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Autore: kiku77    19/09/2010    8 recensioni
Seguito di "Le Conseguenze dell'amore" - Dal primo cap:"Erano sposati da tre anni. E tutto nella loro vita era di nuovo cambiato; stravolto dal destino. Kumiko, nata sotto una cattiva stella, aveva attraversato altro dolore: un dolore molto più profondo di quello che già aveva sopportato prima del suo matrimonio. Genzo ne era stato testimone: silente, come le pietre, come il ghiaccio che non si scioglie e che sotto il sole splende indifferente"
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Genzo Wakabayashi/Benji, Kumiko Sugimoto/Susie Spencer
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutti…

Questa volta, scrivo prima. Vorrei che la pagina si chiudesse proprio come la scena che ho sognato.

Genzo e Kumiko se lo meritano.

Ancora una volta sono arrivata alla fine e neanche me ne rendo conto.

Vorrei ringraziare mia sorella Sara, per avermi prestato il suo bellissimo libro sulle falene e le farfalle. E’ sul mio comodino e credo che ci resterà ancora un po’^^

Grazie alle mie colleghe di lavoro, che prima di essere tali, sono le mie amiche: Francesca, Eleonora, e Milena.

A Milena, dico un grazie un po’ più profondo (so che le altre capiranno): tu leggi tutto di me, sai molto di me; mi ascolti con pazienza. Sopporti le mie fragilità, i miei improvvisi picchi a terra. So di non poterti dare in cambio abbastanza, rispetto a tutto ciò che tu hai dato e dai a me. Grazie per esserci sempre stata.

Grazie a Paola, alla sua amicizia, al fatto di essere per me un’incredibile fonte d’ispirazione.

Grazie a tutte le persone che hanno letto le mie ff e continuano a farlo. Grazie a chi le ha messe tra le storie preferite, seguite, da ricordare. Grazie a chi mi ha messa fra i propri autori preferiti.

Grazie di cuore a tutti coloro che hanno recensito e che in tutto questo tempo mi hanno sostenuta, hanno cercato delle risposte insieme a me, hanno riflettuto e non si sono fermate di fronte allo sgomento o la perplessità che la parola genera, sul foglio bianco.

Un ringraziamento speciale alle persone che mi hanno accompagnato assiduamente per questa storia, che è stata un viaggio e che ci ha portato attraverso l’estate. I vostri commenti sono tempo, pensiero, interesse che avete dedicato a me e alla storia ed è qualcosa che porterò sempre con me.

Benji79: grazie per aver recensito entrambi i cap^^ Grazie davvero di cuore per aver scritto recensioni ai miei lavori con così tanta dedizione, attenzione ai particolari e partecipazione. Sono felice che la storia ti sia piaciuta nella sua evoluzione; dopo aver fatto soffrire Genzo così tanto, ecco che do a lui il ruolo più importante. Ha regalato a Kumiko il passato, il seme, la vita. Sono rimasta colpita quando citi quella frase che lui pensa ”Kumiko genera fiori…” etc: beh, quella è la mia frase preferita. E’ la frase che regge l’intera struttura del cap, perché è quella il cuore, il metronomo del pezzo. Non sai quante volte l’ho ripetuta, ad alta voce… grazie per averla apprezzata.

Ligi: ciao Ligi! Ti ho mandato una mail per spiegarti che non eri stata tu a non capire, ma io a non spiegarmi bene per quanto riguarda l’ultimo cap… spero che la leggerai e che, passando sul fandom, vedrai questo cap pubblicato^^ La recensione iniziale è molto intensa e davvero non so cosa dire. Hai saputo cogliere perfettamente le caratteristiche intime del mio modo di scrivere: la semplicità, a volte portata all’essenza, ma che procura un’emozione. Sai, è un periodo di grande studio, per me, ma anche di continue letture. Grazie a Prospettive e alle recensioni appassionate di Marychan82 (che saluto come farebbe un gabbiano di fronte al mare), ho riscoperto Borges. Ebbene, lui dice ( e se lo dice lui credo che un fondo di verità ci sia) che in poesia, ciò che conta è “l’emozione”. Detto da lui, che è un intellettuale di prim’ordine, uno che leggeva Dante in tram, fa un po’ strano. Ma io penso che abbia ragione. Quando leggiamo, così come quando guardiamo un quadro o un film o ascoltiamo un brano musicale, noi ci emozioniamo. E’ tutto lì. Poi, ci può essere una seconda fase, ragionata e più fluida, ma all’inizio, è necessaria l’emozione, altrimenti, si fatica a trovare il senso delle cose. Io quando scrivo mi emoziono; e mi emoziono ancora prima quando “vedo” le scene; per questo, sapere che anche a te, un po’ di quell’emozione è arrivata, mi rende davvero felice. Grazie per aver condiviso i tuoi pensieri con me.

