Capitolo 3
Dopo aver preso un bel
respiro profondo, Lisbon entrò nell’ufficio di Smith.
-Allora Agente
Lisbon…avete trovato Jane?- chiese infastidito continuando a dondolarsi sulla
sedia che fino a poche settimane fa apparteneva a Minelli.
-Ancora no signore, ma
siamo in grado di risolvere il caso anche senza…-
-NON MI
PRENDA IN GIRO LISBON! So benissimo che è Jane ad aver risolto tutti i vostri
casi…se non fosse per lui non sapreste neanche ritrovare la strada per il CBI!
Non è grazie all’abilità della sua squadra, e neanche grazie al suo intuito
Agente che la fama del CBI è salita, quindi lo riporti qui immediatamente! Sono
stato chiaro?- concluse infine riposizionandosi sulla sedia e poggiando i piedi
sulla scrivania, come a dire che la conversazione era terminata.
Lisbon rimase
pietrificata; aveva mille cose in testa e non sapeva quale scegliere per
rispondergli come si deve. Non si era mai sentita così offesa e umiliata in
vita sua. Dedicava la maggior parte del suo tempo al CBI e a catturare
assassini, pensando che almeno un po’ di rispetto se lo fosse guadagnato, ma a
quanto pare l’unico ad averlo era Jane. Se pensava a quante ne aveva passate
per evitare di farlo finire nei guai, mettendo la sua carriera a rischio, gli
venivano le lacrime agli occhi, ma non poteva permettere di far vedere il suo
dolore. Se quello era il ringraziamento per tutti gli sforzi fatti da lei e la
sua squadra, bhè…questo a lei non stava bene!
-Sa cosa le dico…Smith…li
risolva lei insieme a Jane i suoi casi perché io me ne vado da questo posto di
merda!- disse uscendo e sbattendo la porta dietro di sé.
-Agente Lisbon…torni
immediatamente qui! È UN ORDINE!- urlò Smith dal suo ufficio, ma venne
completamente ignorato.
Teresa si diresse verso le
scrivanie dei suoi sottoposti, che avevano assistito, seppur da distante, al
litigio tra lei e il nuovo capo.
-Ragazzi…posso avere la
vostra attenzione?-
Tutti e tre si girarono
verso di lei, ben consapevoli di quello che stava per dire.
-Mi dispiace lasciarvi in
un momento simile e credetemi quando vi dico che è l’unica cosa che non avrei
mai fatto se alcune cose fossero andate diversamente! Ascoltate…io SO
che abbiamo sempre fatto un ottimo lavoro anche se a quanto pare circolano voci
di una nostra incapacità investigativa, compensata dalla bravura di Jane- disse
mentre un sorriso amaro comparse sulle sue labbra –quindi affido la guida della
squadra a Cho e mi raccomando, non abbassatevi a nessuno; gli unici su cui
potete contare siete voi, quindi fidatevi l’uno dell’altro e siate sempre prudenti
e un passo avanti agli altri! È stato un onore lavorare con voi!- concluse
sorridendo mentre i suoi occhi tentavano, seppur inutilmente, di non affogare
in quel mare di lacrime.
Van Pelt la strinse a sé,
mentre le lacrime le rigavano il volto, seguita da Rigsby e Cho.
Una volta nel suo ufficio,
Lisbon radunò velocemente le sue cose, e dopo aver rivolto una veloce occhiata
alla scritta sulla porta del suo ufficio e alla squadra, il suo sguardo andò a
posarsi sul divano in pelle, fino a che si diresse agli ascensori senza
voltarsi indietro.