Light and
Darkness
Capitolo 13
Passarono
almeno
altri dieci minuti prima che Stefan riuscisse a parlare. E Damon
attese, senza
fretta, gustandosi il momento, godendo delle espressioni di sorpresa,
incredulità, rabbia, paura che passarono in sequenza sul
volto del fratello.
Lui
semplicemente continuò a sorridere, consapevole del fatto
che quel suo gesto lo
avrebbe fatto infuriare ancora di più.
«Cosa ci fai
qui?»
Damon si prese
la libertà di aspettare qualche secondo prima di rispondere,
si diede una lieve
spinta, allontanandosi dallo stipite della porta, le braccia
intrecciate
all’altezza del petto, il sorriso arrogante sempre al solito
posto.
«Non sei felice
di vedermi, fratellino?» Si avvicinò a Stefan di
qualche passo. Ora erano uno
di fronte all’latro, con solo qualche passo di distanza a
dividerli.
«Non fare
l’idiota.»
Era evidente,
pensò Damon, che Stefan stava trattenendo a stento la
rabbia. Questo rendeva
tutto ancora più divertente agli occhi del vampiro.
«Dimmi cosa
accidenti sei venuto a fare in questo posto.» Lo
attaccò di nuovo Stefan.
Damon allargò le
braccia, con fare innocente.
«Sono a venuto a
trovare il mio fratellino!»
Stefan non
rispose, un bagliore d’ira a stento repressa
attraversò i suoi occhi verdi come
le foglie d’estate.
«Ok, non è
vero.» Disse Damon, tornando d’un tratto serio.
«Dobbiamo parlare. E’
importante.» Aggiunse quando lo sguardo di Stefan divenne
isterico. Dopo
qualche occhiata torva al fratello, Stefan accettò,
sospirando.
«Ti ascolto.»
Stefan si appoggiò mollemente alla scrivania, osservando con
preoccupazione il
fratello. Non era niente di buono, pensò, di sicuro. Se
Damon era riapparso,
voleva dire che c’era qualcosa sotto. E non sarebbe stato
affatto bello.
Quando
Damon
finì il suo discorso, Stefan rimase attonito a fissarlo per
qualche secondo.
Suo fratello sembrava diverso, cresciuto. Anche se, ovviamente, non
poteva
essere davvero cresciuto, i vampiri
non invecchiano.
Però rimase
qualche secondo a fissare gli occhi neri come la pece, che in quel
momento, più
che mai, sembravano seri.
«Mi stai
dicendo,» iniziò lui «Che sei venuto a
Firenze, a cercare me,
perché dei vampiri hanno tentato di uccidere la tua ragazza,
in
America?»
Stefan ora era
decisamente esterrefatto. Sentire il discorso da Damon era stata una
cosa,
riassumerlo evidenziando le parti salienti, lo aveva reso ridicolo.
«Questo non
ha senso Damon!»
Stefan sapeva
che c’era qualcosa sotto, Damon aveva un piano in mente, ne
era certo. Ma non
riusciva proprio a capire perché fosse li.
Dopo tutti quegli
anni...
Anche se,
dovette ammettere, non sembrava nella sua fase
“un’eternità di sofferenza per
il mio fratellino!”.
Allora cosa
accidenti voleva?
Stefan non
riusciva a capire, era confuso. Se avesse potuto avere il mal di testa,
ora
avrebbe avuto un’emicrania davvero molto dolorosa. Si
passò una mano tra i
capelli.
«Bè, la mia
ragazza è proprio qui fuori. E’ scortese farla
aspettare, non credi?»
«Lei è...? Tu
l’hai...?»
«Sì.»
«E va bene.
Falla entrare. Ma, Damon. Sappi che non mi fido di te.»
Damon sorrise. Stefan
ricordava con dolorosa certezza quel sorriso così sicuro di
se, era
l’espressione tipica di suo fratello.
