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Autore: Hi Fis    21/09/2010    2 recensioni
Questa raccolta continua a raccontare le avventure di Hayat Shepard, la dove Heroes si era interrotta. La narrazione riprende dalla distruzione della base dei Collettori e traccia un possibile prologo per Mass Effect 3, appoggiandosi ad elementi del gioco.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!
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Avvertenze: il capitolo che state per leggere contiene MASSIVE SPOILERS!
Essendo dedicato al nuovo DLC per ME2, l'Ombra, considerate attentamente prima di leggerlo: non vorrei mai rovinare la sorpresa che la Bioware ha creato.

Come sempre, un grazie a goldr31, che trova il tempo di recensire ogni capitolo con abnegazione e pazienza, e ad Avventuriera, che spero si riprenda dallo shock per il primo capitolo;) (non pensavo di fare un centro così perfetto). Spero che vi piaccia anche questo (e che piaccia anche a tutti voi lettori ;)
Il pezzo che state per leggere si riallaccia al primo capitolo di una mia precedente raccolta "il riposo degli eroi", che consiglio di rileggere (prima o dopo questo, non ha importanza), per capire i retroscena dei sentimenti che Tali nutre per Shepard, come io li ho immaginati.)
Detto questo vi lascio alla lettura.;)



“Sei sicura della tua decisone, Hayat?”

“Sì. Ho deciso.” Nessun dubbio: nella voce di Shepard c’era solo determinazione.
“Non posso farti cambiare idea?”
Shepard scosse la testa, mentre leggeva ancora una volta i dati che il comando di Cerberus le aveva inviato.
Tali incrociò le braccia davanti a se: in quel momento non avrebbe voluto altro che strapparle dalle mani il datapad e farlo in mille pezzi, urlando come un animale ferito.
Tenere le mani premute contro il petto l’aiutava a controllare quell’impulso irrazionale e a calmare il tumulto delle sue emozioni.
 
“Perché?” Riuscì a chiedere con un tono di voce neutro.
Shepard spense il datapad e lo posò a fianco dell’artefatto Prothean sul tavolino: come sempre la sfera levitava pigramente a cinque centimetri d’altezza, ruotando lentamente sul suo asse.
“Perché credo di doverle almeno questo, Tali. È di Liara che stiamo parlando, dopotutto: senza di lei, noi non saremmo qui. Senza di lei, io oggi non sarei qui: non posso fare finta che tutto questo non conti nulla.”
“Lo so, ma non puoi nemmeno fare finta che Liara sia la stessa persona di due anni fa: ormai è diventata come i criminali a cui sta dando la caccia.”
“Credi che non lo sappia?” La voce di Shepard era salita di un’ottava mentre guardava negli occhi il suo capo ingegnere:
“Non sono stupida, Tali. Tuttavia, so che dentro di lei, da qualche parte, c’è ancora l’archeologa Asari che conoscevamo.”
 
“E che io amavo.” Ma Shepard non osò dirlo ad alta voce.
 
“Come fai a esserne così sicura?”
Fu il turno della Quarian di alzare la voce: vedere Hayat Shepard in quello stato, dopo tutto quello che aveva fatto per lei e per la galassia, le straziava il cuore. Se c’era qualcuno che meritava di essere felice nella Via Lattea era la sua amica e comandante; invece, anche dopo aver rivisto sua madre e aver convinto il Consiglio della minaccia dei Razziatori, Hayat Shepard continuava a soffrire per colpa di una stupida Asari irriconoscente.
Il Comandante lo nascondeva bene, ma a Tali non serviva vedere la foto sulla sua scrivania per sapere cosa il comandante provasse: non c’era bisogno di hackerare le registrazioni ambientali di IDA per contare il numero di sospiri che aveva fatto guardando quel ritratto.
 
