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Autore: Guitarist_Inside    19/09/2010    7 recensioni
Una giovane chitarrista che vive per e grazie alla musica. Un suo concerto e un incontro alquanto particolare. Una proposta ancora più singolare, forse un po’ azzardata. Un grande sogno che si avvera. Ma con questo prendono forma anche confusione, preoccupazioni, timori, titubanze, paura di deludere… Senza tralasciare però grandi e appaganti emozioni, felicità, gioie, soddisfazioni…
Questa è la prima fanfic che posto (a dir la verità mi ha “convinto” una mia amica a postarla…) spero vi piaccia... (non fermatevi solo ai primi capitoli xDD)
PS: Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di queste persone, né offenderle in alcun modo. Ogni singola parola scritta in questa fic è soltanto opera della mia fantasia e non racconta fatti successi realmente.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Billie J. Armstrong, Mike Dirnt, Nuovo personaggio, Tré Cool
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Hi!
*Fischietta facendo finta di nulla* xD
I know, I know, anche sta volta aggiorno in ritardo… anche se, calcolando il tutto, meno ritardo delle scorse volte, contando che vi avevo avvistati xD
A dir la verità, speravo di riuscire ad aggiornare entro metà Luglio (anche se sapevo non sarebbe stato poi tanto semplice, ma speravo di riuscire a postare prima di partire per la montagna), ma, oltre al tempo assorbitomi dai concerti (Parigi il 26 Giugno
*_* ♥_♥ -e le faccine dicono tutto xD- e Heineken Jammin Festival il 4 luglio ._.” che purtroppo come sapete è finito in un totale disastro a causa di un fottutissimo nubifragio apocalittico del cazzo che ho preso in pieno dopo tutta la notte là fuori e tutto il giorno sotto quei fottuti 40 gradi minimo, in quanto non volevo neanche sentirne parlare di andarmene da sotto al palco finché i tipi della security ci han buttato fuori quasi a calci in culo insultandoci -xD?!- e rimanendo a 1 metro dalle transenne del pit all’interno delle quali non potevamo stare, finché non ha iniziato a piovere troppo forte e a grandinarmi in testa… dopodiché son rimasta sotto un tendone del ristoro finché non ha smesso e poi son tornata, purtroppo per niente, davanti al palco, nella "palude", a ottenere coi miei amici solo inviti non molto cortesi ad andarcene e a sentirci ribadire che il concerto era definitivamente annullato, nonostante girassero voci che i GD fossero ancora lì e forse addirittura avevano dato la disponibilità a suonare anche più tardi quando lo stretto necessario si fosse asciugato, anche 4 ore dopo all'1 o le 2; ma niente quei “cosi” non sapevano dire altro che di andarcene e guardare sul sito e che il concerto era annullato e di non rompergli i coglioni ulteriormente, come se continuassero a ripetere il solito fottutissimo disco rotto, in pratica -.-”… e quindi mi è toccato andarmene, dopo un po’ di scazzi tra me e i miei amici e i suddetti tizi, furente e depressa, trattenendo le lacrime e prendendo a pugni e calci ogni cosa che mi capitasse a tiro... ed è stato difficile uscire dal lutto che ne è seguito, nonostante tutto -e nonostante l’esperienza a Parigi lo controbilanciasse assai e mi è servita molto a tirarmi su il morale-, anche se ora lo sto elaborando, perché alla fine è stata un’esperienza anche quella, e anch’essa in un certo senso è riuscita ad arricchirmi... anyway, basta perché sto perdendo il filo del discorso e poi se no finisce che parlo dell'HJF-de-Sto-Cazz -su cui mi son già dilungata troppo, e che comunque è anche stata una causa che non mi ha fatto scrivere questa fic, sui Green, per un po’…- invece che di ciò di cui stavo parlando… Ehm, quiiiindi, scusate il mio “piccolo” sfogo), ho avuto anche mille altri problemi e mille impegni che mi hanno impedito di scrivere... Verso il 10 luglio poi sono partita per la montagna, in un paesino (o meglio, una frazione medievale di 30 case xD) dove Internet non sanno neanche cosa sia, come vi avevo detto precedentemente... Speravo di poter scrivere qualcosa lì (una volta ripresami dalla batosta-HJF), ma prima avevo il PC portatile in condivisione con la famiglia sotto gli occhi di tutti in sala e non trovavo la concentrazione per scrivere; poi l’ho finalmente trovata nei giorni in cui potevo portarlo in camera mia, ma dopo metà agosto mi è passata l’ispirazione fino a inizio settembre, e per di più Lunedì (13) ho cominciato la scuola, e poi quando son tornata anche le prove con la Band *-* (per ora ancora solo col batterista… ma son dettagli xD) mi han portato piacevolmente via parecchio tempo libero…
Senza contare il fatto che inizialmente scrissi qualche riga che cancellai, ricominciai in maniera opposta il capitolo, ma non mi convinceva e quando ancora non avevo scritto molto cancellai di nuovo e ricominciai nuovamente sull’onda del primo tentativo, cambiando qualcosa e andando avanti… E inoltre avevo anche paura di dargli una piaga troppo in un modo o troppo in un altro opposto, oltre a quella di cadere nello scontato e negli stereotipi che cerco sempre di evitare il più possibile… Beh, spero di non deludervi xD
Altro breve commento della serie “commenti inutili” xD – ora posso ammetterlo: il capitolo precedente è uno dei miei preferiti xD anche rispetto all’aspetto (scusate il gioco di parole :D) di scrittrice-di-scleri-mentali, cioè all’aspetto che mi è piaciuto scriverlo xD .
Poooi, prima di passare all’angolo-idiozie-&-risposte-recensioni (il quale mi occupa sempre parecchio tempo -e spazio xD-, ma come ho già detto mi diverto a farlo e non rinuncerò e non salterò mai u.ù *-*), vorrei ringraziare in particolar modo cerere e ShopaHolic, che mi hanno sostenuto in particolar modo, con consigli di vario genere e incoraggiamenti *-*. An, un’altra cosa: questo capitolo era originariamente unito al prossimo (che tra l’altro ho quasi finito di scrivere e quindi posterò a breve **), ma siccome stava diventando incredibilmente lungo (superava le 18 pagine di Word o.O), anche su consiglio di Ary aka ShopaHolic ho deciso di dividerlo in due (anche se un po’ m’è dispiaciuto xD)…
Bon, ora passiamo all’ormai “famoso”…

Angolo dei ringraziamenti e delle idiozie u.ù (XD):
Come sempre, grazie 1,039 a tutti voi che leggete questo mio enorme sclero mentale che viene comunemente indicato con l’appellativo di FF o fanfic xD, e soprattutto a tutte voi che recensite e che mi sostenete… Non immaginate quanto mi renda felice leggere le vostre recensioni!
I love you all, darlings *-*!

