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Autore: Shannara_810    31/10/2005    8 recensioni
La verità dietro il cuore di ghiaccio di Draco Malfoy.(Nuova versione. è iniziata la revisione di questa fic. alcuni cap saranno semplicemente ritoccati ad altri aggiunte nuove sezioni e tante altre emozioni. Via via che modoficherò i cap li indicherò accanto al loro titolo. Date uno sguardo alle modifiche e buona lettura)
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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The Truth Behind His Frozen Hearth

The Truth Behind His Frozen Hearth

Parte I: Il segreto di Draco

Capitolo 18: Say my name

                                                                      La passione
                                                              alberga in tutti noi;
                                                               sopita, in agguato,
                                               e sebbene indesiderata e inaspettata,
                                                                      si ecciterà,
                                                         spalancherà le mascelle
                                                                       e griderà.

Il suo cucciolo indifeso mormorava smarrito tra le calde coperte dove aveva tentato di trovare rifugio. Deboli lamenti soffocati da singhiozzi dimenticati, gemiti di un dolore troppo forte per l'essere ignorato. Il suo cucciolo perduto. Anche stanotte questa insignificante creatura lo aveva chiamato, ululato il suo nome alle tenebre, risvegliato la bramosia che albergava in lui.

                                                                Detta legge a tutti noi
                                                                              ci guida;
                                                             la passione ci governa
                                                                   e noi obbediamo;
                                                                 che altro ci resta?

Pallida luna di un freddo novembre, argenteo raggio di una gelida lama, solo una fioca luce illuminava il suo volto rigato di lacrime calde, un fuoco sconfinato che gli faceva ardere in petto. Osservandola, seduto sul chiaro marmo di quella stanza d'oro e sangue, gli parve ancor più piccola. Piccola preda per la sua sete di gloria, piccola preda per riempire quella voragine che gli si era spalancata in petto, dove la sua anima un tempo si dibatteva e urlava, per amore di lei, soltanto di lei. Quella voce dentro di lui si stava affievolendo sempre più ma non gli permetteva di scordarsi della sua esistenza... Mya... Mya... continuava a ripetere, scatenando quella tempesta che gli umani chiamano: passione. Amor, ch'a nullo amato amar perdona... Era un richiamo senza scapo, senza possibilità di fuga. Poteva solo rispondergli e lasciarsi guidare.

                                             La passione è la fonte dei momenti migliori:
                                                                    la gioia dell’amore,
                                                                   la lucidità dell’odio
                                                                  e l’estasi del dolore.

Avrebbe voluto annientarla, distruggerla in quello stesso istante, vedere i suoi occhi spalancarsi in un silenzioso grido, un muto terrore di sorpresa e certezza della fine ma... la sua stessa mano rifiutava di stringersi intorno al suo collo in quell'ultimo mortale abbraccio, concedendosi solo una tenue carezza su quella labbra morbide, lascive... L'estasi di sfiorarle, accarezzarle, contaminarle con l'immonda presenza dell'odio lo eccitava fino a fargli perdere il controllo. Era una creatura troppo bella per essere persa nella caducità del tormento umano.

                                                 La passione può ferire profondamente;
                                                                se potessimo vivere senza
                                                      conosceremo certamente la pace,
                                                              ma saremo esseri vuoti

Le si sedette accanto, perso nel suo profumo innocente, tormento e pace al tempo stesso, fuoco e acqua della sua follia, vita e morte della sua pazzia. A nessun altro sarebbe mai appartenuta, nessun altro avrebbe mai sfiorato quella bocca sensuale, nessuno sarebbe mai stato degno di possederla. Solo lui... lui che la osservava nelle tenebre, che lentamente la stava spezzando sino a ridurla al più infimo degli esseri, solo lui che le avrebbe concesso i piaceri dell'esistenza eterna... solo lui degno di amarla...

                                                    stanze vuote
                                                                  buie e inutili;
                                                                senza passione
                                                         saremo come morti.

"Draco..." Sussurrò, persa in un sogno di speranza, in un ricordo di tormento e disperazione. "Draco" Pallido nome della creatura che era stata, dell'umile umano dalla quale era nato. Una nuova lacrima che le segnò il viso. Gliela asciugò con le sue labbra gelide, un bacio di morte su quella bocca innocente.

"Presto, mia piccola mezzosangue, presto sarai la mia regina". Le rimboccò le coperte, le sue mani fredde come il ghiaccio che la sfioravano, facendola rabbrividire. Uscì silenziosamente da quella stanza, sparendo nel buio dalla quale era venuto mentre due occhietti gialli si riprendevano da un torpore sconosciuto che lo aveva tenuto in pugno, in un sonno di morte che gli era parso infinito.

Una piccola mano uscì da quelle lenzuola scarlatte, tremante e incosciente mentre si chiudeva intorno ad un foglio di antica pergamena, un foglio che portava impresso il ritratto di una fanciulla addormentata persa nel ricordo del ragazzo che aveva amato.

******

"Maledizione!" Un sibilo animale squarciò l'aria immonda che infestava la vecchia e decadente Casa Riddle. Bisbigli sinistri si ripetevano come il richiamo di insetti sgradevoli che s'ammassavano nella notte intorno alla loro re. Nagini aveva preso a strusciare lentamente contro il suo collo avvertendo la cupa ira che aveva infiammato l'anima del suo padrone.

"Lucius!!!" Tuonò quella voce inumana, devastando con la sua sola potenza i vecchi vetri sporchi delle finestre. Maledetto, maledetto quello sciocco, stupido moccioso e la sua banda di amici. Come osava sfidarlo!!! Anche ora, privo dell'anima non si decideva ad obbedirgli! Anzi, quell'insulso ragazzino era diventato ancora più instabile, certo com'era di poter tener testa all'Oscuro Signore grazie ai suoi poteri neri. Come si permetteva di scontrarsi con lui e mandare a monte i suoi piani! E per cosa poi? Per cosa aveva mandato tutto all'aria? Per la sua ridicola ossessione per quella mezzosangue!!!

"Sì, mio Signore!". Il Mangiamorte si inchinò al cospetto del suo maestro, rabbrividendo a quella dimostrazione di furia che non aveva mai visto prima d'ora. Nemmeno l'intervento dell' odiato Potter, i suoi continui mettere loro i bastoni tra le ruote, aveva spinto Colui-Che-Non-Doveva-Essere-Nominato a tanto.

"Quell'ingrato di tuo figlio mi sta nuovamente sfidando!"

"Ma come, mio Signore?" Lucius Malfoy non capiva come Draco ora costituisse un problema: lo avevano annientato, privandolo nuovamente della sua anima e riducendolo ad un semplice burattino nelle loro mani. Come poteva ribellarsi? "Credevo che l'Amitte Animum avesse avuto successo".

"Oh, sì che ha avuto successo!" Voldemort s'alzò lentamente dal suo trono, scendendo anzi strisciando su quei gradini marmorei, fissando il servo con i suoi occhi spettrali. "Il nostro caro Dark Warrior ora è più oscuro che mai. Ma sembra proprio che la sua ridicola ossessione per la mezzosangue amica di Potter non sia del tutto scomparsa, anzi. è lì, sempre meno latente, più forte e pericolosa che mai". Piccole zanne affilate, scintillarono velenose.

"In realtà preferirei dire di essermi semplicemente messo a lavorare in proprio". Una risata maligna s'udì d'improvviso nella stanza buia. Un'oscura fiammata fece indietreggiare il Mangiamorte, una fiammata che ricordò molto bene avendogli deturpato la mano destra, consumandola quasi fino all'osso. Un ragazzo vestito di nero se ne stava tranquillamente stravaccato sull'imponente trono di Tom Riddle, osservando quasi compiaciuto lo sbigottimento sul volto bianco e intimorito del biondo Mangiamorte e l'ira latente in quello bestiale del Signore Oscuro. "Sapete com'è: niente anima che ti da il tormento, che ti ripete in continuazione cosa fare e non fare, che ti fa struggere per il rimorso. L'assoluta libertà". Addentò una bella mela soddisfatto, seguendo i movimenti dei suoi opponenti con la coda dell'occhio.

"Devo ricordarti qual è il tuo compito". Scandì Voldemort. L'arroganza di quel moccioso era un qualcosa d'imprevedibile. Era come se avesse studiato un copione preciso, conoscendo in anticipo le mosse dell'avversario ma facendo sì che queste non lo infastidissero più di tanto. "Non dovresti essere qui".

"Si, si, lo so". Draco lo liquidò con un semplice gesto della mano. "Rimanere ad Hogwarts a distruggere le difese di Silente". Balzò a sedere, sfidando i due come nessuno aveva mai osato fare. "Indebolire il Light Warrior fino a ridurlo ad un verme strisciante!". Terminò un sorriso sinistro, azzannando nuovamente il frutto e gettandolo lontano.

"Allora perché sei qui".

Il ragazzo s'avvicinò al Signore Oscuro, non indietreggiando di un solo passo innanzi al suo sguardo insanguinato.