Miki87: grazie per la tua rece. E’ un commento lucido, attento, da cui però traspare il tuo coinvolgimento e non voglio aggiungere altro. Vorrei ringraziarti per tutte le recensioni che hai regalato a questa storia, per le cose che hai scritto, per come riesci sempre ad interpretare tutto attraverso il tuo stile asciutto e sintetico. Grazie per il tuo tempo, infine. Spero che leggerai anche la prox storia…

Hitomichan: grazie per esserci sempre stata. Grazie per i tuoi commenti, per la tua simpatia e per il modo, direi, “gioioso” con il quale sai prendere le mie storie. Leggere le tue rece è stato davvero bello. I nostri pg hanno faticato, hanno sofferto. La vita, i rapporti, tutto fra gli esseri umani è complicato, ma è tutto così intenso… vorrei riuscire a cogliere ogni istante, ogni frammento, e fissarlo sulla pagina…^^

Trottola: grazie per aver scritto… avevo un po’ di timore che nella mia ultima risposta ci fosse stato qualcosa che, inavvertitamente, ti avesse urtato. Sai, mi sono resa conto, che le risposte alle tue recensioni, solitamente sono state fra le più lunghe. Spero di non averti annoiata, di non essere stata troppo dettagliata… purtroppo, quando mi metto a parlare di narrativa e di scrittura, mi faccio un po’ prendere la mano… La tua ultima rece è molto breve, ma credo di aver intuito il tuo stato d’animo. Grazie per aver letto “le falene” e per le volte in cui hai voluto manifestarmi il tuo pto di vista. E’ stato bello leggerti.

Sanae78: grazie mille per aver recensito gli ultimi cap e per tutte le rece che hai lasciato.  E’ una storia dove si respira profondamente il senso del “nuovo” procedendo verso la fine. E in un certo senso hai ragione: già il cap 47 aveva in sé tutti gli elementi di una conclusione. Io avevo però questa scena finale in testa e l’ho dovuta scrivere… ormai sapete come sono fatta^^ Grazie ancora di cuore.

Babytvb81: grazie per la recensione e per esserti emozionata. Sì… effettivamente credo che si avverta proprio, nella scrittura, che stiamo andando verso la conclusione. Grazie per avermi accompagnata in questa storia^^ Anche a me, mancherà molto ascoltare la vostra voce, ma spero di tornare presto^^

Vorrei salutare con molto affetto Giusyna, Kla87 e anche:

Makiolina: grazie per tutto il tempo che hai dedicato a le falene; grazie per i tuoi commenti e per essere stata sempre così coinvolta. Spero che gli ultimi cap ti siano piaciuti e che il finale non ti deluda^^

FlaR: grazie per tutte le volte in cui hai scritto ed hai espresso, con intensità e nel tuo modo speciale e personalissimo, il tuo punto di vista^^

Marychan82: sai quanto io abbia amato le tue rece. Grazie per tutto quello che hai scritto per le falene…

Spero di ritrovarvi alla prox storia. Sarà il seguito di “Prospettive”.

 

A presto

__

 

“Mamma! Mamma! Ecco… ecco che mi chiamano in mezzo al campo!” esclamò Taro, allungando l’indice verso la televisione.

Kumiko, seduta sul divano, sorrideva e intanto allattava Khalid.

Erano tutti radunati nella grande sala, illuminata dalle abat-jour sui tavolini di vetro, posizionati ai lati: la luce più importante, anche se ad intermittenza, arrivava proprio dalla tv, su cui passavano le immagini della premiazione di fine campionato per i piccoli dell’Amburgo.