Crazy_Me: Heyla darling! *_*
Beh, first of all, grazie davvero davvero tante per i complimenti… È stato uno dei capitoli scritti fin’ora in cui mi son impegnata maggiormente xD e se mi dici che è uscito bene e scritto addirittura “divinamente” (davvero?! sicura? O.O beh… nel caso ne sono davvero onorata! *-*) non posso che esserne contenta.
Duuunque, la Beatrice che mi ritrovo in classe e che da qualche giorno con l’inizio della scuola sono costretta ancora a vedere tutti i santi giorni (-.-“) è una stronza di prima categoria… Beh, nella fic ho esaltato qualche caratteristica (alcune neanche troppo poi -.-“), forse non arriverebbe al punto di, addirittura, uccidere… ma probabilmente ci andrebbe vicino se potesse >.<”... Quella è più che una “semplice” troietta (neanche tanto “etta” poi… madonna basta solo vedere come si atteggia e come parla! o.O e lei se ne vanta pure, invece di sotterrarsi!) rompicolgioni doppiogiochista oca schizzata dalla testa montata che aspetta solo di fregarti…
Vaaaabbè, anyway, non iniziamo a parlare di costei, mi mette di cattivo umore xD.
Tornando alla fic, beh, ribadisco, spero che il capitolo seguente non ti deluderà né ti farà rimangiare i complimenti precedenti xD…
See you soon =)

Green Star 90: Ftellù! *_*
Sì, le tue recensioni sono spettacolari, e hanno sempre qualcosa che mi fa ridere :sisi: *-*
Beh, nello scorso capitolo diciamo che mi sono anche un po’ sfogata, immaginando cosa comporterebbe portare all’eccesso il nostro odio quasi innato… “
E per di più la carcassa del cane a fare da spettatore all'allegro quadretto aggiunge una deliziosa nota splatter al capitolo. Non è che il sangue del bastone apparterrà a quella povera bestia?” --> Sul primo punto concordo *-* (ehm… non so se s’è capita la mia parziale passione per un ché di macabro… xD)… Sul secondo punto: e chi può dirlo? Ci sono buone probabilità che lo sia, ma forse può anche essere il sangue di qualche manigoldo che s’è menato a sangue con un altro… chi può dirlo, non sono stati mica fatti esami sul DNA… xD Ok basta sto sclerando troppo…
Ahahaha la Beretta… E chi lo sa come ci è finita lì? Magari sfuggita sempre a uno dei malfattori sopra accennati… oppure boh, non è lecito saperlo con precisione.
”Faceva troppo CSI la parte in cui tu tenevi la pistola in alto pronta per sparare. Ma ovviamente ti dimentichi di togliere la sicura e il super siparietto d'azione se ne va a farsi benedire! *abbraccia Ema commossa*” --> Ahahahah… Concordo xD *ricambia l’abbraccio di Stella commossa*
”Stavolta non ho trovato nessun doppio senso, giurin giurello, nemmeno sul bastone sporco di sangue. *vola la seconda scarpa*” --> Ahahahah sicura? xD Che straaaaano xD (qualcosa mi dice che sta per volare una terza scarpa xD). Anche se… un bello :shifty: l’ho trovato io… nella tua recensione! xD Cioè, non proprio nella tua recensione, ma nel fatto che è la NUMERO 69!! :shifty: ahahahah
Beh, alla fine come hai detto tu meno male che non ci son stati cadaveri… E… ahahah lo sfogo con Saul
”ha sbollito l’aria di tensione (e il puzzo di spazzatura)…” xD bella questa!
Beh, spero che codesto capitolo che mi accingo a postare sia accettabilmente accettabile (ok, la smetto di sparare Boiate a tutto spiano), eccetera eccetera (tanto ormai lo sai già cosa sto per dirti, quindi risparmio il tempo di riscriverlo ancora xD)
Anyway, alla prossima!
See ya *_*
PS: mi sto cercando di portare, pian piano, nuovamente in pari con la tua Fic *-*

m i n o r i t y: Duuunque, a parte il fatto che ho impiegato diversi secondi a capire che eri sempre la mia cara ZofouArtemis ma avevi cambiato il nick (ultimamente ‘sta cosa del cambio nick ogni tanto mi confonde notevolmente per qualche attimo in cui mi chiedo “e questa chi sarebbe? E quell’altra dov’è finita?” xD), come va, my dear? *_*
Parlando della fic, beh, sono davvero contenta che tu sia tornata a recensire (don’t worry, you’re completely forgiven now… ma cerca di non sparire ok?) ^-^ e mi fa moooolto piacere che tu abbia trovato nel capitolo precedente una voce propria; non pensavo di riuscire a creare un “capitolo-persona”, come l’hai definito tu, ma sono felice di esserci riuscita… E, beh, grazie mille dei complimenti ^^” spero di esserne all’altezza xD.
Beh, vedo che hai capito che mi diverto a usare l’arma dell’imprevedibilità e a far cadere quegli “ideologici castelli di carta di idee, opinioni e predizioni” (mi piacciono i tuoi termini, sai? *-*) che uno potrebbe farsi mentre legge… muahahah xD… Anyway, I’m happy you like it.
Well, darling, see ya soon, I hope =)

Helena89: Hi, oh my dear 1st reader xD *_*
Beh, che dire, me essere contenta che tu avere gradito il modo in cui ho sviluppato lo scorso capitolo, il conflitto con Bea, la chiamata con Saul, e la tracklist di canzoni improvvisata che l’accompagnano sempre =)
“Ema, carissima, a livello tecnico credo sia il miglior capitolo da te mai scritto.” --> Really? Wow, grazie mille davvero dei complimenti! Troppo gentile xD Beh, anyway, come ho già detto, il capitolo precedente mi soddisfava assai, e non posso che essere contenta che sia piaciuto anche a te e a voi *-*
PS:
“Beatrice sempre qui --> <3” --> ma anche no! xD
A presto =)

cerere: Mateeeeeeeeeeee! *_*
*Si prepara a scrivere un papiro in risposta al papiro di recensione della sua mate che ha gradito tantotanto xD*
Dunque, andiamo con ordine, o almeno cerchiamo xD
”va' a quel paese, mate. sei riuscita a farmi emozionare. quando ho letto il pezzo della dedica sono scoppiata a ridere come un'ebete e non riuscivo a tenere le palpebre su perchè gli occhi erano troppo lucidi. va' a quel paese, mate. intendo il MIO paese, però! cosi vieni qui e ti abbraccio fino a strizzarti pure il cervello! *ç*” --> Inutile dire quanto ho adorato questa parte. È quasi commovente, davvero *ç*. Ed è inutile anche dire che leggendola man mano son scoppiata a ridere come un’ebete xD. *__*
Molte cose te le ho già dette, in quanto per lo scorso capitolo sei stata fondamentale come consulente-per-idee-pazzoidi-TM e come hai detto anche tu l’hai visto crescere *-*. Beh, anyway, I’m really fuckin’ happy you liked it, anche se te l’avrò già detto sicuramente xD. E sono contenta che il climax ti abbia tenuta incollata lì davanti allo schermo, e che tu abbia trovato il capitolo, come hai detto tu, “cinematografico” e verosimile. *-* E mi fa davvero piacere anche il fatto che tu abbia apprezzato la tracklist (che c’è e ci sarà più o meno ovunque xD) xD
“davvero. una cosa che mi piace di te è che riesci a trovare sempre una canzone per tutto, e non parlo solo della FF. parlo anche e soprattutto delle nostre conversazioni, tutte accompagnate da una colonna sonora che scegliamo man mano. è una dette tante cose che adoro di te. riesci a trovare un sottofondo a tutto.” --> *-*. Beh, sono contenta di ciò… *cerca invano di mascherare l’accenno di commozione*. Comunque, davvero, grazie mille(e trentanove *.*). E beh, non è colpa mia se quasi in ogni momento il mio cervello associa alle emozioni, alle situazioni, alla vita, frasi e musica, frasi tratte da canzoni o brani interi, o ancora brani e musiche forse inventati da codesta mente pazzoide TM che sta scrivendo xD.
“la descrizione del vicolo, poi, sembrava quasi il set di un video di Marylin Manson. xD o una nostra vecchia conversazione su una certa mandibola via posta di FB, dipende dai punti di vista xD” --> ahahahah xD bella questa (la cosa di Marilyn Manson l’avevo messa anch’io...quella della Mandibola invece rimarrà un top-secret between us xD).
”me la immagino davvero Beatrice a ridere come una puttanella in calore con un giocattolino da mezzo metro di lama in mano, e te che la guardi incarognita e intanto pensi: "cacchiocacchiocacchio!".” --> ahahah xD già, l’immaginavo anch’io mentre scrivevo… xD
Ahahaha davvero ti ha fatto ridere il termine “piattola”? xD
”non c'è che dire, la trovata della Beretta è stata una genialata, sta a sentire Zia Joan. xD davvero, non scherzo! poi quella frase – Ferma o sparo! – la vedrei benissimo in un poliziesco o, meglio, in un film di Tarantino. per questa interpretazione da oscar lui potrebbe anche scritturarti nel suo prossimo spaghetti western, alla faccia di quella deficiente di Lady GaGa xD. *gode come una matta*” --> Wow *-* Esagerata, addirittura in un film di Tarantino *__*? Ma quale onoreH, mate *ç*
E beh, poi, il rovesciamento della situazione e la caduta dell’ “ideologico castello di carta di idee, opinioni e predizioni” (come l’ha chiamato Miriam, aka m i n o r i t y), era voluto xD. Sarebbe stato tutto troppo semplice per Ema con quella Beretta, non è mica inviolabile u.ù xD (povera l’ho fatta soffrire xD comunque anche a me è dispiaciuto far cadere la Beretta subito dopo, ancora inutilizzata ç_ç). E quindi da qui la tensione alle stelle ha fatto in modo che si dimenticasse della sicura e tutto si tramutasse in una “comedy situation alla Stanlio e Ollio”, come hai detto tu xD
E beh, il “bastone non altissimo purissimo e levissimo” è stato invece fondamentale, avevi visto bene xD
E grazie mille di avermi (vabbè, aver paragonato il mio alter ego) ad un cavaliere jedi con onore ed orgoglio *_*
Beh, ora finisco qui perché se no non arrivo più al capitolo xD. Il resto nel caso continuerà con l’ “espresso demenza-città” (te lo rubo xD) su msn xD.
See ya soon, mate (I love ya) *__*

