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Autore: Bakabeans    23/09/2010    3 recensioni
Work at Shin-Ra, get your pay.
Genere: Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Caith Sith, Nuovo personaggio, Reeve, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: FFVII
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WTF?!

La sua prima serata di straordinari al Dipartimento per lo Sviluppo Urbano era noiosa come le tante notti trascorse nell'ufficio di Domino a pinzare inutili scartoffie solo per il gusto di apporci una firmetta.

“...Quindi Hojo ha ricominciato con gli esperimenti umani?”

Fare domande di questo genere con lo stesso tono partecipe che si sarebbe potuto usare per la vivisezione di una ranocchia non era raro alla Shin-Ra. L'idea di finire come prossimo campione per il bene della Compagnia era la soluzione più preferibile e veloce al licenziamento. Si soffriva meno la fame e si veniva pagati piuttosto bene. L'unico problema era di dover andare a genio allo scienziato pazzo di turno: il dottor Hojo era abbastanza schizzinoso in fatto di campioni. Insomma, la scienza non andava certo sprecata sul primo impiegatucolo sulla via del suicidio per un errore nei bilanci.

Dall'altra parte dell'interfono, la voce di Theo risuonava più stanca del solito: “...Ibridazione.”

“Non avrei proprio idea di come si potrebbe ibridare...”

Cat comprendeva bene come certe battutine di infimo livello non fossero assolutamente adatte alla brava segretarina di un boss filantropo con la passione per il modellismo, ma anche il più dolce ragazzino di quindici anni arruolato nella SOLDIER diventava una inarrestabile macchina da guerra dopo pochi mesi di nutrimento a base di Mako e battaglie. L'effetto Shin-Ra sulla sensibilità dell'impiegato medio nei confronti del resto dell'umanità era ugualmente disastrosa. Certo, ogni tanto aveva anche lei, in qualità di abitante di quel Pianeta rinsecchito, un qualche sprazzo di comune sentimento per tutti quei bravi esseri umani che non lavoravano a una scrivania agli HQ.

Sfortunatamente, i suoi slanci di filantropia erano di durata limitata.

Aveva trascorso il resto della sua prima giornata di lavoro a un computer, monitorando alla meno peggio le squadre di soccorso e i Shin-Ra Guard inviati al Settore 7: era stato praticamente come guardare uno di quei film catastrofici sulla fine del mondo che andavano ultimamente tanto di moda.

Forse per il fatto che tutto era filtrato dallo schermo di pixel con la sua definizione alla meno peggio, forse perché su quella scatola tutto sembrava piccolo come la riproduzione nella sala del Piano 65...

O forse per il semplice motivo per cui anche lei era finalmente diventata un abitante di Midgar come tutti gli altri, dove ciascuno guardava al proprio tornaconto e se anche il vicino fosse crepato sarebbe comunque andato a riscuotere lo zucchero preso in prestito.

In effetti, di persone buone, a Midgar ne erano rimaste davvero poche.

“...A proposito di esperimenti sugli esseri umani. Theo, tu sei una brava persona, vero?” Cat sospirò, mentre sullo schermo del computer scorrevano i dati del Dipartimento di Scienza e Ricerca “...Dovresti farmi il solito favore.”

Nonostante un Settore sprofondato, un nuovo campione fresco e chissà quanti bei cadaveri da usare per il bene della scienza, la vita della Shin-Ra non era cambiata affatto. E l'avviso di reclutamento per nuovi SOLDIERs campeggiava bene in vista tra le tante notizie incoraggianti e patriottiche che la manovalanza della Sezione Comunicazioni e Relazioni Pubbliche aveva ipocritamente confezionato.

Se lei, Cat Empistsu, ventun anni, impiegatina qualsiasi tra le file della Shin-Ra.Inc, si era ritrovata a fare il lavoro che faceva non lo doveva certamente a una vocazione per le fotocopie.

Di gente finita malissimo per gli effetti collaterali della Mako ce ne era da ripopolare a nuovo tutto il Settore Sette. Ma a lei di tutta quelle gente sconosciuta non importava niente: a Midgar ognuno pensava al suo tornaconto, e quello bastava a riempirti la giornata.

Di suo fratello con la malsana passione per la SOLDIER non aveva purtroppo potuto avere lo stessa considerazione.

Mannaggia al Pianeta, erano stati i suoi genitori ad affidarglielo poco dopo averlo salutato sul treno diretto alla Capitale, mentre lei rispondeva innocentemente a una delle tante prenotazioni all'indirizzo dell'Honey-Bee Manor.

“...Ora devo andare, sta per cominciare la riunione...” la voce di Theo la scosse dai suoi pensieri, chiudendo la chiamata: una Ancient vestita di rosa e intrallazzata con un qualche bizzarro esperimento di ibridazione di specie batteva qualsiasi segretaria annoiata.

