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Autore: Nana_TheBest    19/09/2010    2 recensioni
Alice è una giovane ragazza che da un giorno all'altro si trova davanti a lei la verità che le è stata nascosta per tutti questi anni... Cosa accadrà?
Genere: Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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1. The train

 

Ero alla stazione. Ero lì, immobile. Tutto sembrava andare più veloce del solito, per fino i treni che su per giù sapevo a che velocità andavano. Sembrava una di quelle scene dei film in cui tu sei immobile e tutto scorre velocemente. Abbassai la testa e sorrisi. Sentii una voce familiare in lontananza. Mi girai. Lo vidi buttarsi sotto il treno che stava passando in quel momento. Buttai la mia valigia a terra e corsi in lacrime verso di lui per farlo fermare. Oramai era troppo tardi, il treno lo aveva travolto. Mi misi in ginocchi con la testa bassa e le mani tra i capelli. Ero in lacrime. Trovai un biglietto e diventai seria in un attimo.

Addio. Ti ho amata tanto. Dal tuo Bradley.”

Era lui, allora lo avevo riconosciuto bene. Mi stava girando la testa. Non sapevo nemmeno il perché. Persi i sensi...

Mi svegliai di soppiatto e misi, istintivamente, una mano al petto. Avevo il fiatone ed, inoltre, ero sudata. Mi sdraiai e mi girai per controllare se Bradley stava dormendo. Non c’era. Sarà già uscito, pensai. Poi presi l’orologio per vedere l’ora. Feci uno strano verso.

<< Uffa, sono già le 7... Devo assolutamente farmi una doccia, in questo stato, di certo, non posso partire. >> Dissi ironicamente. Mi alzai dal letto e presi tutto il necessario per farmi una bella doccia fredda (Anche se era inverno), ma non troppo, fredda al punto giusto per svegliarmi. Avevo ancora sonno. Era mio solito cantare sotto la doccia, ma quella mattina non avevo forze per fare niente. Uscii dalla doccia e mi vestii. Mi misi gli stessi vestiti del sogno, avevo il timore che tutto potesse succedere, che quello che avevo sognato era un “sogno premonitore”... Avevo solo paura di questo. Non ci pensai troppo, non volevo arrivare alla stazione terrorizzata al sol pensiero. Mi misi i jeans che amavo tanto, quelli che mi si “incollavano” alla pelle, le scarpe bianche e rosa da ginnastica e la maglia fuxia. Uscii dal bagno ed andai in cucina per prepararmi la colazione. Aprii il frigo e presi il latte. Poi, presi la pentola per il latte e lo misi a scaldare. Infine presi i primi biscotti che mi capitavano sotto mano e ci feci colazione. Aspettai che il latte si scaldasse, dovevo stare attenta, non volevo che il latte divenisse troppo caldo. Feci colazione molto lentamente. Lavai tutto, volevo lasciare casa pulita e in ordine fino al mio ritorno. Mi squillò il cellulare. Risposi. Era Bradley.

<< Ma dove sei finito? >> Gli chiesi con curiosità.

<< Veramente lo dovrei chiedere io. Ti sto aspettando da 10 minuti qua sotto. E... >> Mi rispose. Stava continuando a parlare quando io lo interrosi.

<< Da così tanto tempo mi stai aspettando? Scusa, avevo perso la cognizione del tempo. Sai ho fatto un sogno stranissimo, un incubo, e sono ancora sconvolta. >> Gli dissi ripensando al sogno.

<< Va bene. Mi racconti tutto in macchina che sennò facciamo tardi e perdiamo il treno. >> Mi disse. Sorrisi.

<< Va bene. Un secondo e scendo. Ciao. >> Mi risalutò. Poi riattaccai. Andai nella mia camera e presi la valigia. Chiusi tutto bene, mi assicurai di aver preso tutto.

Arrivai davanti a Bradley e ci salutammo con un bacio. Successivamente misi la valigia nel portabagagli ed entrai in macchina.

<< Guidi te o guido io? >> Gli chiesi. Facevamo una volta per uno. Lo sapevo che doveva guidare io, ma volevo vedere cosa mi rispondeva.

<< Guido io, guido io. E lo sai che devo guidare io stavolta. >> Mi disse a tono.

<< Lo so. Volevo solo vedere che mi rispondevi. >> Gli dissi. Poi gli sorrisi. Mi ricambiò il sorriso.

<< Comunque, che hai sognato stanotte? >> Mi chiese incuriosito. Quasi quasi mi stavo dimenticando di raccontarglielo. Forse non dovevo dirgli QUEL sogno, ma dovevo dirne un altro sul momento.

<< Il sogno? Quale sogno? >> Chiesi. Stavo facendo finta di non ricordarmi della telefonata di prima e di avergli parlato del sogno.

<< Non ricordi? >> Feci cenno di no. << Prima, al telefono, mi avevi detto che avevi fatto un incubo. Poi io ti avevo detto di raccontarmelo in macchina, perché sennò stavamo facendo tardi. >> Mi disse.

<< Ah, sì! Il sogno! Ora mi ricordo. Forse rimarrai scioccato... >> Cominciai a raccontargli il sogno. Avevo paura di qualche sua reazione. Cominciò a ridere.

<< Ma ti pare? Io che ti scrivo un biglietto e poi mi suicido? >> Aveva una strana faccia mentre lo diceva. E se fosse tutto vero? E se si voleva veramente suicidare? Non lo potevo sapere, dovevo aspettare. Dovevo fare di tutto per impedirgli di allontanarsi da me. Arrivammo alla stazione, dovevamo solo trovare un posto per la macchina. Per fortuna c’era un posto libero, perfetto per la macchina di Bradley. Scesi e presi la mia valigia e quella di Bradley. Le posai a terra. Ognuno portò la propria valigia. Arrivammo davanti al binario del treno che dovevamo prendere.