"Dovresti uccidere Silente e riprenderti la Luce nelle Tenebre. Non ho tempo da perdere con le tue idiozie." Le loro auree esplosero d'improvviso, distruggendo tutto ciò che li circondava in un'assurda prova di potere. Sembravano essersi dimenticati del Mangiamorte, che dal canto suo, davanti ad una simile dimostrazione di potere, avrebbe voluto scomparire sul serio, potendosi in quel momento solo limitare a farsi scudo con il suo mantello.

"Silente non è un problema". Draco non aveva paura di niente. "E non mi batterò con quella mezza tacca di Potter, ora che è ancora un inutile mortale. Sono solo venuto per avvertirti di tenere la tua stupida spia lontana da me e dal mio cucciolo!"

"Come osi! Se Potter dovesse controllare i suoi poteri sarebbe la fine. Dimmi perché non dovrei ucciderti ora". Voldemort voleva dimostrargli chi era che comandava, bene. Il mezzosangue, allora, non aveva capito che era lui ad avere il coltello dalla parte del manico.

"Mh. Hai bisogno di me. Solo io posso controllare questi poteri. Se tu provassi a rubarmeli ti annienterebbero!" Il suo sguardo duro si mutò in uno quasi divertito. "E, poi..." Un fischio mentre la sua mano imitava un saluto. "Bye bye conquista del mondo. E noi non vogliamo questo, vero?"

Gli sorrise come ad un vecchio amico, Draco Malfoy, dandogli una pacca  sulla spalla e allontanandosi verso il buon vecchio Lucius. "Te l'ho già detto, vuoi il mio aiuto per conquistare il mondo, bene: ma la mia donna non si tocca"

Spostò il suo sguardo glaciale dall'Erede si Serpeverde sulla figura ammantata di nero del servo. In un attimo lo aveva colpito allo stomaco, afferrandogli il bavero del mantello, prima che l'uomo più anziano potesse cadere a terra. "Con te, faremo quattro chiacchiere un altro giorno, caro papà".

Svanì in una fiammata nera, inghiottito dal silenzio dalla quale era comparso.

"Presto non sarai più così arrogante, caro Dark Warrior..." Voldemort avrebbe annientato anche lui, una volta che il suo compito si fosse esaurito.

******

Ricomparve ad Hogwarts nel silenzio di un corridoio abbandonato dei sotterranei. Mhh, ma guarda, guarda, non era solo.

"In giro a quest'ora della notte? Esci dall'ombra, Weasley". Continuava a fissare il muro, ghignando mentre qualcuno usciva dall'ombra.

"Cosa vuoi, Malfoy? Cos'è il tuo incontro con il padrone è già finito, Mangiamorte?" Sibilò il rosso. Lo sguardo del biondo scintillò per un attimo ma la furia scemò rapidamente.

Il Serpeverde s'avvicinò al Grifondoro, osservandolo attentamente prima di sorridere divertito. "Bene, cosa abbiamo qui. Un Grifondoro traditore che vorrebbe proteggere la piccola mezzosangue da me. Cos'è, abbiamo preso lezioni da mio padre, Ronny?".

Ron tentò di colpirlo ma l'altro fu più veloce. Lo sbatte al suolo, bloccandogli la braccia per impedire qualsiasi movimento. "Sei diverso, Ronny. Più debole che mai". Poi sembrando ricordare un dettaglio importante, riprese.  "Ah, sì, l'Imperatus. Lucius deve essersi proprio dato da fare con te":

Lo lasciò andare, iniziando ad allontanarsi. "Se non ti dispiace, Weasley, ho un conto da regolare con un certo signor Nott".

"Sta alla larga da 'Mione, Mangiamorte!". Ron tentò di controbattere ma fu raggiunto solo da una roca risata.

"Allora è quello che dovresti fare tu, Weasley. Sta alla larga dalla mia mezzosangue!"

******

Hai visto, Malfoy? Alla faccia del bravo ragazzo! Ha ricominciato a fare il bastardo purosangue!

Mi hanno detto che si sia rimesso con la Parkinson. Dopo la storia del ballo credevo che stesse con la Granger...

Sarà stato solo un suo scherzo idiota! Si è preso gioco di tutti.

Povera 'Mione c'è rimasta proprio male. Ho sentito dire che i suoi voti stiano calando. Che non frequenta più le lezioni, addirittura.

Ma è impossibile!

Ti dico che è vero! Anche la McGranitt è preoccupata.

Si dice che sono stati aggrediti da Tu-Sai-Chi? Magari è per questo che Malfoy è cambiato!

Forse. Ti pareva che Lucius non venisse a far rinsavire suo figlio?

Queste erano le chiacchiere che accompagnavano il passaggio del Principe dei Serpeverdi e della sua corte fra i corridoi del castello di Hogwarts. Con un braccio sulle spalle della Parkinson e i suoi sgherri ai lati, l'erede dei Malfoy aveva ripreso a disseminare il terrore fra gli studenti. Nott aveva avuto un misterioso incidente ed era ancora ricoverato in infermeria ma si era rifiutato di spiegare cosa fosse successo in realtà. Incidente di Quidditch aveva affermato, il suo sguardo terrorizzato sotto quello un paio di occhi plumbei.

Gli studenti fecero loro largo, mentre la casa verde-argento si recava a lezione di Difesa contro le Arti Oscure.

La crudeltà nei modi e la rapidità del cambiamento di Malfoy erano in qualche modo bilanciati da quelli avvenuti in Hermione Granger. Nelle ultime tre settimane la ragazza era paurosamente dimagrita e sfuggiva ai suoi amici come una ladra. Passava tutto il suo tempo chiusa in camera, in quella stessa camera dove aveva conosciuto il vero significato dell'amore, con lo sguardo fisso sulla pioggia che continuava a cadere sulle freddo lago del castello. Harry, Ginny e Blaise le tenevano compagnia, soprattutto ora che il biondo sembrava aver abbandonato la sua stanza di prefetto preferendo trascorrere le sue notti nei sotterranei facendo chissà cosa. La imploravano di mangiare ma la ragazza era caduta quasi in uno stato catatonico. Non mangiava, non dormiva ma soprattutto non piangeva. Se ne stava così, come una scultura incompleta.

Aveva smesso di frequentare le lezioni, non importandosi più di nulla. I suoi amici tentavano di farla reagire ma niente di quello che facevano era efficace. Erano arrivati a trascinarla nella Sala Grande pur di farla uscire dal suo isolamento forzato. Ma lei continuava a non voler parlare.

Harry l'accompagnò a lezione, proteggendola dalle chiacchiere e dai commenti delle malelingue ma nulla poteva contro quello strano potere che Draco esercitava su di lei.

Lui era lì, seduto in fondo all'aula, ma il gelo che il suo sguardo provocava nella anima della giovane non poteva essere ignorato. Sentiva i suoi occhi mercuri fissarle la nuca, penetrando con violenza nella sua anima fino a farle male. Si strofinò le braccia, sentendo improvvisamente freddo. Non esisteva fuoco che poteva scaldarla. Quello era il gelo che ti sommerge quando la vita ti lascia. Perché giorno dopo giorno sentiva di stare lentamente morendo dentro.

"Hm, l'erba cattiva non muore mai. E c'è gente che si ostina a credere che quello non sia un Mangiamorte!". Gelida a tagliente la voce di Ron giunse alle sue spalle come il verso di una iena ed ancora una volta Harry si trovò a riflettere sull'abisso che s'era scavato tra di loro. Un abisso che sembrava giorno dopo giorno sempre più insormontabile. Si sedette accanto al portiere in silenzio mentre Mooney iniziava ad allestire il materiale per la lezione.

"Draky, non capisco perché dobbiamo essere costretti a sorbirci le lezioni di quella specie di lupastro malaticcio". Pansy si lagnò, belando come una pecora. L'intera casa dei Serpeverde rise senza fare alcuno sforzo per nasconderlo attirandosi gli sguardi di sprezzo dei Grifondoro, che presto sfociarono in una lite alquanto accesa. No, non tutti si erano lasciati trascinare però. Due membri della casa grigio-verde restarono completamente estranei alla zuffa che stava lentamente prendendo piede... Blaise che tentava in ogni modo di entrare nella mente del biondo cercatore per capirne le intenzioni e naturalmente proprio l'erede dei Malfoy.

Draco era impassibile, il suo sguardo d'acciaio piantato dietro la nuca della Granger. Chissà se il regalo che le aveva lasciato l'altra notte le era piaciuto...

"Ora basta!" Mooney richiamò all'ordine tutti i suoi studenti. "Aprite il libro a pagina 720. Inizieremo a parlare dei Wendigo".

Grifondoro e Serpeverdi aprirono i loro libri alla pagina indicata mentre l'Auror iniziava la sua lezione con l'ausilio di un proiettore. Al Principe delle Serpi venne quasi da sorridere: perché no, la classe aveva proprio bisogno di una distrazione. Mentre le sue labbra si curvavano in una smorfia maligna mise il suo piano all'opera.

******

Remus Lupin passò alla diapositiva seguente cercando di catturare l'attenzione dei ragazzi...

"I Wendigo sono esseri posseduti simili ai licantropi..." Uno strano prurito, però, iniziò a risalire lungo il dorso della sua mano. Si grattò distrattamente ma presto questo divenne sempre più insistente. Ciò che vide gli fece sbarrare gli occhi dal terrore...

