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Autore: alessiasc    25/09/2010    1 recensioni
«haley!» la sua voce. Questo è il pensiero che mi accompagna mentre cado. Sento pulsare forte la testa, che sbatte con forza sul pavimento ghiacciato. Le orecchie mi fischiano. L'ultima cosa che vedo è il mio bracciale che scivola sul pavimento, poco lontano da me, ma quando cerco di allungare la mano per afferarlo, le palpebre mi si chiudono e le mie dita toccano il marmo, mentre la mia mente mi porta lontano da quella stazione, trascinandomi in un flashback, il flashback.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 «Bombs!» esclamai, uscendo dall'aula. Bombs stava per Sarah, la mia migliore amica. Il primo giorno di scuola dopo le vacanze di Natale era sempre il peggiore. Quasi più traumatizzante del primo giorno di scuola dopo l'estate. Almeno durante l'estate eri uscito dalla solita monotonia della vita a Newport. Quel Natale, invece, i miei parenti di Brooklyn avevano avuto la grandissima idea di venire a festeggiare a casa nostra. «Niente Brooklyn, quest'anno, cara. Mi dispiace.» mi aveva detto mia madre, mentre tutta allegra addobava per la prima volta dopo quattro anni l'albero nell'enorme salotto di casa mia. In quel momento, l'idea di restare qualche settimana in più a Newport con Sarah mi aveva quasi entusiasmata, fino a quando, salita in camera mia, mi ero resa conto che non ci sarebbero state altre occasioni di vedere Brooklyn prima dell'estate. A quel punto avevo pregato mia madre in tutte le lingue che entrambe conoscevamo per portarmi nella mia città natale per, appunto, Natale. Non c'era stato niente da fare e, per di più, Sarah, era partita per il Tennesee per festeggiare con sua nonna che, data la sua cattiva salute, era obbligata a rimanere chiusa in casa.
«Balls!» disse, girandosi di scatto e notandomi. Mi sorrise, un sorriso caldo, che solo lei sapeva fare. Balls e Bombs erano i nomignoli che ci eravamo date in quarta elementare, quando la sua scuola organizzò un viaggio a Brooklyn per visitare scuole e ambienti diversi. Quel mese avevamo passato il novanta percento del tempo insieme e, quando lei partì per Cleveland, città dov'era nata e cresciuta, passammo i seguenti due anni a mandarci lettere su lettere, poi e-mail su e-mail e, quando scoprimmo che entrambe le nostre famiglie avevano deciso di trasferirsi nella stessa città, Newport, avevamo fatto i salti di gioia. Brooklyn mi mancava ogni secondo di più, anche se da quattro anni abitavo in un'enorme villa vicino allo splendido oceano di Newport, però ero quasi felice di essermi trasferita. Ora vedevo la mia migliore amica tutti i giorni. Corsi verso di lei e l'abbracciai. Strizzò entrambi gli occhi e sorrise senza mostrare i denti. Faceva sempre così, e amavo quell'espressione che la caratterizzava.
«allora, Natale?» chiesi, prendendole la mano per avviarci all'uscita. Lei la strinse e mi sorrise.
«migliore del tuo sicuramente, o sbaglio?» chiese, alzando il sopracciglio. Annuii, abbassando lo sguardo con una leggera ombra di malinconia. Quando la guardai di nuovo, sorridevo. «già, niente Brookl..» non feci in tempo a finire il nome della mia città che due braccia forti e veloci mi alzarono da terra, e una chioma di capelli neri mossi mi si mise davanti. Scoppiai a ridere, affondando le dita tra i capelli del ragazzo per toglierglieli dal viso. Andrew mi sorrise e mi schioccò un bacio sulla guancia, per poi riprendere a camminare verso l'uscita, con me in braccio e Sarah di fianco. Andrew era il fratello del mio migliore amico, ovvero la persona con cui passavo più tempo in assoluto, facendo anche e sopratutto cose che non avrei dovuto fare. Però stavo bene con lui, pur non avendo nessuna attrazione oltre che quella fisica.
«buongiorno, Brooke, come mai non mi hai aspettato fuori dalla classe?» disse, reggendomi più saldamente tra le sue braccia. «ciao, And. Sai, prima sono andata a cercare la mia migliore amica. Mi faresti il grande favore di lasciarmi a terra?» ignorò l'ultima parte della mia frase e continuò a tenermi tra le sue braccia. Oltrepassammo l'uscita. «allora, com'è andato il Natale? Mi hanno detto che sei rimasta in California..» disse, guardandomi. Annuii, «già, a me hanno detto che tu sei stato a Parigi. La città dell'amore, chi ti sei portato?» chiesi, accennando una risata.
