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Autore: Bakabeans    21/09/2010    3 recensioni
Work at Shin-Ra, get your pay.
Genere: Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Caith Sith, Nuovo personaggio, Reeve, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: FFVII
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Just press the RED button

 

"Settore 6, stazione Honey-Bee. Il treno diretto al Settore O, Shin-Ra HQ, è in partenza dal binario 2. Preghiamo di fare attenzione alle porte in chiusura..."

 

Quella non era davvero la sua settimana più fortunata.

L'avevano trasferita per uno dei Dipartimenti più assurdi della Compagnia.

Il Settore a pochi metri dalla sua stanzetta era crollato.

La finestra della cucina si era smaterializzata.

E la sua torta era diventata un puntaspilli di schegge di vetro.

Insomma, il mondo si stava avviando verso un qualche funereo destino e lei non ne sapeva nulla. Ma soprattutto, si chiedeva se il Pianeta si potesse disintegrare in un giorno insignificante come il martedì di una qualsiasi settimana lavorativa.

Infatti, nonostante l'esplosione, i notiziari impazziti e la voragine nera tutto sembrava continuare come al solito.

Cat chinò il capo per riposare un po' mentre il treno la portava verso il Settore 0, il cuore di Midgar: aveva imparato a dormire in piedi, pressata tra tante altre divise come la sua, ventiquattrore infilate nelle costole e mani morte più o meno insistenti.

Gettò un'occhiata oltre le teste ciondolanti degli impiegati che si erano lanciati sui sedili davanti a lei: fuori scorreva il solito, monotono paesaggio fatto di palazzi arroccati l'uno sull'altro, appena illuminati dalla luce giallastra dei lampioni o dai bagliori verdognoli dei reattori in funzione.

Midgar non era bella. Era un cantiere, un'accozzaglia di metallo a cielo aperto nel mezzo del deserto, dove il verde era solo il colore della Mako.

Sospirò, lasciandosi dondolare dal rollio del treno sui binari. Per essere l'inizio della settimana aveva accumulato già la stessa stanchezza del venerdì sera. Tutto per colpa di quei fanatici-ecoterroristi-che-gli-Dei-li-maledissero degli Slums: un intero Settore era stato fatto saltare in aria, creando un buco nero che aveva inghiottito tutto quello che poteva esserci stato sopra o sotto il Plate. Proprio come avevano inneggiato di fare certe teste calde nei loro innumerevoli rapporti ai Piani Alti della Shin-Ra.

Una curiosa coincidenza. Così aveva pensato mentre ripuliva la stanza dai pezzi di vetro conficcatisi ovunque, facendosi tenere compagnia dai notiziari che per tutta la notte avevano gracchiato contro l'AVALANCHE. Aveva infatti dovuto arrangiarsi, come al solito. Lo stupido SOLDIER e suo fratello erano stati richiamati d'urgenza agli HQ, Theo aveva ricevuto un qualche messaggio minatorio sul PHS a riguardo di un nuovo campione, mentre Lala era svenuta dal terrore ed era rimasta KO fino alla mattina.

Un trillo del Sistema di Controllo ID la scosse dai pensieri, mentre il treno faceva il suo ingresso alla brutta stazione del Settore 0.

Le porte si aprirono con uno sbuffo, mentre tutti si affollavano meccanicamente verso l'uscita per iniziare la nuova giornata di lavoro. Cat fece lo stesso, fissando con sguardo vacuo davanti a sé, la piccola borsa da lavoro lasciata penzolare sulla spalla e il portatessere pronto a venire strisciato ai cancelli di uscita.

Si lasciò trasportare pigramente dalla scala mobile, ignorando gli altri impiegatini che si lanciavano in patetiche corsette, qualcuno addirittura già impegnato in qualche complicata conversazione con il capo sfruttatore di turno.

Trascinò I piedi fuori dalla stazione, passò la strada e salì la gradinata che portava all'Ingresso Principale. Senza neanche curarsi di alzare di un poco la testa per guardare il gigantesco monolite che erano gli HQ della Shin-Ra Electric Power Company.

“..Trasferita, Empitsu?”

La voce divertita di una delle tante tizie che stavano tranquille a rifarsi le unghie alla Lobby, le ricordò che quella mattina sarebbe stata un poco diversa da tante altre.

“..Deve ritirare la nuova ID, ora che è stata trasferita...” continuò, fingendo di controllare qualcosa di troppo importante sul terminale per degnarla solo di uno sguardo “..Dipartimento per lo Sviluppo Urbano, il signor Tuesti... Piano 65, ma ultimamente non si sa esattamente dove stia muovendo l'ufficio. Ci sono persone particolari anche qui alla Shin-Ra, sa?”

Cat lanciò il suo ormai inutile tesserino sul bancone, senza replicare al punzecchiamento: il pettegolezzo alla Lobby era lo sport aziendale. Il pettegolezzo sulla ex-segretarina dell'Honey-Bee Manor, sarebbe stato poi la specialità della prossima stagione.