La sua mano s'era ricoperta completamente di un folto pelo grigio perdendo rapidamente tutte le sue caratteristiche umane per assumere la fisionomia di una zampa canina. Lunghi ed affilati artigli erano usciti dalle sue dita mentre le ossa si contorcevano e venivano attraversate da spasmi. I muscoli gli dolevano e avrebbe voluto urlare... AUUUUUUUUUUUUUUU... ma il grido che emise fu proprio un ululato...

Non era luna piena... Non era luna piena... Non era luna piena... continuava a ripetersi ma la metamorfosi non s'arrestava...

Si graffiò il braccio quasi fino a staccarsi la pelle ma ora anche l'altra mano era contaminata...

AUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUU!!!!!!!!!

NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!!!!!!!

******

Nel bel mezzo della lezione Remus s'era accasciato al suolo, tremando in preda a delle violente convulsioni. Seamus era subito corso ad avvertire Madama Chips mentre la classe era completamente stravolta. Tutti conoscevano la "particolare" malattia del loro professore così in molti temevano che presto si sarebbe tramutato in una orrenda bestia che li avrebbe divorati.

Harry era corso al fianco del vecchio amico di suo padre tentando di scuoterlo ma il licantropo sembrava essere stato catturato in un mondo di incubo dalla quale non poteva liberarsi.

"Mooney, Mooney!!" Lo chiamava ed ad un tratto sembrò che il professore l'avesse riconosciuto. Aveva alzato verso di lui i suoi occhi azzurrini ma il tremore non smetteva, anzi continuava sempre più violento finché nell'aula non giunsero Silente, la McGranitt e l'infermiera Chips.

Insegnanti e studenti s'affollavano intorno a loro in un turbinio di volti ed espressioni d'orrore che nella mente di Harry erano tutte sfocate. C'era solo il viso sofferente di Lunastorta e il suo terrore paralizzante... e poi...

Fu come se fra la nebbia di ciò che stava accadendo s'aprisse d'improvviso un varco. Occhi di smeraldo incontrarono occhi d'acciaio ed allora il bambino Sopravvissuto capì.

Con un ghigno di sfida Draco si indicò con un pollice la gola: fuori uno, non avevano scampo.

******

"So di essere il Legatus Obscurus da molti anni, praticamente prima di venire ad Hogwarts". Gli sguardi di tutti erano fissi su Blaise, giovane veggente dall'aria sempre un pò fuori di testa ma che in realtà nascondeva una saggezza più profonda e antica di quanto molti pensassero. "Prima di tornare in famiglia, il giorno del mio undicesimo compleanno, sono stato allevato da mio nonno, secondo la filosofia di pensiero di un gruppo di druidi superstiti che vivono nascosti in un castello sperduto delle distese irlandesi, presso l'antica Tir Na Nog. Mio nonno ha voluto che sviluppassi a pieno le mie doti di chiaroveggente prima che arrivassi qui, perché aveva immaginato che avrei incontrato Draco, quindi voleva che fossi preparato".

"Tuo nonno? Sembra considerato per un Mangiamorte". Lo interruppe Harry, sarcastico, che non aveva ancora digerito tutta la storia tra Blaise e Ginny. Non poteva farci niente, più tentava di farselo piacere più c'era qualcosa in quel ragazzo che lo disturbava, che metteva i suoi sensi in allerta.

S'erano riuniti tutti nello studio di Silente: lui, Ginny, Blaise Zabini, Piton, persino Hagrid. Mooney era stato dimesso con delle riserve da Madama Chips perché la donna non aveva capito le cause di quella che sembrava essere stato un attacco epilettico. Era una malattia sconosciuta tra i maghi. Quando Harry gli aveva riferito del gesto rivelatore del biondo era stata indetta quell'assemblea speciale di tutte le persone coinvolte con il guerriero nero. Erano seduti a discutere sul da farsi, sul pericolo che un Dark Warrior senza alcun controllo poteva costituire per il mondo magico. Malfoy continuava a fare del suo peggio ma non dava alcun segno di voler abbandonare la scuola e mettersi a dare la caccia ai Babbani e ai Mezzosangue, come era sicuramente il volere di Voldemort. Semplicemente era tornato il vecchio ragazzino viziato e crudele degli anni passati, all'esterno, e quello contro il Professore di Difesa contro le Arti Oscure era stato il suo primo esplicito attacco contro qualche membro dell'Ordine.

Avevano passato ore a discutere ma non erano giunti a niente. Ascoltavano ora la storia di Blaise tentando di ricostruire i tasselli mancanti ancora tanti e misteriosi. L'unica che non aveva mai parlato in tutto quel tempo era Hermione. Se ne stava seduta su una vecchia poltrona, vicina al camino, lo sguardo fisso nelle fiamme e la mente mille miglia altrove. Anche il suo stesso respiro sembrava solo un pallido gioco della mente dei suoi amici.

"Nonno materno, Potter. Il lato Leah della mia famiglia si è sempre battuto contro le tenebre. Anche se mia madre non è un esempio di virtù e ha buttato tutto all'aria per mio padre, mio nonno non si è mai sottratto al suo destino". Blaise gli gelò il sangue con la sola forza delle sue parole. Mh, dannazione, lui e Draco erano più simili di quanto non balzasse agli occhi in un primo istante.

"Già, l'anziano Morgan Leah, un uomo dai molteplici talenti se posso aggiungere. Non vedo il mio vecchio amico da più di quarant'anni. Tutto bene, spero". Silente si massaggiò la barba sotto lo sguardo allibito dei presenti. Il Vecchio Leah, così era chiamato nelle sfere più alte, era considerato praticamente una leggenda fra tutti i veggenti. Necroscopo fin dalla nascita, si narrava che discendesse direttamente dal primo re degli Sciamani.

"Ma lei come fa a conoscerlo, professore?". Il vocione del mezzogigante li sommerse tutti.

"Ah, caro Hagrid, fra noi vecchi bacucchi ci si conosce un pò tutti. Soprattutto se in gioventù si è stati compagni di studi. Un Serpeverde davvero particolare suo nonno, signor Zabini". Concluse con il suo solito sorriso silenzioso.

L'espressione di Blaise era piuttosto sorpresa. "Non si preoccupi professore, il vecchiaccio sta benone. Quello non muore neppure se lo ammazzi!" Rise. "Fa solo un certo effetto pensare che anche lui sia stato giovane un tempo. Sembra quasi impossibile". Rabbrividì immaginando suo nonno, vecchio e pieno di rughe, che faceva la corte a qualche bella ragazza.

Stavolta fu il turno di Silente di ridere. "Non dovrebbe sorprendersi più di tanto, Zabini. Se la memoria non mi inganna, lei è la sua fotocopia sputata". A questo punto il moro rischiò davvero di soffocarsi con la sua stessa saliva, immaginandosi da ora a cent'anni, scorbutico e irascibile come suo nonno.

"Tornando a noi, Albus, come dobbiamo regolarci con il giovane Malfoy?" Queste inutili chiacchiere, stavano mandando all'aria anche quel pizzico di autocontrollo che era rimasto nel sistema del sempre stoico professore di Pozioni. Draco era un pericolo per sé e per gli altri e niente pareva indebolirlo a sufficienza da renderlo inoffensivo fino al ritrovamento di una cura.

"Senza la sua spada, Draco non può compiere la trasformazione, ma questo di certo non lo fermerà a lungo". Sospirò l'anziano preside.

"Ci serve conoscere il maleficio che è stato usato contro di lui, ecco. Senza quello è come cercare un ago in un pagliaio". Ancora una volta Mooney aveva colpito nel segno. Non poteva scacciare il terrore istintivo che lo assaliva ogni volta che ripensava all'attacco avvenuto durante la sua lezione ma non voleva e non poteva lasciarsi annichilire dalla paura... c'era pur sempre la vita del figlio di Felpato in gioco ed era convinto, dalle emozioni di quei quattro ragazzi, che c'era un grande bene nascosto nel cuore del Principe delle Serpi.

"Sanguam ex servus, sanguam ex dominus, semper fidelis cum pater et filius". Quasi senza rendersene conto, Blaise mugugnò quelle parole.

"Cosa?" Gli chiesero in coro, facendolo tornare in sé dall'intricato labirinto dei suoi pensieri.

"Sono le parole che ho udito nella mia ultima visione, quella che ho avuto quando Draco ed Hermione sono stati rapiti. Credo che ci possano servire".

Albus Silente annuì ma una nuova vocina si unì alla sua portandoli un passo sempre più vicino alla verità che bramavano.

"é stato l'Amitte Animum, signore". Dobby era uscito dal suo nascondiglio dietro un grosso scaffale da dove aveva udito tutto. "Dobby aveva sentito una volta Lady Narcissa litigare con Padron Lucius, prima che le punizioni sulla signora cominciassero. Dobby aveva sentito che il Piccolo Drago doveva subire il Bagno di Sangue per poter diventare un grande seguace do Tu-Sai-Chi".