“Le sue sopracciglia.” Disse Shepard con un sorriso.
“Le sopracciglia?” Tali si chiese se Shepard non fosse improvvisamente impazzita.
“Le Asari non hanno sopracciglia, Tali. Liara cominciò a tracciarsele con la mia matita per il trucco poco dopo essere salita a bordo della Normandy. Non so se lei se ne renda conto, ma dopo due anni di separazione quei segni sono ancora sulla sua fronte, uguali ad allora.” Tali ci mise un po’ a richiamare i suoi ricordi recenti di Liara e comprenderne le implicazioni.
“D’accordo, può essere, e sottolineo può essere, che dentro di lei ci sia ancora la persona che conoscevamo. Tuttavia, sono passati due anni…”.
 
Due lunghi anni, pensò Tali.
Due anni in cui tutti avevano dovuto cercare di venire a patti con la sua scomparsa, fallendo miseramente nella maggior parte dei casi.
E quando finalmente credevano di esserci riusciti, Shepard era risorta dalla morte, dimostrando come tutti fossero ancora mille miglia lontani da lei: non solo li aveva guidati vittoriosamente contro i Collettori, ma li aveva aiutati nel momento in cui da soli non ce l’avrebbero mai fatta.
Ancora una volta, Shepard aveva dimostrato di essere insostituibile, non solo per il suo equipaggio, ma per tutta la galassia.
 
Hayat la interruppe con un gesto della mano:
“Non per me, Tali: per me è stato solo un breve battito di ciglia. Un attimo prima ero un’eroina e quello dopo una terrorista. Hai idea di come mi sia sentita?”
Shepard non le diede la possibilità di rispondere:
“Tuttavia, la sconfitta dei Collettori aveva la priorità su ogni altra cosa, perfino sulla mia reputazione; ma ora, dopo tutto quello che ho fatto, ora ho tempo per perseguire i miei obbiettivi personali. Io voglio aiutare Liara, Tali: non la mercante di informazioni che è diventata, ma l’Asari che continua a tracciarsi sulla fronte delle sopracciglia che non le servono, con la stessa matita per il trucco che uso io.  E se dopo aver salvato il suo amico prigioniero dell’Ombra le nostre strade si separeranno di nuovo, non mi importa: almeno questa volta potrò dirle addio.”
 
Tali scosse la testa, stupefatta da quanto, ancora una volta, il comandante potesse essere così… così Shepard: dopo aver versato sangue, sudore e lacrime per salvare la Galassia, l’unica ricompensa che chiedeva era di poter aiutare Liara nella sua vendetta.
Ben sapendo che da quella scelta avrebbe ricevuto quasi certamente solo altro dolore.
 
“Keelah!Sei una… una bosh’tet.”
“È un’elaborata benedizione Quarian?” Chiese Shepard sorridendo.
Perfino a Tali non poté fare a meno di ridere prima di continuare:
 “Scordati che ti lasci andate da sola. Se vuoi andare a caccia dell’Ombra, verrò con te.”
“Tali, non è necessario: me la caverò. E poi con l’equipaggio ridotto al minimo, c’è bisogno di te sulla Normandy.”
“Niente da fare! O accetti il mio aiuto, o ti chiuderò in questa stanza fino all’arrivo dei Razziatori.” Qualcosa nel tono di Tali, disse a Shepard che non stava affatto scherzando: e poi, Shepard non poteva negare quanto la Quarian potesse esserle d’aiuto.
“Grazie Tali. Non sai quanto sia importante per me il tuo supporto: non so proprio come farei senza di te.”
“E io non so proprio come faremmo noi senza di te.” Rispose subito la Quarian.
“Ve la cavereste comunque: certo non con lo stesso stile.” Disse Shepard, parafrasando Garrus e tentando di imitarne la voce.
 