Haushinka_: Wow, una nuova lettrice *-*
First of all, bel nick u.ù
Pooooi, beh, inutile dire che mi fa piacere che anche tu legga questo mio sclero mentale altresì chiamato fanfic e che ti abbia preso… Addirittura la trovi fantastica? Ciò non può che rendermi felice, spero oslo di meritarmi i complimenti (xD), per cui ti ringrazio molto…
”e una delle prime cose che mi è passata per la testa, è stato come sia possibile parlare con Billie Joe, e non riconoscerlo... *__* ma capisco che lo hai fatto per una precisa scelta stilistica e alla fine ci sta alla grande!” --> Beh, sai, me lo chiedo anch’io come ha fatto il mio alter ego a parlarGli e non riconoscerLo. Probabilmente in quella situazione, come aveva poi ipotizzato, il cervello non era pienamente collegato per l’emozione del concerto appena suonato e tutto; l’aveva riconosciuto, sì, inconsciamente era consapevole di chi fosse quel tipo, ma per qualche ragione l’informazione non era riuscita ad arrivare nitida alla mente, magari anche scartata da un “ma figurati se IO incontro Billie Joe Armstrong in persona, che per di più viene qui a parlarmi!”… xD Anyway, mi fa piacere che abbia apprezzato anche quella scelta stilistica ^^
Beh, spero che questo capitolo non deluderà la tua attesa…
Alla prossima =)

K_BillieJoe: Rieccoti! *-*
Ahahah xD beh, neanch’io avrei lasciato lì Beatrice, così, come sensazione a caldo l’avrei rinchiusa da qualche parte per farla smettere di rompere eccetera, come hai consigliato tu… Ma il mio alter ego a quanto pare è più “misericordioso” xD.
Mi fa piacere che lo scorso capitolo ti sia piaciuto, e spero che anche questo non ti sembrerà una schifezz…ehm, volevo dire, ti piacerà e non ti farà rimpiangere l’attesa xD
A presto =)

ShopaHolic: Aryyyy! My dear *_*!
Che onore averti tra le lettrici e le recensitrici (ehm, esiste come termine? xD) *-*
Beh, mi fa indubbiamente piacere sapere che anche tu hai constatato che io sia migliorata man mano e abbia trovato addirittura un “salto di qualità” *ò*
Sono contenta che ti piaccia il personaggio di Ema (sì, hai indovinato, è davvero molto simile a me, riesco ad entrare nel personaggio, eccetera eccetera xD) e il mio, ehm volevo dire suo (;D) rapporto con la musica. Davvero.
”Ecco, si può dire che Ema vive di musica. Ma forse la cosa che mi piace di più di lei è che non è una di quelle ragazze stereotipate, tutte perfettine e intoccabili.” --> Beh, la prima frase mi è piaciuta davvero molto, perché esprime proprio l’essenza del rapporto che c’è tra Ema e la Musica. E poi, non posso che essere contenta del fatto di essere riuscita a fare in modo che Ema non sia stereotipata, perfettine & intoccabile. E quindi non immagini quanto quella tua frasettina mi abbia fatto felice *-* (come ti ho già detto, uno dei miei timori è quello di entrare negli stereotipi >.<”)
(An, e “oca giuliva” riferito a Beatrice ci sta a pennello ;D)
Non posso che essere felice anche del fatto che tu abbia apprezzato lo svolgersi del conflitto e la riflessione sulla Beretta e il “casuale” ritrovamento proprio di un esemplare di quell’arma (mi piace come hai detto, che è come se avesse sentito la tacita richiesta di aiuto della protagonista, rende molto bene l‘idea di ciò che intendo)
”E ancora una volta non l’hai lasciata preda degli stereotipi, che avrebbero fatto sì che la Beretta non avesse la sicura e, soprattutto, che non le fosse mai, mai, mai sfuggita di mano.” --> Egggggià ;)
“Ah, a proposito, capitolo 12, And my name is Cazzo! Ma l’ha detto veramente?! Ad ogni modo, ho iniziato subito a ridere come una cretina! (:” --> Sìsì, l’ha detto davvero! Guarda, la mia reazione quando l’ho sentito per la prima volta è stata quella descritta nel capitolo: tornare indietro a risentire per accertarmi che non fosse uno scherzo della mia mente (“sometimes my mind plays trick on me…” xD) e poi ridere come una cretina pure io! Ahahah xD Se vuoi ti passerò l’audio di Jaded a Milano del 2005 con la frase in questione che occupa gli ultimi secondi del brano registrato xD
Anyway, I’m happy you liked Mike and Tré. Quello di correre con Mike prima di un concerto è sempre stato un vecchio sogno… E Tré, beh, come dici tu, è sempre Tré ahahah xD. *-*
”Billie Joe è dolcissimo, ha un carattere davvero splendido, chissà cosa succederà quando Ema tornerà in hotel dopo tutto quello che è successo con Beatrice, ma soprattutto dopo il bacio! **” --> Anche qui, I’m happy you liked him. E, beh, per quanto riguarda l’ultima parte della frase, spero che questo capitolo (e il prossimo, che su tuo consiglio ho separato per non lasciare un papiro di 18 e passa pagine di Word xD) non deludano le tue aspettative!
Beh, concludo ringraziandoti ancora per i complimenti *arrossisce*.
See you soon, darling *_*

E un grazie speciale anche a tutti voi che avete aggiunto questa fic alle seguite e/o ai preferiti e/o alle storie da ricordare e/o, addirittura, me alle autrici preferite… (*arrossisce* grazie davvero)! *_* - Fujiko_Chan (AmantaH *_*! I miss you so so much. And I miss so so much also your fuckin’ awesome and hilarious reviews & comments & “scleri”, you know?! XD Davvero, mi sembra che ci sia un vuoto senza la tua recensione e il tuo stile unico di scriverla *ç*. Torna presto, darling!), Green Star 90, Helena89, Mary17, micky_malfoy87, millape, m i n o r i t y, 801_Underground, cerere, Crazy_Me, Asuka96, Jayden Akasuna, K_BillieJoe, Sybille, SuomiLover, Francy924, _LISA_, totolo, DarkSwan, Fagiolins, Haushinka_, LaFrappuccino (anche tu tra le lettrici? Wow, thanks a lot *-* fammi sapere che ne pensi di questo sclero-mentale-formato-famiglia xD)
Thanks a lot to everybody!! “Craziiiii” (xD)!! *-*
E se non chiedo troppo, quando riuscite, mi farebbe davvero piacere (per chi non lo fa già *w*) se lasciaste una recensione, o un commento, magari anche piccolo, giusto per sentire la vostra presenza e per sapere cosa ne pensate ^^”


Ok, (come al solito) mi son già dilungata abbastanza, la finisco qui e vi lascio al capitolo, che anche questa volta spero non vi deluda e che non vi procuri stimoli di vomito ehm, volevo dire, che vi piaccia =D
See ya soon *ç*







CAPITOLO 17 So rally up the demons of your soul!


