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Autore: Katniss88    21/09/2010    1 recensioni
Se non avessi assistito alla morte di un uomo, adesso non sarei la testimone chiave, inserita nel programma di protezione, di un omicidio. Troppi se che mi hanno cambiato la vita letteralmente, al momento sono la ragazza senza nome: i dati per la mia nuova identità sono in fase di elaborazione. Praticamente sono una Jane Doe.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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4. A new identity
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Qui potete trovare il set di questo capitolo.

In my own personality
I'm feeling all the wrong things,
I have become my own shadow
If I could justify things,
Then I could believe in my life
Who am I, what is me, losing my Identity
Who am I, what is me, something's taking over
- BLAZE -


Sarò anche stata in mezzo al deserto, ma davanti a me avevo una reggia immersa nel verde, con tanto di piscina. La mia priorità in quel momento non era più dormire, ma fare un tuffo in piscina.
"Andiamo a vedere com'è dentro, poi facciamo un tuffo in piscina o sei stanca?" - mi domandò, ansioso, Daniel.

"Sono d'accordo per il tuffo in piscina, ma non ho pensato di portarmi un costume" - realizzai improvvisamente.

"Che problema c'è, non hai mai fatto il bagno nuda?" - non potevo aspettarmi altro che una risposta simile.

Lo guardai malissimo e lui si mise a ridere. Trascinavamo i nostri trolley attraverso il cortile, arrivati alla porta Daniel prese le chiavi che aveva in una tasca della valigia e aprì, davanti a noi avevamo la casa più bella che avessi mai visto, dentro era meglio che fuori.

"Chi arriva per ultimo prende la stanza più brutta" - urlai, lasciai i bagagli e corsi su per le scale, mi ritrovai in bagno.

Uscii di corsa e aprii un'altra porta e entrai in una splendida camera matrimoniale in tinta con il resto della casa. I colori che predominavano erano il bianco e il nero. Uscii di nuovo e entrai nell' ultima stanza rimasta: una camera singola, decisi che quella sarebbe stata mia. Apri la cassettiera in fondo al letto e dentro c'erano già alcuni vestiti e un costume da bagno. Altro che bagno nuda, avrei usato quello, sperando che fosse della mia misura. Lo presi e lo osservai, sarebbe andato bene. Daniel appoggiato allo stipite della porta emise un gemito di sconfitta, avevo un costume!

"Mi dispiace, ti toccherà aspettare un'altra occasione per vedermi nuda!" - gli feci una linguaccia.

"Ce ne saranno credimi, deduco che tu voglia questa stanza? Allora io mi prenderò quella accanto, vado a curiosare per vedere se trovassi, casualmente, un costume anche io. Tu intanto vai pure in piscina".

"D'accordo ci vediamo in acqua allora" - risposi. Chiusi la porta e inizia a cambiarmi.
Scesi in giardino e sedendomi sul bordo immersi i piedi in acqua. Eravamo in pieno inverno eppure, quest'acqua era calda. Evidentemente c'era un meccanismo che la teneva sempre ad una certa temperatura. Mi tuffai. Feci qualche vasca e Daniel ancora non era arrivato.
All'improvviso mi sentii tirare sotto, per la sorpresa improvvisa bevvi un po' d'acqua, quando riuscii a risalire vidi che era stato Daniel che ovviamente, stava ridendo.

"Brutto….!!! - urlai, nuotai verso di lui e cercai di spingerlo sotto, ma era più forte di me e continuavo a sprecare energie inutilmente.

Mi diressi dalla parte meno fonda e mi appoggiai al bordo, Daniel mi raggiunse subito.

"Dove sei stato fino ad adesso?" - domandai, ci aveva messo parecchio tempo per trovare un costume.

"Ho fatto il giro dell'abitazione e controllato che fosse tutto a posto, non si sa mai in questi casi" - spiegò, infondo era il suo lavoro: proteggermi.

"Capito, quindi dici che quell'uomo, potrebbe trovarmi qui?" - chiesi angosciata.

"Stai tranquilla, non può sapere dove siamo, lo sanno solo alcuni miei colleghi dell' FBI.

Nel caso qualcuno tentasse di avvicinarsi qui mi avviserebbero immediatamente" - rispose educatamente.

"Va bene, allora è meglio non preoccuparsi. Sai questa casa è veramente bellissima, è una reggia"

- "Si, sarà anche nel bel mezzo del deserto, ma è veramente stupenda. Ti va di fare un gioco?" -

"Dipende, a cosa vorresti giocare?" - chiesi, sospettosa.

"Cinque domande a testa alle quali si può rispondere solo si o no" -

"D'accordo, inizio io. Allora, quando ci siamo incontrati ieri, eri vestito da metallaro e avevi le unghie dipinte di nero, suoni in una band? -

"No non più. Hai parlato al passato di tuo padre, non abita più con tua madre?" -

"No" - dissi austera - "Hai già affrontato un caso come il mio?" -

"Si una volta. Ammetterai mai che ti piaccio?" - chiese in modo allusivo.