Il volto del preside si contorse in una smorfia do orrore e sofferenza che nessuno gli aveva mai visto in quei lunghi anni. Sembrava terrorizzato. Cosa mai poteva spaventare il grande preside di Hogwarts? "Un Incantesimo Dimenticato..."

"Albus?" Ora anche Piton pareva sconvolto.

Silente batté con violenza un palmo sulla vecchia superficie di quercia della sua scrivania. "Non c'è più tempo. Presto i poteri di Draco inizieranno a rigettare il maleficio ed allora..."

"Allora?" Il cuore di Mooney ululava dalla disperazione.

"Allora per il ragazzo sarà o morte oppure follia eterna".

Quella risposta li gettò nella più cupa delle disperazioni, senza luce, senza via d'uscita ma soprattutto senza speranza.

"Ma ci sarà pur qualcosa che possiamo fare?" Harry non poteva e non voleva arrendersi. Non ora, non dopo tutto quello che Draco aveva passato per salvare Hermione, non potevano abbandonarlo. Le parole che si erano scambiati alla festa gli rimbombavano nella mente quasi come un macigno. Il biondo aveva avuto ragione: era stato lui, San Potter, ad aver avuto sempre il sostegno e la protezione di tutti. Non aveva mai veramente saputo cosa voleva dire essere completamente soli.

"Non lo so, Harry, davvero non lo so". Il viso di Silente sembrò d'improvviso più vecchio e stanco. "Cominceremo a fare delle ricerche. Consulterò il Ministro e vedrò cosa posso fare. Non c'è più molto tempo".

"Non l'aiuteremo, Professore". L'intervento di Ginny stupì molto il professore di Pozioni: una Weasley che voleva aiutare un Malfoy non si era mai sentito.

La ragazza capì benissimo la smorfia che aveva contorto quella faccia sempre pallida e arcigna e rispose con una smorfia in puro stile-Draco. "Beh, che c'è? Si da il caso che Draco si un mio amico!"

Questa pallida battuta, forse per la ben riuscita dell'interpretazione, fu capace di strappare un lieve riso a tutti i presenti sebbene di breve durata.

"Ma a che serve?". Un pallido sussurro della voce forte e allegra che era stata, lo distrusse con un sol fendente dei suoi artigli. Hermione s'alzò dalla sua poltrona, gli occhi rossi e gonfi ma asciutti, svuotati. Ed era così che si sentiva, completamente vuota... inutile.

"Hermione..."

"No, Harry, no". Scosse la testa cercando d'allontanarsi da lui, da loro, da quella loro assurda speranza che non aveva alcun fondamento. Perché non capivano che era tutto inutile?

"Hermione tu devi combattere". Harry portò le mani sulla spalle della ragazza ma lei era irremovibile.

"A che serve combattere, Harry?" Il suo dolore era così reale, palpabile. Blaise, Mooney, Ginny, Hagrid... persino Piton, provarono come una fitta al cuore, lancinante e disarmante quasi come una potente Cruciatus. Amore... guaritore e assassino... amante e aguzzino... era questa l'altra faccia dell'amore...

"Anche Draco si è arreso, ha lasciato che Voldemort vincesse, quale speranza abbiamo noi ora?".

Non voleva sentirla parlare così. Il Grifondoro la scosse, cercando di farla reagire in qualunque modo, ma 'Mione restava irraggiungibile.

"Devi svegliarti, Hermione!!!" Urlò. "Non possiamo lasciare Draco libero in quelle condizioni!!! Non possiamo dare a Voldemort una nuova arma per distruggerci!!". Ma lei non lo ascoltava, continuava a scuotere la testa, sorda a quelle preghiere.

"Non puoi, Harry. Non puoi chiedermi di mettermi contro di lui!". Lo spinse via, correndo lontano dai suoi amici, senza che nessuno osasse fermarla. Non potevano fare nulla per lei, avrebbe dovuto trovare da sola la forza di reagire. Harry fece per seguirla ma Silente scosse la testa in segno di diniego.

"Oh, Hermione". Una lacrima solitaria scese sul volto di Ginny. Blaise gliela asciugò ma anche lui si sentiva completamente distrutto, sia per il suo amico che per 'Mione.

"Bene. Ci mancavano solo i crolli nervosi della signorina Granger!". Il solito sdegno verso i Grifondoro di Piton infiammò l'ira della rossa.

"Come può dire una cosa del genere, professore. Va bene, lei odia i Grifondoro, d'accordo, ma non si accorge di quanto Hermione sta soffrendo?"

Piton, però, non si scompose. "Sono pienamente consapevole di quanto la sua amica sia in difficoltà, signorina Weasley. Ma il suo atteggiamento da vittima non ci serve. Hermione Granger deve smetterla di comportarsi come un'anima in pena e rimboccarsi le maniche una volta per tutte se vuole aiutarci a salvare Malfoy. In quelle condizioni è solo d'intralcio!". Queste parole non servirono a calmare la rossa, anzi non fecero altro che aumentare il suo rancore, ma c'era una persona che, anche se non voleva ammetterlo, la pensava allo stesso modo.

"Il professor Piton ha ragione, Ginny". Remus Lupin si sorprese di se stesso: aveva preso le parti del vecchio Snivellus, questo sì che sarebbe stato un vero colpo per Felpato. I ragazzi lo guardarono esterrefatti. Mooney era l'ultimo dalla quale si sarebbero aspettati un intervento del genere. "Hermione ha bisogno di superare la sua rabbia e tornare ad essere lucida se vuole essere d'aiuto al giovane Draco".

"Quale rabbia? Io non capisco". Harry lo osservò esterrefatto. Perché Hermione doveva provare del rancore per qualcuno che non fosse Voldemort.

"'Mione è arrabbiata con se stessa per non aver impedito che Tu-Sai-Chi facesse del male al ragazzo..."

"Ma cosa poteva fare? Voldemort era troppo forte per lei!"

"C'è dell'altro Harry, Hermione..."

"C'è l'ha col furetto, vero?" Il viso di Hagrid arrossì lievemente mentre sospirava. Lui non era mai stato un genio con le emozioni degli altri ma il comportamento di Hermione diceva tutto di cosa la ragazza in quel momento stava provando. "C'è l'ha con Draco per aver rinunciato a combattere e aver pensato solo a salvare lei".

Mooney annuì. Era questo il grande tormento della bella leonessa.

"Quello che dobbiamo sapere è come hanno fatto i Mangiamorte ad arrivare fin qui". Gli occhi di Severus incrociarono quelli turchesi dell'anziano preside che, tornato a sedere, teneva il mento chino sulle sue mani.

A quella domanda lo sguardo d'ametista di Blaise si rabbuiò impercettibilmente. Nel silenzio glaciale che era piombato su di loro, quella verità che il biondo gli aveva confidato gli parve un fiume di lava che lo stava divorando da dentro.

"Blaise che c'è?" Ginny gli posò una mano sul braccio e per il ragazzo quella situazione divenne ancora più insostenibile. Non voleva ferirla ulteriormente ma non era sicuro di poter continuare a tacere.

"Un'altra premonizione, signor Zabini?" Ora il ragazzo era al centro della loro attenzione, forse l'unico a posseder una risposta certa a tutti i loro interrogativi.

Il veggente annuì, deglutendo con forza. "Prima della festa, ho avuto la visione di un leone che conduceva uno stuolo di serpenti verso il castello, dritto fino alla tana di un drago. Ho pensato subito che il drago fosse il mio amico e Draco era convinto..."

"Cosa signor Zabini, cosa?" Piton decise che gli avrebbe cavato quelle parole dalla bocca se lo stupido moccioso non si decideva a continuare.

Con gli occhi d'ametista chiusi, il moro terminò. "Draco era convinto che il traditore fosse Weasley, Ron Weasley".

"Hmm!!" Il respirò morì nei loro petti, risucchiato e strappato da una verità assurda, inconcepibile, impossibile.

"Ron, no..." Ginny s'accasciò sulle ginocchia, la sua mente completamente bianca. Non suo fratello, no...

Un pugno, un pugno al viso colpì in pieno Blaise che fu mandato a sbattere contro un vecchio scaffale di quella stanza. Harry era irriconoscibile, completamente trasfigurato nel suo odio.

"Come ti permetti, sporco Serpeverde! Ron non ci farebbe mai una cosa del genere!" Voleva colpirlo ancora ma Hagrid lo afferrò prontamente, impedendogli qualsiasi tipo di movimento. Remus era chino accanto a Blaise che fissò Potter con furia anch'egli, ma una furia gelida, controllata.

"Forse Weasley non ferirebbe voi, almeno non volontariamente. Ma per sbarazzarsi di Draco? Pensaci, Potter. Il suo nemico numero uno, il ragazzo che l'aveva sempre fatto sentire meno di niente, diventa il grande amore della ragazza dietro la quale sbava da anni! La gelosia e l'odio sono un'arma che possono rendere anche il più fedele degli amici una facile marionetta nelle mani giuste. E credimi, Voldemort sa benissimo come fare!".

"E tu conosci bene come ragiona, no?" Ribatté velenoso il Grifondoro

Il professore di Difesa l'aiutò ad alzarsi, ma nessuno dei due giovani sembravano pronto a smettere di lottare, il Bambino Sopravvissuto che si dimenava fra le braccia del mezzogigante per liberarsi.