«Ed è così che
deve essere. Se fosse stato il contrario, fratellino, saresti diventato
più
stupido di quanto mi ricordavo! Però puoi considerare questa
mia visita come...
una tregua.»
Damon si girò e
uscì dalla stanza, mentre suo fratello chiudeva gli occhi,
improvvisamente
stanco, come se il peso di tutti i secoli passati gli fosse crollato
sulle
spalle improvvisamente. Sospirò.
In fondo lo sapeva,
no? Che Damon sarebbe tornato un giorno. Lo aveva sempre saputo.
«Ah,» Damon fece
capolino nella stanza, di nuovo. «Ci terrei ad aggiungere,
che la mia ragazza
potrebbe chiarire alcuni interrogativi che si sono formati nella tua
mente
acuta.»
Stefan sentì una
brutta sensazione irradiarsi in tutto il suo corpo.
Quando
Damon
tornò a prenderla le sembrava che fossero passati secoli.
Aveva osservato con
ansia e poco interesse i passanti, che invece guardavano con immenso
piacere la
ferrari nera, e probabilmente avrebbero guardato con interesse anche
lei se non
fosse stato per i finestrini oscurati.
Stava per aprire
la portiera con l’intenzione di entrare, quando lo vide
uscire dal cancello,
con un sorriso palesemente soddisfatto.
«Ora puoi
entrare.» Le disse, porgendole la mano. Elena gli sorrise,
uscendo dall’auto ed
inspirando una boccata d’aria a pieni polmoni.
«Andiamo.» Disse
lei, iniziando a camminare. Non capiva perché, ma Damon le
sembrava decisamente
troppo euforico.
Ma quando superò
il cancello e si trovò davanti alla fontana i suoi pensieri
si dissolsero,
sciogliendosi come neve al sole. Quel posto era magnifico.
Il parco sembrava ancora più grande, visto da dentro, la
fontana era perfetta, decorata in maniera maestosa, e l’acqua
era limpida e
quasi invitante. Non riuscì a esaminare meglio il resto dei
dettagli, perché
Damon la stava letteralmente trascinando, e in meno di qualche secondo
si
trovarono sull’elegante scalinata di marmo bianco, diretti al
portone d’ingresso.
Elena si fermò
proprio davanti ad esso, il cuore le batteva a mille, si sentiva
agitata.
«Damon, hai
detto a tuo fratello che io... assomiglio a... vero?»
Il ragazzo
ampliò il suo sorriso sornione, prima di lanciarle una lunga
occhiata. «Certo.»
Senza indugiare
oltre spalancò la porta, ed Elena non ebbe modo di
riprendere l’argomento,
anche se il tono di voce di Damon l’aveva messa in allarme.
Improvvisamente
si rese conto di essere in un paese straniero, con il suo fidanzato
vampiro,
nella casa doveva aveva vissuto secoli prima, e dove ora viveva il
fratello
che, come aveva intuito più volte, lui odiava.
Immediatamente realizzò che
quell’incontro non sarebbe stato semplice e piacevole, ma lo
fece troppo tardi.
Damon la
trascinò attraverso il corridoio, che Elena non
riuscì quasi a vedere,
fermandosi sulla soglia di un’altra stanza, così
all’improvviso che la ragazza
andò a sbattere contro la sua schiena.
Il resto accadde
così velocemente che Elena non riuscì quasi a
reagire.
«Fratellino, ti
presento la mia ragazza.»
La tirò
lievemente per il braccio, facendola arrivare esattamente al suo
fianco. Elena
strinse forte la sua mano, fissando il pavimento.
Alzò lo sguardo
con lentezza, preparandosi un sorriso cordiale, ma poi i suoi occhi ne
incrociarono un altro paio, di un colore così armonioso da
essere quasi
magnetico.
Verdi come
l’erba d’estate, accarezzata da una brezza
tiepida... per un istante, un solo
istante quegli occhi parvero sorpresi, ma poi un’ombra vi
calò sopra, veloce,
incessabile, oscurando quel verde, come se una nuvola avesse coperto il
sole di
quella giornata estiva.
