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"Settore
6, stazione Honey-Bee. Il treno diretto al Settore O, Shin-Ra HQ,
è in
partenza dal binario 2. Preghiamo di fare attenzione alle porte in
chiusura..."
Quella
non era davvero la
sua settimana più fortunata.
L'avevano
trasferita per uno dei Dipartimenti più assurdi della
Compagnia.
Il Settore a pochi
metri dalla sua stanzetta era crollato.
La finestra della
cucina si era smaterializzata.
E la sua torta era
diventata un puntaspilli di schegge di vetro.
Insomma,
il mondo si
stava avviando verso un qualche funereo destino e lei non ne sapeva
nulla. Ma
soprattutto, si chiedeva se il Pianeta si potesse disintegrare in un
giorno
insignificante come il martedì di una qualsiasi settimana
lavorativa.
Infatti,
nonostante
l'esplosione, i notiziari impazziti e la voragine nera tutto sembrava
continuare come al solito.
Cat
chinò il capo per
riposare un po' mentre il treno la portava verso il Settore 0, il cuore
di
Midgar: aveva imparato a dormire in piedi, pressata tra tante altre
divise come
la sua, ventiquattrore infilate nelle costole e mani morte
più o meno
insistenti.
Gettò
un'occhiata oltre
le teste ciondolanti degli impiegati che si erano lanciati sui sedili
davanti a
lei: fuori scorreva il solito, monotono paesaggio fatto di palazzi
arroccati
l'uno sull'altro, appena illuminati dalla luce giallastra dei lampioni
o dai
bagliori verdognoli dei reattori in funzione.
Midgar
non era bella. Era un cantiere,
un'accozzaglia
di metallo a cielo aperto nel mezzo del deserto, dove il verde era solo
il
colore della Mako.
Sospirò,
lasciandosi
dondolare dal rollio del treno sui binari. Per essere l'inizio della
settimana
aveva accumulato già la stessa stanchezza del
venerdì sera. Tutto per colpa di
quei fanatici-ecoterroristi-che-gli-Dei-li-maledissero degli Slums: un
intero
Settore era stato fatto saltare in aria, creando un buco nero che aveva
inghiottito tutto quello che poteva esserci stato sopra o sotto il
Plate.
Proprio come avevano inneggiato di fare certe teste calde nei loro
innumerevoli
rapporti ai Piani Alti della Shin-Ra.
Una curiosa coincidenza. Così
aveva pensato mentre ripuliva la stanza
dai pezzi di vetro conficcatisi ovunque, facendosi tenere compagnia dai
notiziari che per tutta la notte avevano gracchiato contro l'AVALANCHE.
Aveva
infatti dovuto arrangiarsi, come al solito. Lo stupido SOLDIER e suo
fratello
erano stati richiamati d'urgenza agli HQ, Theo aveva ricevuto un
qualche
messaggio minatorio sul PHS a riguardo di un nuovo
campione, mentre Lala era svenuta dal terrore ed era rimasta
KO fino alla mattina.
Un trillo
del Sistema di
Controllo ID la scosse dai pensieri, mentre il treno faceva il suo
ingresso
alla brutta stazione del Settore 0.
Le porte
si aprirono con
uno sbuffo, mentre tutti si affollavano meccanicamente verso l'uscita
per
iniziare la nuova giornata di lavoro. Cat fece lo stesso, fissando con
sguardo
vacuo davanti a sé, la piccola borsa da lavoro lasciata
penzolare sulla spalla
e il portatessere pronto a venire strisciato ai cancelli di uscita.
Si
lasciò trasportare
pigramente dalla scala mobile, ignorando gli altri impiegatini che si
lanciavano in patetiche corsette, qualcuno addirittura già
impegnato in qualche
complicata conversazione con il capo sfruttatore di turno.
Trascinò
I piedi fuori
dalla stazione, passò la strada e salì la
gradinata che portava all'Ingresso
Principale. Senza neanche curarsi di alzare di un poco la testa per
guardare il
gigantesco monolite che erano gli HQ della Shin-Ra Electric Power
Company.
“..Trasferita, Empitsu?”
La voce
divertita di una
delle tante tizie che stavano tranquille a rifarsi le unghie alla
Lobby, le
ricordò che quella mattina sarebbe stata un poco diversa da
tante altre.
“..Deve
ritirare la nuova
ID, ora che è stata trasferita...”
continuò, fingendo di controllare qualcosa di troppo
importante sul terminale
per degnarla solo di uno sguardo “..Dipartimento per lo
Sviluppo Urbano, il
signor Tuesti... Piano 65, ma ultimamente non si sa esattamente dove
stia
muovendo l'ufficio. Ci sono persone particolari
anche qui alla Shin-Ra,
sa?”
Cat
lanciò il suo ormai
inutile tesserino sul bancone, senza replicare al punzecchiamento: il
pettegolezzo alla Lobby era lo sport aziendale. Il pettegolezzo sulla ex-segretarina
dell'Honey-Bee Manor, sarebbe stato poi la
specialità della prossima
stagione.