Una lieve pioggerella iniziò a scendere, bagnando i miei ultimi passi.
Mi fermai in mezzo al viale e alzai gli occhi al cielo, un cielo rabbuiato, velato e piangente, in cui la luna aveva paura a far capolino. Oh, come mi assomigliava in quel momento…
Sospirai.
La pioggia continuò a cadere, rigandomi il viso, depositandosi sui miei vestiti, mischiandosi a sangue, lacrime e terra.
Fissando il cadere di quelle gocce, mi sovvenne in mente una canzone dei Nightwish, “Nemo”, che quasi inconsciamente mi trovai a canticchiare in un sussurro…
Oh how I wish
for soothing rain
All I wish is to dream again
My loving heart
lost in the dark
For hope I'd give my everything…

In quel momento quei versi sembravano scritti apposta per me, per quella situazione…
Ferma, lì, in mezzo a quel viale, io, Nemo, Nessuno.
Ferma, lì, sotto quella pioggia che sembrava così confortante e lenitiva in quel momento, che quasi sembrava potermi ridare qualche attimo di tranquillità, e il desiderio di poter sognare ancora, di poter continuare a vivere in un sogno e non in un incubo.
Ma il mio debole cuore, quel cuore dannato che sapeva amare, era perso nel buio, ingoiato dalle tenebre.
Oh, sì, per la speranza avrei dato tutto.
Per la speranza di poter tornare a sorridere.
Per la speranza di poter dire, almeno per qualche attimo, addio a sentimenti quali dolore, sofferenza, odio, rancore, disperazione, delusione, furore, costernazione…
Per la speranza di non dover vivere in un tale e continuo contrasto interiore ancora per molto.
Per la speranza di poter sognare ancora.
Per la speranza di poter vivere ancora in una realtà quasi migliore dei sogni.
Per la speranza di non causare più guai.
Per la speranza di non aver rovinato tutto.
Per la speranza di poter essere riaccolta dai Green Day.
Per la speranza di poter sperare…

La pioggia iniziò a cadere sempre più fitta.
Mi riscossi dai miei pensieri e ripresi il cammino, giungendo a quella meta che temevo raggiungere, ma alla quale anche avevo smania di arrivare.
Il momento cruciale sarebbe giunto di lì a poco.
Entrai nella hall, tremando.
Chiesi alla reception le chiavi della mia camera e feci per raggiungere le scale.
Scale che però non potei raggiungere, in quanto venni bloccata dalla voce di Mike che mi chiamò per nome con un tono deciso, che non ammetteva repliche.
Rimasi immobile qualche secondo.
Cazzo, dovevo incontrarli proprio lì, subito?
Respirai a fondo prima di voltarmi.
Il bassista venne verso di me, seguito da Tré e da Billie.
– Si può sapere dove diavolo ti eri cacciata? – chiese avvicinandosi.
Iniziai a farfugliare qualcosa, ma venni nuovamente bloccata dalla sua voce.
– E come cazzo hai fatto a conciarti così? Che diamine t’è successo? – continuò, una volta che era giunto a pochi passi da me.
– Non qui. Andiamo su in camera di Billie, ci dirai tutto lì. – decretò Tré, con un’espressione molto più seria del solito, quasi preoccupante.
Nessuno osò ribattere nulla, e in silenzio seguimmo il batterista in ascensore.
La tortura era rimandata solo di qualche manciata di secondi, e non potevo scapparne né tirarmi indietro.
Un attimo… “la tortura”? Ma che diavolo mi prendeva? Stavo esagerando, in fondo erano i Green Day, e neanche volevano farmi del male, a quanto ne sapevo.
Beh, certo, in quel momento il dover raccontar loro tutto, nella camera di Billie Joe, mi terrorizzava, non sapevo cosa dire, né come dirlo… Avevo perfino paura a guardarli negli occhi, e io e Billie addirittura rifuggivamo i reciproci sguardi.
Però erano sempre i Green Day, che fino a poche ore prima mi stavano facendo vivere un sogno che non volevo si commutasse irreversibilmente in un incubo.
Quindi dovevo mantenere la promessa fatta a Saul, dovevo affrontare quel dialogo, dovevo vincere il panico, dovevo superare i miei timori, dovevo cercare di mettere a posto la situazione e di chiarirmi con i Green Day e con Billie Joe.
Una bazzecola proprio, pensai con ironia.

L’ascensore si bloccò e le porte si aprirono.
Come un condannato a morte che si dirige al patibolo, mi accinsi a seguire i tre, cercando invano qualcosa che potesse alleggerire la situazione e l’atmosfera a dir poco pesante che regnava tra noi.
Oltrepassammo la porta della mia camera per fermarci davanti a quella accanto; quindi, Billie Joe prese le chiavi, aprì ed entrò, facendoci tacito segno di seguirlo.
La porta si chiuse alle mie spalle con un rumore secco che ruppe per un attimo la coltre di silenzio che aleggiava nella stanza.
Rimasi ferma qualche secondo, a disagio, trovando la punta ormai non più bianca delle mie Converse molto più interessante di quanto avessi mai creduto.
Quando alzai finalmente lo sguardo, incrociai tre paia di occhi che mi scrutavano, seri, in attesa.
Forse arrossii, ma potrei dirlo con certezza.
Reindirizzai lo sguardo alle mie scarpe, non sapendo cosa fosse meglio che facessi.
– Allora? – chiese ad un tratto Tré, rompendo il silenzio.
– So… Am I supposed to explain everything, aren’t I? – chiesi titubante, mentre il cuore accelerava il suo battito.
– Yeah, exactly –
Sospirai.
– Ok – mormorai incerta e rassegnata, con un tono da cane bastonato.
Mi appoggiai alla parete, lasciandomi cadere, per poi sedermi rintanadomi in un angolo del duro pavimento, scrutata da tre sguardi indagatori, col recondito desiderio di poter sparire.
Non sapevo cosa dire, né avevo in mente cosa fosse meglio che dicessi, così pensai di rischiare e mettermi in gioco. E poi, anche volendo, non sarei riuscita a raccontar loro delle fottute menzogne.
– Ecco… Ehm… – iniziai, accartocciandomi le mani per il nervosismo e la tensione – La tentazione di raccontarvi solo una fottutissima menzogna ha bussato all’anticamera del mio cervello, ma l’ho scacciata, in quanto alla fine non risolverebbe davvero nulla, e non sarei nemmeno in grado di raccontarvela. È strano, lo so, ma è così. Non so se dirvi tutta la verità sia la scelta migliore, ma mi sembra perlomeno la più onesta. So, here I am. Anche perché non ce la faccio veramente più ad andare avanti in questa situazione, con questo stramaledetto conflitto interiore che mi consuma. Voglio chiarire con voi. E poi sarà quel che sarà, ma almeno avrò la coscienza a posto sapendo di aver cercato di spiegarvi tutto e non aver detto balle. – mi fermai un attimo, alzando lo sguardo e fissandoli qualche secondo – Lo so, è meglio che tagli e inizi a spiegarvi tutto. Però prima voglio dire che mi dispiace. Mi dispiace di avervi rovinato la serata, davvero. I’m so sorry I’m a natural disaster. Forgive me, please… –
Ma che diavolo mi era preso? Da dove era uscito quella sottospecie di discorso iniziale? E da dove avevo preso il coraggio di parlar loro così?
– Ema… – disse piano Mike, fissando il suo sguardo nel mio.
Ora i suoi occhi mi apparivano meno gelidi di prima.
Sostenni quello sguardo per qualche attimo, avvertendo un brivido lungo la spina dorsale, sentendomi completamente scoperta e indifesa.
– Che diavolo t’è successo? – mi chiese di nuovo, ora però con un tono mitigato.
Annuii silenziosamente, cercando le parole per iniziare e per continuare. Ma non riuscii a trovarle.
Al diavolo, pensai, iniziando a balbettare qualche parola sconnessa.
Cercai un aspetto positivo a cui appigliarmi per continuare, anche minimo che fosse…
Beh, per lo meno l’ostacolo del blocco delle corde vocali era superato. E poi Mike sembrava meno teso e meno incazzato di prima. Forse anche Tré avrebbe seguito il suo esempio, e forse anche Billie.
Sì, in fondo potevo farcela.
O per lo meno, potevo almeno provarci. In fondo, cos’avevo da perdere?
Feci un lungo respiro, cercando di riprendere quel coraggio che poco prima mi aveva permesso di enunciare quella sottospecie di discorso, e poi iniziai mettere assieme una frase. La prima frase di una lunga spiegazione di ciò che mi era successo, di ciò che mi era passato per la testa, di tutti quei mille conflitti interiori, della telefonata e del conflitto con Beatrice, di “come avevo fatto a conciarmi così”…
Cercai un plausibile perché ai miei comportamenti, al perché mi fossi chiusa in me stessa a meditare sui miei, sui loro e sulla situazione quasi inverosimile che mi circondava, invece che festeggiare con loro, al perché fossi scesa in giardino logorata dalla battaglia che aveva luogo nella mia mente, al perché avessi risposto al telefono e avessi accolto le provocazioni di Beatrice, al perché me ne fossi andata senza dir niente, al perché avessi accettato il suo duello, al perché alla fine l’avessi risparmiata, al perché prima avessi paura di vederli e di dover spiegar loro tutto, al perché ora invece iniziavo a sentirmi più leggera, al perché ora stessi analizzando tutto questo proprio con loro

