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Autore: kalaea    24/09/2010    3 recensioni
"Quella mattina mi ero svegliata con addosso un’ansia più pesante del solito. Era da quando ero partita, ovvero ormai tre settimane prima, che una sensazione di smarrimento mi prendeva quando anche per caso sfioravo lui con il pensiero."
Questa storia è molto personale perciò ci tengo molto, spero che vi piaccia. Fatemi sapere!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Amore e Amicizia 3
Capitolo 3

« Buongiorno! » mio padre entrò nella stanza e spalancò la finestra.

« Chiudi la zanzariera! » mi alzai di scatto. Lo sapevo che era il suo metodo per tirarmi giù dal letto, costringermi ad andare a mettere la zanzariera, ma non era lui quello che poi sarebbe finito dissanguato dalle punture!

« Forza, che oggi tu e Mery avete un po' di cose da sistemare! Mamma ha detto che il programma di oggi prevede: riordino della vostra stanza, del salottino e del bagno, iscrizione all'università e poi in banca. » finì l'elenco mentre era già in camera di mia sorella, per svegliare anche lei.

Mi guardai intorno: sarebbe stata una lunga giornata...la mia camera era nel casino più assoluto, con il fatto che quell'anno avevo avuto la maturità mia madre aveva sorvolato sul casino di libri, quaderni e fogli sparsi in giro, e prima di partire per la Finlandia io non mi ero preoccupata di riordinare. Ora però il disordine non aveva fatto altro che aumentare e aumentare! Il "salottino" come lo chiamavami noi, era la stanza che metteva in comunicazione le stanze mia e di mia sorella e il nostro bagno, una specie di camera dei giochi, con la tv, il computer, lo stereo e tutti quegli oggetti che volevamo tenere, ma che nessuna delle due voleva avere in camera. Infine il bagno: quello era regno più di Mery che mio, tutto il ripiano accanto al lavadino era letteralmente ricoperto da flaconi, creme, barattoli di ogni genere, prodotti per capelli, per il corpo, per il viso, trucchi...di tutto!

Sarebbe stata davvero una lunga giornata.

Cominciai dalla mia camera. Impilai i miei vecchi libri di scuola, che ormai non avrei più utilizzato, per eliminarli. La mia vera intenzione era quella di bruciarli, ma se l'avessi fatto mia madre mi avrebbe ucciso, quindi decisi di venderli, almeno ne avrei ricavato qualcosa. Feci passare tutti i miei fogli, accuratamente conservati per cinque anni di liceo. Misi da parte gli appunti che avrei potuto dare alle mie amiche di un anno più piccole e in un altra pila appoggiai tutti quei fogli in cui erano scritte le mie storie, tutte inesorabilemente incominciate durante le ore di scuola. Le lezioni di italiano, matematica e arte era quelle in cui la mia immaginazione prendeva maggiormente il volo e ogni volta mi veniva l'ispirazione per qualche nuovo racconto.

Per l'ora di pranzo avevo finito di sistemare la mia stanza, aveva tutto un altro aspetto ora. Avevo anche fatto passare tutti gli armadi e i cassetti, eliminando un sacco di vecchi vestiti che non mi andavano più bene o che comunque non avrei più messo.

Tenermi occupata facendo qualcosa mi aveva aiutato a non pensare a lui, o almeno a pensarci il meno possibile. Avevo anche messo da parte il cellulare, in modo che non mi venisse la tentazione di scrivergli. Ma dopo aver finito di mangiare e di sistemare la cucina, non resistetti più e gli diedi un'occhiata.

Un nuovo messaggio, da parte di Ed. Lo aprii, un po' ansiosa un po' emozionata.

*Ciao! Hai impegni per stasera? Visto che domani parto pensavo che potremmo vederci... :D*

La felicità mi pervase, ma subito mi rimproverai per essermi lasciata andare alla speranza, che al tempo stesso può farti alzare tre metri sopra il cielo, ma se disillusa può ucciderti. In fretta composi il messaggio in risposta, chiedendogli se avesse già in mente qualche programma per la serata.

*Potremmo ordinare del sushi e poi vederci un film, magari un anime...qualche consiglio?^^*

Fissai lo schermo del cellulare leggermente confusa. Mangiare il sushi e vedere gli anime erano cose che io adoravo fare, ma che lui non aveva mai amato particolarmente. Non al punto da chiedermi di fare queste cose insieme, almeno. Gli risposi nominando qualche anime che pensai gli potesse piacere e lo avvisai che sarei arrivata da lui alle otto, come al solito. Mi arrivò un suo squillo di conferma dopo pochi minuti.