Quel
giorno decise di
prendere l'ascensore. Le sue scalate a piedi dei 62 piani fino
all'ufficio di
Domino erano state una benedizione per qualsiasi minaccia di cellulite
incombente, ma dopo una nottata di pulizie forzate, altri tre piani
supplementari le facevano già dolere le caviglie. Si mise
così in coda assieme
a qualche altro gruppetto di impiegati qualsiasi, tutti con lo sguardo
vacuo e
fisso davanti a sè: la notizia del buco nero che si era
aperto nel Settore 7
non era niente a confronto dell'inizio di una nuova, monotona e
distruttiva
giornata di ordinario lavoro. Finalmente, Cat riuscì a
infilarsi
nell'ascensore, nuovamente pressata come una sardina in scatola.
“..Eeehi,
fate un pochino
di spazio qui?”
Le porte
dell'ascensore si
riaprirono all'improvviso e tutti I comuni mortali che si erano
incastrati alla
meglio trattennero il fiato: la Turks era tornata dalla sue sbronze
notturne e
chiedeva gentilmente di poter fare tutti assieme un bel viaggetto fino
a piano
da destinarsi.
La fuga
generale che ne
seguì, liberò completamente l'ascensore. O quasi.
Cat si era rintanata il più
vicino possibile all'uscita, ma senza alcuna intenzione di mollare: non
si
sarebbe fatta sessantacinque piani di scale in attesa che I teppisti
della compagnia
smaltissero la sbornia post ho-fatto-fuori-un-fracco-di-bastardi-e-ci-ho-bevuto-sopra-per-non-dannarmi-troppo-l'anima.
“...Ruuude,
I tuoi
occhiali! Mi servono I tuoi occhiali, cazzo!”
Reno
stava avendo una
delle sue crisi isteriche, per cui se si fosse trovato per strada non
avrebbe
esitato un attimo a spezzare a suon di Lighting Rod il collo della
prima
persona che gli fosse capitata sotto tiro.
“RUDE!
'Sta luce mi
AMMAZZA!!!” si era accasciato a terra premendo le mani contro
gli occhi, ma
senza che quella sorta di montagna dal cranio luccicante facesse una
sola mossa
“Cazzo, la prossima volta non mi smuovo neanche mi mandassero
il bossazzo con
qualche nuova menata, il triplo dello stipendio e tutto l'Honey-Bee
disponibile
aggratis!!! E io c'ho pensato, sai?! Del Sette non me ne fotte, ma il
SEI! Ti
dico, ci ho pensato dopo, ma se si
è
disintegrato anche quello...!!!”
Il
trillio che annunciava
l'arrivo al Piano 65 venne accolto da Cat con uno scatto oltre la porta
automatica. Quando finalmente la sentì richiudersi alla sue
spalle, tirò un
sospiro di sollievo: ora poteva addirittura ricominciare a respirare.
Non avere paura
della Turks era da incoscienti.
Le buone
qualità
dell'impiegato medio della Shin-Ra contavano, tra le infinite dosi di
pazienza e
autolesionismo, anche la capacità di capire che la
protezione che la Compagnia
poteva darti in quel Pianeta allo sfacelo aveva un suo limite. E la
Turks era
al di fuori della questione.
Cat si
guardò attorno,
nel silenzio del Piano 65: forse come aveva detto la tizia della Lobby
stavano
davvero trasferendo il Dipartimento in chissà quale
sottoscala vattelapesca.
Decise di gironzolare attorno, almeno per capire dove si trovasse la
fotocopiatrice con cui avrebbe stretto nuova a duratura alleanza: se
mai il
signor Tuesti fosse arrivato e l'avesse cercata gli sarebbe bastato
chiamarla.
In quel senso, le urla di Domino contro di lei o Hart erano la
quotidianità del
Piano 62.
Scivolò
da uno sgabuzzino
intasato di scatoloni e pezzi metallici a un
ufficio assemblato alla meno peggio, da un bagno ridotto
in condizioni
da far pietà a un minuscolo laboratorio da bricolage
casalingo. Le sue
prospettive per il futuro e il suo intuito
le parlavano di un nuovo capo single, di mezza età e con la
passione per il
fai-da-te; ovvero il tipo medio di frequentatore di allegri posticini
come
l'Honey-Bee Manor che avrebbe trascorso il resto della settimana a
compiangerne
la perdita.
Infine si
ritrovò davanti
alla porta della parte del Piano che aveva volutamente lasciato per
ultima, la
stanza circolare che occupava gran parte dello spazio e in cui sperava
di
trovare finalmente una fotocopiatrice.
Ma le sue
speranze
vennero profondamente deluse. Tutto quello che quella stanza conteneva
era solo
un banale, pignolo, dettagliato all'inverosimile modello di Midgar.
Insomma,
il signor Tuesti
era davvero un appassionato di bricolage.
O modellismo o come per il Pianeta si potessero chiamare quegli assurdi
hobby
da uomini rudi e duri.
