Ten
little things that make me love (hate) you ♥
I palazzi si facevano più
vecchi e brutti, le stanze si adombravano e per le strade non si
aggirava
praticamente nessuno.
Yurij osservava spesso la
pioggia cadere.
A piedi nudi sulla
pavimentazione gelata del balcone, scrutava la città con aria di
sufficienza,
concentrandosi esclusivamente sulle gocce di pioggia che disegnavano il
cielo.
E, spesso, quel suo intenso
studio veniva ripagato con riflessioni che, probabilmente, estranei
avrebbero
ritenuto bizzarre.
Eppure lui non smetteva mai
–o almeno non aveva ancora trovato alcuna prova
che smentisse il suo farneticare- di paragonare se stesso e Kei alla
pioggia.
Per Yurij, infatti, Hiwatari era
proprio come quelle stesse gocce appena nate dalle nuvole: fresche e
bellissime,
esse ammiravano il cielo da vicino, irraggiungibili.
Ivanov, invece, sapeva di
essere molto simile all’acqua stagnante rappresasi al terreno.
Sporco e sudicio, come poteva
aspirare all’etere?
Lui, ignorato.
Lui, condannato.
Lui, calpestato.
Lui, compatito.
Però, il sole, aveva attirato a sé anche le sue, di
acque.
Gli aveva concesso la benedizione di legarsi a quelle
stesse
nuvole dove Kei primeggiava; aveva permesso a quella freschezza di
posarsi
anche sul suo animo incrostato di fango
–ma il fango poteva essere rosso?
Ed era felice.
Kei, raggiungendolo sul
balcone, l’abbracciò in vita, ghermendogli il collo col suo caldo
respiro.
E la pioggia cadeva
immutabile sulla città,
picchiettando a ritmo sostenuto l’asfalto.
Il ragazzo si abbandonò a
quella stretta, sospirando.
“Andiamo a piedi, però.”
Impose ad un certo punto con un sorriso, dopo qualche minuto di
silenzio e socchiudendo
gli occhi.
Il giapponese, allora, rise
appena all’affermazione del compagno ed Ivanov decise di prendere come
un
consenso quel bel suono fioco.
E quando, una volta sulla
strada, Yurij si lasciò baciare da Kei, trovò nuovamente conferma alle
proprie elucubrazioni
e seppe di essere completamente suo.
Di appartenere in maniera indissolubile a quelle
gocce fresche e
belle, proprio le stesse che, ricadendo sul suo volto ed aggrappandosi
ai suoi
capelli ed alle sue ciglia, rendevano molto più umido e difficoltoso
quel bacio
prolungato.
…
Bhé, sì, ovvio: i due geniacci avevano dimenticato l’ombrello.
PER KAIFAN: volevo dire che,
sinceramente, non credo di aver esasperato Yurij e la sua isteria nella
precedente storia =).
La piega della flash era
comica e come le altre comiche prima di essa conteneva quella data
caratterizzazione di Ivanov.
E non penso di averla resa
esagerata, ma coerente con quelle che sono state le flash precedenti…
Ci si
sarebbe dovuto lamentare anche delle altre, altrimenti x).
Accetto la “critica”, ma non
la condivido, perché, ripeto, mi sembra un po’ "campata in
aria" visto la medesima caratterizzazione nelle flash
precedenti, ma la mancata presenza di osservazioni al riguardo =).
Poi la flash era comica... E chi scrive comiche sa che determinati tratti di un carattere vengono evidenziati un po' di più... Non si dovrebbero leggere più comiche a questo punto, se la tendenza alla "caricatura" non piace X3!
Vero che la mia raccolta è catalogata come "commedia", ma la commedia, comunque, presenta scene di comicità... Che, ovviamente, non vanno a sfociare nel demenziale!
Mi auguro che anche questa
flash vi sia piaciuta.
Iria.
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