Le due amiche scoppiarono entrambe in una risata che però, non durò a lungo: un confortevole silenzio seguì quella battuta.
Tali si alzò in piedi, ansiosa di tornare ai suoi compiti:
 “Vado a controllare i motori: non vorrei che Ken si metta a pasticciare mentre io non ci sono.”
 “Credevo che Gabby lo tenesse d’occhio.”
“Da quando quei due si sono baciati dopo la missione contro i Collettori, l’efficienza in sala motori è calata parecchio.”
“Non voglio sapere niente!” ribatté Shepard: finché i Razziatori non si facevano vivi, era disposta a essere meno rigida sulla disciplina di bordo e a concedere maggiore spazi personali quando non erano in missione.
“Già, forse è meglio.” Ormai Tali era sulla porta, è la salutò con un ultimo gesto della mano, che il comandante restituì prima di tornare al datapad.
 
Non appena la porta si chiuse e Tali fu al sicuro nella cabina dell’ascensore, la Quarian azzerò il volume del microfono del suo casco e scoppiò in un pianto a dirotto: il suo esile corpo tremò, scosso dai singhiozzi, mentre cadeva sul pavimento dell’ascensore, stringendosi le braccia attorno al corpo. Odiando, con ogni fibra del suo corpo, di essere nata Quarian e desiderando ancora una volta, nonostante sapesse quanto fosse stupido quel pensiero, di essere Asari.
Forse, in quel caso, anche lei avrebbe potuto…
 
***
“Tali, porta Mariana al sicuro!”
Shepard non si volta nemmeno a guardare la Quarian mentre fa passare un braccio dell’ostaggio attorno alla sua spalla e la alza di peso. Solo due cose occupano la sua attenzione: la fontana dove è caduta il loro avversario, verso cui è puntata la sua mitraglietta, e Liara dietro di lei, verso la quale è puntato il suo cuore.
“Credi che sia morta?”
“Ne dubito, Liara: anche se è con l’Ombra, dopotutto è uno Spettro.”  
Ogni volta che Shepard pronuncia quel nome, si accorge di quanto le è mancato farlo: non vorrebbe fare altro che dirlo ancora e ancora, lasciandosi affogare negli occhi azzurri di Liara, ma non può farlo.
Non può distrarsi, non ancora: come a preannunciare l’emersione di un terribile kraken, una colonna d’acqua sale dalla fontana, riempiendo l’aria di goccioline che intrappolano il sole di Illium, generando un arcobaleno che va perduto agli occhi dei presenti.
A sorgere dalle acque è la loro avversaria, circondata dalla luce azzurra dei suoi poteri biotici: Tela Vasir, colei che ha cercato di uccidere Liara.
Per questo, dovrà morire.
Mentre si prepara alla scontro, gli occhi del comandante si fanno ancora più scuri: un lieve lucore arancione brilla da sotto la sua pelle nei punti in cui le cicatrici non sono mai guarite.
La sua mente perde di lucidità, mentre l’istinto prende il sopravvento sulla ragione e lo Spettro che abita Shepard prende possesso della sua carne.
Due piccole linee gemelle ai lati della mascella e due minuscoli punti sullo zigomo sinistro cominciano a rifulgere come scintille, diventando sempre più  brillanti: come se l’energia di cui il comandante disponga travalichi la barriera del suo stesso corpo:
“Liara, lei è mia.”
Prima ancora che possa rispondere, la giovane Asari osserva stupefatta il comandate mentre ripone la mitraglietta nell’attacco sulla coscia e corre contro lo Spettro a mani nude, mentre il suo pugno si ricopre di luce azzurra elettrica.
“Cosa stai facendo Shepard?” riesce solo a chiedere, ma il suo appello cade inascoltato.
 