<< Alice, aspetta un attimo. Vado a comprare le sigarette, torno subito. >> Mi disse. Si stava avviando dal tabaccaio quando io lo fermai.

<< Aspetta, vengo con te. E poi sempre con questo vizio. Quando la finirai? Ti fa male fumare! >> Gli dissi premurosamente.

<< No, è inutile che vieni. Faccio subito. E poi fumare mi calma, sai fumo solo quando sono nervoso. >> Mi disse, con un tono da rimprovero.

<< Ma tu fumi sempre. Quindi sei sempre nervoso! >> Gli dissi. Mi sorrise e poi mi baciò. Sembrava un bacio di addio. Si avviò dal tabaccaio. Io ero immobile a fissare il vuoto. Sembrava di trovarmi nell’incubo della stessa notte. Era la stessa situazione e lo stesso luogo. Mi trovavo al centro e tutto scorreva attorno a me velocemente. Avevo il cuore in gola, volevo camminare ma non ce la facevo, non riuscivo a fare quello che volevo. Ma Bradley? Perché ci mette così’ tanto? Pensai. Mi girai e vidi un uomo era tentato a buttarsi sotto il primo treno passante per la stazione. Era Bradley, lo potevo riconoscere anche tra mille persone uguali a lui. Era il mio Bradley. Stava passando il treno e stava accadendo tutto come il sogno. Quello che temevo si stava realizzando. Feci cadere la valigia e corsi verso di lui per fermarlo. Niente si buttò tra i binari e il treno lo travolse. Cominciai a piangere. Ora ci doveva essere il biglietto se tutto si doveva svolgere come avevo sognato. Come previsto si trovava accanto a me e c’erano scritte le stesse parole di quelle del sogno:

“Addio. Ti ho amata tanto, Dal tuo Bradley”

Ero disperata, non sapevo che fare. Non sapevo come comportarmi. Mi alzai vagai per la stazione. Ero spaesata, la gente mi si avvicinava ma non mi parlava. Solo una ragazza, con una voce familiare, mi parlò.

<< Ciao Alice. Ho visto quello che è successo. Mi dispiace >> Disse. La gente nei momenti di difficoltà ti sa dire solo questo.

<< Io lo sapevo. Sapevo che sarebbe successo. Perché non l’ho fermato? >> Dissi a bassa voce.

<< Come facevi a saperlo? Aspetta, andiamo a casa mia e mi racconti tutto. >> La seguii senza dire niente. Ero sconvolta. Sembrava stessi sognando, ed era quello che volevo. Continuavo a osservare il biglietto che mi aveva scritto Bradley. Quando arrivammo a casa della ragazza, di cui non mi ricordavo il nome a causa dello choc, ci sedemmo e mi preparò un the caldo, per farmi calmare, credo.

<< Allora, tu sapevi che sarebbe successo tutto ciò. E come facevi a saperlo? >> Mi chiese.

<< Ma la gente non si può fare gli affari suoi? >> Le dissi scontrosamente.

<< Scusami tanto. È che voglio solo aiutarti a trovare il perché dell’accaduto. Non ti ricordi che sono della polizia? >> Mi chiese.

<< No, mi dispiace. Non mi ricordo neanche chi sei. >> Le risposi. La conoscevo? Questa era una delle tante domane che mi gironzolavano per la testa.

<< Sono Elisa, ora ricordi? >> Mi chiese con la tentazione di farmi ricordare piano piano  tutto.

<< Sì, ora mi ricordo. >> Le dissi con un tono serissimo. << Vuoi sapere come facevo a sapere che sarebbe successo, giusto? >> Le chiesi.

<< Sì. >> Mi diede una risposta secca.

<< Però promettimi che non mi prenderai per una pazza e che non lo dirai a nessuno. Non dovrai registrare niente. So come funzionano queste cose con vuoi poliziotti. >> Le dissi con un tono autoritario.

<< Te lo prometto. >> Sapevo che avrebbe registrato tutto. Dovevo raccontargli del sogno, non avevo altra scelta. Non avevo neanche le forze per inventarmi qualcos’altro.

<< L’ho sognato. >>

<< L’hai sognato? E che è successo nel sogno? >> Mi chiese incuriosita.

<< Tutto quello che è successo nella stazione. Io ero immobile e c’era tanta gente che camminava. Poi c’era un uomo davanti ai binari. Aveva l’aria di una persona che volevo andarsene per sempre e non vivere più. Io corsi per fermarlo, ma appena passò il treno si buttò tra i binari e venne travolto. Successivamente trovai questo foglietto dove c’era scritto: “Addio. Ti ho amata tanto. Dal tuo Bradley.” Questo è quello che ho sognato e quello che è successo. Puoi crederci o meno. L’importante è trovare la causa del suicidio. >> Le risposi.

<< Va bene. Ti aiuterò. Sarai molto importante per questo caso. Ci potrai aiutare. Dovrai solo rimanere qui fino alla fine del caso e quando telo dirò io dovremmo andare a casa tua per controllare tutti i documenti di Bradley. Sistemati bene e fai come se fossi a casa tua. Io esco per un po’, vado a dire agli altri poliziotti del caso, poi torno. >> Uscì. Ero rimasta immobile. Dopo un po’ distolsi lo sguardo dalla parete e mi andai a riposare, per rimettere le idee in ordine.

  
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