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Autore: Josie_n_June    19/09/2010    1 recensioni
"Non c'entra niente da chi sei stato generato, o perché. Tu sei chi sei. [...]Non è la discendenza a stabilire ciò che siamo, è quello che facciamo della nostra vita. [...] Tu puoi scegliere la tua parte. Anzi, l'hai già fatto." Un Cavaliere di Drago. Una sacerdotessa. Un mago. Un'Assassina. A dieci anni dalla Grande Battaglia d'Inverno, un nuovo periodo oscuro travolge il Mondo Emerso. Non ci sono più eroi a combattere. Quattro ragazzi si trovano dentro una guerra che non si è mai conclusa, senza alcuna garanzia di vederne la fine. E sta a loro, decidere il loro destino. Una storia a due mani scritta qualche capitolo a testa, e quindi imprevedibile anche per noi che siamo le autrici. Se vi abbiamo incuriosito almeno un po', perché non date una sbirciata?
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Ecco. Adesso. Era immerso nella meditazione, completamente assorto, e inerme.

Algeiba irrigidì la mascella e si calò giù dall’albero. Namhar era lì. Il suo obbiettivo. La sua vittima. Non aveva scampo, non aveva alcuna speranza di contrastarla. Era il momento perfetto.

Un omicidio semplice. Pulito.

Mosse un passo all’esterno della cerchia d’alberi.

Non c’era esitazione. Non c’era ragione che ci fosse. Lui era lì, seduto al centro della radura. E lei alle sue spalle, inudibile, invincibile, letale.

Inevitabile.

La ragazza si mosse sempre più velocemente verso il centro della radura. La bile le salì alla gola, le gambe le tremarono, ma non si fermò.

Lei era un’Assassina. E l’Assassina che era in lei, in quel momento, prese il sopravvento.

Algeiba smise di pensare. Smise di esistere. Ed estrasse il pugnale.

Soltanto una breve scintilla, quando incontrò i raggi del sole morente. Il mago non avrebbe neanche potuto vedere la sua ombra, proiettata e innaturalmente allungata alle loro spalle.

Nessuna esitazione. Nessun rimpianto.

Le parole di Yeshol. E l’Assassina eseguì; calò il pugnale veloce, inesorabile, verso la gola del mago, in un ampio arco. Come aveva fatto una settimana prima con Argogas nel bosco, quando lui aveva tentato di sopraffarla. Come aveva fatto ogni volta, da quattro anni a quella parte.

Il pugnale sarebbe affondato nella carne come se fosse stata burro, come sempre, lo sapeva. E poi la sua mano sarebbe stata inondata dal solito fiotto caldo e appiccicoso, mentre il suo odore disgustoso le avrebbe pizzicato gli occhi e le narici.

Algeiba socchiuse le palpebre.

E la sua mano incontrò un contrasto. La ragazza spalancò di nuovo gli occhi, e trattenne il fiato.

Il suo sguardo si fissò nelle iridi indefinibili del Cavaliere di Drago della locanda, che respirava affannosamente. In quegli occhi pieni di colore passò prima un lampo di stupore, poi di comprensione, e infine una scintilla d’odio.

Algeiba strinse i denti.

Taras.

 

Namhar venne bruscamente riportato alla realtà dal cozzare di metallo contro metallo.

Il suo cuore prese a battere a una velocità impressionante, come se stesse rispondendo a un vecchio istinto, e il mago si alzò in piedi e voltò in un secondo.

E la vide. Nera e terribile come un incubo, eppure incredibilmente reale.

Il mago provò una violenta fitta al petto, e poi qualcosa di caldo e incontrollabile gli si diffuse in tutto il corpo.

Rabbia. Odio. Desiderio d’uccidere come mai l’aveva provato nella sua intera vita.

E’ una di loro.

Rimase impietrito a guardare lei, mentre quei sentimenti troppo forti lo inchiodavano al suo posto, e senza quasi vedere la figura del tizio in armatura dai capelli blu che aveva bloccato il suo pugnale.

Tutto ciò che vedeva era il mantello nero e il suo corpo, in quella posizione d’attacco così simile a quella della sua memoria. La figura della ragazzina si sovrappose a quella dell’uomo che, senza pietà, aveva pugnalato il suo Maestro con una lama avvelenata.

La odiava. E questo fu tutto ciò che, per troppo tempo, riuscì a pensare.

 

Aveva sempre avuto la prepotente sensazione che l’avrebbe rincontrata. E quando aveva visto quella figura nera, Taras aveva subito sentito che era lei.

Aveva incontrato i suoi occhi azzurri e impenetrabili sotto il cappuccio, e vi aveva visto passare stupore, comprensione… e infine odio.

Continuò a frapporre il suo spadone a due mani tra se stesso e il pugnale dell’Assassina, e non riuscì a trattenere un ghigno.

