-Joey! Che è successo?- chiese Livia,spaventata.
-nulla, ti racconto dopo.-
ribattè secco l’ altro.
-e mi rispondi così? A
me, Joey?? Mi pare che ci sia qualcosa di particolare tra noi, Joey, o mi
sbaglio? Mi pare che l’ altra notte ci sia stato QUALCOSA, o per te non
significa nulla? Aspetta, adesso ti devo parlare- sbraitò furibonda,
prendendolo saldamente per un braccio –cerchiamo di chiarire. Io dovrei farmi i
cazzi miei e starmene zitta mentre ti vedo piagnucolare? Certo, ovvio, è così
che funziona per te! Sei come tuo padre!-
-come ti permetti a
giudicare mio padre in questo modo? Chi te ne dà il diritto, eh?! Non ti
permettere mai più, capito? MAI PIU’! Tu non sai nulla di lui! Nessuno lo
capisce, nemmeno io lo capivo!- singhiozzò il ragazzo, prima di liberarsi da
Livia con uno strattone e andare via.
Non era possibile, non
poteva finire così. A Livia crollò il mondo addosso. Perché si comportava così
con lei? Aveva fatto qualcosa di male? Era stata sgarbata l’ altra notte,
quella magica notte in cui aveva fatto l’ amore per la prima volta, e aveva
scelto lui, Joey? Cosa c’ era che non andava, perché sembrava che la loro
intesa non funzionasse più? Perché Joey era così distante, e cosa diceva ora di
suo padre? Lo stava difendendo a spada tratta quando, solo poche ore fa, lo
odiava con tutto se stesso. Perché la sua vita era così incasinata? E perché
era nata sieropositiva e non era riuscita a fermarsi con Joey?
…
-Diane, Diane, mi vuoi
dire perché sei stata così.. sorpresa?- incalzò Clarissa, decisa a scoprire
tutta la verità. Diane era confusa, cosa che le impediva tassativamente di
mentire, il che concedeva a Clarissa una opportunità irripetibile.
-non mi ha detto chi era.
Il padre, dico. Mi ha detto che era incinta e di non romperle le palle in caso
l’ avessi vista all’ università. Ha detto che era sistemata e che avrebbe
portato a termine la gravidanza serenamente. Le si vedeva già il pancione, sai?
Non mi ha detto di chi era il bambino. Non me lo ha detto. Di Billie,
accidenti. Come ha fatto? Me ne sarei accorta.-
-come te ne saresti
accorta? Scusa, Diane, tu andavi a letto con Billie?-
-no, diciamo che..
tentavo di avvicinarlo e.. non ho resistito. È un anno che lo pedino.-
-LO PEDINI?!- chiese
Clarissa, sgranando gli occhi dallo stupore.
-lo so, lo so, è una cosa
stupida, sì.. ma non ne posso fare a meno, è una specie di malattia. Mi piace
troppo, e voglio scoprire le sue abitudini per.. per.. comprenderlo. Per
avvicinarlo, per parlargli inventando interessi comuni, che poi sono i suoi che
ho visto io. Tipo il gelato da Ghirardelli a San
Francisco, o la vodka alla liquirizia.. sai, un modo per approcciarsi.. ma non
mi sono mai avvicinata. Non ho mai avuto il coraggio. Allora lo studio. E mi
basta.- prese un sospiro, come se si fosse liberata da un grosso masso che le
gravava sul petto.
-e negli ultimi tempi lo
hai visto strano.. sospetto?-
-ora sta sempre con Mike,
a casa del bassista. Sinceramente avevo perso sue tracce da un po’, ma l’ ho
rincontrato giorni fa, al cimitero. Stava con Mike, ma c’ era un altro uomo,
dietro un cespuglio. Era moro, alto, e lo spiava.-
-lo hai riconosciuto?-
-sì, certo. Si chiama
John Kiffmeyer, era il batterista dei Green Day, una
volta.-
…
Era Adrienne alla porta,
ma la sorpresa fu vedere, subito dietro di lei, la figura di un ragazzo che la
seguiva a testa bassa.
-che c’ è, non mi odi più
o sei venuto perché vuoi godere vedendomi soffrire?- mugolò Billie, non appena
lo vide, rivolgendogli uno sguardo gelido.