"Ora basta!" Tuonò Silente. Dovevano lavorare come una squadra e non potevano permettersi di discutere ora.

Hagrid liberò Harry lentamente, accertandosi che il ragazzo non tentasse nient'altro di stupido. Lui s'avvicinò a Zabini, trovandosi ora l'uno di fronte all'altro.

"Senti, Potter. Non sarò in cima alla lista delle tue persone preferite e mi sta bene. Non ti piace come mi comporto, non ti piace il fatto che sono un casinista incredibile, d'accordo. Beh, sai una cosa anche tu non mi piaci un gran che. Ma non ci guadagno niente dal mentirti su Weasley. Anche tu ti sei accorto del suo cambiamento, quindi quello che ho detto non può sembrarti così lontano dalla realtà. Io mi sono limitato a riferire i pensieri del mio amico, tutto qui. Vuoi continuare ad odiarmi, ok, ma ora se vogliamo salvare Draco dobbiamo essere una squadra. Non sono poi così cattivo, sai? Se mi conoscessi bene, potrei rivelarmi anche una persona piacevole". Gli pose la mano e per un istante Harry pensò di capire i tentennamenti che suo fratello aveva avuto nell'accettare la sua. Ci voleva tanto coraggio nel fidarsi di qualcuno, dopo tanti anni di confronti e muto sdegno. Le vecchie opinioni erano dure a morire. Gliela strinse con forza, in una muta dimostrazione di forza. Blaise fece la sua faccia più scontenta ma continuò a stringere anche lui.

"Hey, se mi rovini la manicure te la dovrai vedere tu con il mio estetista e soprattutto il mio fan club. Sanno essere peggio delle Furie se voglio". Schioccò le dita. "Mi basta fare così".

Il Grifondoro scosse la testa. Bene, un altro spiritoso, grande, Non bastavano i piani al limite dell'assurdo di Draco.

"Chissà, magari, se me lo chiederai per favore potrei darti qualche dritta con Ginny, ti va?". Gli disse sottovoce ma l'altro capì ugualmente. Rosso fino all'inverosimile, ritirò la mano e se la strofinò sui pantaloni, facendo finta di pulirla.

"Dannato, Serpeverde". Però quel suo piccolo sorriso non poté essere negato.

Soddisfatto di quel compromesso raggiunto, Silente iniziò ad organizzare le loro ricerche, a cui tutti si offrirono di partecipare, anche l'elfo domestico.

"Dobby vuole aiutare, signore, Dobby farà di tutto per salvare il piccolo Drago".

Harry annuì, il suo sguardo che cadeva sovente sulla porta dalla quale Hermione era fuggita. Quando l'incontrò finì, salutò gli altri e si diresse verso i corridoi sotterranei.

"Dove vai, Harry?" La rossa era ancora molto scossa.

"A cercare 'Mione. Non mi va che stia sola". Dibattuto sul da farsi il Grifondoro notò un cenno affermativo negli occhi d'ametista del veggente e si convinse ad andare a cercare la leonessa. Non era in grado di parlare di Ron, non ora, non con sua sorella.

L'altra annuì restando da sola in quello studio insieme al Serpeverde.

"Mi spiace per tu fratello, Ginny". Blaise le passò un braccio intorno alle spalle e lei poggiò il capo sul suo petto.

"Lo so, Blaise, lo so".

******

Voleva solo fuggire... da Draco, dai suoi amici, da tutto. Voleva che il suo cuore smettesse di sanguinare anche solo per un istante, perché oramai era come svuotata. Un guscio privo di vita senza il sole che lo riscaldava.

Non sapeva dove era finita. Aveva iniziato a correre senza una meta precisa, la mente annebbiata. Poteva vedere solo lui, abbracciato a Pansy, ghignando soddisfatto della sua sofferenza. Ma a quella immagine si soprapponeva quella di un Draco pieno d'amore, che le regalava il suo primo vero bacio, che le mormorava ti amo, che la faceva sentire il centro del suo universo. Non ne poteva più... non ne poteva più...

S'accasciò contro una parete, il viso chino sulle ginocchia, lacrime che rifiutavano di essere versate, un'anima in frantumi che voleva solo lasciarsi scomparire. Il tempo si era fermato: c'era solo un baratro di dolore in cui la vita appassiva...

"Ciao, Mya". Scattò in piedi, il volto bianco, gli occhi sbarrati, la bocca spalancata in un muto terrore... no, no, no ... non quelle parole, non il loro saluto, non il loro mondo... non potevano distruggerle anche questo... Quando quella voce strascicata aveva pronunciato il suo nome, le aveva rubato anche l'ultimo ricordo a cui aggrapparsi. A quel tono gentile e gaio che l'aveva accompagnata in questi due lunghi mesi.

Una figura uscì dalle tenebre, avvicinandosi a lei, come un leone con un coniglio spaurito, pronto a divorare la sua preda, godendo della paura che questa emanava.

La ragazza indietreggiò contro la parete mentre due occhi gelidi la tenevano paralizzata. Spostò lo sguardo, chinò il viso, tutto pur di fuggire da lui, da quell'incubo orrendo. Una mano gelida l'afferrò il volto, due iridi mercuri che le graffiavano l'anima, violentandola fino a ridurla ad un niente.

"Non saluti il tuo ragazzo, Mya?" Sembrava una domanda totalmente innocente, quella voce gelida che si faceva gioco di quella del suo amore, imitando le sue carezze, i suoi baci che niente avrebbero potuto eguagliare. Draco strofinò le sue labbra contro il collo della giovane, baciandola appena dietro all'orecchio, il suo respiro infuocato come fiamme assassine.

"Ti prego, lasciami" Hermione gemette, ma lui era troppo forte, troppo forte. Sapeva cosa sarebbe successo se non si fosse fermato ma non poteva allontanarsi. Un solo istante, per un solo istante voleva credere che il suo Draco era tornato da lei anche se era una bugia. Anche se poi il risveglio sarebbe stato ancora più amaro. Aveva bisogno di crederci anche solo per un attimo.

La mano del giovane scese accarezzarle la coscia, sfiorandole prima delicatamente il seno nascosto dallo spesso pullover di lana, risalendo sotto l'orlo della sua gonna imitando, in un orribile confronto, i gesti d'amore che si erano scambiati in quella caverna. "Non mi è parso che l'ultima volta, ti fosse dispiaciuto, tesoro. Credevo che avessi apprezzato le mie carezze. Sono, forse, così orribile?". Il Serpeverde scostò il viso da lei solo per un istante in una finta espressione colpita. Nessuno poteva resistergli, bastava solo un colpo prima che la mezzosangue avesse ceduto, prima che l'avesse annientata una volta per tutte.

"Eppure, per Pansy, sono piuttosto bravo". Si gloriò, bevendo avido da quel cuore sanguinante visibile a tutti, che lentamente cessava di battere, morendo per la più crudele delle emozioni umane: l'amore.

"Tu non sei, Draco. Non puoi essere il mio Draco". Hermione voltò nuovamente il viso, tentando di proteggersi da quelle parole, da quegli occhi ma non poteva. Non poteva.

"Oh, sì che sono il tuo Draco, tesoro. Un Draco migliore. Privo di quegli stupidi moralismi che lo avevano sempre reso un debole, un fallito!" Con una forza incredibile la sbatte contro il muro, in un bacio violento e oscuro. Morse le sue labbra di miele fino a farle sanguinare, la sua lussuria lontana dall'essere appagata. I suoi tentativi di liberarsi lo eccitavano, invogliavano a piegarla ancora di più fino a quando sarebbe stata solo una bambola rotta. Un giocattolo pronto ad essere rimodellato secondo i suoi desideri.

"Lasciami andare, Draco, lasciami andare". Singhiozzi sconnessi la facevano tremare, il suo respiro sempre più flebile contro un potere che non poteva controllare. Aveva smesso di cercare di fuggire, non aveva la forza per continuare.

Ma, proprio quando tutto sembrava perduto fu come se il Cielo avesse provato compassione per quei due giovani amanti sfortunati, separati dall'odio e dall'oscurità di una stupida guerra. Lacrime d'amore versate da un cuore infranto riuscirono ad operare un miracolo, un piccolo, tremendo miracolo che avrebbe deciso le sorti del loro futuro... qualcosa, qualcosa scattò nel giovane, quasi un senso di colpa, di tristezza. I suoi occhi s'oscurarono per un solo attimo.

LASCIALA ANDARE... LASCIALA ANDARE... LASCIALA ANDAREEEE!!!

Sotto le pesanti vesti invernali grigie e verdi, la gemma Hirui che Narcissa Black aveva donato a suo figlio aveva preso a pulsare ritmicamente... TU-TUM... TU-TUM... TU-TUM... , il battito di un cuore annichilito dal male nuovamente irrorato dal sangue della vita...

Per quel solo, singolo battito di ciglia la sua anima spezzata s'era ribellata, l'aveva fermato dal prendere ciò che bramava di piegare. Lo aveva fermato facendo appello a tutta la forza che le era rimasta, costringendolo a vedere cosa aveva fatto alla sua piccola mezzosangue... aveva distrutto il suo spirito.

