This is NOT
my job
Il
suo stipendio era
miserrimo. La sua
autostima ai minimi storici. Ed era lunedì mattina.
Rigirò
stancamente l'insalata di pollo che aveva infilato nella
scatoletta del pranzo: erano gli avanzi della cena precedente e ora il
pollo
aveva assunto una consistenza molliccia quasi quanto il suo ego. Le
foglie di
insalata completavano il triste quadretto, abbracciando flosce i
pezzetti di
carne.
Insomma, era lunedì. L'inizio della settimana di lavoro, sfruttamento e ancora sfruttamento.
Le avevano
detto che entrando alla Shin-Ra.Inc sarebbe diventata ricca. Magari
avrebbe
persino avuto l'occasione della vita: fare carriera, prendere possesso
del
Pianeta, sposare il figlio del Presidente.
O anche un SOLDIER di Prima Classe.
Infilò con rabbia la forchetta in un pezzetto di pollo solitario: ecco il servizio che avrebbe riservato per uno qualsiasi di quei bellimbusti tutto muscoli e Mako.
Li
odiava tutti.
SOLDIER,
Shin-Ra e Pianeta.
Senza escludere
il suo lavoro, naturalmente.
Guardò sconsolata la pila di documenti che la circondavano e che di lì a poco avrebbe dovuto caricarsi sulla braccia fino alla fotocopiatrice più vicina: il pomeriggio sarebbe stato completamente dedicato alle fotocopie... che poi avrebbe dovuto controllare una a una, ordinare e pinzare. Pinzare, ordinare e controllare. Fino a non farsi venire i crampi alle dita.
Ma non era
solo quello che la deprimeva. Dopo le fotocopie sarebbe arrivato il
momento
peggiore della giornata.
Infilò un boccone di pollo, cercando di strozzarsi da sola.
Se fosse morta in quel momento non sarebbe stato poi così malaccio: si sarebbe risparmiata un nuovo, monotono pomeriggio di un qualsiasi lunedì della sua esistenza così come si svolgeva da sei mesi a quella parte.
Sfortunatamente aveva bisogno di soldi in quel Pianeta alla scatafascio, quindi doveva sopportare in silenzio ed accantonare i suoi malumori. Ingollò il pezzo di carne e la fogliolina d'insalata viscida, lasciando che facessero il loro viaggetto di non ritorno verso il suo stomaco.
O perlomeno questo era nelle sue intenzioni, dato che improvvisamente il suo fallito tentativo di suicidio sembrò potersi avverare sul serio.
"Vedo che stiamo battendo la fiacca qui ai piani alti!" gridò una voce alle sue spalle, mentre una sonora manata sulla schiena le distrusse definitivamente qualche vertebra. Lasciandola senza fiato e con un boccone di pollo incastrato da qualche parte.
Iniziò ad annaspare, tossendo e piangendo tutte le lacrime che nemmeno nottate di straordinari le facevano versare.
"Non seguire la luce! Sei troppo giovane per tornare al Pianeta!" la solita mano la scrollava, non facendo altro che peggiorare la situazione "Resisti, vado a chiamare Hojo e vedrai che risolverà tutto!"
La stava prendendo in giro. Gli effetti dei trattamenti Mako erano davvero devastanti per il cervello e i SOLDIER ne erano il risultato più che evidente.
Una branca di sempre-più-progressivamente minorati mentali e sempre-più-progressivamente maggiorati ormonali. Con la fissa per diventare l'Eroe degli Eroi o qualcosa di questo genere.
Finalmente il pollo tornò a fare il suo corso, inseguito dalla fogliolina: sospirò, controllando di essere effettivamente ancora viva e soprattutto di non esserlo al 67esimo piano.
Incontrò il luccichio della Mako che la fissava: "Pausa pranzo?"
"I SOLDIER stanno al 49..." lo ignorò, scavando la scatoletta con le punte "...prendi l'ascensore alle tue spalle e digita prima 4, poi 9. Teoricamente dovrebbe riportati da dove sei venuto"
"Credevo che a voi ragazze dei Piani Superiori piacessimo!" ridacchiò, sedendosi sulla sedia accanto e incrociando le gambe sul tavolo. Rimase a guardarlo senza alcuna espressione: "Certo, ma non i Third"
"Noi SOLDIER ora come ora siamo merce rara, lo sai? Non dovresti essere così... schizzinosa?"
Assassinò un nuovo pezzo di pollo: "Ti ho visto." osservò la carne agonizzante sulla punte "Stavi parlando con mio fratello... e tu lo sai bene cosa ti ho detto a riguardo, signor SOLDIER"
"Mai sentito parlare di libertà di parola ed espressione?"
"Alla Shin-Ra? Conosco la leggenda" ingollò il boccone masticando annoiata "Will, lo so che ti stai divertendo a vedermi impazzire..."
