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Autore: Evian    19/09/2010    1 recensioni
Vide l’incertezza, il dubbio farsi strada in lui e poi la sua lotta per riacquistare il controllo. E quando finalmente lo ebbe riottenuto era ormai era troppo tardi; lei aveva trovato, grazie a una menzogna, ciò che in un modo tanto infantile quanto tipicamente femminile aveva cercato: Una conferma. La conferma che qualunque cosa fosse ciò che la legava a lui, il nodo che stringeva lui era tanto stretto quanto il suo.. Una piccola ombra di grigio nel suo mondo nel quale il bianco e il nero non avevano più spazio.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Shadow of gray

 

 

“Avevi detto che mi avresti aspettato

 

Si aspettava quella frase, in tutti quei mesi aveva cercato disperatamente una risposta da dargli, una risposta che avrebbe liberato anche lei dal dolore che le attanagliava le viscere.

Perché lei aveva amato l’uomo che le stava di fronte; aveva amato i suoi capelli rossi, le sue lentiggini, il suo modo impacciato di fare.

L’aveva amato tanto da credere che l’avrebbe amato per sempre.

E quando un anno prima lui le aveva detto che la sua squadra sarebbe stata trasferita altrove a tempo indeterminato, lei non aveva chiesto spiegazioni, nè su dove sarebbe andato, né tantomeno lo scopo del viaggio.

Perché un tempo era stata un’auror anche lei e sapeva fin troppo bene quanto fosse futile domandare.

Sapeva che comunicare sarebbe stato difficile.

Sapeva anche che forse sarebbe riuscita a impedirgli di andare, a rimanere con lei.

Ma non l’aveva fatto.

Perché del resto cos’era un’assenza di pochi mesi per due persone che avrebbero passato tutta la vita insieme?

Ed era stato con assoluta sincerità che, al momento di salutarlo, gli aveva detto che se l’aveva aspettato per tutti quegli anni ad Hogwarts, aspettarlo ancora un po’ non sarebbe stato difficile.”

 

“Hermione…”

 

Alzò lo sguardo su di lui per poi distoglierlo subito dopo, non riusciva a tollerare lo sguardo che gli aveva visto negli occhi.

 

“Ron, io non so cosa dirti.”

 

Che poteva dire?

“Amore perdonami, tu eri via e lui era figo?” oppure del tipo:”Scusa, ma l’eternità mi è improvvisamente sembrata un sacco di tempo?”

 

“Perché proprio lui?”

 

Negli ultimi mesi Hermione si era resa conto di quanto l’atteggiamento delle persone intorno a lei fosse cambiato.

Non aveva ricevuto alcun insulto del tipo “puttana dei purosangue”, al contrario, le obiezioni fatte dalle amiche più care erano state tanto poco convincenti quanto poco convinte.

E la ragione era estremamente semplice:un conto era stato insultare un ragazzino negli anni di Hogwarts, ma insultare l’uomo da cui dipendeva una parte considerevole dell’economia, era tutt’altro discorso.

C’era solo da guadagnare nell’ avere per amica l’amante dell’uomo più influente del ministero .

Dunque non c’era da stupirsi se Lavanda aveva affermato di essere solo felice di vedere il suo odiato ex ragazzo scaricato proprio per l’uomo che più odiava sin da bambino o se Ginny, che aveva bisogno di un’autorizzazione del ministero per aprire un negozio, avesse detto di voler davvero bene a suo fratello, ma che del resto, se davvero voleva Malfoy, che se lo prendesse pure, non poteva certo obbligarla a rimanere con Ron.

Hermione stessa si era accorta di quanto la sua opinione fosse divenuta improvvisamente importante, di come circoli che prima le erano preclusi, ora chiedevano insistentemente la sua presenza.

Il caso più palese era stato quando il direttore del San Mungo era andato in pensione si era subito fatto il suo nome per sostituirlo. Si trovava così a soli ventotto anni ad essere a capo del più grande ospedale del mondo magico.

Tutto questo senza che Malfoy avesse fatto nulla, evidentemente bastava il suo nome perché molte porte si aprissero.

Ma il prestigio sociale, l’avanzamento di carriera e tutto ciò di materiale che l’avere una relazione con lui le aveva portato, non sarebbero stati sufficienti a farla rimanere.

A dire il vero, non c’era nessuna ragione razionale che la trattenesse in quella che lei riteneva una relazione scomoda.