Vedendola mentre le corre incontro, Vasir si illumina tutta di luce biotica e scompare alla vista per un momento, ricomparendo poi in piedi sul bordo opposto: assistendo a quel prodigio, Shepard arresta la sua corsa sul limite della fontana, incuriosita e sorpresa, il pugno ancora in aria.
“Hai mai affrontato uno Spettro Asari prima d’ora, comandante? Pochi sono sopravvissuti per raccontarlo.” Vasir la deride, mentre punta il suo fucile Vindicator contro di lei.
Invece di rispondere, Shepard scompare a sua volta, sparendo nell’aria: Tela se la ritrova al proprio fianco, con un ghigno demoniaco sul volto.
“Hai mai affrontato il comandante Shepard, Vasir? Nessuno è mai sopravvissuto per raccontarlo.”
L’Asari non fa in tempo a reagire: il montante sinistro quasi le stacca la testa dal corpo, mentre viene sollevata in aria di peso.
Per la Dea, come è forte!
Ma Vasir è temprata da secoli di combattimenti: senza aspettare di tornare a terra, lo Spettro si smaterializza di nuovo, riapparendo a circa venti metri di distanza.
Vuole fare spazio fra di loro e recuperare il fiato: deve pensare, stabilire una strategia.
Deve capire.
 
Solo pochissime Asari sanno usare quella capacità: il “Passo Invisibile” è un segreto che viene insegnato dalle Asari alle Asari, quando queste divengono Spettri.
Riuscire a dominare quella tecnica è fonte di orgoglio fra l’elite degli Spettri Asari, dato l’esiguo numero di coloro che riescono a padroneggiarla. Il “Passo Invisibile” è il loro segno distintivo, ancor più dello stemma degli Spettri che hanno sulla corazza: è la loro chiave per arrivare ovunque, sia sul campo di battaglia che fuori.
Come può una misera umana riuscire a usarla?
 
Per Shepard, Tela Vasir ha pensato abbastanza: sfoderando il suo “Eviscerator”, il primo Spettro  umano parte all’attacco, smaterializzandosi sotto gli occhi stupefatti dell’Asari.
Questa volta però, Vasir è pronta: anche lei scompare, trasportandosi sull’altro lato dello spiazzo che è divenuto la loro arena, mandando a vuoto l’attacco del comandante.
Non vuole ammetterlo nemmeno a se stessa, ma è spaventata da Shepard e dalle sue capacità.
 
***
Sono quasi tre anni che Liara non vede il comandante Shepard combattere e, fra tutti i ricordi che ha dell’Umana, di certo quelli relativi al campo di battaglia non sono né i più numerosi, né i più preziosi.
Eppure, Liara non può fare a meno di provare un brivido, osservando Tela Vasir fuggire da Hayat Shepard, mentre il comandante la insegue ribattendo colpo su colpo alle sparizioni dello Spettro: là dove Tela si trasporta da un angolo all’altro dell’arena tentando di avere un tiro libero su Shepard, Hayat mira a Vasir di proposito, usando il suo stesso corpo come un proiettile. Liara cerca di non perdere di vista le due contendenti, mentre si inseguono per tutta l’arena, seminando distruzione in ogni punto in cui si fermano: quando le loro barriere biotiche collidono, piccoli fulmini di energia oscura illuminano il viso contratto di Vasir e il ghigno spaventoso di Shepard.
 
Tela ha i poteri che derivano dal suo retaggio: la sua barriera biotica sembra impenetrabile mentre Shepard continua a tempestarla di proiettili sparando ad alzo zero.  Shepard non ha la sua stessa potenza, non ha l’energia bruta della Asari, e tuttavia riesce a contrastarla, a combattere ad armi pari, sfruttando la sua maggiore forza fisica e la sua resistenza inumana: ogni volta che  Vasir intacca i suoi scudi, una barriera biotica li ripristina completamente.
 