Quel giorno decise di prendere l'ascensore. Le sue scalate a piedi dei 62 piani fino all'ufficio di Domino erano state una benedizione per qualsiasi minaccia di cellulite incombente, ma dopo una nottata di pulizie forzate, altri tre piani supplementari le facevano già dolere le caviglie. Si mise così in coda assieme a qualche altro gruppetto di impiegati qualsiasi, tutti con lo sguardo vacuo e fisso davanti a sè: la notizia del buco nero che si era aperto nel Settore 7 non era niente a confronto dell'inizio di una nuova, monotona e distruttiva giornata di ordinario lavoro. Finalmente, Cat riuscì a infilarsi nell'ascensore, nuovamente pressata come una sardina in scatola.

“..Eeehi, fate un pochino di spazio qui?”

Le porte dell'ascensore si riaprirono all'improvviso e tutti I comuni mortali che si erano incastrati alla meglio trattennero il fiato: la Turks era tornata dalla sue sbronze notturne e chiedeva gentilmente di poter fare tutti assieme un bel viaggetto fino a piano da destinarsi.

La fuga generale che ne seguì, liberò completamente l'ascensore. O quasi. Cat si era rintanata il più vicino possibile all'uscita, ma senza alcuna intenzione di mollare: non si sarebbe fatta sessantacinque piani di scale in attesa che I teppisti della compagnia smaltissero la sbornia post ho-fatto-fuori-un-fracco-di-bastardi-e-ci-ho-bevuto-sopra-per-non-dannarmi-troppo-l'anima.

“...Ruuude, I tuoi occhiali! Mi servono I tuoi occhiali, cazzo!”

Reno stava avendo una delle sue crisi isteriche, per cui se si fosse trovato per strada non avrebbe esitato un attimo a spezzare a suon di Lighting Rod il collo della prima persona che gli fosse capitata sotto tiro.

“RUDE! 'Sta luce mi AMMAZZA!!!” si era accasciato a terra premendo le mani contro gli occhi, ma senza che quella sorta di montagna dal cranio luccicante facesse una sola mossa “Cazzo, la prossima volta non mi smuovo neanche mi mandassero il bossazzo con qualche nuova menata, il triplo dello stipendio e tutto l'Honey-Bee disponibile aggratis!!! E io c'ho pensato, sai?! Del Sette non me ne fotte, ma il SEI! Ti dico, ci ho pensato dopo, ma se si è disintegrato anche quello...!!!”

Il trillio che annunciava l'arrivo al Piano 65 venne accolto da Cat con uno scatto oltre la porta automatica. Quando finalmente la sentì richiudersi alla sue spalle, tirò un sospiro di sollievo: ora poteva addirittura ricominciare a respirare.

Non avere paura della Turks era da incoscienti.

Le buone qualità dell'impiegato medio della Shin-Ra contavano, tra le infinite dosi di pazienza e autolesionismo, anche la capacità di capire che la protezione che la Compagnia poteva darti in quel Pianeta allo sfacelo aveva un suo limite. E la Turks era al di fuori della questione.

Cat si guardò attorno, nel silenzio del Piano 65: forse come aveva detto la tizia della Lobby stavano davvero trasferendo il Dipartimento in chissà quale sottoscala vattelapesca. Decise di gironzolare attorno, almeno per capire dove si trovasse la fotocopiatrice con cui avrebbe stretto nuova a duratura alleanza: se mai il signor Tuesti fosse arrivato e l'avesse cercata gli sarebbe bastato chiamarla. In quel senso, le urla di Domino contro di lei o Hart erano la quotidianità del Piano 62.

Scivolò da uno sgabuzzino intasato di scatoloni e pezzi metallici a un  ufficio assemblato alla meno peggio, da un bagno ridotto in condizioni da far pietà a un minuscolo laboratorio da bricolage casalingo. Le sue prospettive per il futuro e il suo intuito le parlavano di un nuovo capo single, di mezza età e con la passione per il fai-da-te; ovvero il tipo medio di frequentatore di allegri posticini come l'Honey-Bee Manor che avrebbe trascorso il resto della settimana a compiangerne la perdita.

Infine si ritrovò davanti alla porta della parte del Piano che aveva volutamente lasciato per ultima, la stanza circolare che occupava gran parte dello spazio e in cui sperava di trovare finalmente una fotocopiatrice.

Ma le sue speranze vennero profondamente deluse. Tutto quello che quella stanza conteneva era solo un banale, pignolo, dettagliato all'inverosimile modello di Midgar.

Insomma, il signor Tuesti era davvero un appassionato di bricolage. O modellismo o come per il Pianeta si potessero chiamare quegli assurdi hobby da uomini rudi e duri.

“Schiacci il bottone rosso e distrugga il Settore 7 per me, signorina.”

Cat si voltò di scatto verso la porta, incontrando lo sguardo distrutto dell'unica persona in tutta la Shin-Ra a cui (solo in seguito lo avrebbe capito) uno psicanalista davvero bravo sarebbe servito tantissimo, ma che in quel frangente era il solo che sentisse un piccolo dolore dalle parti del cuore nei confronti della voragine che si era aperta a Midgar.