– Vuoi qualcosa per medicarti? –
– Grazie Mike, ma… non fa poi così male, non c’è bisogno… Grazie comunque… – mentii, senza saperne esattamente il motivo.
Mi sforzai di sorridere.
– Fa’ come vuoi… – commentò il bassista.
Si vedeva lontano un miglio che aveva capito che non era vero, ma non ribatté.
Mi sorrise a sua volta, semplicemente, insieme a Tré, dandomi la sensazione di sentirmi già meglio.
– Beh, noi andiamo… – disse poi il batterista – Credo sia meglio lasciarvi soli, – lanciò un’occhiata a Billie, seduto in un angolo, con l’aria pensierosa – mi pare che voi due abbiate qualcosa da chiarire, da soli… –
– Ma… – provai ad obiettare, in parte terrorizzata dall’idea di dover restare sola con lui.
Tuttavia non riuscii a continuare: Tré aveva ragione, lo sapevo benissimo.
Dovevo affrontare da sola quella situazione. Non potevo tirarmi indietro, me l’ero ripromessa, e l’avevo promesso anche a Saul.
Mike e Tré salutarono con un cenno, dirigendosi verso la porta.
– Don’t worry… – mi bisbigliò il bassista passandomi accanto – Ah, quasi dimenticavo: you are forgiven.
Tutto quello che riuscii a fare fu di mormorare un “thanks” commosso.
Poi, i due uscirono e la porta si richiuse dietro di loro.
Ero rimasta sola con Billie Joe.

Lui era ancora seduto all’angolo opposto della camera, con ancora quella maledetta aria pensierosa; a cosa stesse pensando, poi, era un mistero. Quello che potevo sapere era che lui stava ancora là, in silenzio, e mi fissava di sottecchi.
Ora che ci pensavo, non mi aveva ancora rivolto la parola.
Rimasi immobile anch’io per un lasso di tempo indefinibile: probabilmente si trattò solo di un paio di minuti, ma non avrei potuto affermarlo con certezza, dato che in quel momento, in quella situazione, e in quello stato emotivo, parvero interminabili.
Ero ancora accucciata nel mio angolino sul freddo e duro pavimento, che paragonato però allo sguardo indagatore di Billie Joe pareva assolutamente caldo e confortevole.
Continuammo a fissarci di sottecchi, squadrandoci, osservandoci come un cane e un gatto che valutano il momento più propizio per attaccare.
Nessuno dei due osava alzarsi per raggiungere l’altro lato della stanza; né nessuno dei due s’azzardava a proferire parola alcuna e rompere la profonda e gelida coltre di mesto e angoscioso silenzio che aleggiava tra noi.
La situazione si stava facendo davvero opprimente.
Ancora una volta, per un’inconscia associazione mentale, nella mia mente passarono i versi di una canzone dei Green Day, una Loro canzone, in questo caso “Give Me Novacaine”.
Take away the sensation inside…
Bittersweet migraine in my head…
It's like a throbbing toothache of the mind…
I can't take this feeling anymore…
Drain the pressure from the swelling…
This sensation’s overwhelming…

In un certo senso, quell’associazione mentale automatica non era neanche sbagliata. Quella situazione mi stava logorando, avrei dato qualsiasi cosa per potervi porre fine, così come le emozioni e le sensazioni che provavo dentro di me. In un certo senso potevano essere paragonate anche loro a un’emicrania amara ma forse anche un po’ masochisticamente dolce, a un dolore lancinante, come una specie di terribile mal di denti, ma non ai denti, bensì alla mente, alla psiche, al cuore, all’anima… E, no, quella situazione, quella sensazione, stava diventando davvero oltremodo opprimente, troppo pesante per essere sopportata ancora; avrei voluto davvero poter far defluire via tutta quella pressione, poter porre la parola “fine” a quella logorante e soffocante situazione, a quei sentimenti così controversi, a quel tacito contrasto…
Mentre pensavo a ciò, mi sovvennero anche i versi di un altro Loro brano, che si aggiunsero ai precedenti.
Silence is the enemy
Against your urgency…
So rally up the demons of your soul!

Gridò una voce nella mia mente, sulle note di “Know Your Enemy”, e anche questa aveva assolutamente ragione. Il silenzio, quel silenzio, mi era nemico, non faceva altro che aiutare la situazione a logorarmi, mentre la mia urgenza era quella di cercar di porvi fine. No, non potevo rimanere lì ancora a lungo, completamente passiva ad essa; dovevo radunare i demoni della mia anima e affrontarla.

Ad un tratto, li radunai, mi feci forza e mi alzai.
Non so se l’aver ricordato ed essermi rispecchiata in quei versi scritti proprio da lui mi avesse dato forza, o se me l’avesse data l’esito positivo avuto con Mike e Tré poco prima, o l’esasperazione a cui stavo giungendo, il non poterne più di quella situazione insopportabile creatasi tra noi, il non poter più sopportare il suo sguardo indagatore dall’altro lato della camera, o qualcos’altro… o tutto ciò assieme.
Fatto sta che riuscii a trovare il coraggio di alzarmi, rompendo quella routine fatta di tormentosi silenzi e di gelidi sguardi indagatori.
Lui seguì i miei movimenti con lo sguardo, mentre mi avvicinavo e mi sedevo a pochi passi da lui, senza però riuscire a guardarlo negli occhi.
Non si mosse, né proferì parola alcuna per quello che poteva essere un minuto d’orologio, ma che mi parve, ancora una volta, un tempo infinito e assai difficile, dal punto di vista psicologico.
– Quindi è così… – proruppe ad un tratto, rompendo finalmente il doloroso e imbarazzante silenzio.
– Cosa è così? – chiesi, trasalendo, e cercando invano di dare un tono quasi normale alla mia voce.
– Quello che hai detto prima. Quindi è così che è andata… –
– Sì –
Seguirono altri interminabili secondi di silenzio.
– Mi devi ancora delle spiegazioni, però – riprese poi.
– Lo so… – risposi a mezza voce, cercando di controllarne il tremito.
Deglutii, ricominciando ad accartocciarmi le mani, non riuscendo a dire altro.
La stanza piombò di nuovo nel silenzio.
Scacciai l’impulso di alzarmi e andarmene: non dovevo e non potevo assolutamente.
Allontanai anche quello di piangere, che ritenevo fosse proprio l’ultima cosa da fare in un momento del genere: avrebbe potuto irritarlo ulteriormente, oppure avrebbe potuto suscitargli sentimenti di commiserazione verso di me, e non volevo che accadesse nessuna delle due ipotesi.
Non volevo la sua compassione, cercavo la sua comprensione.