Ormai non sembra neppure più un combattimento tra un Asari e un’Umana, ma più lo scontro fra due forze elementari ed opposte della natura, come il cielo e il mare. Lo stesso terreno di scontro è sconvolto attorno a loro, arrivando addirittura a frantumarsi in piccole macerie che sfidano la forza di gravità, iniziando a levitare laddove gli scambi si fanno più accaniti.
Liara non ha ancora sparato un colpo: dato il modo con cui combattono, teme di colpire accidentalmente Shepard.
“È incredibile, vero?” le chiede Tali, mettendosi improvvisamente al suo fianco, seguendo anche lei i due lampi azzurri mentre attraversano il campo di battaglia: Liara non può fare altro che annuire.
“Se fosse stato per me, non saremmo mai venuti ad aiutarti.”
A quelle parole, l’Asari distoglie lo sguardo dal combattimento, per guardare il riflesso di Vasir e Shepard che si inseguono sul vetro del casco di Tali.
“Hayat lo sta facendo per te, dottoressa. E lo sta facendo senza volere nulla in cambio, nonostante quello che ha passato. Sappi questo T’soni: se le farai di nuovo  del male, ti ucciderò.”
 
Liara non ricorda di aver mai sentito Tali fare una minaccia di morte ai tempi in cui inseguivano Saren: non ha memoria di una singola occasione in cui la Quarian non sia stata meno che gentile e ottimista. Eppure, a Liara basta vedere il suo riflesso sul casco, per capire che la Quarian non sta facendo una vuota promessa: ha davvero intenzione di ucciderla.
Inconsciamente, l’Asari attiva i suoi poteri, pronta a proiettare un barriera biotica per difendersi: non permetterà a nessuno di fermarla, nemmeno a Tali.
Invece di attaccarla, la Quarian torna a guardare il combattimento, commentando amara:
“Guardati, T’soni: sei così ossessionata dal tuo desiderio di vendetta, da essere pronta a uccidermi senza esitazione. Sei diventata come le persone a cui stai dando la caccia.”
L’energia oscura attorno a Liara si disperde immediatamente, mentre l’Asari riconosce la verità nelle parole della Quarian: è davvero caduta così in basso?
 
Ma cosa altro avrebbe potuto fare, se non cadere?
Dopo la morte di Shepard, non c’era più nessuno al suo fianco a sostenerla: Liara non aveva nemmeno iniziato a saziarsi dell’elisir chiamato amore, che le era stato portato via tutto, lasciandole solo ricordi che erano fonte di infinita sofferenza, invece che conforto. Perfino la vendetta le era stata negata: nessuno sembrava essere in grado di dirle chi avesse distrutto la Normandy.
Liara T’soni era diventata un pupazzo di carne con mezza anima.
Poi aveva saputo che il corpo di Shepard era stato recuperato: notizie non confermate, poco più di un pettegolezzo, e l’Alleanza non aveva voluto condurre un’indagine formale.
Liara non poteva lasciar perdere: si era lanciata in soccorso di un cadavere, anche solo per trovare conforto in quell’ultima missione e per accettare la morte della prima persona che avesse amato. Ma quello che doveva essere il suo ritorno alla vita, era stato per Liara l’ennesimo fallimento: così come non era riuscita a salvare Shepard dalla morte, il Drell che l’aveva aiutata si era sacrificato per farla scappare dagli agenti dell’Ombra. E quando il cadavere di Shepard fu messo in mano a Miranda, che le aveva promesso di poterla riportare in vita, a Liara non era rimasto nulla.
Liara aveva abbracciato la vendetta verso l’Ombra, perché, di nuovo, non aveva altro se non la vendetta.
 
Liara vorrebbe dire queste cose a Tali, spiegarle cosa ha provato, spiegarle il perché delle sue azioni, ma i trasporti pieni di rinforzi dell’Ombra, giunti in soccorso di Vasir, le impediscono di continuare.
“Forza, T’Soni. Facciamogli vedere quanto non sia solo il comandante Shepard che devono imparare a temere.” Riesce a dire la Quarian con una finta allegria.
Anche se sono quasi tre anni che non combattono assieme, Liara ricorda ancora cosa deve fare:
mentre Tali azzera gli scudi nemici, Liara li solleva in aria, rendendoli inermi.
Quindi, con un piccolo aiuto di Chatika vas Paus, i mercenari vengono folgorati e sforacchiati senza pietà, uno dopo l’altro.
 
