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Autore: _Lady Hannival_    25/09/2010    5 recensioni
Il battito delle ali di una farfalla può causare un disastro naturale dall'altra parte del mondo.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Brian Kinney
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Cut
Fandom: Queer as Folk
Characters/Pairing: Brian Kinney
Rating: Giallo
Tipologia: Flashfic
Genere: Generale, introspettivo, character study
Warning: Slash
Disclaimer: i personaggi citati non appartengono a me, ma a Cowlip e Showtime che detengono il copyright sulla serie e sui personaggi. Non ci ricavo nulla. Il dialogo all'inizio dellla OS è tratto dal film Léon, di Luc Besson.
Sommario: Brian e due diversi periodi della sua vita (Adolescenza pre-serie/cancro durante la quarta stagione).




«La vita è così dura... solo quando si è bambini?»
«È sempre così.»




Il battito delle ali di una farfalla può causare un disastro naturale dall'altra parte del mondo.



Se stesse accadendo ora, Brian non se ne accorgerebbe minimamente.

E' immobile da qualche ora, a mollo nell'acqua ormai fredda nella vasca. Il gelo gli sta entrando nelle ossa, ma non pare farci troppo caso.

Ci pensano le voci dei suoi genitori a tenerlo sull'allerta, insieme al suono dei piatti e dei vetri rotti. Normale routine, a casa Kinney.

Il suo sguardo è fisso sullo specchio appannato del bagno, sul quale si riflette quello che dovrebbe essere il suo volto.

Ma Brian non lo riconosce.

Non sa a chi appartengano quegli occhi rossi e lucidi; non ha mai visto quella bocca, gonfia e spaccata; non sa perchè quelle guance siano rigate di lacrime; né perchè tutto in quella faccia gridi miseria.

Non è sua nemmeno la mano che sta per premere il rasoio sulle vene del polso, che sembrano quasi supplicare di venire tagliate. Non è suo quel cuore che batte pianissimo, praticamente inudibile; e non è suo quel cazzo moscio che giace tra quelle due cosce chiuse, inutile più che mai.

Brian non sa chi è, quel ragazzo strano e triste.

Eppure continua a guardarlo, come se non ne potesse fare a meno. Vuole riempirsi la testa di quell' immagine e quell'orrore, per conservarlo dentro di sé.

“Brian! Esci da quel cazzo di bagno!”

Puntuale e fastidiosa come al solito, la voce di Jack lo riporta bruscamente alla realtà. Brian batte faticosamente le palpebre appiccicate fra loro, gli occhi fissi sulla lama che sta per recidergli la pelle.

Passano pochi e interminabili attimi, prima che si decida a posare il rasoio e ad alzarsi in piedi, grondante d'acqua.

Si infila in fretta una t-shirt e un paio di pantaloni della tuta, guardandosi intorno un'ultima volta. Le iridi permangono ancora sulla possibile arma, prima che le spalle si incurvino leggermente assieme alla testa, in atteggiamento di sconfitta.

“Arrivo” mormora appena, rauco, chiudendosi la porta alle spalle.

No, non si ucciderà. Non oggi.

La Vita non è ancora riuscita ad ammazzarlo.




18 anni, volati via.

Eppure, dopo tutto questo tempo, la situazione non è cambiata.

Si trova ancora una volta in un bagno. Ancora una volta davanti allo specchio. Ancora una volta gocciolante d'acqua e disperazione.

Il volto miserabile che vede sulla superficie riflettente appartiene a qualcuno che ha imparato a conoscere bene nel corso degli anni; un viso invecchiato, solcato da rughe sottili dovute più al dolore che all'età. Gli occhi sono diventati più grandi e spenti; la bocca non è più spaccata, ma solo esangue; le guance sono percorse unicamente da un lieve strato di barba. Non ha più lacrime da versare.

Anche la mano che sta per avvicinare la lama del rasoio al polso è più grande e massiccia, eppure non riesce a non tremare mentre è ad un soffio dalla carne.

Il cuore è calmissimo, quasi morto; e il suo cazzo sembra non aver cambiato opinione. A differenza di 18 anni fa, ora non potrebbe farlo alzare nemmeno volendo. Maledetto cancro.

Sì, Brian conosce bene lo sconosciuto che si ritrova davanti agli occhi.