Taro, sdraiato sul tappeto, si dimenava come una biscia e cercava continuamente lo sguardo di sua madre: provava forse una punta di gelosia, osservando il piccolo che succhiava dal corpo di lei con i pugni chiusi.

Manel si era addormentata accanto al fratello, su dei cuscini messi a colonna e sembrava una bambola.

Kaori e Ikeda, si erano occupati di cucinare ed ora, dopo aver guardato il video per l’ennesima volta, si alzarono dall’altro divano.

“Taro, noi andiamo a dormire… ci vediamo domani, d’accordo?”

Il bambino li salutò stringendo gli occhi.

“Buonanotte!”

Kumiko fece un cenno di saluto con la mano e Genzo si alzò, in segno di rispetto nei confronti dei suoi ospiti.

Ricadde accanto a Kumiko e allargò il braccio sopra di lei.

Con la mano libera, sfiorò la guancia paffuta di Khalid e poi il seno pieno di Kumiko.

Lei sorrise e, solo la mezza luce della stanza impedì che si vedesse il rossore spuntato sul suo volto.

“Sei stupenda… sei… vorrei toccarti tutta…” disse lui.

Lei sorrise ancora e si avvicinò per baciarlo.

“Mamma!” esclamò Taro, ora geloso di suo padre.

Kumiko guardò il bambino con dolcezza: aveva bisogno di attenzioni.

“Vieni qui…” disse allora.

Taro si alzò e andò verso la madre. Lei nel frattempo aveva staccato Khalid che si scuoteva e sembrava sul punto di mettersi a piangere, perché non era ancora sazio. Kumiko lo girò con delicatezza e lo attaccò all’altro seno.

“Vieni, amore” disse ancora, aprendo il braccio libero per accoglierlo.

“Anche tu quand’eri piccolo, succhiavi il latte… solo che non puoi ricordarlo.”

“Sei sicura?” chiese lui, diffidente.

“Scherzi? Eri un mangione! Poi crescendo, invece, sei diventato un po’ birbo… a proposito, sei stato bravo con Kaori a tavola, in questi giorni?”

Taro annuì ripetutamente: “sì, sì, vero babbo? Ho sempre mangiato tutto, a parte la zuppa della signora Richter, perché puzza di talco!” esclamò.

Genzo e Kumiko sorrisero.

“Sono così contenta che tu abbia vinto questa medaglia. Questa notte… no, non posso chiedertelo…” farfugliò lei.

“Che cosa? Che cosa?” chiese Taro, con insistenza.

“Beh…” fece Kumiko guardando Genzo con complicità, ”… vorrei dormire tenendo la tua medaglia con me… “

Taro si aprì in un sorriso stupendo; si sentì così importante e così amato, che corse a prenderla e la portò a sua madre.

“Certo che puoi! Tieni!”

“Sei sicuro?” chiese lei.

“Sono più contento se la tieni tu, così Manel non me la prende!” esclamò infine, per far capire alla mamma che era proprio felice di quella richiesta.

“Se è così, allora la tengo volentieri… sai, Taro… in questi giorni, mi sei mancato proprio, anzi… che ne dici se dormiamo tutti insieme? Eh Genzo?”

Il portiere sorrise: “e’ un’ottima idea. Però la mamma sta nel mezzo, d’accordo, Taro? E’ anche un po’ mia! “ disse, lasciandosi scappare una specie di esclamazione.

Taro, all’idea di lasciare sua mamma anche al padre, non è che scoppiasse di gioia, ma allo stesso tempo, era felice di vederlo così attaccato a lei.

“Va bene, babbo… però non la toccare troppo, se no, non vale!”

Kumiko gli fece una carezza: “stai tranquillo: mi faccio toccare solo da te, d’accordo?”

Taro allora si alzò e annuì tutto contento.

“Vai a metterti il pigiama… forza” lo invitò il padre.

Taro, come un fulmine, corse di sopra. Genzo si alzò e andò a prendere Manel per portarla in camera.