Rimase così a rimuginare nuovamente su quanto la sua vita fosse paragonabile a uno schifo, fino a quando la porta alle sue spalle non si aprì.

Lala era tornata con la cena, recuperata in uno dei distributori automatici della Palestra: “...C-Cat, è-è su-succes-so q-qualco-o-osa!” la sua voce squillante le arrivò dolorosamente alle orecchie, così come la penosa visione che le si presentò davanti. Niente tramezzini al retrogusto di tonno, solo un pesce rosso nella sua boccia.

“F-FLO NON E' LA-A CENA-A!” puntualizzò Lala, stringendosi al petto uno dei pesci rossi più vecchi della storia del Pianeta: Flo, l'animaletto da compagnia del Direttore del Dipartimento per lo Sviluppo e Ricerca Militare. Di cui quella donna odiosa non si curava minimamente e per cui la sua segretaria di turno faceva da bambinaia.

“...E allora cosa sarebbe la cena..?”

“L'AVA-A-LAN-NCHE!!!”

Inizialmente, pensò a quale piatto di Wutai mai potesse riferirsi. Solo qualche secondo dopo riuscì a mettere in fila le lettere e a capire che forse c'era stato qualche nuovo problemino con i soliti eco-terroristi-che-gli-Dei-li-maledissero.

“...C-ci do-o-bbiam-mo nascon-n-dere!” singhiozzò, proprio come un qualsiasi Flo fuori d'acqua “E-ero ne-e-l-lla Hal-l qua-a-ndo so-so-sono entra-a-ti e...”

Il telefono interno iniziò a squillare e Cat non aspettò il terzo squillo, come da manuale: qualche volta, tentare di dare un senso alle parole di Lala era un'impresa disperata e una gran perdita di tempo.

“...Dipartimento per lo Sviluppo Urbano, sono Empitsu. Il Direttore adesso non c'è...” sospirò stancamente, mentre accanto a lei Lala sembrava davvero un pesce boccheggiante.

CATTY, ABBIAMO UN PROBLEMA! Non ti muovere da quell'ufficio, per gli Dei!!!” non riuscì a trattenere una smorfia al nomignolo che Will le aveva appena appioppato “Prendi una qualsiasi cosa che faccia molto male e stattene ferma in quell'ufficio, ok?!”

Di nuovo il telefono le venne sbattuto in faccia con la stessa grazia come il Presidente avrebbe adoperato con una qualsiasi stagista di passaggio. Quel trattamento da nullità e la noia per la serata di straordinari non facevano altro che darle ulteriormente sui nervi. Avrebbe potuto tornarsene a casa, sistemare la finestra con lo scotch, prepararsi un qualcosa di liofilizzato pieno di additivi chimici e andarsene finalmente a dormire.

AVALANCHE, non AVALANCHE e fine del mondo che fosse.

“C-Cosa-a fa-fa-accia-am-mo?” Lala aveva ricominciato a tirare col naso, guardando sconsolata la boccia di Flo, forse nel terrore che venisse cucinato dai cattivi che aveva visto nella Hall. Cat fece spallucce, tamburellando sul telefono: o alla Shin-Ra erano talmente gonzi da lasciare che un gruppo di ecoterroristi-gli-Dei-li-fulminassero entrasse tranquillo dalla porta principale, oppure un SOLDIER con il cervello bucherellato aveva visto troppi film d'azione.

Il fatto che la ba-bal-l-bu-uziente-e segretarina del Dipartimento per lo Sviluppo Militare avesse visto effettivamente entrare il suddetto gruppo di gli-Dei-li-prendessero-tutti-a-calcioni-nel-sedere andava sfortunatamente a cozzare con l'idea che Will si fosse sniffato troppa Mako a merenda.

“Stiamo qui finché non arriva il mio capo.”

Era la soluzione migliore. Nessuna grana e di certo nessun eco-coso si sarebbe mai sprecato ad entrare in un simile, minuscolo ufficio vattelappesca tra i tanti piani della Shin-Ra HQ.

Sentì Lala afflosciarsi alle sue spalle, appoggiando a terra la boccia: “...W-Will è sta-ato gen-n-ti-tile ad a-a-avvisa-a-arti.”

“Anche tu sei venuta ad avvisarmi.” la corresse “Lui lo ha fatto solo per mostrare all'umanità quanto sia figo essere un SOLDIER col permesso di spaccare tutto a pugni.”

“N-non u-usa la spa-a-da, vero?”