Il ragazzo
trattenne il respiro, gesto abitudinale, perché non aveva
bisogno di respirare.
Il suo corpo si irrigidì, i muscoli tesi, gli occhi scuri e
terrorizzati.
Elena accennò un
piccolo passo avanti, come se volesse stringergli la mano.
Aprì la bocca per
presentarsi, sicura che, non appena avesse chiarito quel malinteso, gli
occhi
del ragazzo sarebbero tornati curiosi e verdi come due smeraldi.
Ma non fece in
tempo. Il ragazzo balzò all’indietro, urtando
l’elegante scrivania di legno
scuro alle sue spalle. La sbalzò all’indietro,
mandandola a sbattere contro la libreria dietro stante. Il contenuto
della
scrivania rovinò a terra insieme a parecchi libri.
Elena si sentì
male. Lo sguardo del ragazzo era così... era indecifrabile.
Orrore, paura,
dolore, incredulità...
E Damon non
faceva nulla per impedire che ciò accadesse. Stava li, il
suo sorriso sulle
labbra, lo sguardo fisso sul fratello. Elena lo guardò,
incapace di reggere lo
sguardo di Stefan un minuto di più, mentre al contrario il
ragazzo pareva avere
occhi solo per lei.
«Damon!» Esclamò
sottovoce, scuotendogli il braccio con forza. Il ragazzo non
reagì, fissava suo
fratello, come se fosse ipnotizzato. “E’ un
folle!” Pensò Elena in un momento
di pura crisi. Disperata si rese conto di dover prendere in mano la
situazione.
Si allontanò da Damon, avanzando verso il centro della
stanza, verso il
ragazzo.
Stefan
Salvatore. Il fratello di Damon. In un momento di isteria
pensò che erano
davvero diversi. Molto diversi.
Stefan scuoteva
la testa lentamente, le ginocchia sembrava volessero cedere sotto il
suo peso.
«Stefan,
giusto?» Il ragazzo non rispose, la fissò come se
avesse visto un fantasma,
tornato dal mondo dei morti apposta per torturarlo.
«C’è stato un malinteso, io
sono...»
«Katherine.»
Terminò lui, con una voce roca e bassa; ora nel suo sguardo
c’era qualcosa che
Elena non riuscì a decifrare. Sembrava quasi...
La ragazza sentì
Damon, risvegliato dalla sua ipnosi, avvicinarsi a lei.
«No.» Rispose
Elena, cercando di apparire tranquilla e sicura di se. Con uno sforzo
enorme,
si costrinse a sorridere. «No, io sono Elena. Elena Gilbert,
e vengo da Fell’s
Church.»
Lo sguardo di
Stefan si fece dubbioso, si raddrizzò, le ginocchia che
reggevano di nuovo il
suo peso. Ora il suo sguardo si posò alle spalle di Elena,
verso suo fratello.
La ragazza non
vide il loro scambio di sguardi, ma quando gli occhi di Stefan si
fissarono di
nuovo su di lei, erano tornati verdi, e spaesati, confusi e...
mortificati.
«Io... mi
dispiace... Tu sei... uguale...» Scosse la testa,
osservandola ancora un
istante, non del tutto convinto. Alle sue spalle, Elena
sentì che Damon era...
irritato.
«Io sono
Stefan.» Fece il ragazzo, con un sorriso tirato e
immensamente stanco,
porgendole la mano.
Elena sorrise.
La situazione stava migliorando. «Lo so.» Rispose,
stringendogliela. Sentì una
strana sensazione quando le loro mani si toccarono. La pelle si Stefan
sembrava
quasi tiepida, forse era solo per le sensazioni che aveva provato
qualche
istante prima.
Sentì un senso
di riconoscimento, capì che quello era davvero il fratello
di Damon, anche se
erano diversi come il giorno e la notte. Elena sentiva
qualcosa in quel ragazzo...