Anzi, non solo scomoda, ma anche moralmente riprovevole, contraria a tutto ciò in cui lei credeva e che le era stato insegnato.

 

Avrebbe dato qualsiasi cosa pur di tornare indietro, per dimenticare tutto e per non vedere più quello sguardo sul viso di Ron .

Era come se la stesse guardando per la prima volta e  quello che vedeva non gli piacesse affatto.

Passarono alcuni secondi prima che Ron rompesse ancora il silenzio:

 

“Almeno lo ami?”

Lei alzò lo sguardo:

“No. Ne sono solo… ossessionata.”

Ron ora la guardava confuso. “Non capisco”

“Non so come spiegartelo.”

 

 Come spiegargli che il loro non era affatto un rapporto costruito sull’affetto e sulla fiducia reciproca? Che lei non lo amava per quello che era, ma nonostante quello? Che l’opinione negativa che aveva avuto di lui un tempo ora non era cambiata di molto?

L’unico che avrebbe potuto capire cosa significasse amare e allo stesso tempo odiare una persona sarebbe stato proprio lui.

Lui che era ancora pieno dei suoi pregiudizi, lui bugiardo e intimamente marcio.

Lui che non avrebbe mai lasciato la moglie per lei, una mezzosangue.

Come definire di amore un rapporto dove la rabbia era il sentimento dominante, dove entrambi sapevano che l’unica vittoria che avrebbero potuto conseguire era la consapevolezza che l’altro era nella medesima condizione?

Non poteva dire a Ron che lo aveva lasciato per un uomo che disprezzava, ma dal quale non riusciva a liberarsi.

Sarebbe stato troppo doloroso per entrambi.

Era meglio dire il meno possibile e finire al più presto quel colloquio penoso.

 

Ancora silenzio, poi:

“Hermione non potresti…ripensarci? Ti meriti di meglio di lui. E se tu volessi potemmo…potremmo riprovarci.”

 

Queste parole la fecero sorridere.

 

Ron, il fidanzato e l’amico.

 

Per un attimo si rivide al suo fianco, protetta ed amata.

Sarebbe stato tutto più facile se solo fosse potuta tornare con lui.

Ma non avrebbe potuto farlo, non sarebbe stato giusto verso di lui.

Del resto non  poteva certo  fare finta di niente, ci sarebbe stato sempre qualcosa di troppo tra di loro, lui avrebbe più potuto fidarsi completamente di lei e lei stessa sentiva che si sarebbe sempre sentita a disagio...assolutamente no, un rapporto del genere non avrebbe potuto funzionare.

Senza contare che nel frattempo sia lei che Ron erano cambiati, gli equilibri  sarebbero dovuti cambiare e dati i presupposti…no, sarebbe stato decisamente…

Inoltre tentare di ricucire un rapporto ormai finito non aveva mai dato buoni risultati a nessuno.

 

Una valanga di ottime di ragioni per coprire l’unica che contava davvero.

Lei non poteva lasciare Draco.

Non poteva perché non voleva.

 

°°°

Mentre la relazione con Ron aveva delle solide basi in un passato che sembrava poter garantire loro un futuro,  quella con Malfoy si fondava interamente sul presente.

Per questo cercare di ricordare le varie fasi della loro storia le era difficile.

 

Era iniziata quando  un mese dopo la partenza di Ron, Malfoy era venuto per l’annuale controllo delle finanze del San Mungo.

E poi…ricordava infinite discussioni su argomenti che più passava il tempo, meno vertevano sull’ambito lavorativo.

Ricordava la sua confusione, l’incredulità e i dubbi.

Tanti piccoli episodi, i suoi tentativi di evitarlo che finivano inevitabilmente col trovarsi ancora più vicina a lui di quanto non fosse prima.

Ricordava la sua stanchezza di quel periodo; lottare contro la sua volontà e contro di lui la stremava.

Ma la sera in cui si era trovata premuta contro la porta di una camera d’albergo con le labbra di lui sulle sue, era consapevole di quello che stava facendo.

Naturalmente anche per quella sera si era riempita la testa di ottime ragioni per giustificare un’azione che in passato sarebbe stata ingiustificabile.

Da quella volta c’era stata una lunghissima serie di liti furiose seguite da rabbiose riappacificazioni.

Entrambi facevano in modo di tenere l’altro legato a sé, ma tentando il possibile per evitare di costruire qualcosa che potesse durare.

