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Autore: Malitia    19/09/2010    2 recensioni
Introduzione modificata. E' vietato l'uso del tag b se non in casi particolari, come per segnalare vittore (primo posto) in concorsi.
Rinoa81, assistente amministratrice.

La vita di Marguerite cambia quando, indotta dalla sorella, accetta all'età di 15 anni di diventare la moglie di un uomo maturo e senza scrupoli. Trasformata in una creatura rancorosa e furente, si trasferisce a Parigi tre anni dopo aver contratto il suo sfortunato matrimonio, e qui incontra per la prima volta l'amore. Ma potrà sfuggire dalle grinfie del marito?
Dall'ultimo capitolo:
Marguerite socchiuse gli occhi, confidando che il buio non rivelasse quell’attimo di debolezza. - Dei, santi, angeli, Madonne, papati…cosa ci danno? Ore di preghiere, false speranza, fiducie mal riposte. Bianco e nero, male e bene, inferno e paradiso, dov’è la giustizia? Un dio che permette le guerre, che chiude gli occhi davanti ad omicidi, truci dazioni, sangue, stupri! Un diavolo tentatore che diffonde i male, che si bea del dolore, che agisce impunito. L’unico modo per sopravvivere è cedere all’odio, corrompersi e dimenticare la coscienza, ma al prezzo della propria anima. Chi, in questo mondo, si mantiene ancora puro? Chi merita il paradiso? Bambine vendute a ricchi mercenari senza scrupoli, società ipocrite, sporche e sanguinarie! Bugia, non v’è altro che bugia in questo e quell’altro mondo, niente in cui credere, niente per cui valga la pena lottare. Il lercio contamina il puro, la notte eclissa il sole. Nè bene, né male, una sola unica creatura. Né inferno, né paradiso, soltanto questa terra meschina, e null’altra certezza se non quella della morte-. Marguerite continuò a tendere gli occhi chiusi, il battito incessante del proprio cuore che le assordava i timpani. Sentì che Lemaire si stava avvicinando e li riaprì controvoglia. Era a pochi centimetri da lei, evidentemente scosso. La sua fredda impassibilità si era sgretolata. - Niente per cui valga la pena di lottare, Madame? E l’amore?-.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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20 Hugo Rimbaud amava i balli. 
Amava la gente che lo reclamava, lo salutava, lo riveriva. Amava essere considerato un uomo di mondo, e amava la vita politica. Amava il suo viso piacevole, il colore biondo rossiccio dei baffi e dei capelli, i completi eleganti e le luci accecanti. Amava la chiacchiera e i brusii delle grandi sale. Amava persino la moglie, a modo suo, anche se non l’aveva mai capito. 
Di certo, non amava l’idea di non aver ancora avuto un figlio. Quello era l’unico fastidio a cui non era ancora riuscito a provvedere. Sarebbe riuscito anche in questo, prima o poi, ma avrebbe dovuto sbrigarsi dato che, lo ammettesse o no, l’età cominciava ad avanzare. C’era Charlotte, naturalmente, ma per quanto somigliasse alla moglie non era figlia nè dell’una, né dell’altro, e, inoltre, era una femmina. Un maschio. Avrebbe voluto un bel ragazzo sano e forte a cui affidarsi per il resto della sua vecchiaia. 
Il rumore inconfondibile dei passi di Marguerite oltrepassò la porta. Stava andando di gran corsa, chissà dove e chissà perché. 
Non gli importava nulla se lei spendeva i suoi soldi, a condizione che fossero spesi per migliorare la sua immagine. Libri, strumenti, tele su cui dipingere, non avevano senso, non erano d’utilità, solo un grande spreco di denaro. Con i libri, al limite, potevi rifocillare il fuoco del camino. 
Spinto da un moto di curiosità, Hugo si alzò e si recò all’ingresso, dove Marguerite si specchiava controllandosi il cappellino. 
- Dove vai?-, le chiese. 
Marguerite sussultò leggermente, non l’aveva visto. Lo guardò per un secondo e tornò a specchiarsi. 
- A Villa Helene. Volevo ricambiare la visita dei Lemaire e congratularmi con le Mademoiselle per il successo del ballo-. 
La ragazza si morse le labbra e si avviò verso la porta. 
- Tornerò prima di cena, non…- 
- Aspetta- la interrupe. 
- Perché?-, sorrise incerta.-Sono già in ritardo…-. 
- Vengo con te-. 
Hugo prese la giacca, distrattamente appoggiata ad un sofà. 
- Ma…- esitò lei. 
- Qualche problema? Mi pare lecito accompagnare mia moglie ad una visita ai vicini. Daremo l’impressione di una famiglia unita, quale siamo. Anzi, porta pure la bambina-. 
- Ma Charlotte dorme…-. 
- Svegliala-. 
Il tono brusco non ammetteva repliche. 
Hugo doveva essere autoritario con quella ragazzina, o dandole un dito si sarebbe presa tutta la mano. Era un di quelle che aveva bisogno di un uomo che impartisse loro degli ordini, che fossero soggiogate per sentirsi sicure. Una sciacquetta come molte, insomma. 
E la bambina le somigliava, con i suoi capriccetti e l’aria vagamente insolente che scorgeva fugacemente negli occhi di Marguerite. 
Ma una volta cresciuta, ce ne sarebbero state pure per lei. 
In quanto a Villa Helene, non lo disturbava il pensiero di rivedere le belle proprietarie, sebbene il fratello non gli fosse riuscito simpatico. Ad ogni modo erano vicini, e come tali dovevano essere trattati, con affabilità, gentilezza e una celata persuasione. Per incrementare a tutti i costi la sua credibilità politica, doveva mostrarsi necessariamente come un uomo felicemente sposato, dalle solite basi familiari ed economiche. Perciò l’idea di prendere la bambina, se serviva a racimolare voti, non gli era parsa malvagia. 
Marguerite, frastornata, chiamò Sandrine ordinandole di svegliare e vestire la piccola. 
Quando la cameriera se ne andò, Hugo non potè fare a meno di constatare che la moglie era turbata. 
- Avevi forse qualche altro piano per questo pomeriggio, Marguerite?-, domandò freddamente. 
- No, certo. Perché chiedi questo?-. 
Hugo solcò a grandi passi la sala, arrivandole di fronte in pochi istanti. 
- Non fare la furba con me, ragazzina, sono nato prima di te-. 
Le tirò un ceffone che le fece voltare la faccia. 
Piccola insolente. 
Pretendeva di mentirgli, di prenderlo in giro. 
Le prese con forza il mento e le alzò il viso. 
- Cerca di sembrare felice questo pomeriggio, d’accordo?-. 
Le labbra si distesero in un sorriso diabolico, perfettamente conciliante al tono di voce che aveva adoperato. Le passò un dito sulla guancia arrossata e premette una mano sul suo ventre. 
- Stanotte vedremo di donare a questa casa un degno erede, e di rimettere un poco in chiaro le cose. Ho l’impressione che ultimamente ti sia presa troppa libertà-. 
L’ombra d’odio che passò per un attimo tra le ciglia di Marguerite gli fece pensare di arretrare. Rifiutando una simile idea, la prese per i capelli costringendola a ritirare la testa e a mostrare il collo e la scollatura del vestito. Tirò di più in modo da farle male e inarcare la schiena, ma avendo sentito i passi si Sandrine, la lasciò andare. Teneva infatti in braccio Charlotte, ancora insonnolita, che si tese verso la zia. 
- Andiamo-, ordinò. 
Si diressero tutti e tre verso la carrozza.
  
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