“Schiacci
il bottone
rosso e distrugga il Settore 7 per me, signorina.”
Cat si
voltò di scatto
verso la porta, incontrando lo sguardo distrutto dell'unica persona in
tutta la
Shin-Ra a cui (solo in seguito lo avrebbe capito) uno psicanalista
davvero bravo sarebbe servito tantissimo, ma che in quel frangente era
il solo
che sentisse un piccolo dolore dalle parti del cuore nei confronti
della
voragine che si era aperta a Midgar.
Reeve
Tuesti entrò nella
sala, massaggiandosi la fronte: “...Dunque, lei è
la nuova segretaria? Piacere,
io sono il suo nuovo capo.” la salutò stancamente,
camminando lento verso la
parte opposta del modellino “Vede, basta schiacciare un
semplice bottone. E il
mondo le crolla addosso.”
Restò
a guardare l'esatta
riproduzione in piccolo di quello che era successo poche ore prima:
stupidamente,
si chiese se nella miniatura del Settore 6 ci fosse anche il suo
appartamentino
coi vetri rotti e una torta spappolata.
“...Non
è stata una mia
idea, vorrei metterlo in chiaro.”
Cat fece
spallucce: “E'
stata l'AVALANCE.”
Reeve
tamburellò con le
dita sul bordo del Plate rimpicciolito, rendendo ancora più
assurdo quel senso
di strana onnipotenza, anche se di fatto era proprio ciò che
la Compagnia aveva
su quella brutta città in mezzo al deserto. E un po' su
tutto il Pianeta.
“Siamo
stati noi... Una decisione del
Presidente, per
colpire l'AVALANCHE.” la corresse senza troppi giri di
parole, abbassando lo
sguardo sul buco nero e fumante che si era creato nel giochino davanti
a loro
“E' bastato premere il bottone.”
Non ne
rimase troppo
sorpresa. Lei stessa, nel suo piccolo cervello da quadro medio, aveva
pensato
come l'esplosione fosse stata una curiosa
coincidenza con gli strilli isterici di metà dei
papaveri della Compagnia.
Probabilmente
una
qualsiasi altra persona del Pianeta avrebbe ovviamente obbiettato come
sopra e
sotto il Plate di quel Settore 7 non vivesse solo l'AVALANCHE.
Ma in
quella brutta
accozzaglia di cemento e acciaio nessuno era una 'qualsiasi persona del
Pianeta': tutti erano abitanti di Midgar. E Midgar era la
città della Shin-Ra.
“Stasera
sarò in riunione
con il Presidente, le devo chiedere il suo primo della lunga serie di
straordinari della sua carriera... Empitsu?” si era
avvicinato a lei, leggendo
il suo cartellino di riconoscimento “A essere sincero non so
a che cosa potrà
mai servirmi una segretaria... Non ne ho mai avute prima, mi
dovrà illuminare.”
“Faccio
le fotocopie.”
Le
rivolse un'occhiata
divertita, lisciandosi la barbetta: “Spero di poterle dare
qualcosa di più
utile su cui lavorare. Oltre a schiacciare bottoni.”
Senza
rendersene conto,
Cat si ritrovò a guardare di nuovo il buco nero del
modellino: anche se era
un'impiegata della Shin-Ra e aveva il lavoro che aveva solo per lo
stipendio
mensile, era anche un'abitante di quel Pianeta allo scatafascio.
Midgar
non era solo il
modellino tirato a lucido dietro le sue spalle, ma una vera
città sotto I suoi piedi. E un pezzo di quella
città era stato
inghiottito nottetempo. Assieme a tutti quelli che come lei stavano
mangiando
la sua stessa torta di fragole.
“Le
squadre di recupero e
la Shin-Ra Guard sono già state mandate al Settore 7, ma
può ben immaginare a
quanto poco possano servire.” sospirò Reeve
“Il Dipartimento Urbano può solo
costruire e ricostruire quello che è stato distrutto;
cerchiamo però di non
uscire dal Settore 0: la Midgar che esiste ora è molto
diversa da quella che
avevamo progettato sulla carta.”
In un
angolino della sua
testa, si chiese se l'Honey-Bee Manor fosse stato mai compreso o meno
nei
progetti di Midgar: essendo il suo architetto un uomo, temeva che certe
fantasie leopardo rosa potessero anche essere sue.
“...Dimenticavo,
Empitsu.
Qui al Dipartimento per lo Sviluppo Urbano c'è una sola
regola.” si era voltato
mentre uscivano dalla sala “Noi non
abbiamo un paio di giorni di vacanza.
Neanche ce li venga a regalare il Presidente in persona. In caso di
fine del
mondo, però le concedo una settimana prima che il disastro
di passaggio si
abbatta sul Pianeta.”
Pensò
che se mai il suo
nuovo boss fosse stato in grado di prevedere il futuro, si sarebbe ben
ricordata di quella settimana da trascorrere beatamente a Costa del Sol.