Cat sbuffò scocciata: che il discorso si fosse spostato sulla SOLDIER non le piaceva per niente. Soprattutto per la pericolosa deviazione su un certo 3rd Class certificato come fallimento dal Dipartimento di Scienza e Ricerca.

Un fallimento sotto ogni aspetto.

Di esperimento, di SOLDIER e di essere umano.

E da cui aveva imparato una delle regole sacre di Midgar.

MAI innamorarsi di un SOLDIER.

Di certo, o avrebbe fatto una brutta fine in qualche posto sperduto, o gliela avresti volentieri fatta fare tu come ex.

“No. Non usa nessuna arma perché si è mangiato il cervello più di chiunque altro.”

Niente Buster Sword, Spada Potence o come per gli Dei si potessero chiamare quelle assi da stiro che i SOLDIER si portavano sulle spalle.

Solo due pugni per fare a botte come nelle peggiori bettole degli Slums.

“Q-Quel-li dell'A-AVALAN-NCHE... Mi e-è sem-m-bra-ato ci fo-osse-e un SO-SOLD-DIER c-con lo-o-ro. H-Ho vi-isto i suo-oi o-occhi.”

Una bambolina della Shin-Ra contro la Shin-Ra? Probabilmente apparteneva anche lui a quella alla massa di fantocci pieni di Mako e buchi, buttati fuori dai laboratori senza troppi complimenti per andare a rimpolpare qualche moribondo Settore degli Slums.

Ecco perché lei si trovava a fare ogni giorno i suoi bravi 66 Piani di scale.

Ed ecco perché aveva mollato il figoso SOLDIER di turno.

Per evitare che anche suo fratello facesse la stessa, misera fine.

O anche peggio.

Diventare un SOLDIER era stato il sogno di qualsiasi bambino di ogni villaggio disperso su quel Pianeta rinsecchito come una mela da quando la Shin-Ra aveva iniziato a dettare la storia. Anche dopo che quel famoso Sephiroth era misteriosamente scomparso, anche dopo che la maggior parte della stessa SOLDIER era stata spazzata via, l'idea di poter entrare a farne parte spiccava su tutti i disegni delle scuole elementari.

Perché entrare alla Shin-Ra, entrare alla SOLDIER significava un ottimo stipendio.

Era poter trasferire tutta la famiglia a Costa del Sol. Lontano da reattori, lontano da radiazioni, lontano da distese di deserto.

O almeno, questa era una delle speranze.

Delle poche che restavano al Pianeta.

Il PHS di Lala iniziò a squillare, facendola inciampare malamente sulla boccia di Flo: Cat si ritrovò a rincorrere quella cosetta squamosa e viscida per l'ufficio e una volta acciuffata, la ficcò di nuovo in quel poco di acqua che era rimasta.

“...B-bast-ta l'acqu-ua d-del ba-ba-agno-o!” Lala si era fiondata fuori dalla porta, dimentica dell'AVALANCHE, cercando di soffocare gli strilli isterici che uscivano dal ricevitore: la riunione doveva essere finita e Scarlet probabilmente aveva già iniziato a lamentarsi della piega in via di disfacimento.

Cat si trascinò fino al bagno del Piano 65. Mentre la boccia di Flo tornava piena per la gioia del suo minuscolo abitante, controllò le occhiaie che avevano iniziato a formarsi: pensò che due nottate senza sonno non fossero comunque tanto preoccupanti. Più pensiero le dava il fatto che quello fosse il suo primo giorno di lavoro per quel Dipartimento e fosse già costretta a fare gli straordinari notturni: vacanze e weekend iniziavano a rivelarsi inaspettatamente a rischio.

Tornò trotterellando al minuscolo ufficio, ma la voce del suo nuovo capo la bloccò sulla soglia. Per un semplice motivo di privacy.

“...Non rifaranno il Settore, mamma. Mi dispiace...”

Uno dei tanti sesto senso di Cat si mise al lavoro, combinando alla lunga lista di aggettivi che aveva affibbiato al suo boss nelle ultime ore una nuova etichetta: scapolone con madre al seguito.

“Puoi pensarci tu a papà? So che è difficile, ma il lavoro non mi dà tregua e il Presidente...”

Avrebbe voluto alzare una mano e considerarsi contraria al fatto che fosse così tanto oberato di lavoro: lei si stava addirittura annoiando a fare gli straordinari.

“...Non uscire di casa. Midgar non è più quella che avevo costruito, lo sai.”

Aspettò che la telefonata terminasse, prima di fare la sua entrata abbracciata alla boccia del pesce rosso del Dipartimento per lo Sviluppo Militare.

Reeve era seduto di spalle, sulla stessa sedia morbidosa su cui lei aveva trascorso gran parte della serata. Guardava oltre la finestra, le spalle curve nel completo di quell'assurdo blu elettrico.