«mio fratello, vale? Non penso.» rispose, sbuffando. Sarah rise, poi mi guardò. «Balls vieni in macchina con me?» annuii e finalmente Andy mi lasciò a terra. Mi alzai in punta di piedi e sfiorai la guancia di And con le labbra. Lui mi prese le spalle e mi alzò un po' di più, per poi sussurrarmi nell'orecchio: «passi da me, più tardi?» i miei piedi toccarono terra di nuovo e gli feci l'occhiolino, per poi allontanarmi a braccetto con Sarah.
Rimasi la prima volta sola in una stanza con Andrew in seconda liceo, due anni prima. Ricordavo ogni attimo di quel giorno, perchè fu il giorno in cui Nicholas, il mio migliore amico, fratello di Andrew, mi confessò di aver visto Eve Worling nuda per la seconda volta. Avrei voluto dire al mio migliore amico che mi stava uccidendo, che ero innamorata di lui dal primo secondo in cui l'avevo visto, ma sorrisi, un sorriso pieno di dolore, e sussurrai una frase come «s0no davvero felice per te.»lui mi aveva battuto una mano sulla spalla e mi aveva ringraziato, per poi aggiungere qualcosa sul fatto di aver visto la ragazza più bella della scuola nuda davanti ai suoi occhi. Cercavo di convincermi di essere forte, in quel momento, mentre la ragione di tutto mi raccontava ogni minimo particolare della sua prima volta, e cercavo di essere forte anche nel momento in cui uscii dalla sua stanza e le lacrime gonfiavano gli occhi per poi scendere a fontana sul mio volto. Cominciai a credere di essere forte mentre le braccia di Andrew mi stringevano a se, per poi trascinarmi nella sua stanza, illuminata dal sole che penetrava dalla finestra semi-aperta. Mi fece sedere sul suo letto e si sedette affianco a me, stringendomi forte a lui. Lo conoscevo poco e niente, tutto ciò che sapevo di lui era grazie a quello che mi aveva raccontato Nicholas, sapevo che aveva due anni più di noi ed era stato bocciato due volte al secondo anno. La seconda volta era stato mandato nello stesso liceo di Nicholas. Questo era tutto quello che sapevo, oltre alle sue storie con diverse ragazze, di Andrew Ways nel momento in cui mi sdraiai sul suo letto con la testa sulle sue gambe, mentre lui mi accarezzava dolcemente la guancia. Non mi chiese perchè piangevo, non me lo chiese nemmeno il giorno dopo e quello dopo ancora. Rimase abitudine passare nella sua stanza dopo aver parlato con Nicholas. E, forse, anche se non volevo ammetterlo, Andrew si poteva definire “migliore amico” più di quanto Nicholas fosse mai stato.
Un sorriso perfetto, davanti ai miei occhi, interruppe i miei ricordi. Nicholas stava passando con la sua banda di amici, tra cui John e Michael, due ragazzi che passavano il loro tempo con Andrew. Si fermarono davanti a me e la mia migliore amica e Nicholas mi squadrò da testa ai piedi, per poi avvicinarsi e abbracciarmi. Ricambiai l'abbraccio sentendo un calore intenso entrarmi nelle vene fino a risvegliare ogni cellula del mio corpo. «heylà!» esclamò poi Nick, allontanandosi, «magari ci vediamo dopo, così parliamo» disse, per poi baciarmi sulla guancia e allontanarsi. Solo allora, seguendolo con lo sguardo, notai l'abbigliamento di Bombs: sciarpa saldamente legata intorno al collo, un maglione di lana lilla con dei grossi bottoni violetti, e dei jeans blu, con gli hugg dello stesso violetto del maglione. «hai freddo, bombs?» le chiesi, indicandola. Annuì. Io avevo dei jeans blu attillatissimi, con gli hugg beige, una maglia larga a maniche corte e una specie di foulard blu e rossiccio. Alzai le spalle e, quando arrivammo alla macchina di Sarah, aprii la portiera e ci entrai, per poi aspettare che lei facesse lo stesso e mi portasse a casa, dove avrei potuto prendere il telefono e chiamare Andrew: avevo già voglia di vederlo.

   
 
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