Le si avvicinò ancora, sfiorandole le labbra in un bacio casto, bevendo da loro quelle poche gocce di sangue che le deturpavano con il loro colore.

Quel gesto la sorprese, facendole mancare un battito doloroso, come un colpo di spada. I loro sguardi s'incontrarono nuovamente mentre lui continuava a tenerla contro il muro stavolta non con la forza ma semplicemente usando il suo corpo immenso come una barriera. "Tu sei mia, mia piccola mezzosangue. Mi appartieni". Le disse quasi dolcemente, scostandole un ricciolo ribelle dal viso impaurito. "Nessuno potrà averti se non io, lo sai questo vero?"

Attimi interminabile presero a  scorrere, l'uno di fronte all'altra, in attesa di una risposta che aleggiava nell'aria senza il bisogno di essere pronunciata. L'avrebbe avuta, vero, ma non a questo prezzo. Non se lei avesse perso quel fuoco che le ardeva dentro e lo eccitava così, fino a renderlo pazzo... pazzo di passione...

"EXPELLIAMUS!" D'improvviso un bagliore accecante scaraventò il Serpeverde a terra, liberando Hermione dalla sua presa d'acciaio. Harry Potter corse al fianco della sua amica, la bacchetta puntata contro il suo nemico mentre al ragazza tentava di sostenersi contro il muro, completamente priva di forze, shockata.

"Che cosa le hai fatto, maledetto?". Una rabbia incontrollata lo travolse e per un attimo la mente di Harry s'annebbiò, invasa da un'ira senza precedenti. sarebbe arrivato ad uccidere in quel momento e lo avrebbe fatto senza alcuno scrupolo anche se quel ragazzo di fronte a lui era privo di colpa perché spinto da una volontà aliena, anche se il ragazzo di fronte a lui era suo fratello.

Ma due piccole mani fermarono quel braccio che reggeva la bacchetta dalla rossa piuma di fenice mentre il giovane biondo si rialzava senza alcuno sforzo, ignorando il Bambino Sopravvissuto completamente.

"Ti prego, lascialo andare Harry. Te ne supplico". 'Mione sussurrò debolmente. Il Grifondoro ne rimase sbalordito, come poteva chiedergli questo. Se non fosse intervenuto in tempo, lui l'avrebbe...

"Ma, Hermione..."

"Ti prego, Harry". Nuove lacrime presero a rigarle il volto, le prime che il moro aveva visto da quando suo fratello era stato strappato loro.

"Ricorda le mie parole, Mya". L'attenzione di Harry tornò su Draco che non smetteva di fissare Hermione, in un qualcosa che non prometteva niente di buono. "Tu mi appartieni". S'allontanò così mentre Hermione s'accasciava esausta tra le braccia del suo migliore amico che l'afferrò stretta prima che la giovane toccasse il suolo.

"Hermione, Hermione stai bene? Parlami!" La sua voce era allarmata, impaurita fino all'inverosimile. Che diavolo era successo, se non l'avesse seguita Draco l'avrebbe... l'avrebbe potuto... no, non era possibile. Anche se ora il figlio di Sirius era praticamente ridotto ad un mostro, rifiutava di crederci.

Strinse la ragazza a sé, sperando davvero in un miracolo.

"Sono tanto stanca, Harry. Sono tanto stanca".

La prese tra le braccia, il capo di Hermione si appoggiava alla sua spalla mentre sprofondava in un sonno cupo. L'avrebbe portata nella Stanza della Necessità, mentre dentro di sé sentiva la speranza morire a poco a poco.

******

Draco é tornato nei miei sogni anche la scorsa notte. Ogni volta è come se potessi respirare nuovamente in queste lunghe settimane che mi sono parse infinite come secoli. Lui è il mio respiro, la mia alba, il cuore del mio essere. Ho assaggiato una sola volta il suo amore e per questo sono stata spedita all'Inferno eppure lo farei ancora pur di volare di nuovo vicino al Paradiso. Di notte, lui è  ancora mio, in un modo che mi è precluso durante il giorno. Di notte, tento di convincermi che questi sogni possano continuare in eterno, lontani da una realtà che non posso e non voglio accettare. Ma il sole, mio malgrado, continua a sorgere e alla fine lui deve scomparire.

Ogni giorno in cui apro gli occhi, mi maledico. Lo vedo lì, camminare poco distante da me, la sua figura sempre nell'ombra e mi pare che tutto questo sia soltanto un orrendo incubo. Harry non può capire, non potrà mai riuscire a capire. Quando mi ha aggredito e ho sentito ancora una volta le sue mani forti sfiorarmi, accarezzarmi non mi è importato più di nulla. Lo avevo di nuovo vicino a me e non avevo bisogno di nient'altro. Avrei fatto tutto ciò che mi avesse chiesto pur di non perderlo ancora. Ero come sorda alle sue gelide parole, insensibile alle lacrime che mi sfioravano le guance, l'energia che lentamente mi abbandonava le membra insieme alle suppliche di essere lasciata andare...

Ma poi ho incontrato il suo sguardo... Due scudi freddi che non erano mai appartenuti al mio amore. Ma come potevo combatterlo: come potevo ferirlo dopo tutto quello che aveva fatto per me? Ma quegli occhi continuavano a ferirmi più di qualsiasi altra cosa. Gli occhi di un assassino che per un solo singolo istante erano sembrati riconoscermi.

Siamo stati insieme così poco, siamo stati insieme così poco. Ogni giorno prego che il sole si spenga affinché possa calare la notte ancora una volta ed io e lui possiamo ritrovarci, sono giorni troppo solitari senza di lui.

Dischiudo gli occhi su un luogo familiare. Una cascata che credevo aver dimenticato, un Eden quasi totalmente svanito dai meandri della mia memoria. Possibile che lui fosse tornato?

"Mya". Come sempre le sue calde braccia mi cingono la vita e mi stringono contro il suo petto, cercando di proteggermi da tutto e tutti. Come avrei voluto lasciarmi andare, dimenticare per sempre tutto il mio dolore, dimenticare per sempre il suo viso speranzoso che continuava a ripetermi che sarebbe finito tutto bene, che avrei avuto la forza di salvarlo. Perché, invece, di proteggere me non ha pensato a difendersi da Voldemort... perché si è arreso a quest'assurdo destino... Perché? Perché!!! Come ha potuto farmi questo? Lasciarmi qui sola con il dolore di chi resta.

"Mya" Ryu mi stringe a sé nascondendo il suo volto tra i miei capelli. Voglio lasciarmi andare, non voglio più star male. Ma il ricordo di quegli strani, unici occhi di tempesta sono come una nuova pugnalata al petto. Un nuovo dolore mi trafigge il cuore, il dolore del tradimento: il mio drago ha dato la sua vita per me e non posso calpestare il suo amore solo per egoismo... sarebbe un sacrilegio...

No, non è giusto continuare così. Non posso fingere di provare qualcosa che so che non è vero solo per seppellire la mia sofferenza. Mi viene quasi da ridere: sul mio cuore è come se quello stupido avesse appeso una grossa insegna al neon con su scritto PROPRIETà DI DRACO MALFOY. Un'insegna talmente grande che è difficile da ignorare.

Allontano lentamente l'uomo che per tanti anni ha cullato i miei sogni perché non posso continuare ad aggrapparmi a Ryu, sperando che come sempre possa far sparire la mia solitudine. Infondo, credo di averlo sempre considerato quasi come un'ancora di salvezza, una specie di pozzo in cui riversare tutte quelle piccole ombre che mi impedivano di mostrarmi agli altri come un essere perfetto, forte e temerario. Ryu conosceva tutte le mie debolezze. Non avevo mai visto il suo volto, non sapevo quasi niente di lui, quindi proprio questo suo non essere reale era per me una sicurezza che sarebbe stato impossibile per lui ferirmi. Ma non c'è niente di male nell'essere deboli, Draco mi amava anche così.

"Che c'è, Mya?" Sembra sorpreso del mio gesto ma mi lascia fare, i suoi occhi grigi che scintillano come non mai... Occhi grigi... Occhi di tempesta...

"Io... Io... mi sono innamorata di un altro". Arrossisco e vorrei davvero nascondermi in questo momento ma è un confronto alla quale non posso sottrarmi.

"Lui chi è?". La sua voce priva di qualsiasi colore mi gela il sangue. Ho già sentito quella voce... Ne sono già stata ferita...

"Draco".

"Malfoy?" Sembra quasi che voglia deridermi, la sua espressione si fa divertita quasi lui conosca qualcosa di ovvio, qualcosa che però non riesco ad afferrare.

"Già". Non so che altro aggiungere.

"E dov'è ora il tuo bel principe sentiamo? Altrimenti non saresti tornata da me. O sbaglio?" Ma cosa gli sta succedendo, questo non è il Ryu che ho sempre conosciuto.

"Si è sacrificato per salvarmi". Mormoro a denti stretti. Non voglio ricordare, non voglio. le mie mani sporche di sangue, il suo grido d'orrore, quel sorriso sereno. Non voglio.