-io..io son.. sono venuto
per dirmi che mi dispiace.- soffiò Joey, tutto d’ un fiato. Era teso, come se
stesse affrontando un esame difficile. Ma era solo una coltre di vergogna che
lo assaliva. Si sentiva ingiusto, stupido, incosciente. Aveva distrutto tutto e
aveva fatto soffrire una persona che, se ne accorgeva solo ora, amava più di
chiunque altro. Lo voleva abbracciare, voleva dimostrargli l’ amore che aveva
tenuto sotto chiave per anni, sepolto dal rancore.
-anche a me.- Billie era sfuggente, diffidente. In realtà, era
ferito. Quella lettera lo aveva distrutto. Come dargli torto? Ma si rendeva
conto di aver sbagliato, anche lui, di aver preso troppo alla leggera i
sentimenti dei suoi figli, di aver preso poche precauzioni per non renderli,
loro malgrado, partecipi dei suoi guai. Ma Joey era stato una vipera, e non gli
andava di riaccoglierlo tra le sue braccia tanto facilmente. Doveva
riguadagnarselo, il suo affetto. Anche se, nascosto tra le pieghe della sua
anima, pulsava stoicamente.
-papà, io.. non sapevo,
io.. non mi sono mai reso conto che.. beh, pensavo che fosse solo un
divertimento, che..-
-un divertimento? Un
divertimento, Joey? Sai che vuol dire questo? Che non ti sei mai fidato di me,
mai. Che mi hai sempre disprezzato, pensando che quello che facevo fosse solo
un passatempo, pensavi che non tenessi a te e a tuo fratello. È vero?- disse
Billie, freddo. Il suo tono di voce era piatto, il suo volto inespressivo.
Sembrava un automa, sebbene avesse il volto ancora rigato dalle lacrime.
Joey prese un lungo
sospiro di incoraggiamento, prima di dire: -sì.-
-bene, vedo che non mi
hai mai considerato un buon genitore. Sono felice, sai? Sì, lo sono davvero. Almeno
apprezzo la sincerità. Ho sbagliato, Joey, lo so, ma è dipeso da me solo
parzialmente. Non pretendo che tu capisca. Ma mi dispiace sapere che mi hai
mostrato solo una faccia, in tutto questo tempo: non sei stato mai sincero,
vero? Mai, nemmeno quando dicevi che mi volevi bene.-
-io..io.. ti voglio bene,
ma.. dopo quello che ho visto.. pensavo che tu non ne volessi a me..-
Billie sbuffò dolcemente,
e il suo volto si piegò in un debole, sarcastico, sorriso. –come posso non
volere bene ai miei figli? Sei stato immaturo, Joey. Solo immaturo. Io voglio
bene a voi, e non immaginate quanto, è a ME che non voglio bene. Io non mi amo,
non mi amo da tanto, e ho sempre voluto annientarmi. Ma ho pensato di poter
essere utile agli altri: ecco perché mi sono venduto. Ho considerato la mia
parte materiale un oggetto, e l’ ho dato via sperando di liberarmene. Mi sono
comportato male, lo so, e avrei dovuto lasciare te e tuo fratello fuori da
tutto, ma quello che hai fatto tu, Joey, è la cosa più meschina che abbia mai
visto e sentito. Io non riconosco mio figlio, vedo solo chi non guarda in
faccia a nessuno, non tenta di comprendere, di guardare l’ altro lato della
medaglia, ma pensa solo a se stesso. Mi hai deluso, Joey, perché non ti credevo
così.-
-lo so, e.. spero di
rimediare, ma..-
-come? Aiutandomi? Facendo
il facchino? Scontando una punizione? No, Joey, vedi come sei materialista?! No,
non è così che rimedierai ai tuoi errori. Agli errori che rimangono segnati sul
cuore non si rimedia con le punizioni, ma con la fatica nel riconquistarsi la
fiducia. E non credere che, dopo tutto quello che hai fatto sia facile. Mi dispiace,
Joey.-
In quel momento, dalla
cucina, si udì un ululato di rabbia.
Eheh, ecco il Billie duro!! Altra faccia del
cantante dei Green Day, quella dell’ uomo ferito che concede un’ ultima,
faticosa chance al figlio che lo ha in quella maniera ferito. Sarà giusto il
suo comportamento, o sarà solo un misero tentativo di dimostrarsi adulto e “difficile”,
cercando di smentire la reputazione che gli è stata ormai affibbiata?! Come si
dimostrerà in seguito? E di chi è l’ urlo?! Da chi è causato?! Lo scoprirete
solo leggendo!!
Grazie ancora
a tutti i lettori e a chi recensisce!!