Kumiko aspettò che Khalid finisse di poppare e poi se lo mise sul petto, cullandolo leggermente.

Il bambino, vinto dalla fatica del pasto, si addormentò subito e a quel punto Kumiko raggiunse gli altri al piano di sopra.

Genzo aveva sistemato Manel nel lettino accanto al loro, mentre Taro aveva già preso il suo posto.

Il portiere si fece dare il piccolo e lo baciò più volte, prima di metterlo nella sua culla.

Kumiko aprì la finestra per cambiare l’aria e respirò profondamente. Si spogliò, mentre Taro parlava sottovoce, raccontava storie e faceva battute.

Genzo avanzò verso la finestra e prese sua moglie per i fianchi: lei si abbandonò a lui, socchiudendo gli occhi.

“Mi sembra tutto irreale…” sospirò; “eppure…”

Genzo le baciò il collo, invitandola a proseguire.

“Eppure è tutto così vero… intenso. Quello che viviamo, viene dal corpo… “

“Sì… dal tuo corpo…” disse lui, spingendola così che si potesse girare.

“E dal tuo…” replicò lei, cercando la sua bocca, come chi ha lungamente sognato una fonte per dissetarsi.

Si baciarono, senza curarsi dei bambini e dello spazio loro intorno.

“Mamma!” esclamò Taro, attirando l’attenzione: “guarda!!”

Taro fissava un punto dell’abat-jour del comodino, accanto alla finestra: una grossa falena, dalle ali in parte bianche, in parte color crema, si era posata sulla tela, rapita dalla debole luce.

“Vorrei tanto che ci fosse Ryo…” sussurrò, improvvisamente malinconico.

Genzo e Kumiko avanzarono, tenendosi la mano, cercando di non disturbare l’insetto.

“Lo vedrai molto presto, Taro…” disse il portiere.

Lei intanto si era abbassata per spegnere la luce.

Nel buio più profondo, sentì Genzo ad un passo. Lui l’afferrò con una mano: la prese a sè con delicatezza ma anche con una certa fermezza. La baciò ancora e la toccava ovunque.

Lei, come spesso le era accaduto negli ultimi tempi, si sentiva fuori dal suo corpo: vedeva la scena da un punto estraneo, pieno di luce.

Vedeva Genzo che la toccava e pur essendo fuori dal corpo, riusciva a percepire l’umido dei suoi baci, le vibrazioni dei movimenti.

Vedeva molti volti conosciuti, e ascoltava frammenti di discorsi che somigliavano alle preghiere dei monaci al tempio.

Il vento e la pioggia suonavano una musica ai suoi piedi e lei si sentiva piena di vita. Aveva ricevuto il seme e si era aggrappata alla roccia, come fa la ginestra. Aveva conosciuto i rischi che si corrono ad amare senza paura e aveva pagato i suoi debiti. Adesso il nero della notte non le faceva alcuna paura; Genzo non faceva più paura. Sentì chiaramente che lui le era necessario: come la terra che vuole fare il frutto e necessita di abbondante acqua.

Come le foglie di un albero, che si ciondolano al sole, perché altrimenti si piegano all’autunno.

Genzo era l’ossigeno, era l’acqua. Il seme.

E Kumiko era in bilico, fra la vita e la morte, tra il sesso e l’amore, tra il sale e lo zucchero.

Una folata di brezza attraversò i loro corpi, mentre il silenzio era diventato misterioso come le storie che si raccontano ai bambini nelle notti di tempesta.

Kumiko affondò nel petto di Genzo.

“Ti amo…” sussurrò.

Il portiere, sgranò gli occhi, come se fosse trafitto da qualcosa di nuovo: Kumiko, in quel modo, con quell’intensità, non gliel’aveva mai detto.

La strinse a sé per non disperdere il momento.

“Mamma”, disse Taro.

Lei allora si staccò dall’abbraccio e andò ad accendere la luce.

Tutti e tre si guardarono soddisfatti.

Kumiko fece cenno a Genzo di raggiungerla a letto.

Lui andò a chiudere la finestra e poi si sdraiò, cingendole la vita e accarezzandole il ventre, appena sopra la ferita.

La falena non c’era più.

   
 
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