Reeve Tuesti entrò nella sala, massaggiandosi la fronte: “...Dunque, lei è la nuova segretaria? Piacere, io sono il suo nuovo capo.” la salutò stancamente, camminando lento verso la parte opposta del modellino “Vede, basta schiacciare un semplice bottone. E il mondo le crolla addosso.”

Restò a guardare l'esatta riproduzione in piccolo di quello che era successo poche ore prima: stupidamente, si chiese se nella miniatura del Settore 6 ci fosse anche il suo appartamentino coi vetri rotti e una torta spappolata.

“...Non è stata una mia idea, vorrei metterlo in chiaro.”

Cat fece spallucce: “E' stata l'AVALANCE.”

Reeve tamburellò con le dita sul bordo del Plate rimpicciolito, rendendo ancora più assurdo quel senso di strana onnipotenza, anche se di fatto era proprio ciò che la Compagnia aveva su quella brutta città in mezzo al deserto. E un po' su tutto il Pianeta.

“Siamo stati noi... Una decisione del Presidente, per colpire l'AVALANCHE.” la corresse senza troppi giri di parole, abbassando lo sguardo sul buco nero e fumante che si era creato nel giochino davanti a loro “E' bastato premere il bottone.”

Non ne rimase troppo sorpresa. Lei stessa, nel suo piccolo cervello da quadro medio, aveva pensato come l'esplosione fosse stata una curiosa coincidenza con gli strilli isterici di metà dei papaveri della Compagnia.

Probabilmente una qualsiasi altra persona del Pianeta avrebbe ovviamente obbiettato come sopra e sotto il Plate di quel Settore 7 non vivesse solo l'AVALANCHE.

Ma in quella brutta accozzaglia di cemento e acciaio nessuno era una 'qualsiasi persona del Pianeta': tutti erano abitanti di Midgar. E Midgar era la città della Shin-Ra.

“Stasera sarò in riunione con il Presidente, le devo chiedere il suo primo della lunga serie di straordinari della sua carriera... Empitsu?” si era avvicinato a lei, leggendo il suo cartellino di riconoscimento “A essere sincero non so a che cosa potrà mai servirmi una segretaria... Non ne ho mai avute prima, mi dovrà illuminare.”

“Faccio le fotocopie.”

Le rivolse un'occhiata divertita, lisciandosi la barbetta: “Spero di poterle dare qualcosa di più utile su cui lavorare. Oltre a schiacciare bottoni.”

Senza rendersene conto, Cat si ritrovò a guardare di nuovo il buco nero del modellino: anche se era un'impiegata della Shin-Ra e aveva il lavoro che aveva solo per lo stipendio mensile, era anche un'abitante di quel Pianeta allo scatafascio.

Midgar non era solo il modellino tirato a lucido dietro le sue spalle, ma una vera città sotto I suoi piedi. E un pezzo di quella città era stato inghiottito nottetempo. Assieme a tutti quelli che come lei stavano mangiando la sua stessa torta di fragole.

“Le squadre di recupero e la Shin-Ra Guard sono già state mandate al Settore 7, ma può ben immaginare a quanto poco possano servire.” sospirò Reeve “Il Dipartimento Urbano può solo costruire e ricostruire quello che è stato distrutto; cerchiamo però di non uscire dal Settore 0: la Midgar che esiste ora è molto diversa da quella che avevamo progettato sulla carta.”

In un angolino della sua testa, si chiese se l'Honey-Bee Manor fosse stato mai compreso o meno nei progetti di Midgar: essendo il suo architetto un uomo, temeva che certe fantasie leopardo rosa potessero anche essere sue.

“...Dimenticavo, Empitsu. Qui al Dipartimento per lo Sviluppo Urbano c'è una sola regola.” si era voltato mentre uscivano dalla sala “Noi non abbiamo un paio di giorni di vacanza. Neanche ce li venga a regalare il Presidente in persona. In caso di fine del mondo, però le concedo una settimana prima che il disastro di passaggio si abbatta sul Pianeta.”

Pensò che se mai il suo nuovo boss fosse stato in grado di prevedere il futuro, si sarebbe ben ricordata di quella settimana da trascorrere beatamente a Costa del Sol.

 **Sproloqui dell'Autrice.

@one winged angel: grazie per il commento :) le mie storie sono volte esattamente al 'ma dove andremo a parare, stavolta?' perchè tra me e i personaggi che mi trovo tra le mani c'è un rapporto di detestazione profonda. Per cui non faccio altro che scrivere quello che combinano loro. Mica quello che vorrei io. Il che è deprimente ._." Però alla fine un senso logico c'è sempre. Di solito al 328esimo capitolo. O nell'ultima parte, quarta riga in fondo di una serie. Mah, boh, chissà... :D *Reeve da' le dimissioni*

 

   
 
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