– Stand up – mi ordinò ad un tratto, con una voce pressoché atona che cercava di mascherare qualsivoglia emozione.
Si alzò a sua volta, mettendomisi di fronte; non potei fare altro che imitarlo.
Quindi mi prese per una mano e mi condusse in bagno, mentre io lo seguivo senza opporre la benché minima resistenza.
Improvvisamente, a metà della stanza da bagno, si fermò, senza dire nulla.
Mi arrestai a pochi passi da lui.
Nessuno dei due pronunciò parola.
Mi osservò per un lasso di tempo indefinibile, scrutandomi con quei suoi due smeraldi ancora rabbuiati.
E ancora una volta mi sentii impotente, indifesa e totalmente scoperta davanti a lui, davanti a quelle profonde iridi indagatrici, che continuavano a darmi l’impressione di poter leggermi dentro, i pensieri, le emozioni, le sensazioni, quella che molti chiamano anima, tutto…
Cercai comunque di sostenere quello sguardo il più a lungo possibile.
– Anyway, non doveva permettersi di conciarti così. – proferì ad un tratto, tradendo una nota di rabbia nella voce.
Gli sorrisi debolmente.
Passò due dita sulla mia guancia sfregiata, portando via un po’ di terra mista a sangue, mentre sul mio volto si disegnò una smorfia di dolore.
Soffocai un urlo.
– Scusa… – mormorò – Ma ti brucia ancora tanto? –
– Mah, secondo te? – replicai, con un sarcasmo che non sapevo dove avessi trovato.
Non rispose.
– Va’ a farti una doccia – disse poi.
Annuii e feci per andarmene, ma mi bloccò trattenendomi saldamente per il braccio destro. Ringraziai che non fosse l’avambraccio, altrimenti sarei saltata dal dolore, ma probabilmente aveva notato il lungo taglio che lo attraversava e aveva pensato bene di lasciarlo stare.
– Dove staresti andando? – mi chiese quindi.
– In…I-In camera… a…a farmi una doccia… – balbettai.
– C’è una doccia anche qui, no? Puoi benissimo fartela qui. E poi dopo ci sono un po’ di cose che devi spiegarmi… –
– Ma non scappo mica! –
– Bah, fa’ quel diavolo che vuoi, tanto fai sempre quel diavolo che vuoi… Solo non capisco perché diamine non vuoi farla qui ‘sta benedetta doccia. Non ti faccio niente… –
Sospirai, sbuffando.
– Ok, la faccio qui… – mi arresi, non volendo irritarlo ancora per quella che in realtà era soltanto una sciocchezza, non comprendendo però il suo impuntarsi – Però almeno fammi andare a prendere qualcosa per cambiarmi… –
Acconsentì, e mi seguì in corridoio.
– Hey, te l’ho già detto, non scappo mica! – ripetei.
– E la prova l’avresti data stanotte sparendo nel nulla e tornando così conciata? – ribatté, con amarezza, fulminandomi con lo sguardo.
Capii che era meglio non andare avanti in quel discorso.
Sospirai, ancora una volta.
Raggiunsi la mia camera, aprii la porta e agguantai la prima biancheria e i primi vestiti puliti che trovai, mentre Billie mi aspettava all’uscio, come per controllare che non mi chiudessi dentro o non mi buttassi giù dalla finestra o che so io.
Quindi, richiusi la porta alle mie spalle e lo seguii nuovamente in camera sua.
– Vado a cercare qualcosa per sistemarti. Di’ quel che vuoi, ma devi medicarti, I don’t care if you don’t mind. Quel taglio, ad esempio, non mi piace per niente. E se si infettasse, poi, ci toccherebbe pure portarti all’ospedale. – mi disse prima che entrassi in bagno, accennando al mio avambraccio destro.
In fondo, dietro quei toni che volevano sembrare bruschi, nascondeva ancora dolcezza. In fondo non doveva più essere così tanto arrabbiato con me. In fondo si preoccupava per me…
– Billie… Grazie… – gli sorrisi.
Una vocina mi disse che potevo farcela, che non era poi così dura come avevo immaginato, che potevo sperare che la tensione tra noi si allentasse, che potessimo chiarirci, che il nostro rapporto potesse tornare come prima, che l’incubo finisse e potessi tornare a vivere in un sogno.
Entrai in bagno e richiusi la porta.
Sì, potevo sperare.

Quando uscii mi sentivo meglio.
Il getto rassicurante e purificatore dell’acqua aveva lavato via la terra, il sangue, il sudore e le lacrime che mi ricoprivano, così come la rabbia e l’odio, come parte dell’ansia e dell’inquietudine che mi affliggevano, portandole con sé lungo il suo corso verso lo scarico, distendendo i miei nervi e lasciandomi un piacevole senso di serenità.
Mi rivestii e richiusi cautamente la porta del bagno alle mie spalle, guardandomi intorno circospetta, senza vedere nessuno.
Mi sedetti in un angolo e aspettai.
La mia attesa finì poco dopo, quando si aprì la porta ed entrò Billie, con in mano una garza e un flacone che sembrava appartenere ad un disinfettante.
– Come va? – chiese vedendomi.
Notai sollevata che il suo tono era meno brusco di prima.
– Meglio, grazie… –
– Questo è quello che ho trovato. – disse poi, accennando a quello che aveva in mano – Dovrebbe bastare, ma se poi ti fa ancora male domani ti portiamo in ambulatorio, se vuoi. –
– Non… Non c’è bisogno… Grazie… –
Fece spallucce, poi mi fece alzare dal pavimento e mi fece sedere accanto a lui sul letto, alla sua sinistra.
– Dammi il braccio – disse quindi, con un’inflessione che non ammetteva repliche.
Gli porsi il mio braccio destro.
Mi accorsi che stavo tremando.
Lui versò una goccia di disinfettante sul taglio, che bruciò indescrivibilmente.
Con un urlo soffocato, per un riflesso condizionato, feci il gesto di sottrarre il braccio.
– Stai ferma – mi ordinò in un sussurro, bloccandomi.
Cercai di obbedire, rimanendo pressoché immobile mentre versava l’antisettico su tutta la lunghezza del taglio, mordendomi il labbro che riprese per l’ennesima volta a sanguinare, strozzando le imprecazioni e le grida di dolore, ansimando per lo spasimo che mi provocava toccando quella maledetta ferita per disinfettarla.
Poi riservò un trattamento analogo, ma con gesti più delicati, alla mia guancia destra, anch’essa ferita dalla lama malefica di Beatrice.
Dopo, finito con quest’ultima (che bruciava ancora all’inverosimile), sempre con delicatezza, riprese il mio braccio destro e iniziò a fasciarlo con la garza.
– Quando smette di sanguinare puoi toglierla – mi disse, mentre mi bendava l’avambraccio.
Annuii, ringraziandolo.
– Ma l’hai fatto sanguinare ancora, pinhead? – domandò notando il mio labbro.
– A quanto pare… – risposi, stringendomi nelle spalle.
– Devo disinfettarti anche quello già che ci sono? –
– Ehm… No, grazie, non c’è bisogno… – replicai, immaginando già il bruciore infernale che mi avrebbe causato – Poi rimarginerà da solo ancora una volta, tanto il sangue non è contaminato… –
– Ok, come vuoi… – fece una pausa – Pensandoci, ci sarebbe anche un altro modo per disinfettarlo… Ma a quanto pare a te non è gradito. – terminò poi, con leggera e ironica malizia.
– C-Cioè? W-What do you mean? – tartagliai con tono interrogativo, non credendo di aver afferrato appieno.
Non volevo certo fare la gatta morta, era che davvero, nelle confusionarie condizioni mentali in cui mi trovavo, non ero riuscita ad afferrare pienamente ciò che aveva detto.
Billie mi guardò, alzò gli occhi al cielo, e tornò a fissarmi con il suo sguardo magnetico.
Sospirò.
Una manciata di secondi dopo, quasi prima che riuscissi a rendermene conto, sentii quelle sue labbra dolci e dannate imprimersi sulle mie, mentre il mio corpo veniva pervaso da un tremito gelido seguito da un’ondata di calore avvampante, il mio stomaco si attorcigliava, il mio cuore mancava un battito, e la mia mente tornava inconsciamente al limbo dove si era persa qualche ora prima, quando la scena si era ripetuta dopo il concerto.
Bite my lip and close my eyes
Take me away to Paradise…

