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Autore: Altariah    21/09/2010    2 recensioni
Alessio, tu sei stato il mio padrone, ma dopotutto, effettivamente, nessuno è padrone di un gatto, ed io ho scoperto, che, nonostante tutto, neppure un gatto è padrone del proprio cuore.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 20: Il Padrone

 

 

Tutto questo trovo che sia veramente assurdo, non so perché tu abbia deciso di fare una cosa del genere; di andare via da tutto ciò che, come mi avevi detto quel pomeriggio, era diventata ciò che credevi per te fosse una nuova famiglia decente. Tu, il tuo sorriso, il tuo gatto ed io…se temevi che dopo quello che era accaduto tra noi io sarei cambiato ed avrei iniziato a pensare solo a quello non sai quanto poco mi conosci. Sebbene non abbia avuto un bell’insegnamento da colui che si dovrebbe definire mio padre, dovresti sapere che ho rispetto delle donne e una grande stima. Posso dirti che qui ogni momento è come se mi privassero di un po’ d’aria, è inutile, hai monopolizzato la mia vita, e senza te ricomincerò ad essere lo stesso studente di prima, Alessio, il tizio che fa nuoto dalla solita routine monotona.

Non capisco proprio cosa ti sia passato per la testa, ma ti prego, ripensaci.                      

Com’era stata stupida Mariasol, non poteva passare tutta quella giornata di fronte ad una, l’ultima, delle lettere di Alessio. E più continuava a rileggerle, più sentiva quella sensazione di prima, una strana nausea. Tutto il dolore represso con troppa forza ed insistenza quei giorni, quel dolore lancinante al cuore che credeva, o meglio, sperava, che non si sarebbe più presentato dalla perdita dei genitori in momenti diversi della sua vita. Era per quello sforzo mentale che il fisico ne risentiva, un subbuglio nella pancia, una strana sensazione all’altezza della bocca dello stomaco.

Alessio scrive molto bene, si ripeteva, facendo finta di voler focalizzare l’attenzione sulle cose più futili, ma, soprattutto, fingendo di non accorgersi delle macchie d’inchiostro dovuto a delle gocce d’acqua sparse qua e là. Ispirò, faticando a causa della trachea che, dopo il pianto, la faceva ancora sussultare leggermente, erano soltanto respiri carichi di tensione con agitati singhiozzi nel mezzo.

Cosa doveva fare, sul serio? Tornare da un uomo che era quasi del tutto certa che l’avrebbe tradita? Un uomo che quando è stanco di qualcosa lo abbandona? 

Ma perché sarebbe dovuta tornare per poi  rimanere sicuramente delusa?

Era semplice, e lei, che lo volesse ammettere o no, conosceva bene la risposta.

Lui mi manca, è vero, si diceva mentalmente pentendosene subito, come se qualcuno la potesse sentire, è vero, anche tu mi manchi come l’aria, lasciandomi da sola, al freddo a boccheggiare.

Non l’avrebbe mai fatto prima di conoscere quel ragazzo, ma per la prima volta trovò il dovere di respirare e tornare a galla. E il salvagente più facile da raggiungere, in quel momento, era una piccola e sottile penna a sfera blu accanto alla propria mano sinistra.

 

Era mancina come sua madre.

 

 

Ho sempre cercato di pensare solo per me stessa. Ho sempre trovato la soluzione più veloce. Ho sempre messo in secondo piano i desideri che mi scaturiscono fin dall’anima per diventare più razionale.

Ma ora la sopravvivenza non m’importa più.

Ora ho imparato la lingua che la mia anima stava cercando di insegnarmi da tempo, da quando mia madre è sparita, sgretolando tutti i miei sogni e speranze per il futuro.

Io non posso che scriverti per la prima volta.

Non voglio che tu stia male per me, piccolo. Non voglio che tu mi aspetti. Ciò che desidero di più è che tu ricominci come se mai mi avessi incontrata.

Questo è un addio, credo.

Quindi, Alessio, ora non so da dove cominciare; se descrivendo il calore che emani quando mi guardi o le sensazioni e la pelle d’oca che mi trasmetti… per dirti semplicemente che io, Mariasol, sono convinta di amarti.

Alessio, tu sei stato il mio padrone, ma dopotutto, effettivamente, nessuno è padrone di un gatto, ed io ho scoperto, che, nonostante tutto, neppure un gatto è padrone del proprio cuore.

Ti amo, pensò, ma non lo scrisse. In compenso due lacrime ticchettarono nel punto in cui stava scrivendo il proprio nome.

 

 

Mariasol.

 

 

  
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