CAPITOLO
8
Era
passato già un po’ di tempo da quando
la mia storia con Valerio andava avanti a gonfie vele, ormai avevo
praticamente
cambiato residenza perché volevamo stare insieme
più tempo possibile, anche
perché lui aveva così tanti impegni. Ero a casa
da lui quando ricevetti una
telefonata.
-Pronto?-
-Buongiorno
signorina, volevamo
informarla che dalla sua facoltà di studi ci hanno fatto il
suo nome per farle
avere un colloquio presso il nostro giornale. E’ interessata?-
-Certo!!
Mi dica quando e ci sarò-
-Per
questo pomeriggio alle 16 le va
bene?-
-Perfetto,
non ci sono problemi. Mi farò
trovare alla vostra sede-
Vale
subito si avvicinò a me incuriosito,
per sapere cosa fosse successo.
-Chi era?-
-Mi hanno
contattato per un colloquio per
un posto al loro giornale, è oggi pomeriggio. Mi accompagni
amore?-
-Wow, che
bella notizia!! Certo, vengo io
con te. Aspetta… -
-Che
c’è Vale?-
-Com’è
che mi hai chiamato?-
-Amore
u.u-
Mi venne
incontro, si impossessò dei miei
fianchi e subito iniziò a baciarmi. Le mie labbra sulle sue,
i nostri corpi che
si aderivano insieme e prendevano una unica forma. In un attimo mi
condusse in
camera, e me lo ritrovai sopra di me. Iniziammo a giocare con le
lenzuola, poi
come spesso accadeva fui io a richiamare la sua attenzione.
-Vale
dobbiamo andare ora, così faccio
tardi-
-Sei
sempre una guastafeste u.u- mi disse
stuzzicandomi, e facendo la faccina da bimbo alla quale non potevo
resistere.
-Dai
vieni qua, aiutami a scegliere cosa
mettere-
-Veramente
io avrei in mente altro, senza
stai meglio-
-Scanu ma
quanto sei scemo? Muoviti vieni-
Dopo un
po’ di prove finalmente arrivò il
suo “così vai bene”. Prese la sua
macchina e mi accompagnò alla sede di quel
giornale locale, era presto mancava ancora una mezzoretta
così ci fermammo
prima per una tappa dal gelataio, lui era molto goloso e con le sue
doti
culinarie stava mettendo su quella strada anche me. Terminato quel
piccolo
momento nostro fatto di risate e giochi, ci incamminammo di nuovo verso
lo
stabilimento. Il direttore era fuori che mi aspettava, mi presentai e
mi
accompagnò nel suo ufficio. Valerio dovette aspettarmi di
sotto impaziente di
sapere l’esito del colloquio. Mi fece alcune domande di
routine e dopodichè mi
comunicò che il posto per una rubrica di spettacolo era mio.
Avrei iniziato la
settimana prossima, mi salutò e io mi fiondai di sotto per
comunicare il tutto
a Vale. Mi tuffai tra le sue braccia stampandogli un bacio, lui mi
accolse
volentieri e subito mi chiese:
-Allora,
che ti ha detto?-
-Mi hanno
presooooooo-
-Brava
amore mio!! Allora dobbiamo
festeggiare ;)-
-Sì
e so io come u.u-
-Sentiamo,
come?-
-Per
prima cosa mi porti a cena, il posto
lo puoi decidere tu ma poi ti porto io in un posto…e se vuoi
puoi dire a
Roberto di raggiungerci più tardi che io chiamo Deb-
-Ci piace
u.u vedo che hai intuito anche tu
che quei due si piacciono eh. Ti passo a prendere a casa alle 20
così ti
prepari-
Valerio
Prima di
tornare a casa mi fermai nel mio
negozio di indumenti preferito, Gucci. Scelsi un vestito adatto per la
serata
per me e uno per lei, visto che conoscevo i commessi ormai bene chiesi
di
recapitarlo a casa della mia ragazza con un biglietto. Tornai dalla mia
Mirandina con un pacchetto anche per lei che apprezzò molto,
dedicai il resto
del pomeriggio a me. Mi rilassai con un bagno caldo pieno di schiuma,
mi piaceva
poter stare un po’ tranquillo, dopo essermi fatto anche la
barba mi provai il
vestito che mi ero comprato, stavo proprio bene. In quel momento
ricevetti un
nuovo sms.