“Eh no, filatrice, non è questo il modo di tessere una tela.”

 

Algeiba digrignò i denti. Senza neanche pensare di rispondere, fece forza sui muscoli delle braccia, e saltò. Sfruttando la forza che il Cavaliere usava per contrastare la sua arma, riuscì a compiere una ruota usando la croce di lame come perno. Quando si ritrovò sulla sua testa fece di nuovo forza con le braccia, e mentre ricadeva dietro Namhar, gettò via il pugnale e si raggomitolò su se stessa, arrivando con le mani all’altezza degli stivali.

Il secondo dopo, dopo un lesto quanto impercettibile movimento del polso, atterrava morbidamente alle spalle del Consigliere, acquattata a terra.

Si rialzò, liberandosi in un gesto del mantello e nel contempo estraendo un coltello da lancio dalla cintura. L’istante dopo, quando fu in piedi, lo lanciò verso la schiena di Namhar.

 

Il ragazzo eresse istintivamente uno scudo magico attorno a sé. Si voltò verso l’Assassina con uno sguardo di puro rancore, mentre il coltello che gli aveva lanciato rimbalzava sonoramente sul suo scudo.

Non così in fretta, sgualdrina.

 

Taras l’aveva guardata volare con leggerezza sopra la sua testa, atterrare alle spalle del Consigliere e lanciargli il pugnale con una velocità incredibile.

Aggirò Namhar, che fortunatamente era riuscito a proteggersi, per fronteggiarla di nuovo. Sapeva che, quella volta, rischiava grosso. Ma non si tolse quell’espressione arrogante dal viso.

 

Algeiba imprecò tra i denti, mentre il coltello finiva lontano da lei. Estrasse la sciabola, e si voltò ad affrontare il Cavaliere, che nel frattempo l’aveva raggiunta.

“Ma tu non hai niente di meglio da fare che complicarmi la vita?” gli domandò esasperata, lanciandosi contro di lui.

 

Taras schivò con facilità il suo affondo, e tentò di colpirla a sua volta. L’Assassina reagì con prontezza, e le loro lame s’incrociarono di nuovo.

Le sorrise sfrontato oltre le loro spade. “Complicarla? Io credo solo di rendertela più divertente.”

 

Algeiba ringhiò, liberandosi di nuovo. Gli rivolse uno sguardo pieno di sfida e avversione.

“Ti assicuro che avremo ben poco da divertirci.” gli promise, rilanciandosi all’attacco.

 

Stavolta non fu così facile bloccarla, per Taras. Per poco non lo colpì, e fu costretto ad indietreggiare per parecchi passi, preso alla sprovvista, parando i suoi affondi. Non gli piacque, ma dovette ammettere che era brava.

Dopo quel pensiero, riuscì finalmente a bloccare la spada dell’Assassina in basso. Ghignando, strinse con più forza l’elsa dello spadone con entrambe le mani, e lo roteò velocemente.

Una fugace espressione di dolore passò sul viso dell’Assassina quando il suo polso venne piegato verso l’esterno, ma riuscì a non perdere la presa sulla sciabola.

Si allontanò con un balzo e lo guardò, se possibile, con più astio di prima. Taras, arrogante, le sorrise di nuovo, appoggiandosi con aria tranquilla lo spadone su una spalla.

“Dici? Perché io non mi sono mai divertito così tanto.”

 

Namhar assisteva immobile a quelle inutili schermaglie. Adesso si chiedeva chi fosse il tizio in armatura, e concluse che doveva trattarsi della sua guardia. Era un abile combattente, ma altrettanto lo era l’Assassina. Si eguagliavano.

Non posso stare fermo a guardare.

E, soprattutto, non lo voleva.

Alzò il braccio e aprì la mano, il palmo già illuminato di luce rossa.

“Frès ill!” ordinò, e immediatamente la magia corse oltre il suo scudo protettivo, verso l’Assassina.

 

Algeiba si morse le labbra. Sentiva una tremenda ostilità nei confronti di quel Cavaliere. Per la sua arroganza, in primo luogo, e per il suo sorrisetto provocatorio.

Ma soprattutto per ciò che le aveva fatto. Non perché la combatteva; ma perché, adesso, sarebbe stata costretta a ucciderlo.

Avrebbe dovuto uccidere la persona che aveva deciso di lasciare in vita, contro tutti i principi della Gilda. Sarebbe stata obbligata a uccidere la prima vera scelta che aveva fatto da molto tempo a quella parte.

Per questo lo odiava.

Spinta da quella sensazione si lanciò di nuovo con foga contro di lui. Il Cavaliere fu lesto a muovere la sua spada, Algeiba sapeva che le loro armi si sarebbero toccate per l’ennesima volta.

Ma non accadde.