Facevano in modo che nel momento in cui si fossero sentiti in grado di rompere quella scomoda relazione, non avrebbero avuto problemi a farlo e la sua parte più meschina non poteva  che sperare con  tutto il cuore di essere lei a mandarlo al diavolo quanto prima e una volta per tutte.

°°°

Ora era giunto il momento di mettere in chiaro definitivamente le cose con Ron, doveva fargli capire che non poteva più sperare in un futuro con lei e che ,almeno per il momento, non sarebbero neppure rimanere amici.

Doveva dirglielo.

Doveva…

 

Ron…”

“Aspetta.”

Lei alzò gli occhi verso di lui.

“Non devi rispondermi adesso. Prenditi un po’ di tempo.”

Adesso la guardava con un’ espressione affettuosa, come si guarda una bambina che ha commesso uno sbaglio e si vuole che sia questa stessa a rendersi conto dell’errore.

Il Ron adulto evidentemente aveva imparato a conoscerla bene e doveva aver letto nei suoi occhi l’indecisione che non poteva fare a meno di provare.

In effetti poteva prendersi del tempo per pensare. Era giusto. Ragionevole.

Poi cominciò a sentirsi molto meschina. Lei era HERMIONE GRANGER.

Lei un tempo non avrebbe avuto dubbi su ciò che era giusto fare.

E poi era Ron, come poteva pensare di illudere colui che era stato, oltre che fidanzato il più caro dei suoi amici?

Dunque fu con un’enorme sforzo di volontà che si accinse a fare ciò che doveva.

 

***

 

Era appena entrata nel proprio appartamento quando sentì la voce della fonte dei suoi problemi alle sue spalle.

E così Weasley è tornato.”

 

“Come hai fatto ad entrare?” Si guardò velocemente nello specchio dell’anticamera per assicurarsi che ogni traccia delle emozioni che l’avevano dominata fino a pochi istanti prima fossero svanite.

Mi hai dato tu la chiave.” Attraverso lo specchio lo vide avvicinarsi, ma rimase immobile.

Non l’ho fatto.”

No, ma avresti dovuto.” Le era vicinissimo, poteva quasi sentire il suo respiro sforarle i capelli.

Aveva parlato con  voce neutra, ma il suo sguardo era gelido.

Lo specchio rifletteva l’immagine di due persone che l’attraevano e la rivoltavano allo stesso tempo.

Lo hai rivisto.”

.”  Nessuna esitazione, nessun fremito, la parte meno nobile di lei gongolava.

Ferirlo, ferirlo il più profondamente possibile, esercitare tutto il potere che in quel momento sentiva di avere.

 “Ti ha detto qualcosa?

Sì girò verso di lui facendo un passo indietro per poterlo guardare meglio negli occhi.

Credevo che avessimo messo in chiaro che ciò che faccio io non ti deve riguardare.”

Adesso era decisamente furibondo.

Che cosa avete fatto?”

Era geloso, era follemente geloso.

Era come lei aveva bisogno che lui fosse; aveva bisogno che lui, almeno una volta, provasse ciò che lei provava ogniqualvolta lo immaginava con Millicent, sua moglie, la nemica di un tempo, la rivale di adesso.

Dunque prima di rispondergli attese, attese finchè non lo vide impallidire ulteriormente, finchè non vide i muscoli delle sue mani contrarsi, attese fino a che non fu sicura che il dubbio avesse completamente fatto presa su di lui.

E quando finalmente si decise a rispondere, lo fece con un sorriso cattivo che un tempo le era sconosciuto:

Mi ha chiesto di tornare da lui.

 “E tu cosa gli hai risposto?”

“Che ci avrei pensato.”

Lo vide trattenere il fiato, lo vide arretrare , vide la sofferenza sostituirsi alla rabbia.

Vide l’incertezza, il dubbio farsi strada in lui e poi la sua lotta per riacquistare il controllo.

E quando finalmente lo ebbe riottenuto era ormai era troppo tardi; lei aveva trovato, grazie a una menzogna, ciò che in un modo tanto infantile quanto tipicamente femminile aveva cercato:

Una conferma.

La conferma che qualunque cosa fosse ciò che la legava a lui, il nodo che stringeva lui era tanto stretto quanto il suo..

Una piccola ombra di grigio nel suo mondo nel quale il bianco e il nero non avevano più spazio.

  
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