Il resto del pomeriggio mi sentii più leggera, non mi pesò neanche il fatto che mia madre mi costrinse ad andare a piedi ai bidoni a buttare chili e chili di carta. Verso le sei e mezza cominciai a prepararmi: mi feci una doccia, scelsi con cura l'abbigliamento e mi feci truccare da mia sorella. Per paura di essere da lui in ritardo (o perché morivo dalla voglia di vederlo...) uscii di casa mezz'ora prima delle otto, presi la macchina e mi diressi in città. Mentalmente ripensai a dove avrei potuto parcheggiare, il centro storico era a traffico limitato e ovviamente lui abitava lì. L'agitazione e l'emozione, che quella sera erano più intense del solito, come se il mio cuore si aspettasse che sarebbe successo qualcosa, mi spingevano a fare tutto velocemente.
Con dieci minuti di anticipo suonai il campanello.

« Già qui! » mi venne incontro sorridendo.

« In anticipo come al solito... » gli diedi un bacio su una guancia per salutarlo.

« Vero! Allora che cosa vuoi ordinare? Ho il numero del sushi-bar che c'è qui vicino a casa mia! » indicò un volantino appoggiato sul mobile della cucina.

Presi in mano il menù e lo feci scorrere, in cerca di qualcosa che mi ispirasse particolarmente.

« ...mmm...per me una porzione da sei pezzi di sake maki e una da dieci di sushi sake... »

« Forse che ti piace il salmone? » mi prese in giro.

« E' così evidente? » replicai ridendo.

Compose il numero e ordinò per sè e per me, poi ci spostammo davanti al computer. Nei trenta minuti successivi fummo impegnati a decidere un film/anime da vedere che mettesse d'accordo entrambi e quando finalmente trovammo un accordo il fattorino del take-away suonò al campanello. Scendemmo entrabi a prendere la nostra cena.

« Poi dimmi quanto ti devo. » gli dissi mentre eravamo in ascensore.

« No, lascia stare. Per stasera pago io! » lo guardai sorpresa: solitamente dividevamo sempre i conti, non si era mai offerto di pagarmi nulla di più di qualche gelato a volte.

Tutti questi comportamenti insoliti mi misero in allarme, ma una volta cominciata la cena fui distratta dal cibo e dalle sue battute. Come tutte le volte che uscivo con lui mi divertii un sacco. Finito di mangiare riordinammo la cucina e il tavolo e ci spostammo sul divano davanti al computer.

« Vieni qui. » fece segno con una mano accanto a sè per invitarmi a sedere.

Una volta accanto a lui, mi mise un braccio intorno alle spalle, io spostai le mie gambe sopra alle sue e
appoggiai la testa contro il suo petto. Nulla di diverso dal solito, a ogni film che guardavamo insieme ci posizionavamo in questo modo. Fece partire il film e lo guardammo in silenzio. Avevo già visto quell'anime e sapevo che mi piaceva molto, ma quella sera non riuscivo assolutamente a concentrarmi sullo schermo. Nella mia mente, non più occupata a chiaccherare, un vortice si pensieri mi stava mandando in confusione. Non riuscivo a capire il comportamento di Ed di quella sera e ciò mi stava mandando in crisi: tutte quelle non erano cose che piacevano a lui, ma a me, l'unico motivo che mi veniva in mente era che dovesse dirmi qualcosa di spiacevole e che avesse fatto tutto questo per addolcirmi la pillola. Non appena realizzai questa cosa, sentii come se qualcuno mi avesse appena tirato un pugno nello stomaco. Fui assalita dalla paura, anzi era proprio terrore, di essere abbandonata. Un groppo rilasì il mio ventre e si bloccò in gola, mentre le lacrime pungevano gli occhi per uscire. Abbassai le palpebre, non volevo piangere davanti a lui. Cercando di non farmi notare trassi un profondo respiro, per calmarmi.

« Tutto ok? » mi morsi il labbro.

Annuii con un cenno del capo, se avessi provato a parlare in quel momento sarei scoppiata. Sentivo il suo sguardo su di me, mentre i miei occhi fissavano imperterriti lo schermo senza realmente guardarlo. Quando finalmente anche Ed tornò a guardare il computer, chiusi nuovamente gli occhi. Piangere davanti a un'altra persona era una cosa che non riuscivo assolutamente a fare, indipendentemente da quanto mi fidassi e sentissi vicina quella persona. Quella sera invece, per la prima volta, trattenevo a stento le lacrime.

« Ehi, Amy... » aveva smesso di guardare il film e mi fissava intensamente, sentii il suo sguardo scavarmi fino in fondo all'anima. Una lacrima sfuggì al mio controllo e in quei pochi secondi, ma che a me parvero minuti, che impiegò per raggiungere il mento lasciò come una scia di ghiaccio dietro di sè.

« Cosa succede? Perché stai piangendo? » mi accarezzò una guancia con il dorso della mano.

« Ho paura. » confessai con voce rotta. Paura che il nostro rapporto vada in frantumi...

« E di cosa? » dolcemente mi passò una mano tra i capelli, lo sguardo preoccupato.

« Di quello che stai per dirmi... » che io e te non potremo mai essere davvero amici, non finché io non riuscirò davvero a farmi passare quello che provo per te.