"No. Hai sprecato una domanda. Sei mai stato innamorato di una ragazza?" -

"Innamorato veramente no, non credo, non sono il tipo" - ammise, sorridendo.

"Ci avrei giurato!" - sarà stato il classico tipo da avere una ragazza diversa ogni giorno.

"Ti rigiro la domanda, tu invece sei mai stata innamorata?" -

"Si" - una volta, ero, praticamente una bambina - "ti sei mai pentito di qualcosa?" -

"Si, più di una in verità. Vivi da molto a Livorno?" -

"Si. Tu invece, vivi a Livorno?" -

"No non abito a Livorno" -

Era la mia ultima domanda, mi sarei spinta un po' oltre, non potevo perdere quest' opportunità di stuzzicarlo!

"Mentre fai l'amore, preferisci stare sopra?" - domandai scaltra.

"Si. Come hai indovinato? Visto che ti sei inoltrata in questo campo, ti chiedo la stessa cosa. Anche se penso di sapere già cosa mi dirai" - rispose, sicuro.

"Si" - chissà se era quello che si aspettava.

"Infatti ci avrei scommesso, abbiamo un lato del carattere in comune, vogliamo sempre comandare" -

In effetti aveva ragione, probabilmente era anche per quello che ci punzecchiavamo sempre. Intanto che stavo pensando Daniel si era messo di fronte a me, mi osservava. Sollevai lo sguardo, era diverso non so, forse illuminato dalla luce della luna, mi sembrava cambiato.

"Raccontami in quale band suonavi" -

"In realtà non suono in nessuna band, mi ero infiltrato per poter seguire un caso, roba da niente, si è risolto nel giro di pochi giorni" -

"Penso che sia arrivata l'ora di andare a dormire, cosa dici?" - in effetti, il sonno stava tornando.

"Si andiamo dai" - con un balzo uscì dalla piscina e poi mi offrì la mano per uscire.

"Grazie" - dissi compiaciuta.

"Di niente, Maia. Senti allora prima di andare a dormire, volevo farmi una doccia. Vuoi andarci prima tu?" - mi domandò, in stile cavalleresco.

"Si grazie" - insieme rientrammo.

Daniel si mise sul divano a guardare la tv, io salii al piano superiore. Entrai in camera e presi tutto l'occorrente per farmi un bagno. Lasciai riempire la vasca da bagno di acqua e schiuma e poi mi ci immersi. Accidenti avevo dimenticato la porta aperta, beh tanto c'eravamo solo io e Daniel e lui era di sotto. Poco dopo la porta si chiuse di botto, uscii e inizia ad asciugarmi. Improvvisamente la porta si riaprì, alzai lo sguardo e vidi Daniel, mi coprii immediatamente.

" Esci subito di qui! Non potevi bussare?" - urlai.

Lo osservai aveva solo un asciugamano attorno alla vita.

"Scusami tanto, ho sentito la porta chiudersi e pensavo fossi uscita" - disse velocemente, però non era per nulla imbarazzato.

Io invece sarò diventata di mille colori. Mi ero coperta bene, adesso non si vedeva più nulla.

"E' semplicemente sbattuta la porta che avevo dimenticato aperta!" - gli spiegai, intanto lo osservavo, aveva un fisico scolpito, potevo vedere gli addominali. Però non era troppo palestrato, si teneva in allenamento al punto giusto. Mi ero soffermata un po' troppo perché Daniel mi chiese:

"Ti piace quello che vedi?" - domandò insinuante.

"Mah, ho visto di meglio" - mentii, non era affatto vero, a parte che avevo avuto un solo ragazzo e di certo non era prestante come lui.

"Stai, mentendo. Non sei capace di dire le bugie, quanto ne dici una, fai un tic con l'occhio che ti tradisce" - mi spiegò, vincente.

L'aveva già notato? Era una persona attenta. Non tutti ci facevano caso, praticamente lo sapevano i miei genitori e il mio ex ragazzo, Simone.

"Sei un buon, osservatore" - ammisi.

"E' il mio lavoro e comunque lo sei anche tu, hai notato subito le mie unghie, ricordi?" - in effetti aveva ragione, notavo i particolari.

"Quindi in conclusione non stai dicendo la verità" - si avvicinò e io indietreggiai, sbattendo contro la vasca, mi spostai e finii contro il muro, si appoggiò alla parete con le due braccia e mi bloccò ogni via di fuga. Lo odiavo perché faceva così lo sfacciato? Era abituato in quel modo? Mi metteva in imbarazzo.

Alzai lo sguardo e lo scrutai negli occhi. Mi sbagliavo non erano scuri come i suoi capelli, avevano delle pagliuzze di un marrone più chiaro, erano veramente particolari. Anche lui mi stava fissando, come se fosse alla ricerca di una risposta, mi stava scrutando forse per capire qualcosa di cui non avevo idea.

"Daniel" - sussurrai - "cosa stai facendo?" - mi mancava, la voce, l'aria, la sua vicinanza mi mandava in agitazione.

Daniel non accennava ad una risposta, invece posò una leggera scia di baci, iniziando dalla spalla fino al mio collo. Chiusi gli occhi, concentrandomi su quello che stavo provando, sospirai.