***
 
La battaglia è finalmente finita: sul piazzale in cima al tetto dell’Azur i proiettili hanno smesso di volare, ma l’intero spiazzo è ingombro dei cadaveri degli scagnozzi dell’Ombra.
Liara non ha potuto fare a meno di notare quanto anche la Quarian sia cambiata: anche lei è cresciuta, ormai non ha più bisogno di qualcuno che le faccia da scudo mentre demolisce le difese avversarie con i suoi attacchi tecnologici.
La giovane Asari non può fare a meno di chiedersi cosa le sarebbe successo se si fosse unita a Shepard per combattere i Collettori: anche lei ora avrebbe quello stessa sicurezza? Anche lei proverebbe lo stesso orgoglio nell’essere una compagna d’armi di Hayat Shepard? Una dei suoi amici? Anche lei ora sarebbe così a suo agio sul campo di battaglia?
 
“Hai perso, Vasir.”.
Lo spettro Asari sente la verità nelle parole di Shepard: le sue ferite sono troppo gravi per sperare di cavarsela. Non sente dolore: ha perso troppo sangue per poter provare qualcosa oltre all’insensibilità, e fa fatica a tenere gli occhi aperti. Tuttavia può ancora parlare, può ancora scagliare il suo ultimo anatema su colei che l’ha sconfitta:
“Puoi avermi abbattuto, ma l’Ombra è al potere da decenni. È più potente di qualunque nemico tu abbia mai affrontato.”
Shepard dubita che Vasir abbia mai affrontato qualcuno forte quanto Saren o i Collettori, ma vuole farla parlare, estrarle gli ultimi brandelli utili di informazione:
“È per questo che hai tradito il Consiglio?”
“Credi che  abbia tradito la Cittadella? Come Saren? L’Ombra mi ha fornito ottime informazioni per anni, informazioni che hanno salvato migliaia di vite e tenuto al sicuro la Cittadella. Se ora ha bisogno che un’umana e una purosangue spariscano, sono felice di uccidere per lui.”
“Il Consiglio non accetterebbe mai una collaborazione con l’Ombra.”
La bocca di Vasir si piegò in un sorriso stanco:
“Il Consiglio? Ah! Loro distolgono volentieri lo sguardo dal modo in cui la Galassia viene tenuta al sicuro: sono ben felici di chiudere un occhio quando qualcosa turba le loro coscienze, ecco perché mandano noi a fare il lavoro sporco.”
Vasir scuote appena la testa:
“Non osare giudicarmi, non tu. Non dopo che ti sei alleata con Cerberus. Sai almeno cosa hanno fatto i tuoi amici?”
Shepard rimase per un attimo in silenzio a quell’osservazione, per poi chinarsi su un ginocchio, mettendo i loro occhi allo stesso livello:
“Credi che io mi opponga all’Ombra per difendere un principio? Per difendere l’onore della Cittadella?”
È il turno di Shepard di scuotere la testa:
“No Vasir, io ucciderò l’Ombra, perché ha tentato di portarmi via una cosa molto cara.” Tela non capisce, almeno non subito: poi il suo sguardo cade su Liara, che assiste da lontano al loro dialogo.
Allora Vasir comprende, e sorride:
“Eh! Chi l’avrebbe mai detto? Alla fine, siamo più simili che diversi, Spettro.” È la prima volta che chiama Shepard con il suo titolo, e anche l’ultima: un colpo di tosse le inonda la bocca di sangue.
“In un altro tempo, in un altro luogo, sarei stata onorata di lavorare con te, Shepard.”
Lo Spettro annuisce di rimando:
“Trova la pace, fra le braccia della Dea, Tela Vasir.”
Ed è la voce dolce di Hayat l’ultima cosa che lo Spettro sente in questo mondo, prima che la vita la abbandoni.
 
