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Autore: Lilita    19/09/2010    0 recensioni
Ancora in elaborazione.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Occhi spalancati, tremito, orrore. Il freddo sudore scorre gelido lungo la spina dorsale e duole quasi come un profondo, lento graffio. Questo senso oramai frequente di agonia, questa angoscia silente e violenta e soprattutto queste immagini, queste sanguinose e tetre immagini che, ogni notte vivide, fin troppo a fuoco e reali, si presentano nei miei sogni ingombrando prepotenti la mia mente. Tento di fare un respiro profondo, ma mi riesce a stento, l'unica cosa che riesco a sentire è il pressante batticuore. Il mio nome è Amanda e vado per i quarantun'anni, ahimè! Sono un avvocato ed amo il mio lavoro. Mia madre diceva sempre che avevo un gran senso della giustizia fin da quando ero una bambina; mi raccontava di quando, talvolta, tornavo da scuola irritata e le mimavo animatamente i miei dibattiti con la maestra che aveva dato quel voto in meno ad una compagna che secondo il mio punto di vista, meritava decisamente di più. "Sai qual è la cosa incredibile?" Mi chiedeva poi la mamma sorridendo "che eri così convincente nel difendere le tue argomentazioni da bambina di sei anni, che la maestra si faceva convincere ed alzava realmente il voto in questione!" Insomma, secondo mia madre, non avrei mai potuto scegliere una carriera diversa. Sono riuscita a crearmi una bella famiglia, una famiglia che qualsiasi donna desidererebbe: Marc, mio marito, è un uomo buono, comprensivo e sempre presente: a volte penso perfino che sia un po' troppo perfetto per una donna stravagante come me. Ci siamo conosciuti quando ero una studentessa di vent'anni a New York City, in un vecchio cinema che trasmetteva film d'epoca. Era un giovedì, ed io, appena uscita dalla biblioteca dell'università, ero soddisfatta per aver finito di leggere uno dei tanti libri elencati sulla mia lista di "libri da leggere". La mia vita era sempre stata troppo regolare e programmata, ma mi stava bene, non amavo i colpi di scena e ciò traspariva anche dalle piccole cose. Ogni volta che avrei dovuto iniziare a leggere un libro, ad esempio, decidevo di curiosare nell'ultima pagina, così, prima di essere coinvolta, conoscere i personaggi, le loro vite, i loro modi di essere, di pensare e di agire, sapevo come sarebbe andata a finire la storia e non mi sarei dunque, mai imbattuta in nessun decisivo colpo di scena. Al termine del libro usavo poi sempre la stessa penna nera, ad inchiostro indelebile, disegnavo una piccola x vicino al titolo e mi recavo al cinema per vedere il film. Mi incuriosiva vedere gli attori che avrebbero interpretato i personaggi ai quali io, avevo abbozzato un arbitrario ritratto che magari non corrispondeva affatto a quello che il regista aveva a sua volta delineato. Tornando a quel giovedì, mi sedetti in uno degli ultimi posti del cinema e scrutai un affascinante uomo che era seduto a tre posti da me. Anche lui mi stava fissando interessato. Mi sorrise, io imbarazzata, abbassai immediatamente lo sguardo. Il film iniziò ad essere proiettato e disinvolta, mi concentrai su di esso; non potevo fare a meno, però, di percepire in alcuni momenti, uno sguardo che, oserei dire, mi stava studiando, cercava di apprendere di me. Quando qualcosa ci rende curiosi, si insomma, cattura la nostra attenzione, iniziamo a fissarla, la seguiamo con lo sguardo, quello che vogliamo è capirla. Sono meno che rare le volte in cui riusciamo a portare a termine il nostro intento, la nostra conoscenza, in questo caso, non può essere confermata da un libro, da un insegnante o da qualsiasi altro tipo di confronto, ma ciò poco importa nell'istante in cui ci siamo fatti un'idea delle sue caratteristiche, si perchè in quel momento, abbiamo disegnato con mano incerta ma decisa l'immagine di qualcosa che neppure conosciamo, ma che ci ha attratto, ci ha portati a volerla conoscere. Subito dopo, scatta quella voglia del famoso confronto che ovviamente, nessuno può darci, tranne che la stessa.
  
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