"Daniel per favore" - lo supplicai, ero stanca e volevo uscire da quella situazione.

Si allontanò immediatamente e io gli tirai uno schiaffo, lasciandogli le cinque dita stampate su una guancia.

"Ho avuto la mia risposta" - mi spinse fuori e sbatté la porta.

Calde lacrime cominciarono a sgorgare, corsi in camera e poco dopo mi addormentai.

♥♥♥


Era passata una settimana da quando eravamo arrivati a Felicity e della mia nuova identità non si sapeva nulla.
Daniel non mi parlava, si limitava a mangiare in orari diversi dai miei e passava la maggior parte del suo tempo nella palestra, si la casa aveva anche una zona privata per allenarsi. Stavo scendendo le scale per andare a fare colazione, quando sentii il rumore inconfondibile del fax: stava arrivando, la mia identità! Corsi davanti l'apparecchio e aspettai, le nuove credenziali. Presi il foglio tra le mani e lo guardai con gli occhi fuori dalle orbite.

Name: Jennifer
Surname: Mansfield


Per quale motivo avevo, lo stesso cognome di Daniel? Non avrei, per caso, dovuto interpretare sua moglie? La sua nuova identità era arrivata qualche giorno prima: Luc Mansfield.

"Daniel" - urlai isterica, ovviamente non mi sentiva, la palestra era nel seminterrato.

A falcate attraversai il salotto e scesi le scale per raggiungerlo. Spalancai la porta, Daniel era appeso ad una trave e con la forza delle braccia si sollevava da terra. Restai un attimo impalata a guardare i suoi muscoli che si contraevano, poi notai che non aveva battuto ciglio dopo la mia entrata. Vidi che aveva degli auricolari per la musica. Mi avvicinai e lo tirai per i pantaloni.

"Cos'è finalmente ti degni di parlarmi? Qual' evento ha smosso il tuo orgoglio?" - mi domandò sarcastico.

"Guarda qui!" gli indicai il foglio che avevo in mano.

"Ah è arrivata! Beh qual è il problema?" - chiese stupito.

"Perché ho il tuo stesso cognome, come se fossi tua moglie?" -

" O forse mia sorella? - disse calmo.

Oddio non ci avevo pensato, potevo anche essere la sorella in effetti lui sui 30 anni e io 22. Rimasi a bocca aperta era giunta a conclusioni affrettate, dando per scontato che sarei stata sua moglie? Forse perché mi sarebbe piaciuto? Oddio.

"Non sai più cosa dire? Ammetti che era quello che avresti voluto! Una scusa per far quello che vuoi davvero, ma avresti sempre potuto dire che stavi recitando un ruolo!" - mi urlò contro dopo aver smesso gli esercizi.

Non risposi, mi limitai a sedermi su un puff sconfitta. Perché riusciva a capirmi in quel modo. In oltre sette giorni mi aveva lasciato i miei spazi e non nera più tornato su ciò che era successo la prima sera che eravamo arrivati qui. Daniel si avvicinò a me e con una mano mi sollevò il viso. I nostri occhi s'incontrarono.

"Io…." - non sapevo cosa dire, da che parte cominciare.

"Shh, non dire niente, siamo qui io e te. Siamo entrambi adulti e abbiamo tutto il tempo del mondo.

Voglio anche scusarmi per l'altra, sera mi sono comportato male" - ammise.

Annui, senza guardarlo direttamente, quegli occhi mi creavano solo confusione.

"Guardami, ti prego!" - esclamò persuasivo.

Alzai lo sguardo e i nostri occhi s'incatenarono. Restammo in quella posizione per alcuni minuti, poi decisi di alzarmi.

"Aspetta" - Daniel mi bloccò, tenendomi per una mano.

Mi voltai e lui mi attirò a sé per abbracciarmi, mi aggrappai a lui come una bambina, cercando di farmi forza per calarmi nei panni di questa nuova identità.

"Grazie, fratello" - gli dissi sorridendo.

"Di niente, sorella" - ribatté.

Raggiungemmo il piano superiore per mangiare qualcosa.

"Allora, hai fame? Posso farti i pancakes,se vuoi, sono abbastanza bravo" -

Quando vide che non accennavo a rispondere, mi chiamò:

"Maia, chiama il pianeta Terra, ci sei?" -

"Scusa, promettimi un cosa" -

"Tutto quello che vuoi" -

"La prossima volta che litighiamo, parliamone subito. Non caliamo il silenzio, mi sono sentita sola. E qui in questo posto nuovo non sapevo cosa fare. Sono andata persino a correre e non è da me: odio qualsiasi tipo di attività fisica tranne il nuoto. E poi mi sei mancato" - confessai infine.

"Va bene e comunque mi sei mancata anche tu. Non ho potuto prenderti in giro per un sacco di tempo" -

Gli feci una linguaccia, lui si mise a ridere e tornò ai fornelli. La vita di Jennifer Burke dopo tutto non iniziava così male. Varie foto dell' interno della casa:

Il salotto
Il bagno
La camera di Maia
La camera di Daniel
La cucina
Il salotto2
  
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