***
 
“Hagalaz: gli oceani ribollono durante il giorno, e si congelano dieci minuti dopo il tramonto.”
“L’Ombra vive in tutto questo?”
“La sua nave segue il tramonto: è il nascondiglio perfetto, dato che individuare la sua nave è impossibile se non si sa dove cercarla.”
Al di fuori dello shuttle, il vento soffiava ad una velocità di cento quaranta chilometri orari, scuotendo lo shuttle come un sonaglio, mentre attorno a loro fulmini di  preoccupante intensità li evitavano per un soffio.
“Come faremo ad entrare?”
“L’hangar navette è chiuso, dovremmo atterrare sull’esterno della nave e trovare un modo per infiltrarci.”
Nella cabina di pilotaggio, Shepard scosse la testa:
“A volte mi chiedo perché faccio queste domande: ormai dovrei sapere che la risposta è sempre il più difficile modo possibile.” Anche se cercava di nasconderlo, Tali sentiva che stava sorridendo: dopotutto era quella la sua vita, fatta di assalti e vittorie. E dato che era perfino riuscita a parlare con Liara mentre facevano rotta verso il nascondiglio dell’Ombra, era naturale che il suo umore fosse ottimo.
 
Nonostante il vento, il gruppo di infiltrazione riuscì ad atterrare sulla prua della nave, rimandando lo shuttle sulla Normandy con il pilota automatico.
Shepard si prese un momento per osservare la superficie della nave: c’era solo una strada possibile per la poppa, dove secondo Liara si trovava l’Ombra, ed era sempre dritto.
Sfoderando la sua mitraglietta, Shepard cominciò a fare strada a Tali e Liara.
 
***
 
“È.. è finita. Dopo due anni…” Liara non può fare a meno di piangere, mentre lo dice.
Finalmente è finita: il peso che ha portato da sola sulle spalle per tutto quel tempo è stato finalmente tolto. Shepard non può fare a meno di sorridere a quella vista: la fredda informatrice è finalmente scomparsa da quegli occhi blu.
La calda, dolce Liara che un tempo ha amato è tornata.
 
Il comandante prova anche una punta di rimorso: l’Ombra è morta certo, ma Liara ora ne occupa il trono, i suoi agenti rispondono a lei.
Sa che non potrà tornare sulla Normandy, con lei: il suo posto è qui ora.
“…Dopo due anni è finalmente finita.”
Shepard l’abbraccia, mentre Liara appoggia il mento sulla sua spalla: l’Asari potrebbe cadere a terra se Hayat non la sostenesse.
Le barriere emotive di Liara cadono una dopo l’altra, mentre l’odore del comandante Shepard cancella ogni pensiero razionale e i suoi capelli castano rossicci le coprono la visuale: le sembra che sia passato solo un battito di ciglia, non due anni.
Prima di riuscire anche solo a chiedersi cosa sta facendo, Liara bacia il comandante sulla bocca, le sue labbra che incontrano quelle di Hayat in modo perfetto, come allora.
Le sue labbra fra quelle del comandante e il suo sapore sulla lingua sono l’unica cosa a cui riesce a pensare: nemmeno si accorge che Feron ha lasciato la stanza, con la scusa di dover controllare i sistemi energetici della nave.
Tali non ha bisogno di simili scuse per seguirlo, chiudendo dietro di se le porte, lasciando ad Hayat e Liara il raccoglimento di cui hanno bisogno: preferisce avere qualcosa con cui occupare la mente e le mani in quel momento.
 