La mano di Damon
si strinse con forza alla sua spalla.
«Bene, ora che
siamo tutti amici...»
Tirò indietro
Elena, quasi con scortesia, interrompendo il loro contatto, e lasciando
il
fratello ancora più sbalordito e folgorato. Elena si accorse
con imbarazzo che
Stefan raramente distoglieva gli occhi da lei.
Calò un velo di
silenzio nella stanza, che Elena notò, era un salotto
davvero enorme.
La situazione si
stava facendo complicata; Stefan era sconvolto, confuso, Damon sembrava
irritato, eppure compiaciuto, forse perché il suo diabolico
piano per
distruggere emotivamente il fratello era andato a buon fine.
Elena dal canto
suo, si sentiva confusa. Guardava quel ragazzo pallido, con due occhi
verdi che
sembravano opachi, pieni di disperazione celata con maestria,
sentendosi in
pena per lui. Sentiva la mano di Damon sulla sua spalla, e si sentiva
infuriata
con lui: come aveva potuto fare una cosa simile a suo fratello? Poi si
rese
conto che la colpa era effettivamente sua; se solo non fosse stata
così
maledettamente identica a quella Katherine...
Ormai il
silenzio si stava protendendo oltre misura, diventando eccessivamente
imbarazzante, Elena voleva solo buttarsi su un letto e chiudere gli
occhi su
quella situazione surreale, nascondendosi nel mondo dei sogni, dove i
problemi
apparivano sfocati e lontani...
Fu un rumore a
interrompere quel silenzio.
Una porta che
sbatteva. Improvvisamente Stefan alzò la testa di scatto,
fissando l’entrata
del salotto, e liberando Elena dal peso del suo sguardo. Nei suoi occhi
passò
una scintilla di consapevolezza, come se si fosse appena ricordato di
una cosa
importante.
Ma non riuscì a
fare nulla, non ne ebbe il tempo, e la disperazione mista alla
stanchezza
presero il sopravvento sul suo volto, mentre una voce dal corridoio
gridava:
«Stefan! Sono tornata!»
Tutti e tre
fissavano l’ingresso, sentendo dei passi in avvicinamento.
Elena deglutì, non
sapendo cosa aspettarsi, Damon lanciò un’occhiata
al fratello, e in quel
momento qualcuno entrò nel salone.
Damon inarcò le
sopracciglia. «Le sorprese non finiscono mai, vero
fratellino?»
La nuova
arrivata si bloccò sulla soglia, impietrita.
Osservò Stefan, la scrivania mezza
ribaltata alle sue spalle, di nuovo Stefan, e poi gli sconosciuti nel
salotto.
Le labbra rosse
erano socchiuse, i suoi occhi mandavano silenziosi messaggi
interrogativi.
Stefan sospirò. «Kassy,
questi sono Damon ed Elena.» Disse stancamente.
La ragazza
sorrise, come se avesse appena capito chi si trovava davanti.
Damon cinse la
vita di Elena, attirandola a se con fare protettivo, mentre la ragazza
avanzava
verso di loro.
Note d'autore:
Bè, spero comunque che abbiate passato delle belle e
rilassanti ferie!!! Purtroppo però sono finite... ed
è ricominciata la scuola... -.-' altro motivo che mi
rallenta nell'aggiornare!
Vabbè, passiamo alla storia, sarà meglio!
Allora, finalmente Elena e Damon incontrano Stefan! Premetto che nel
prossimo capitolo verrà detto quelaocsa su di lui... e sul
nuovo personaggio arrivato proprio nelle ultime righe!!!
Spero che continuerete a seguirmi, e che questo capitolo, e i prossimi,
siano di vostro gradimento!!!
Ed infine grazie a tutti quelli che hanno messo questa storia nei
preferiti, o nelle seguite o chi semplicemente l'ha letta e
apprezzata!!! Un grazie enorme a tutti!!!