Mi morse delicatamente il labbro ferito, bagnandolo e portando via, al distacco, le gocce di sangue amarantino che lo ricoprivano, lasciandone in cambio, anche questa volta, qualcuna del suo sapore, quel sapore acre e dolce ormai inconfondibile.
Ancora una volta mi lasciò stordita. Stordita e tremante.
– I mean this, to begin… – sussurrò quindi, rispondendo alla mia precedente domanda.
Lo guardai come se stessi cercando di scrutarlo ai raggi laser e allo stesso tempo come se davanti a me non avessi altro che il vuoto e la parete dietro di lui.
Non sapevo se amarlo od odiarlo. Ed era buffo, perché ad un tratto mi sembrò che due sentimenti così contrastanti potessero addirittura convivere.
Lui rimase a fissare il mio sguardo inebetito, scuotendo debolmente la testa, per poi scoppiare in una risata, ma in una risata genuina.
– Ora però non fare come l’altra volta… – mi soffiò all’orecchio con un bisbiglio ammonitore.
Abbassai lo sguardo.
– I’ll try… But… – mi parve di aver biascicato a mezza voce, lasciando la frase in sospeso.
Rimanemmo in silenzio per un lasso di tempo indefinibile.
– E ora devi spiegarmi un po’ di cose – proruppe ad un tratto Billie, rompendo il silenzio e decretando l’arrivo ufficiale di quel momento che tanto avevo temuto.
Alzai gli occhi al cielo, o meglio, al soffitto, chiamando ancora a raccolta i demoni della mia anima, dal primo all’ultimo, nessuno escluso.
Però, pensandoci bene, ora che la tensione tra noi si stava allentando sempre più, quel dannato momento mi intimoriva molto meno di prima. Ce la potevo benissimo fare, dovevo solo crederci. Sospirai, accondiscendente.
– Ok… So… First of all, devi spiegarmi come mai non riesco a rimanere incazzato con te –
Sorrisi, sollevata.
– Beh… Onestamente non saprei che dirti, di solito è più facile che la gente trovi motivi per incazzarsi con me anche quando non ce ne sono… Per lo meno la fottuta maggioranza della gente. E… – avrei voluto aggiungere altro, ma le parole mi si bloccarono in gola, finendo una sull’altra in un groviglio indistinto.
– Comunque, insomma… Grazie, per non essere più incazzato con me. – fu l’unica cosa che riuscii a dire – I don’t know just if I deserve it… But, anyway, thank you – conclusi, abbassando leggermente lo sguardo e la voce.
– I’m not sure exactly you deserve it, but I think so – rispose.
Sorrisi, ricacciando indietro una lacrima che bussava prepotente alle mie palpebre, forse un segno dello sciogliersi graduale della tensione precedente e del formarsi di una nuova, simile e diversa allo stesso tempo, forse un segno dell’emozione, forse un segno di chissà cos’altro…
– Anyway… You should explain to me your behavior, now… – mi ricordò.
Annuii.
Inspirai a lungo, cercando di fissare il suo sguardo per una manciata di secondi. In fondo, non era poi così difficile. Dovevo solo ripetere ciò che avevo detto prima, con Mike e Tré, al massimo avrei dovuto aggiungere qualche particolare, qualche dettaglio che riguardava particolarmente la situazione creatasi tra me e lui… Anche se un confronto diretto, a tu per tu con lui, era diverso, e complicava alquanto le cose. Ok, non era più incazzato con me come prima, e ciò era un notevole peso in meno, però si trattava sempre di svelare mille pensieri e mille dubbi a lui che ne era, in un certo senso, la causa. Non sapevo quanto sarei riuscita a parlare, quanto il mio cuore avrebbe retto. E avevo paura di commettere altri errori, di rovinare ancora tutto, di farlo incazzare di nuovo. Però, se non avessi detto niente, avrei peggiorato ugualmente le cose, si sarebbe arrabbiato lo stesso… Massì, dovevo provarci. Dovevo rischiare anche quella volta. In fondo, mi ripetei per l’ennesima volta, non era poi così difficile; potevo farcela benissimo, dovevo solo crederci.
Espirai, cercando di mantenere il mio respiro regolare e meno concitato.
– Te l’ho detto anche prima, quando c’erano pure Mike e Tré, ero completamente confusa… You know, non sapevo cosa fare, cosa dire, cosa pensare… – iniziai – Quasi non riuscivo neanche a capire se stavo vivendo un sogno o la realtà! Stavo raggiungendo il punto del delirio, credo. Nella mia mente si combatteva un feroce conflitto interiore, non immagini quanto sia stato duro. Se voi non capivate niente di quello che mi stava succedendo, il peggio era che non ci stavo capendo un cazzo nemmeno io… – sospirai – E poi vedervi lì, a interessarvi a me, a cercare di capire come stavo e cosa diavolo mi stesse accadendo, a chinarvi accanto a me e a farmi domande a cui non riuscivo a rispondere; e non riuscire quasi a parlare, ancora assordata da quelle fottute voci che dibattevano imperterrite nella mia mente, e non sapere cosa cazzo dovessi fare… era, come dire… era qualcosa di terribile, you know… E poi tu, tu che eri una delle cause principali del mio conflitto interiore… Voglio dire, quando ti ho rifuggito due volte, scostandomi da te per una specie di riflesso condizionato, non credere che per me sia stato facile… Vedere quei tuoi occhi rabbuiarsi e poi dipingersi di rabbia era straziante, davvero. La parte di me che sosteneva che, nonostante non fosse ciò che avrei desiderato, e nonostante tutto, fosse meglio così, vacillava… E ogni pugno che hai scagliato a quel fottuto muro era come una pugnalata per me, you know… E anche le espressioni di Mike e Tré… Ad un tratto ho sentito di non riuscire a rimanere lì ancora. Sentivo di aver rovinato la serata, anzi, di aver rovinato tutto. Mi sentivo ancora una volta un totale disastro. E, oltre a ciò, il conflitto continuava senza darmi tregua. Stavo male, Billie, stavo davvero male. Sono scesa in giardino, sperando che almeno l’aria fresca avrebbe potuto darmi un po’ di refrigerio, ma niente. Sono rimasta lì, sul prato, a consumarmi in quella dannata lotta che imperversava nella mia mente, cercando invano di capire qualcosa. Ma trovavo sempre e solo nuovi dubbi, nuove preoccupazioni, nuova confusione, nuovi ripensamenti, nuovo dolore… Stavo per scoppiare. E poi… E poi è arrivata la telefonata di Beatrice, ad aggiungersi a tutto ‘sto casino, e ancora una volta l’ira ha avuto la meglio. Quando quella lurida bastarda ha minacciato anche voi, e te in particolare, non ho potuto più tirarmi indietro. Ero nella merda fino al collo, era così alta che ormai era troppo tardi per poterne uscire… E non avrei mai permesso che potesse capitarvi qualcosa per colpa mia. Ma sapevo che se ve l’avessi detto non mi avreste certo lasciato andare, e non ero neppure nella condizione di essere in grado di parlarvi, you know… E quindi sono andata nella lurida tana del nemico… E beh, poi il resto non mi va di raccontarlo ancora da capo, mi sembra di averlo raccontato già meticolosamente prima… Se hai qualche domanda in proposito, però, chiedi pure, risponderò, o almeno tenterò di rispondere come meglio riesco. –
Billie era rimasto in silenzio per tutto il tempo, scrutandomi come per trovare nei miei occhi la conferma a tutto ciò che dicevo.
Avevo già raccontato tutto nei dettagli precedentemente, con anche Mike e Tré presenti, e ora avevo cercato di riassumere i concetti principali e spiegargli meglio i punti che più lo riguardavano.
Quando terminai di parlare, lui rimase a fissarmi ancora per qualche istante, forse pensieroso. Poi iniziò a chiedermi ulteriori spiegazioni, ulteriori dettagli riguardo ad alcuni punti, eccetera.
Cercai di rispondergli come meglio potevo, talvolta non senza sforzo e scavando nei meandri della mia mente per cercare una risposta, analizzando ancora una volta, non senza fatica, le mie azioni, i miei sentimenti, i miei pensieri, le mie emozioni, i possibili “perché” che mi avevano spinto a fare ciò che avevo fatto… Mentre, nel frattempo, la tensione tra noi si scioglieva pian piano.

