossati, cerchiati da profonde occhiaie.
Tremavano, rabbrividivano.
Era un incubo.
- Amicizia! Quante parole possono nascere da questo semplice vocabolo! Come amico, amichevole, amichevolmente, amicissimamente... -.
Nel sentire quelle parole, quelle parole così cariche di amicizia, il terribile, spaventoso e disgustoso olio di fegato di merluzzo del Cashmir cominciò ad evaporare, ben deciso a stare il più lontano possibile da quella creatura inumana dall'aspetto di donna.
In breve, l'intera piazza fu liberata dall'olio di fegato di merluzzo del Cashmir, consentendo a tutti i poveretti di crollare a terra senza sforzarsi di rimanere sulle tavole di legno.
Ma, ogni istante che trascorreva, sembrava sempre peggio.
- Quand'è che finirà...? - chiese Hondà, al limite.
Yudjali strinse i denti: - Non lo so... temo finchè... finchè non esaurirà ogni energia... finchè non crollerà addormentata... - lanciò uno sguardo atterrito alla sorella: - ... e ora mi sembra molto pimpante... -.
Le parole del ragazzo gettarono ulteriormente nello sconforto tutti i presenti.
Nessuno aveva più anche solo la forza di parlare, di tenere gli occhi aperti.
Erano come schiacciati da tutte quelle parole sull'amicizia.
All'interno della loro casa, il signor Pegasùs e Cyndià avevano messo a volume massimo la più potente musica metal che avevano a disposizione, invano: le parole di Esmeranzu riuscivano a superare persino il più potente dei metal, gettando i due coniugi nella disperazione più totale.
Dall'alto del campanile di Notre Dame, Malimodo era spalmato sul balcone, agonizzante: - Esmeranzu... - gemette, quasi piangendo: - Ti prego... basta... -.
Yami Malictor aveva vomitato polvere per parecchio tempo, prima di svenire in un angolo; Laverisis si era lasciata scivolare lungo una colonna, chiudendo gli occhi: - Il destino, a volte, è così crudele... ma era destino che quella guardia pronunciasse quella parola proibita... - sussurrò, ormai priva di forze.
Rishugo strisciò lungo il pavimento, come schiacciato: - Ma... - cercò di dire, a fatica: -... come facciamo noi che siamo quassù in cima a sentire quello che dice quella ragazza che si trova laggiù in piazza? -.
- Non farti domande, Rishugo... - sospirò la donna di pietra, sul punto di svenire.
- Esmeranzu... - gemette Malimodo, in lacrime, lo sguardo verso la piazza.
- Sorellina... - sussurrò Yudjali, i grandi occhi colmi di paura, guardando verso il patibolo.
- Eschernatsu... - mormorò Athemoire, stringendo i denti, cercando di resistere.
- Perché è successo? - pianse Kisarà, ormai a terra, le mani sempre premute sulle orecchie del suo amato.
- Non è giusto che tutto finisca così... - disse Sèth, a denti stretti, le mani sempre premute sulle orecchie della sua amata.
- Qualcuno la fermi... - pregò Mahàd, senza forze.
- Yamete... onegai... yamete... - singhiozzò Manà, anche lei crollata a terra, gli occhi arrossati.
- Es... me... ran... zu... - fece Clokura, sollevando la testa a fatica: - Ma... va'... al... Re... gno... del... le... O... m... bre... -.
- MUUUUUUUUUUUUUUUU! - muggì Pancrazia, anche lei rovinata al suolo.
- Mi... dis... pia... ce... mi... dis... pia... ce... - continuava a ripetere Mokubehan, traumatizzato, crollato sulla cima del serbatoio.
"Signorina Esmeranzu..." pensò Febouchi, guardando la creatura che quella dolce fanciulla era diventata.
Era una così brava giocatrice... una così buona ragazza...
Lei lo aveva aiutato... era sempre stata così gentile...
"Devo... devo fermarla..." si disse il capitano, raccogliendo tutte le sue forze e alzandosi a fatica: "Signorina... Esmeranzu...".
Persino il suo pensiero era rallentato per la fatica.
Con passo pesante, trascinato, salì prima un gradino, poi un altro, poi un altro ancora, e un altro ancora, e ancora, e ancora, e ancora.
Finchè non giunse sul patibolo.
Lentamente, tutti gli occhi arrossati dei presenti furono puntati su di lui.
Fece un passo, poi un altro.
- Febouchi... - gemette Sèth.
Un altro passo.
- Siete la nostra unica speranza! - disse Athemoire, la voce soffocata.
Un altro passo.
- Vi prego, salvateci! - urlò Kisarà, per poi sentire la gola dolerle come non mai.
Un altro passo.
- Noi crediamo in voi! - le fece eco Yudjali, le lacrime agli occhi.
Un altro passo.
- Ci dispiace avervi quasi ucciso! Perdonateci! - gli disse Manà, per poi portarsi una mano alla bocca per fermare un conato.
Un altro passo.
- Potete farcela! - lo incoraggiò Mahàd, allo stremo.
Un altro passo.
- Capitano... - sussurrò Malimodo, aprendo a stento gli occhi e riuscendo miracolosamente a guardare nel binocolo che aveva in mano.
Febouchi cadde in ginocchio, la gente trattenne il respiro.
"Qui la potenza del suo discorso è ancora più forte..." notò il capitano, rialzandosi lentamente, quanto le sue forze residue glielo permettevano.
- L'amicizia è dunque importantissima, è capace di smuovere interi gruppi, interi paesi, intere nazioni, interi mondi! Perché è dall'amicizia che tutto nasce e tradirla significare commettere il più grave dei peccati! -.
Era come sostenere una tonnellata sulla schiena.
Era impossibile.
Febouchi avanzava lentamente, con un'andatura trascinata, gli occhi ormai vacui, il volto incavato.
"Signorina... Esmeranzu...".
Le parole delle altre vittime si facevano sempre più lontane, le parole di Esmeranzu lo colpivano come mille coltelli.
- Si... gn... Es... zu... - cercò di dire, accorgendosi di non riuscire a parlare.
Deglutì, raccogliendo disperatamente ogni singolo residuo di energia per rimanere in piedi.
- Esm... zu... - provò a dire, ormai la vista cominciava ad appannarsi.
Trasse un profondo respiro: - Esmeranzu! -.
Sentì la gola tirarsi dolorosamente, le forze che andavano via in un colpo solo.
No... doveva resistere...
Esmeranzu si fermò.
Tutti alzarono lo sguardo, gli occhi spalancati.
Esmeranzu si voltò verso Febouchi.
Sul volto della ragazza si dipinse un'espressione di pura felicità: - Amico mio! - trillò.
Lentamente, il capitano prese il viso della fanciulla tra le mani, avvicinandosi a lei: - P... perdo... perdonatemi... - disse, con quel briciolo di voce che gli restava.
E, con le ultime forze che gli rimanevano, guardando Esmeranzu nei suoi occhi chiari, la colpì con una violenta testata.