Ignare di essere ormai da sole, l’Umana e l’Asari rompono il loro bacio, più per mancanza d’aria che di passione. Solo allora Liara si accorge di quello che ha fatto, di aver baciato Hayat!
Liara sfugge dall’abbraccio, come se avesse ricevuto un onda d’urto in pieno petto: vorrebbe scusarsi, vorrebbe chiedere al comandante di dimenticarsi di quel gesto, ma Hayat è più veloce di lei, è il suo dito le sigilla le labbra non appena Liara apre la bocca.
La forza nello sguardo del Comandante è tale da poter deviare pianeti interi dalla loro orbita e il blu non può fare altro che tacere, mentre sprofonda nel viola.
Finalmente, Hayat può dirle ciò che avrebbe voluto spiegarle fin dal primo momento in cui l’ha vista su Illium:
“Liara: due anni e mezzo fa io sono morta e il mio cadavere è precipitato su Alchera. Cerberus ha fatto del suo meglio per riportarmi in vita, ma una parte di me non è ancora tornata dall’oblio: è passato del tempo, ho salvato di nuovo la Galassia, eppure ancora non mi sento completa…”
L’unica cosa a cui Liara riesce a pensare, è che deve impedirle di continuare: perché se lei proseguirà, sa che non riuscirà a dirle di no. Non riuscirà a respingerla. Non riuscirà a fare ciò che è necessario: non riuscirà a tenerla lontana da ciò che è diventata.
“Comandante…”
“Hayat: ti prego, Liara. Chiamami Hayat. Chiamami Hayat, chiamami come facevi quando le nostre menti erano una. Chiamami come quando i nostri corpi erano in sintonia, chiamami come hai fatto quella notte prima che morissi e il destino ci separasse per due anni.
Non mi importa, Liara: non mi importa ciò che hai fatto. Lascia che le colpe che ti sei attribuita scivolino via: è finita e noi siamo ancora qui.”
 
La giovane Asari  deve fare appello a tutte le sue forze per parlare: lacrime calde sfuggono dai suoi occhi e cade in ginocchio, i singhiozzi che la scuotono senza posa. Shepard si abbassa con lei, fino a quando entrambe non si guardano di nuovo agli occhi:
“Davvero possiamo tornare a essere uno?” riesce ad articolare finalmente la giovane Asari.
 
Hayat le asciuga le lacrime con le labbra, baciando via il dolore:
“Liara, ti perdono per ciò hai fatto. Affronterò con te le conseguenze delle tue azioni, qualunque esse siano state.”
E infine Hayat sconfigge il rimorso:
“Liara, fin da quando sono ritornata, mi sono sentita incompleta. Permettimi di amarti e di essere di nuovo intera. Permettermi di accoglierti di nuovo dentro di me e di tornare uno.”
 
Mai labbra cercarono altre labbra con così tanto ardore. Mai essere vivi fu così appagante per Hayat e Liara, di nuovo uno, come in quel momento, mentre facevano l’amore nella sala dell’Ombra e la loro passione brillava più luminosa dei fulmini di Hagalaz.


OMIODIO! Finalmente l'ho finito.
Ho provato a scrivere questo pezzo per tre volte: la prima Liara era diventata Mary Sue. Cancellata.
La seconda, Shepard era terminatrix e l'Ombra un nemico da quattro soldi. Cancellato.
Questa terza è il risultato: spero che vi sia piaciuta, perchè non ho la minima intenzione di riscriverlo!XD

Passando a cose più pertinenti al DLC, premetto che non ci ho giocato: ebbene sì tutto quello che avete letto è frutto di fantasia, basata ovviamente sui dati disponibili (sarà per quello che ci ho messo così tanto a scriverlo?). Tuttavia il risultato finale mi piace.
Per finire, due domande che rivolgo a voi lettori, come spunto di riflessione: perchè ogni volta che  Shepard incontra uno Spettro quello muore o diventa un rinnegato?
Vuoi vedere che il comandante porta sfiga?
In secondo luogo, dopo aver abbattuto un uberkrogan a mani nude, quale sarà il prossimo livello: paracadutarsi nudi dentro la nave dell'Araldo e ucciderlo a morsi?
Puntare il dito contro la flotta dei Razziatori gridando "BANG!" e osservare le navi che esplodono?
Non so voi, ma non vedo l'ora di scoprirlo. 
  
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