– Ora vorrei chiederti di spiegarmi qualcosa anche tu… – gli dissi, un lungo tempo imprecisato dopo.
– Ok –
– Beh… Andando con ordine… Vorrei chiederti ciò che mi ha attraversato la mente più e più volte durante quel dannato e logorante conflitto interiore… –
Fece un cenno di assenso con la testa.
– Ecco… – iniziai, cercando di balbettare il meno possibile – You know… Voglio dire… Insomma, perché non sei rimasto su quel dannato palco? Tanto in poco tempo un bodyguard della Security ci avrebbe diviso lo stesso, portando quella stronza di Beatrice fuori. Con questo non voglio dire che mi abbia dato fastidio o non mi sia piaciuto, anzi l’intesa che si era creata tra noi era… You know… I mean, mi era sembrato tutto così, come dire, straordinariamente… indescrivibile, non so come spiegarlo… E poi mi aveva dato una forza impressionante, davvero… Ma forse sarebbe stato meglio se, invece di fare quella che probabilmente può essere chiamata pazzia, fossi rimasto comodamente sul palco, magari chiamando un bodyguard perché intervenisse, che ne so… No, invece sei saltato giù, ti sei buttato nella ressa, come un folle, per darmi una mano in prima persona. Perché?
Billie sembrò rifletterci per qualche istante.
– Vedi, questa domanda potrebbe ricevere due risposte, you know… – rispose quindi, guardandomi negli occhi, con quelle iridi di un verde ora estremamente profondo e dall’aria seria – La prima potrebbe essere più gradita della seconda, ma è senza dubbio illusoria. Non voglio illuderti, a meno che tu non me lo chieda espressamente, ma forse anche in quel caso mi rifiuterei. You know, è il tipo di risposta che starebbe a pennello in una fiaba, ma questa non è una fottuta fiaba, è la fottuta realtà, e il mondo è ben diverso da come vorrebbero venderlo nelle fiabe. Qui, nel mondo reale, non ci sono principesse che puntualmente trovano il proprio principe, qui il bene non trionfa sempre sul male, qui non è scontato il lieto fine… Ma credo che tutte queste cose tu le sappia già – fece una pausa, scrutandomi i pensieri e l’anima.
Annuii, facendogli cenno di continuare.
– La seconda invece non è proprio una risposta, ma per lo meno è reale, o almeno sufficientemente reale da essere considerata tale… –
– E sarebbe? – chiesi titubante.
– Sarebbe che, in parole povere, non lo so bene neppure io. You know… Ora che mi ci fai pensare, me lo chiedo ancora anch’io il perché l’abbia fatto –
Lo fissai piuttosto sbalordita, ma neanche troppo.
Non mi aspettavo una risposta del genere, ma, riflettendoci, avrei certamente potuto aspettarmela.
Non dissi nulla, aspettando che continuasse a parlare.
You know… – riprese – È come se, in quel momento, una vocina nel mio cervello avesse soppiantato la ragione e mi avesse guidato a compiere quell’azione, ma non saprei spiegarne il perché. Sarebbe certamente stato più sensato, come hai detto tu, che me ne fossi restato sul palco e avessi chiamato un bodyguard per farvi dividere e far portare via l’idiot bitch, invece ho fatto… come hai detto? Ehm… il folle, saltando giù nella ressa per venirti a dare una mano in prima persona. Già. E tu ora mi chiedi il perché di tutto ciò, come me lo chiede anche la parte razionale del mio fottuto cervello. Beh, davvero, non saprei cosa rispondere. You know… Ehm… I mean, you know… It’s something like… You know… – si impappinò per qualche secondo, poi fece una pausa della durata di un respiro, e riprese – Qualcosa mi ha spinto a fare così, ma non saprei bene dire cosa… I don’t know if you understood anything, but it’s hard to explain, ‘cause it’s not easy to understand, neither for me… –
Abbozzai un sorriso.
– Quindi immagino che non avrai una risposta, cioè, che avrai una “non-risposta” di questo genere anche per un altro quesito che mi tormentava… – dissi dopo un po’.
– Ovvero? –
– Beh, insomma… – farfugliai imbarazzata – Perché hai fatto ciò che hai fatto dopo il concerto. Intendo il bacio eccetera… –
Annuì.
– Già, stessa cosa di prima – fece una pausa, in cui rimanemmo entrambi a guardarci in silenzio.
– C’è qualcosa in te… – azzardò poi – You know… I think there’s something special in you… But I can’t explain it. È qualcosa di… di indescrivibile, qualcosa di strano, di diverso… E anche quello che provo per te è qualcosa di diverso; diverso dal sentimento che provo, ad esempio, per Mike, o per Tré, o per gli amici, o per i miei figli, o per mia moglie, o per i miei fratelli o sorelle, o per i miei parenti, o per tutte le fottute persone che conosco e a cui posso dire di voler bene in un qualche modo… Ma che in un certo senso è anche simile, non so bene neanch’io come dirlo… È qualcosa che mi attrae e che mi fa pisciare sotto allo stesso tempo. Qualcosa a cui per ora non sono in grado di attribuire un dannato nome… –
Mi guardava negli occhi, mentre diceva ciò.
E io non riuscii a far altro che fissarlo, ricambiando lo sguardo col fiato sospeso, trattenendo il respiro senza rendermene conto, e perdendomi tra le sue parole e le sue profonde iridi.
Quando terminò di parlare, rimasi così ancora per un po’, finché cominciai a sentire mancanza d’aria nei polmoni e feci un lungo respiro.
Abbassai lo sguardo, poi lo rialzai e lo fissai nuovamente.
Non sapevo cosa dire.
Ancora una volta mi aveva lasciato completamente spiazzata.
E ancora una volta mi fissava con una nota divertita negli occhi, e nelle labbra incurvate al sorriso.
Forse, in un certo senso, ci stava prendendo gusto a vedermi disorientata da ciò che faceva o diceva.
Nel frattempo, nella mia mente si affollavano mille pensieri, mille cose che avrei voluto dirgli, ma nessuna riusciva a raggiungere le corde vocali.
Billie mi mise un braccio attorno alle spalle, tirandomi leggermente a sé, con estrema dolcezza e un ché di fraternità.
Una lacrima sfuggì al mio controllo.
Non volevo ammetterlo, ma le sue parole mi avevano commosso. Non sapevo bene dire cosa mi avesse commosso, ma stava di fatto che fui costretta ad ammettere che mi aveva indubbiamente emozionato.
Mi sorrise, asciugandomi quella lacrima col dorso della mano, provocandomi una leggera fitta di dolore al contatto con lo sfregio che avevo sulla guancia, alla quale non prestai però particolare attenzione.
– Hey, ti andrebbe di fare qualcosa di diverso dal solito, di fare qualche cazzata, così, per passare il resto della nottata? –

   
 
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