"Lasciagli fare un po' quello che vuole! Per il Pianeta, se avessi avuto IO una sorella come TE credo che a quest'ora invece di fare i miei bei soldi e vivere la mia interessantissima vita sarei a zappare riso a Wutai"
"Tu non andrai ancora a sputare una singola sillaba su quanto può essere figo diventare SOLDIER senza il mio permesso: è già a tenere le sue beneamate armi in mezzo a quelli della Guard, se lo faccia bastare!"
Per tutta risposta si mise a picchiettare i bon-bon che le legavano i capelli: "Suvvia, Cat! Gli ardori dell'adolescenza te li sei già dimenticati? Voglio diventare astronauta, pilota, spazzino degli Slums... SOLDIER..." la prese in giro "Con tutti questi terroristi più o meno organizzati che spuntano come e più delle margherite in giro per il Pianeta hai idea di quanti problemi potrebbero dare alla Compagnia?! Già i Turk sono impegnati a fare del loro peggio con quei quattro gatti che si ritrovano, qualche SOLDIER in più non farebbe male! I Guard sono utili, ma... Insomma, lo stipendio, Cat! Pensa a quanti Gil sonanti potrebbe guadagnare il tuo fratellino e tu la smetteresti di lamentarti delle fotocopie, giusto?!"
Si
tappò le orecchie e chiuse gli occhi, contando mentalmente
uno a
uno tutti i giorni che la separavano dalla pensione.
"Lasciala in
pace, non vedi che non le interessa il vile
denaro?"
Alzò il capo, incontrando vistose macchie di sangue morto, secco e tendenzialmente fresco a pochi centimetri dal suo naso. Mise a fuoco quello che parecchi esperimenti prima doveva essere un camice bianco: "Buongiorno, stavo facendo due passi e ho sentito il vostro... scambio di opinioni?"
"Hojo
ti lascia addirittura fare una passeggiata?!" aveva gridato Will, quasi
crollando dalla sedia su cui era stravaccato "Woah, mi sa che passo
anche
io al Piano 67! Altro che SOLDIER, dì al tuo beneamato
fratellino di darsi alla
chimica e allo squartamento di innocenti animaletti!"
"Hai avuto problemi con l'avvelenamento da Mako, ultimamente?" commentò piatto l'altro, fissandolo "Se ne usi troppa o qualcuno casualmente ti ci mette in infusione per qualche lungo annetto, può dare qualche guaio con le funzioni celebrali..."
Cat si godette
il breve momento di quiete che era inaspettatamente
calato sulla sua pausa pranzo.
Da una parte dondolava con i suoi ipercubici capelli al vento Will Hunt, uno dei pochi SOLDIER a non essere scomparso nel nulla dopo i vari disastri in cui tutta la Shin-Ra era andata a sbattere negli anni precedenti (solo perché era entrato dopo). Dall'altra stava avvolto nel camice e nella sua fascia da lavoro Theo Hazard, uno dei tanti schiavi alle dipendenze del Dipartimento di Scienza e Ricerca (forse più temibile della Turks stessa).
In mezzo c'era
lei, Cat Empitsu, la tuttofare personale del mastino
obeso che sproloquiava contro la Compagnia solo a un piano sopra la sua
testa:
il
Sindaco-di-nome-assai-scontento-della-cosa-e-che-non-avrebbe-mai-smesso-di-lamentarsene.
Sobbalzò
sulla sedia, dando un'occhiata scocciata al PHS: "Vi
lascio l'insalata..." si alzò con un gesto automatico
raccogliendo faldoni
e cartelline che i piedi corazzati di Will avevano gentilmente calciato
più in
là "...Ci sono ancora bravi impiegati che lavorano, qui..."
"Salverai il Pianeta a fotocopie, Cat!" la canzonò il SOLDIER, alzando in aria uno dei pacchi di fogli rilegati e scrutandolo "Questo è il trecentomillesimo rapporto sullo scoppio del Reattore al Settore Uno?! Ma a che servono tutti questi rapporti?"
"A fare il mio stipendio" replicò piatta, recuperando il plico e infilandolo sotto il braccio "E un posto sopra il Plate..."
Salì
le scale che portavano dal Piano 61 al 62, biascicando qualche
saluto ad altri impiegati di passaggio: "...Hart, potresti cortesemente
toglierti dai piedi?"
"Dipende da
quanto offre, signorina Empitsu." le sorrise
sistemandosi la camicia "Qualsiasi tipo di offerta va bene"
Finse di ignorare i doppi sensi che uscivano da ogni sua sillaba: "Conosci l'Honey Bee Manor? Settore 6. Non è troppo distante da qui e qualsiasi tipo di offerta va benissimo." lo imitò, scivolandogli di fianco e appuntandosi mentalmente di aggiornare il numero di spilli con cui aveva infilzato la sua fotografia. A dispetto di quello che le aveva detto una negromante del Wall Market, non era ancora crepato a dovere.