“Amore
tu sei un pazzo u.u”
“Dopo
giudicherò io, tanto non ti
serve per troppo tempo”
Giò
Qualcuno
suonò alla porta, dentro di me
pensai che non era possibile che Vale non avesse resistito e mi avesse
già
raggiunto, infatti non era Valerio. Andai ad aprire la porta e mi
trovai
davanti un commesso che secondo la targhetta doveva essere Simone il
commesso
di Gucci. Mi consegnò un pacco, e mi fece notare il
biglietto: “Per questa serata
speciale ho pensato ad un
piccolo regalo, voglio vedere come ti sta. Il commesso non
andrà via finché non
l’avrai provato. A dopo, Valerio” Lo
andai a provare subito in modo che poi
sarei potuta restare sola, dopo pochi minuti tornai da lui e
apprezzò. Così mi
salutò e andò via, io lo ringraziai per la
pazienza. Finì di prepararmi con
molta calma, prima di rivestirmi mi accomodai sul divano per fare una
telefonata. Raccontai tutto a Deb e poi anche alle altre mie amiche, a
lei
diedi appuntamento per quella sera intorno alle 22.30 alla nostra
spiaggia, era
là che volevo portare Valerio. In mezz’ora sarebbe
arrivato a prendermi, così
mi rimisi il vestito che mi aveva regalato e poco dopo mi venne a
suonare alla
porta. Indossava un completo gessato grigio di Gucci, era bello come il
sole e
mi sfoggiava uno dei suoi sorrisi migliori, io lo accolsi con un
caloroso bacio
e lui per fare lo scemo iniziò a fischiarmi dietro.
-Amore
sei davvero uno schianto, ti è
piaciuto il vestito che ti ho comprato?-
-E’
bellissimo, ma non era il caso-
-Dai non
lamentarti e muoviti che
dobbiamo andare, abbiamo il tavolo prenotato-
Arrivati
al ristorante potei notare che
non aveva prenotato solo un tavolo, ma un’intera tavola era
riserva a noi e c’era
una piccola band con tutti i loro strumenti pronta a deliziarci la
serata con
la loro musica. Riconobbi quella band, perché era la sua. Mi
accompagnò al
tavolo e mi fece sedere come un vero gentiluomo, la cena era squisita e
arrivati al dolce mi lasciò un attimo sola per raggiungere i
musicisti. Aveva
messo su per me un suo mini concerto privato, tutto per me, solo per
me. Per
ultimo cantò Miele, che era un po’ la nostra
canzone, mi raggiunse, prese la
mia mano e mi portò a se. Continuando a cantare mi tenne
abbracciata a lui come
in un piccolo valzer in quella melodia favolosa; e per concludere mi
disse
quelle due paroline che vengono detto solo quando ami davvero una
persona.
-Ti amo-
Io
ricambiai con uno stupido ti amo dolce
e sussurrato all’orecchio, per poi baciarlo con trasporto,
passione, con amore.
La prima parte della serata si era conclusa divinamente ora toccava a
me,
volevo condividere con lei il posto che maggiormente consideravo mio.
Valerio
Avevo
preparato tutto nei minimi
particolari, volevo che tutto fosse perfetto per noi. I ragazzi della
mia band
si erano mostrati molto disponibili con me ma ormai c’era un
buon rapporto e
avevano capito fosse importante per me. Alla fine ero rimasto molto
soddisfatto
di tutto, ero riuscito a farle capire che l’amavo veramente,
e l’unica cosa che
non avevo calcolato erano quelle parole. Quelle venivano proprio dal
cuore in
quel momento. Ora ero curioso di vedere dove mi avrebbe portato lei.
Giò
Stavamo
andando verso la macchina, quando
io dalla borsa estrassi una fascia nera con la quale avrei bendato
Valerio.
-Adesso
guido io, e tu indossa questa-
-Ma…-
-Nessun
ma, fai come ti dico-
Dopo
un’oretta di viaggio in macchina
sentì nelle vicinanze il rumore del mare, solo quello si
sentiva e il rombo
della macchina. Accostai la macchina alla spiaggia, scesi e dopo aver
aperto lo
sportello dalla parte di Vale lo feci scendere. Lui si teneva stretto a
me, lo
feci sedere e feci lo stesso anche io. Dolcemente slegai il nodo della
banda e
davanti a lui si aprì un orizzonte azzurro con tante piccole
ondine. Gli
raccontai cosa fosse per me quel posto e che volevo condividerlo con
lui. L’avevo
colpito perché anche lui amava il mare e alla Maddalena
aveva un posto come
questo, ora questo era anche un po’ nostro. Lui aveva
un’idea precisa di come
condividerlo con me, andava bene anche se non era un lago. Si
avvicinò a me e
iniziò a baciarmi, la sua mano cercò la cerniera
del mio vestito che fu subito
sfilato. Restammo lì così insieme, uniti nel
nostro amore. Ci rivestimmo quando
in lontananza si sentì un rumore di ruote, stavano
arrivando. In effetti ci
apparvero davanti prima Deb e poi Roberto, loro non sapevano niente e
rimasero
sorpresi di vedersi. Li salutammo, facemmo un po’ gruppo poi
quando vedemmo che
si stavano facendo sempre più intimi li lasciammo
lì soli, mi avvicinai a Vale
e all’orecchio gli dissi:
-Amore
lasciamoli soli ora, andiamo-
Andammo
via così, cercando di far
avvicinare quei due che sembravano fatti l’uno per
l’altra.