Pensandoci bene, in fondo, alla Shin-Ra Corporation facevano il bello e cattivo tempo una palla di lardo color cacca, un armadio verde bottiglia e una scollacciata di rosso vestita ex-prostituta del Wall Market: non ci si poteva certo aspettare chissà quali picchi di stile.

Scosse il capo, cercando di non deviare dal momento pieno di pathos in cui stava versando Midgar e il suo capo: era stato fatto crollare un intero Settore della città sulle teste di tutti i suoi abitanti per (tentare di) far fuori una manica di eco-terroristi-gli-Dei-bruciassero-le-loro-mine.

L'AVALANCHE.

Una lampadina si riaccese nella testa di Cat, mentre appoggiava la boccia di Flo sulla scrivania vicina: “...Ah, signore, poco fa è arrivata una chiamata dalla SOLDIER su un gruppo dell'AVALANCHE che è riuscito a infiltrarsi...”

Reeve non la degnò di un'occhiata. Continuava a fissare davanti a sé, oltre la finestra che dava sull'oscurità della notte di Midgar.

Cat poteva ben capire come certe pose da uomo vissuto e tormentato dai suoi demoni interiori sulla responsabilità di aver fatto fuori centinaia, migliaia di persone di un Settore che sarebbe stato lasciato fumante per i secoli a venire fossero molto cool, ma “...Credo ci sia un problema di sicurezza interna, signore...”

Niente, nessuna reazione. Era come parlare con uno di quei pupazzi meccanici con le pile scariche che vendevano per pochi Gil al Wall Market.

“Mi lasci da solo.” sospirò Reeve, massaggiandosi la fronte “E si porti dietro quella boccia, per favore.”

E così, nel cuore della notte, Cat Empitsu, ventun anni, neo-segretaria del Dipartimento per lo Sviluppo Urbano, si era ritrovata fuori da quello che avrebbe dovuto essere il suo ufficio, in compagnia di una boccia di vetro e di un pesce rosso.

Senza ben capire che fosse successo, la cosa più intelligente che le riuscì fu di scendere le scale verso il Piano 64, recuperare una delle coperte aziendali e infilarsi nella prima brandina libera della Rest Room deserta.

Prima di addormentarsi pensò a Flo, che placidamente ripeteva il suo giretto in tondo nella fresca acqua di rubinetto: almeno l'animaletto della Compagnia una casetta integra e senza cocci di finestra vaganti ce l'aveva.

Nascere come essere umano su quel Pianeta allo scatafascio era davvero la peggiore delle maledizioni.

Ecco spiegato perché nei videogiochi nessun giocatore con un minimo di buon senso avrebbe mai scelto la sua nobile razza a due zampe.

O perlomeno, questo era quello che le aveva insegnato Theo mentre bofonchiava qualcosa senza staccare gli occhi dallo schermo. O ancora, era quello che aveva imparato da Will, per il quale era meglio mangiare Mako e biscotti piuttosto che zappare riso a Wutai.

Insomma, la sua umana vita era un autentico schifo.

 

***__*Sproloquio dell'Autrice: ci mancava solo il pesce rosso. Dopo polipi, gatti neri e bambini che collezionano teste di Fungongo.

Grazie, grazie, grazie a Youffie per il betaggio. Sarò ridondante, ma è giusto dare di Cesare quel che è di Cesare.

 

@Poisonerlady: perché ho affibbiato alla povera Catty il cognome di "Matita"? Uhm, dunque… Nella prima versione della storia questa tenera (?) e dolce (?) ragazza avrebbe dovuto essere caratterizzata da una matita dietro l'orecchio. Però poi ho pensato come 'la matita dietro l'orecchio' andasse molto meglio a un Certo Capo Dipartimento di nostra conoscenza ;) Inoltre non so perché nella mia immagine della segretaria media, la matita è essenziale. E poi è un cognome musicale, carino, ci sta bene col nome "Cat".

Potrei passare ORE a discutere di particolari idioti come i nomi dei personaggi, specie se li riprendo dal mio amato-odiato giapponese. Ci son fanfiction che ho (sfortunatamente) scritto in cui tutto ruota attorno al nome dei poveri diavoli che ritrovo sulla tastiera :D

Nomen omen, come si vuol dire.

Grazie per la domanda!

 

@The one winged angel: concordo con tutta la sfilza di aggettivi che hai dato a Cat. Solo che più che 'involontariamente buffona' direi che è lei proprio una lamentosa di prima categoria… Ma come hai giustamente detto anche tu, non si sa mai che la piatta vita di una segretarina sfruttata non possa ribaltarsi.

Anche se dalla regia mi dicono che NON ne sono troppo fiduciosi.

 

   
 
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