Improvvisamente, le sue dita si trovarono a stringere il niente, e fu a un palmo dallo spadone del Cavaliere, completamente disarmata.

Trasalì e si buttò a terra, passando appena in tempo sotto la lama, e sentì un bruciante dolore al braccio. Rotolò fino a trovarsi a distanza del Cavaliere, alle sue spalle, e poi si mise in posizione di guardia, acquattata a terra con una gamba piegata e l’altra tesa.

Le sfuggì dalle labbra un sibilo di dolore, quando abbassò lo sguardo sul suo braccio.

 

La manica si era aperta sopra un sottile taglio a forma d’arco, sull’avambraccio, appena sotto la giuntura.

Un centimetro più in alto e le avrebbe preso le vene!

Pensò Namhar con rabbia, dall’interno della sua barriera protettiva. Tra le mani, adesso, stringeva la sciabola dell’Assassina.

Sia lei che il Cavaliere si voltarono a guardarlo, stupiti.

Il ragazzo fece una smorfia, lasciandola cadere a terra dietro lo scudo, dove il sicario non poteva raggiungerla.

“Vi ho tolto il divertimento? Quanto mi dispiace.” sbottò ironico.

 

Taras guardò il mago con aria confusa per qualche altro secondo, e poi si voltò di nuovo a fronteggiare l’Assassina.

Notò il sangue sulla sua lama, e poi la ferita sporca di terra sull’avambraccio dell’Assassina che, per la prima volta dall’inizio del combattimento, ansimava.

Si aspettava che adesso sarebbe stato tutto molto più facile; lei era ferita, e in più disarmata. Resistette all’impulso di buttare via a sua volta lo spadone, per continuare a combattere alla pari.

Non poteva, stavolta.

Non era solo la sua vita ad essere in pericolo.

 

Algeiba ignorò il dolore, e lanciò uno sguardo al mago. Non avrebbe potuto riprendersi la sciabola; ed era certa che qualsiasi arma avrebbe estratto, Namhar avrebbe ripetuto l’incantesimo, privandogliene.

Non le rimaneva che combattere a mani nude.

Vide Taras esitare, come se volesse lasciar cadere lo spadone. Digrignò i denti, e si alzò in piedi.

“Non ti azzardare a farlo.” ringhiò “Non ho bisogno della tua pietà.” sbottò sprezzante, e si lanciò di nuovo verso di lui.

 

Taras venne preso alla sprovvista. Per qualche motivo, reagì in ritardo.

Vibrò la spada soltanto quando l’Assassina era ormai su di lui, e lo bloccava a terra. Il ragazzo ebbe appena il tempo di sorprendersi della sua forza che lei gli assestò un violento pugno sulla mascella, del tutto simile a quello con cui aveva colpito Argogas per difenderla pochi giorni prima.

Sputò una boccata di sangue, e usò il fronte della lama, che si frapponeva tra lui e l’Assassina, e le gambe per spingerla via.

La ragazza finì a terra dietro di lui, e Taras non fece in tempo a rialzarsi, tremendamente impacciato dall’armatura, che lei gli circondò il collo con le braccia, subito sostituite da un laccio.

Il ragazzo tentò di alzarsi in piedi, mentre la corda gli segava la pelle e gl’impediva di respirare, e cercò di liberarsi dalla presa dell’Assassina, che però rimase tenacemente ancorata al suo collo.

Stringeva. Stringeva sempre di più, e il Cavaliere sentì il violento bisogno d’aria. La vista gli si annebbiò, cominciò a barcollare, mentre l’Assassina continuava a stringere la presa sulla sua gola.

Sempre più forte.

 

 _______________________________

Note:

Chiediamo venia per il clamoroso ritardo! Pur avendo questo capitolo già pronto da un pezzo, con l’inizio della scuola e una serie di altre cose non abbiamo avuto un attimo di tempo per postare il quinto, che tra l’altro è anche piuttosto cortino. Per farci perdonare posteremo il sesto in settimana, il più presto possibile. Abbiamo cercato di rendere questo capitolo piuttosto veloce, con frequenti cambi di narrazione e senza descrivere tutto minuziosamente. Speriamo di essere riuscite nel nostro intento.

 

MonyPurpa: Grazie delle tue recensioni, è bello trovarne una ad ogni capitolo. Anche noi ti stimiamo! XD I tuoi dialoghi ci fanno sempre morire dalle risate. Abbiamo notato che ti sei appropriata di Taras; questo potrebbe rivelarsi un problema in caso Algeiba lo accoppasse. Ma finirà così davvero?

 

Yuaki: Non ci è sfuggita la tua recensione! Speriamo che continuerai a leggere questa fanfiction che procede a passo di lumaca, cosa che però ti darà tutto il tempo per metterti in pari XD

  
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