Era
una bella mattina di primavera nella contea di Hazzard. Daisy aprì la finestra
con decisione, lasciando che l’aria fresca del mattino invadesse la stanza. Era
in piedi già da mezz’ora, pronta per andare a prendere la sua amica alla
stazione di Hazzard. Per fortuna aveva ottenuto un paio di giorni di permesso
al Boar’s Nest, così avrebbe potuto passare un po’ di tempo con Jennifer, che
non vedeva da molto tempo. E poi, chissà… magari avrebbe potuto trovare un po’
di tempo per passare a salutare Enos… era parecchio che non si fermavano a fare
due chiacchiere.
Daisy
scese in cucina e salutò lo zio Jesse e Luke, già seduti a tavola, con un bacio
sulla guancia, poi si versò una tazza di caffè. In quel momento, Bo scese le scale
a rotta di collo, irrompendo nella stanza con la stessa furia di un bambino la
mattina di Natale.
“Allora,
quando andiamo?”
“Che
diavolo combini, ragazzo?” lo interrogò lo zio Jesse.
“Daisy,
quando arriva la tua amica?” chiese il ragazzo, ignorando la domanda dello zio.
La
ragazza sorrise, incrociando le braccia. “Beauregard Duke, non ci pensare
nemmeno. Andrò io a prendere
Jennifer.”
“Jennifer?
È un nome incantevole… scommetto che lei è all’altezza del nome. Ti prego,
Daisy, portami con te!”
“Non
se ne parla, Bo. Starà qui per almeno una settimana, avrai tutto il tempo per
guardarla. E poi, non sei innamorato di Mary Jane?”
“Oh,
sai, ieri sera non è poi andata così bene” ribatté il biondo, gesticolando in
maniera buffa.
“Sei
terribile, Bo. Ma non cambio idea. È la mia
amica, e andrò a prenderla io”
sorrise ancora Daisy.
“Così
si fa, Daisy!” si complimentò lo zio Jesse, prima di sorseggiare ancora il suo
caffè. “Beauregard, tu vieni con me. Dobbiamo risolvere un problema con il distillatore.”
Bo
sbuffò. “E va bene, zio Jesse.”
Un’ora
più tardi, il treno in arrivo da Atlanta fermò nella polverosa stazione di
Hazzard. Una ragazza non troppo alta né troppo minuta scese, trascinandosi
dietro due valigie. Non era facile vedere attraverso la nuvola di polvere che
si era alzata, ma presto riuscì a scorgere la persona che la stava aspettando.
“Daisy
Duke!” esclamò, correndole incontro.
“Jennifer!”
esclamò Daisy in risposta, accogliendola a braccia aperte. “Da quanto tempo non
ci vediamo?”
“Tre
anni, se non sbaglio. Non sai quanto mi sei mancata!”
“Anche
tu mi sei mancata moltissimo, Jennifer. Insomma, scriversi non è come vedersi
tutti i giorni” rispose la giovane Duke, allontanando la ragazza per guardarla
meglio. “Accidenti, Jenny, diventi sempre più bella. Non credo che Bo e Luke ti
riconosceranno!”
“Non
mi meraviglierei, Daisy. L’ultima volta che sono stata qui avevo quattordici
anni, e non ero esattamente una bellezza. In verità, ti confesso che non ho mai
capito come facessi ad essere mia amica. Insomma, tu sei sempre stata così
bella…”
“Oh,
Jenny! Sai benissimo che l’amicizia non è questione di bellezza. Niente
dovrebbe basarsi sulla bellezza.”
“Ma
sì, hai ragione. Speriamo solo che vada meglio di dieci anni fa.”
“Non
te lo posso assicurare. Insomma, Bo è sempre il solito ragazzaccio di un tempo,
e Luke… beh, nonostante gli sforzi, finisce sempre con l’andargli dietro”
rispose Daisy, prendendo una delle valigie dell’amica e avviandosi verso
l’uscita.
“Come
sta lo zio Jesse?”
“Sta
benissimo, come sempre. È più in forma di noi” rise Daisy.
“E
del resto della città che mi dici? È ancora tutto in mano a Boss?”
“Sì,
e sta diventando sempre peggio. Ogni giorno se ne inventa una nuova. E Rosco
continua ad andargli dietro come un cagnolino.”
“E…
Enos? È sempre vicesceriffo?” domandò Jennifer con una punta di malizia.
Daisy
arrossì appena. “Sì, ma… perché questa domanda?”
“Oh,
così…” ribatté l’altra ragazza, scoppiando a ridere di fronte all’imbarazzo
della giovane Duke.
“Su,
andiamo. Alla fattoria non vedono l’ora di vederti!”