"Cos'è l'idiota non ha saputo nemmeno tener testa a Voldemort?" Sghignazza.

"STA ZITTO!!! STA ZITTO!!!" Come può parlare del mio drago in questo modo, come può!  Inizio a colpirlo al petto con tutta la forza che ho in corpo ma mi sento sempre più debole. Intorno a noi il paesaggio inizia a vorticare furiosamente, in una girandola di colori che si fanno sempre più tetri.

"No... no..." Mi allontano da lui, il terrore che attanaglia ogni fibra del mio essere. Non qui, non avrei mai voluto tornare qui... quella piccola radura della Foresta Proibita, quella stessa erba ancora sporca di sangue...

"Perché mi hai portata qui?" Urlo distrutta, il cielo che inizia a tingersi di piombo come in quel giorno maledetto.

"Dillo, Mya. Ammettilo una buona volta. Urla quanto lo odi per averti ferita, per averti lasciata sola! Urlalo!"

Mi afferrai i polsi fin quasi a farmi male. Sta cercando qualcosa in me, ma cosa... cosa?

"Non è vero! Non è vero!". Continuo a ripetere sempre più debolmente. Anche solo per un istante, non posso negare di averlo odiato. Ho odiato Draco Malfoy, con tutta la mia anima. Come un macigno insostenibile, io l'ho odiato.

"Dillo, Mya". Ryu sibila.

"Cosa ne sai tu? Dov'eri mentre venivano attaccati da Voldemort, dov'eri mentre continuava a sanguinare fra le mie braccia, dov'eri tu, Ryu, uomo senza volto?" Gli urlo con tutto il disprezzo e il risentimento che mi sta distruggendo dentro. Ma non ho più la forza di combattere.

Ryu mi prende tra le sue braccia ma stavolta lo lascio fare. Inizia ad accarezzarmi i capelli, cullandomi e rincuorandomi. Il profumo della sua pelle... il profumo dell'erba di primavera...

"Mi ha lasciata sola, Ryu, e per questo io l'ho odiato. Si è arreso e mi ha lasciata sola..." Piango, piango come non ho mai fatto in questo giorni, la mia anima finalmente libera.

Lui mi lascia sfogare, accarezzandomi teneramente. Non so per quanto tempo siamo restati così.

"E quand'è che ti avrei lasciata sola, Mya? Anche se non sono vicino a te fisicamente, il mio cuore non ti ha mai lasciata". Queste suo parole sono come il respiro del vento, che mi colpiscono facendomi scuotendo le mie certezze fino alla fondamenta.

"No, non può essere..." è impossibile, non voglio crederci. Non può essere. Mi fa allontanare leggermente da lui, i suoi occhi di tempesta fissi nei miei.

"Il mio nome, Mya. Di il mio nome". La sua è una preghiera che non posso ignorare. Come ho fatto a non accorgermene prima? "Di il mio nome, non è più tempo di aspettare".

"Draco".

Non appena pronuncio il nome del mio amore, le nebbie che avvolgono il viso di Ryu si diradano, riscaldate dal sole che non mi ero accorta essere così caldo. Senza quasi rendermene conto sfioro i contorni del suo volto angelico, gli zigomi alti, le guance d'alabastro, le sue dolci labbra. Sento le lacrime tornare ad affacciarsi ai miei occhi e non posso fare nulla per trattenerle.

"Draco..." Lentamente le forze mi stanno lasciando e i sensi mi abbandonano. Mi lascio andare nel suo caldo abbraccio. Lui mi chiama ma ora voglio solo riposare... sono svenuta in un sogno... è quasi surreale.

******

"Mya, Mya, amore apri gli occhi". La sua voce è per me un richiamo a cui non posso sottrarmi, come il canto di una sirena mitologica. Tento di aprire gli occhi ma il sole mi abbaglia. Tento di schermarmi con un braccio, la sua presenza accanto a me. Sento i suoi occhi fissi su di me e anche ora riesco ad arrossire.

"è un sogno?" I suoi occhi, il suo sorriso sono proprio quelli che ricordavo, quelli che in queste lunghe settimane non hanno mai smesso di uccidermi lentamente. Cosa sta succedendo?

Ryu, no Draco, fa oscillare impercettibilmente la testa, donandomi quel suo strano mezzo sorriso che so essere pieno di riso e dolcezza solo per me. Mi aiuta a sedermi, spostandomi un ricciolo ribelle dal viso. Gli è sempre piaciuto questo gesto.

"Più o meno. Questo è il Somnium Eternum. Il Limbo per le anime per le anime smarrite, quelle stesse anime che non possono andare avanti perché legate a questa Terra da qualche affare in sospeso". Conun gesto indica il Paradiso che ci circonda. Paradiso è proprio il termine giusto.

"Somnium Eternum". Ripeto. Non so perché ma è come se manchi qualcosa. Qualcosa che distingue questo Draco da quello del mondo reale. "Ma tu non sei morto... "

"No, Mya. Non sono morto ma la mia anima è prigioniera di un maleficio che la sta indebolendo sempre di più. Non sapevo che altro fare per stare con te".

"Ah". Prima che lui possa reagire gli do uno schiaffo così forte da farlo indietreggiare: mi ha mentito, mentito per sei lunghi anni e lui era quello che non sapeva cosa fare! Vada che sono innamorata di lui ma non permetto a nessuno di prendersi gioco di me.

"Hey!" Mi urla contro, tornando a sedere e massaggiandosi la guancia indolenzita. è più oltraggiato che shockato dal mio gesto. "Per che cavolo mi hai schiaffeggiato, è la seconda volta da quando ci conosciamo!!!"

"Perché ti ho schiaffeggiato, dici?" Scatto in piedi ed inizio a fare su e giù sul prato, osservandolo furiosa. "Mi hai mentito per sei anni..."

"Mya veramente..."

Non lo lascio finire, anzi sono fermamente decisa a continuare con la mia sfuriata. "Mi hai mentito anche quando ci siamo messi insieme!"

"In realtà..."

"Mi hai fatto sentire in colpa per cosa poi... essermi innamorata sempre di te?! Stupido  di uno scemo di un furetto mal riuscito!" Urlo a squarcia gola mentre lui mi guarda indispettito.

"Oh, ecco ora Miss-Grifondoro-So-Tutto-Io-Granger, stavo iniziando a preoccuparmi, sai?" Mi rinfaccia.

"Come osi!" Ma lui è più veloce. Mi afferra le spalle e mi costringe a guardarlo negli occhi. Cerco di liberarmi ma lui è più forte.

"Guardami, Mya. Guardami e dimmi che sono esattamente il Draco che conosci". Fisso i suoi occhi di tempesta ma no, non sono gli stessi. I suoi occhi grigi, sì, ma tersi, come se mancasse qualcosa... qualcosa...

Qualcosa... la sua tristezza... quell'ombra sempre presente nel suo sguardo che adombra la luce che esso ha dentro come i fulmini di una tempesta estiva...

"Ma, allora, chi sei?"

"Io sono Draco, è vero, ma solo un'immagine della parte migliore della sua anima. La sua tristezza, il suo dolore, le sue paure, sono ancora tutte seppellite dentro di lui, imprigionate dall'Amitte Animum. Non volevo mentirti, Mya, credimi, io ti amo davvero, volevo solo starti vicino. Sono un frammento del suo subconscio. Quando il maleficio si indeboliva per qualche tempo, questa parte della mia anima e quella fatta di sofferenza e rimpianto si riunivano, io... Draco, non ha mai ricordato di questi sogni e ha continuato a lasciarsi annegare nella sua sofferenza. Voleva proteggere sua madre e, anche se non se ne rendeva conto, voleva proteggere te".

"Allora perché tutti questi misteri?" Gli chiedo disperata.

"Perché fino a questo momento non abbiamo mai avuto la speranza che tu ci hai dato. Quando Lucius l'anno scorso è stato arrestato, l'anatema ha iniziato ad indebolirsi così ho pensato di cominciare a svelarti la verità, così avresti potuto fidarti di noi, di Draco, e avresti potuto liberarmi. Non volevo mentirti, volevo solo stare con te. Ti amo da così tanto, pensa fin dal primo anno, e volevo solo stare con te".

Mi guarda con quella sua espressione da cucciolo indifeso e tutta la mia rabbia si dissolve come neve al sole. Ma svanita quella sento l'incertezza continuare ad attanagliarmi lo stomaco come una morsa.

"Non so se ne ho la forza". Non riesco più a sostenere il peso di quelle pozze grigie ma lui mi solleva il mento con l'indice.

"Si che ne hai la forza, Mya. Non sarei così tranquillo se non sapessi che tu puoi salvarmi. Andrà tutto bene".

"Come puoi dirmi questo, se anche tu ti sei arreso?!" Gli urlo con tutta la forza del mio rammarico per essere stata la causa della sua sconfitta .