Lui mi guardò confuso, poi distolse lo sguardo. Quando si girò di nuovo verso di me, un'espressione di assoluta determinazione si poteva leggere sul suo volto. Chiusi gli occhi pronta a incassare il colpo.

...qualcosa di caldo e morbido mi sfiorò timidamente le labbra. Socchiusi gli occhi per cercare di capire. No, non me lo ero immaginato: la sua bocca era sopra la mia e molto dolcemente mi stava baciando. Nella mia testa un mare di emozioni, pensieri e sensazioni si sovrapponevano l'uno sull'altro. Ma misi tutto da parte, volevo solo godermi quel magnifico momento, sentire il battito del mio cuore rimbombare nel petto, le sue labbra bollenti sulle mie, la sua lingua giocare con la mia. Era come una scossa di adrenalina, come quando fai qualcosa di potenzialmente pericoloso, solo che ora era tutto molto più dolce e si insinuava molto più a fondo, nei muscoli, nelle ossa, nell'anima. Gli strinsi le braccia intorno al collo, mentre le sue mani giocavano con i miei capelli sulla mia schiena. Volevo sentirlo più vicino a me possibile, in quel magico bacio che avrei voluto non avesse mai fine. Una vocina da qualche parte nella mia testa tentava in tutti i modi di mettermi in guardia, ma la misi a tacere e la relegai in un angolo remoto del mio cervello.

Dopo troppo poco lo sentii rallentare, stava per porre fine al mio sogno divenuto realtà degli ultimi otto mesi. Avevo ancora il cuore a mille e il volto probabilmente arrossato per il pianto e per il bacio. Lo guardai dritto negli occhi, mi fissava con uno sguardo di un'intensità tangibile.

« Io... » cominciai a dire, senza nemmeno sapere cosa avrei potuto dire, ma Ed mi interruppe posando un dito sulle mie labbra.

« No, aspetta...ascoltami prima: sono stato un idiota, perché mi ci è voluto tutto questo tempo e ti ho fatto soffrire così tanto, ma finalmente l'ho capito...io ti amo, Amy. Amo i tuoi sorrisi, amo quando i tuoi occhi si illuminano non appena senti nominare il Giappone o qualcosa ad esso collegato, amo le tue carezze sulla mia pelle quando ti stringo tra le mie braccia, ti amo anche quando sei fragile e mi sembra che ti possa andare in frantumi, ma non lo vuoi mai dare a vedere...amo tutto di te, davvero! E ti chiedo di perdonarmi per averti fatto stare male, per averti costretto ad allontanarti... » fece una pausa.

Mentre lui aveva fatto tutto questo discorso il mio cervello era in tilt: si era fermato alle parole "io ti amo, Amy". Nemmeno nei miei sogni più proibiti (ed erano tali perché poi sarei stata malissimo al risveglio...) non avevo mai osato sentire una frase del genere. Sentivo che stavo per scoppiare in lacrime di nuovo, ma questa volta erano lacrime di gioia e di sollievo. Lui mi amava! Non riuscivo ancora a crederci.

Continuava a fissarmi negli occhi. Non aveva più detto una parola, ora toccava a me parlare.

« Anche io ti amo... » risposi con il cuore in gola. Questa frase aveva atteso così tanto per uscire dalle mie labbra... « ...sono mesi che ti amo. Ho provato a passare oltre, a cercare di vederti solo come un amico, ma non ce l'ho fatta. »

« Per fortuna! » mi sorrise e mi abbracciò stretto « Grazie. » sussurrò al mio orecchio.

Allentò un po' la presa e con una mano mi accarezzò una guancia. Avvicinò il mio viso al suo e ci baciammo di nuovo. Nella mia testa, altro che campane o fuochi d'artificio, avevo un concerto, di pensieri, sensazioni, emozioni! Finalmente potevo sentirmi fecile, completa. Non sapevo se sarebbe davvero funzionata, certamente ci sarebbero stati dei momenti difficili, ma ero sicura che insieme avremmo potuto superare qualsiasi cosa, perché quando ero con lui mi sentivo al sicuro e capace di tutto. Il mio cuore ormai nelle sue mani, mi consegnai a lui e mi lasciai cullare dalle sue braccia e dal suo amore.


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Ed eccoci alla fine...scrivere quest'ultimo capitolo è stato molto più complicato di quanto mi aspettassi, probabilmente perché è il meno personale...! Spero che questa conclusione vi piaccia!

Ed ora le recensioni:

Vi Vanish: No, non sono di Bologna, ma le volte in cui esco con mia sorella sono quelle in cui faccio più acquisti!! E sempre negli stessi posti!^^ un bacio! Spero che continuerai a seguirmi, anche se non sono molto rapida negli aggiornamenti...>.<

Ekiyo: A quanto pare Amy non è riuscita a superare la cosa, ma in questo caso è stato un bene! Lo so l'happy ending è un po' scontato ma avevo bisogno che almeno nel mio racconto finisse molto bene...un bacio!a presto!^^

   
 
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