E questa volta vorrebbe trovare la forza di distogliere lo sguardo, buttare il rasoio e precipitarsi fuori dal bagno, per poi correre più veloce che può. Ma non ci riesce.

“Brian? Brian, mi senti? Stai bene?”

18 anni. Una cosa di certo è drasticamente cambiata: la voce che lo riporta coi piedi per terra.

“Sto bene. Un attimo, Sunshine” farfuglia l'uomo, riponendo velocemente l'oggetto pericoloso nella custodia di plastica e passandosi goffamente la mano sulla faccia stravolta, tanto per darsi un'aria semidecente una volta che Justin fa il suo ingresso nella stanza.

“Hai fatto? Vuoi che prepari la cena?” mormora il ragazzo, guardandolo con gentilezza mista ad apprensione; stando a ben attento a non far trasparire troppo nessuna delle due.

“Fa come vuoi” è il commento brusco dell'interessato, che inizia a fissare il lavandino tanto per fare qualcosa.

“Scaldo la jambalaya di ieri. Lo sai che-”

“... dopo è più buona” finisce Brian per lui, accennando un sorriso forzato quando lo stronzetto lo abbraccia da dietro, puntando lo sguardo sul vetro non più appannato.

“Dopo va sempre meglio” ribadisce, e l'uomo non può fare altro se non alzare nuovamente gli occhi e mettere a fuoco entrambe le loro figure riflesse sul vetro.

Sì, è ancora sciupato e miserabile, e sta di merda. Ma sembra molto più bello con la luce di Sunshine vicino, e con il calore delle sue labbra sulla spalla. Magari non è poi così male, sotto sotto.

“E' vero” concorda, riferendosi implicitamente ad altro.

18 anni, volati via.

Eppure, molto è cambiato.



Il battito delle ali di una farfalla può causare un disastro naturale dall'altra parte del mondo.

Questa volta, però, ha provocato un vero e proprio miracolo.



“Ti aspetto in cucina?” propone alla fine il biondino, staccandosi dall'abbraccio e facendo un passo indietro mentre Brian inizia ad asciugarsi.

“Sì, dammi qualche minuto” è la fugace risposta dell'altro, che finisce di tirare su i pantaloni della tuta proprio quando il compagno esce dal bagno.

Si guarda intorno per qualche istante, indecifrabile, prima di alzare fieramente la schiena e la testa, in atteggiamento di vittoria.

“Briaaaaaaaaaaaaaaan! Allora, vieni o te ne va? O vieni, e dopo te ne vai? O vieni, e rimani?” cantilena Justin, volendolo chiaramente stuzzicare. Brian si ritrova a sghignazzare a suo malgrado, fossilizzandosi sul posto quando le iridi scure incontrano il suo riflesso sorridente sullo specchio. Lo squadra per qualche secondo, prima di ampliare il suo ghigno bastardo fino all'inverosimile.

“Vaffanculo, Jack. Vaffanculo, cancro. E vaffanculo, vita” sibila, lisciandosi la maglia bianca e avanzando soddisfatto verso la porta. Si ferma solamente per prendere la scatola del rasoio e buttarla nel cestino sotto il lavandino, dal quale sicuramente non uscirà mai più.

No, non si ucciderà. Non oggi. E nemmeno domani.

Perchè, a differenza di 18 anni fa, ha un alleato che nessuno potrà mai sopprimere.

La speranza.




Note finali:

Salve salvino! * seppellisce Flanders sotto un rullo meccanico *

Sono tornata dopo due mesi e passa di latitanza... pare che l'inizio della scuola e la depressione alle 5 del pomeriggio siano un toccasana per la mia ispirazione. XDXD

Questa schifezzuola è l'ennesimo frutto della mia mente malata, che se non analizza i i miei pg preferiti durante periodi terrificanti delle loro vite non gode.

Capitela. Anzi, capitemi. XDXD

Anyway, bando alle ciance! Spero che non vi siate dimenticati di me ( ç___ç ), e la flash – nonostante sia stata scritta piuttosto di getto - vi sia piaciuta *_*

Colgo l'occasione per ringraziare Scar, dany23, jaspe, HachikoGiuls, Egle, fredrik, becky e GiulyB per aver commentato la mia precedente storia, Silk. * ç *

Vi adoro, pupattoli miei! * O *

E vi auguro una buona domenica, in attesa del rientro a scuola o al lavoro. -_-''''''''''


Una slinguazzata,

- Valentina.

   
 
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