Note:
Ebbene... neanche qui abbiamo le note. ù___ù °^°

Va bene... questa è l'ultima parte del penultimo capitolo.
In pratica, ho finito il pubblicare il penultimo capitolo.
Quindi il prossimo sarà l'ultimo. ^______^
... °_____°
... <_____<
... >_____>
... O___________________________O
*fugge*

Ci credete al fatto che, nello scrivere le frasi sull'amicizia, mi è venuto mal di testa? °°

Ancora una volta, vi ringrazio tantissimo i commenti che lasciate e per tutti i complimenti che mi fate. ^^ Vi ringrazio, sul serio! *^*
x Diana924: Certo che puoi comprare la guida! *___*v Alla modica cifra di un euro e novantanove euro! *____*v[cit. "Piccol"]
Ovviamente... no. U.U Solo Malimodo e i gargoyles riescono a pronunciare quel nome. U.U XD
Ebbene sì... l'Arcidiacono Ryou è pucciosamente sadico. <3
x Masayachan: Mi riferivo al combattimento. ^^"" *si spiega malissimo* Temevo di averlo fatto troppo veloce. xD
Giusto! *_____* Anche se io avrei messo colla vinilica&scottex sulle gabbie, a dire la verità... ù.ù
x Cry_chan: Come vedi, ecco il gran finale della battaglia. XD
Argh! Ma ad essere in fiamme devono essere solo le cataste, non la città intera! °° Riprova e ci riuscirai. U.U XD
x Pinkiss: Ti ringrazio! ^^ (in effetti, Athem e Yudi sono proprio portati per Gringoire e Djali U.U XD)
x AliceWonderland: Grazie! ^^
Secondo me, Frollseto ha anche dato l'arcolaio a Malefica! è___é
Mmm... non saprei... chissà chi è che non muore mai... +___+ xD
Non chiederti nulla. U.U Per il tuo bene. U.U
Frollseto se n'è andato e chissà se torna più...
x XShadeShinra: E chi lo ammazza, Ore-sama? XDD
Eh, la scenografia prima di tutto... U.U XD
Grazie! ^^

Spero che questo penultimo capitolo vi sia piaciuto. ^^ Come sempre, se avete critiche da farmi o consigli da darmi, ditemi pure! ^^
  
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