Si chiuse in
uno stanzino senza finestre per l'intero pomeriggio.
Aveva sempre sperato che la luce verdognola della fotocopiatrice
potesse avere
un minimo effetto abbronzante, ma ormai si era arresa:
sospirò mentre infilava
l'ennesimo pacco di documenti dentro il cassetto, cercando di non
pensare a
quanto distanti fossero le sue misere ferie pagate. Fantasticare anche
solo su
Costa Del Sol era un colpo troppo duro per i suoi limiti depressivi del
lunedì.
Si
pinzò due dita e tagliò in successione pollice,
indice e medio
mentre impilava, controllava e univa con un monotono click i fogli che
con i
loro bordi erano un perenne attentato alle sue dita. Guardò
imbronciata le
piccole impronte sanguinolente che aveva lasciato qua e là
sui margini bianchi:
se mai l'avessero inseguita per mezzo Pianeta, quelli del Settore
Investigazioni avrebbero avuto vita facile.
"Empitsu! Sto
cercando te! Dove sei?! Il mio
rapporto sul Settore Uno?! Hart lo hanno richiamato perché
come al solito ci ha
riprovato con tutte le tue colleghe, io mi chiedo che cosa abbia mai
sbagliato
nei confronti di questa azienda..."
Una graffetta le si infilò sotto l'unghia, mentre cercava di tenere il PHS incastrato tra collo e spalla: "Empitsu, nel mio ufficio! Entro dieci secondi! Un minimo di rispetto almeno da parte tua me lo merito come tuo superiore..!"
Non si
sprecò nemmeno di rispondere. Chiuse la chiamata e corse
fuori
dallo stanzino, infilando sotto il braccio il plico del rapporto: ne
aveva
fotocopiati a centinaia sull'argomento, da quelli
sull'entità media dei danni a
quelli che inneggiavano alla distruzione dell'AVALANCHE per vie
più o meno
drastiche. Come l'idea geniale di far saltare in aria un intero Settore
di
Midgar.
Quando la porta scorrevole del minuscolo ufficio le si aprì davanti, ritrovò lo spelacchiato Sindaco-di-nome-e-assai-scontento-della-cosa ancora impegnato a sbraitare nel PHS.
"...Buonasera,
signore..."
"Io la
farò crollare questa Compagnia! Non è possibile!
Io, il
Sindaco della città..." si asciugò la fronte
gettando un'occhiata storta
ai fogli che Cat teneva stretti davanti a sé "...a fare da
librario per le
loro scartoffie! Questo non è lavoro, giusto Empitsu?!
Restare sempre chiusi
qui dentro in mezzo a tutta la loro burocrazia che non
servirà certo a cambiare
il Pianeta..!"
"Certo,
signore..." Cat fece cadere con un tonfo il plico sulla scrivania,
annusando l'aria da sgabuzzino che regnava. Non c'era neanche il
bisogno di
sforzarsi a prevedere i discorsi di Domino.
Una busta che
le sventolava sotto il naso e i borbottii che
continuavano a pochi centimetri dal suo orecchio la riportarono
all'ordine:
"...E fanno tutto come gli pare e piace, perché loro sono i
signori della
Shin-Ra, certo! Vengono a cambiarmi le carte in tavola solo
perché vivono
qualche piano più sopra del mio..!" sbatté la
mano sui fogli ammucchiati
"...Pure da postino mi fanno lavorare! Non gli basta che stia a fare da
librario, no... Mi dicono che devo dare a un mio sottoposto una lettera
o quel
diamine che sia!"
Si
ritrovò la busta appiccicata sulla fronte da quelle mani
sudaticce:
"Voglio sapere cosa si sono inventati di così urgente da
abbassarmi a fare
questi impieghi da stagista di ultima categoria..!" sbuffò
allontanandosi
e iniziò a camminare nervoso per lo studiolo continuando a
fissarla torvo.
Represse una smorfia disgustata nel sentire la carta umidiccia e stropicciata: la strappò senza troppi complimenti e tirò fuori il foglio ben piegato che qualche povera vittima dei vari reparti dediti alla burocrazia aveva confezionato per lei.
Un avviso
di trasferimento.
Pensò che probabilmente sarebbe stata mandata a fare fotocopie per qualche impiegatino di infimo grado parecchi piani più in basso. Fece scorrere gli occhi lungo le righe, saltando per riflesso automatico tutti i salamelecchi che ne impiastricciavano la buona metà.
Finalmente trovò il nome.
Reeve Tuesti. Dipartimento dello Sviluppo Urbano.
Alzò
gli occhi al cielo: avrebbe coronato il suo sogno di diventare la
prossima spazzina degli Slums.
"Ben fatto, Cat." pensò tra sé e sé, mentre incontrava lo sguardo corrucciato di Domino "Questa sì che sia chiama PROMOZIONE..."