"Io non mi sono mai arreso". Non aveva mai avuto quella espressione così seria in viso e per la prima volta Hermione si accorse di quanta energia e potenza, di quanto rispetto quel ragazzo emanasse dalla sua persona. "Ho solo dovuto fare una scelta. Vincere una battaglia, sapendo che Voldemort non avrebbe ceduto finché non fossi tornato in suo possesso, perdendo l'unica cosa che conta nella mia vita... te" Mi accarezza il viso ed io stringo forte quella sua mano calda che so avere la forza di fare tutto, anche scuotere le montagne se avesse voluto. "Oppure salvarti, sapendo in cuor mio, che avresti fatto tutto il possibile per liberarmi una volta per tutte. Vedi? La scelta non era poi così difficile." Mi sorride come sempre quando ho un problema, dandomi tutto il suo amore e il suo sostegno.

"Ma tu... lui è te, come posso farti del male?". Tento di farlo ragionare ma Draco non cede.

"Quello non sono io, Mya. Psicho-Draco è una parte del mio lato Oscuro, è vero, ma dentro di lui c'è tutto l'odio e la malvagità che alberga nel cuore di Voldemort. Quando era piccolo sono stato sottoposto al Bagno Rituale e ora le tenebre di Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato si sono riversate dentro di lui, portandolo sull'orlo della follia. Non mi importa come farai Mya, ma devi fermarlo prima che faccia qualcosa di irreparabile che Draco non si perdonerà mai. Ma sta attenta, quel demone è molto più astuto di quanto tu possa immaginare".

Annuisco mentre la sua espressione seria si scioglie nel più dolce dei sorrisi, il più dolce e anche il più malizioso. "E poi sbaglio hai una promessa da mantenere?"

"Che promessa?" Il suo tono non mi piace.

"Io, tu, una certa camera da letto..." Non finisce nemmeno di pronunciare quella frase che gli mollo un nuovo ceffone.

"Hey, ma allora questo è un vizio!!!" Si lamenta, mettendomi il broncio come un bambino.

"Pervertito!" Sibilo, anche se non posso proprio dire di essermi offesa.

"Forse". Scuote ancora la testa. "Ma chi è stata quella che ha tentato di sedurmi nella Foresta Proibita?"

A questo non posso replicare mentre si china a sfiorarmi le labbra con un bacio gentile.

Tutta la stanchezza, la tristezza e il dolore di queste settimane scompare e la mia anima è finalmente leggera come l'aria.

"Vieni". Si sdraia sull'erba vicino alla cascata, facendomi accovacciare sul suo petto. "Ora riposa. Avrai molto da fare al tuo risveglio ed io cercherò di aiutarti come posso. Ora pensa solo a dormire". Chiudo gli occhi, lasciandomi cullare dal battito del suo cuore mentre la speranza divampa in me.

******

Ginny stava correndo a perdifiato per il corridoio della scuola, tentando di farsi strada tra i numerosi studenti che si stavano dividendo per le loro attività quotidiane. Gli allenamenti di Quidditch erano durati più a lungo del previsto ed ora era tremendamente in ritardo per l'incontro ricerca che si sarebbe tenuto nella vecchia aula del professor Lupin. Silente aveva deciso di permettere loro di usare anche i libri della sezione proibita, tutto pur di trovare una cura che avrebbe finalmente salvato Draco una volta per tutte e che avrebbe restituito gioia alla sua amica Hermione. Erano tutti molto preoccupati per la la leonessa ma sapevano che l'unico modo di restituirle il sorriso era quello di liberare il suo amore.

"Ah" Senza rendersene conto era andata a sbattere contro un qualcosa di molto duro. "Mi scusi, non l'av..."

"Sono io, Ginny". Da un grosso librone, era spuntato il bel viso occhialuto di Harry che pareva fare un immensa fatica per portare quel libro, vecchio e polveroso come non se ne erano mai visti.

"Ritardo?" Le chiese con un mezzo sorriso, un sorriso che non nascondeva tutta la colpa e la tristezza che stava provando.

La perdita di Draco lo aveva colpito più di quanto non se ne rendesse conto, la piccola Weasley dovette ammettere. Era come se Harry avesse perso improvvisamente l'uso di un braccio, come se fosse stato menomato e reso l'ombra di se stesso. Vedere il Serpeverde tornare ad essere un completo bastardo e soprattutto l'effetto che questo aveva avuto su Hermione erano stati un duro colpa. Specie ora che il tradimento di Ron poteva non essere più solo una menzogna.

"Già". La rossa si limitò ad annuire. C'era qualcosa che Harry non voleva dirle, qualcosa che doveva pesargli molto. Questo suo attaccamento per Draco non dipendeva solo dalla magia che condividevano. Era un richiamo viscerale, che gli partiva dai recessi del suo stesso essere. "Gli allenamenti sono durati più del previsto. Avrei preferito non andarci e aiutarvi con le ricerche".

"Non ti preoccupare. Stiamo facendo tutto il possibile quindi non devi rinunciare al Quidditch. Libereremo Draco, ne sono sicuro". Ancora quel sorriso colpevole.

"Ma cos'è per te Draco, Harry? Capisco la storia dei Warrior e di 'Mione ma perché tu sei così coinvolto?" Non poté fare a meno di trattenersi dal chiedergli.

"è la mia famiglia, Ginny. Draco è la mia famiglia". Fu tutto ciò che le rispose.

Il tragitto verso l'aula di Lupin continuò in silenzio finché Harry non aprì la porta trovandosi scaraventato al suolo.

"Potty!!!" Blaise Zabini gli si fiondò tra le braccia, strofinando la sua guancia contro quella del Grifondoro che rischiava di essere schiacciato sia dal peso del libro che da quello del moro, nonché essere bruciato vivo da un rarissimo caso di combustione spontanea. "Oh, mio salvatore. Oh, eccelso ragazzo predestinato, come sono felice di rivederti. Sei finalmente giunto a salvarmi!!!".

Il suo tono melodrammatico fece ridere la bella rossina che tentò di nasconderlo ma l'imbarazzo di Harry era impagabile! "Che succede, Blaise?".

Prima che il Serpeverde potesse rispondere una voce autorevole li richiamò all'ordine. "Blaise, portami subito quel libro dalla copertina azzurra!".

"è lei!" Il giovane veggente additò qualcuno dietro di lui quasi fosse il più orribile tra i mostri

"Hermione?" Harry e Ginny si guardarono stupefatti dal cambiamento della loro amica. Sembrava totalmente un'altra persona.

"Harry, Ginny!" Hermione li accolse con un sorriso, tornando immediatamente ai suoi volumi. Era tornata ad essere la leonessa do Hogwarts. "Harry, presto, passami quel libro che hai in mano!"

Vederla così attiva era per il Bambino Sopravvissuto la certezza che tutto sarebbe finito bene, il ricordo dell'aggressione della sera prima oramai lontano. L'aveva vista completamente distrutta, annientata, ma ora quell'immagine sembrava essere completamente irreale.

Nessuno poteva fermare Hermione Jane Granger quando si metteva in testa qualcosa. "Sono felice che tu stia meglio, 'Mione". Le sorrise sinceramente.

"Il tempo delle lacrime è finito, Harry!". Un fuoco pieno di passione l'animava. "Lucius e i suoi dannati amici Mangiamorte possono chiamarmi mezzosangue, possono mandarmi contro i Dissennatori se vogliono, Harry, non mi importa. Ma nessuno, nessuno, può permettersi di toccare il mio ragazzo!!!".

Che Voldemort si fosse preparato... la sua vendetta sarebbe stata terribile, senza pietà né esitazione.

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Note: finalmente finito!!! Non vi dirò quanti giorni ho impiegato a scriverlo ma stasera mi sono rimboccata le maniche, ho scritto gli ultimi dettagli e ho deciso di pubblicarlo. Se farò qualche modifica sarà in seguito ma non ne potevo più di averlo davanti. Stavo ammattendo. Ho avuto un blocco dello scrittore: un miliardo di idee su come finire la storia, di alcuni frammenti di scene ma non sapevo come mettere tutto insieme, scrivevo alla rinfusa, da una scena all'altra. è stato uno dei più difficili da scrivere... contrapporre Psicho-Draco e Ryu sembrava impossibile. Mi sono riguardata quasi tutte le prime serie di Buffy, nonché quelle di Angel per trovare una giusta linea di lavoro. La poesia iniziale, infatti, s'intitola Passione ed è proprio quella proclamata da Angelus nella puntata omonima a cui mi sono ispirata. Amor, ch'a nullo amato amar perdona... è una citazione dal canto di Paolo e Francesca della Divina Commedia, è un verso che mi aveva colpito molto. Che dire: speriamo che al prossimo vada meglio. A proposito meno tre alla fine del Segreto di Draco, il prossimo cap Omniapurgalis sarà il prologo della fine.

Ok, solite spiegazioni finali. A proposito vorrei fare una specie di referendum per una questione un pò spinosa: che sta succedendo tra Draco e Pansy? Mi spiego: per ferire Hermione fino a che punto Psicho-Draco si spingerà? Accetto proposte. La più quotata sarà quella che inserirò. Sembra una cosa divertente da fare.

Allora, no non ho sbagliato a scrivere, l'Imperatus è una sorta di pre-incantesimo Imperius. Odio e gelosia aprono la mente al controllo di una forza esterna così ecco spiegato cosa è successo a Ron. Quando Hermione l'ha piantato la prima volta, prima del sesto anno e dell'inizio di questa fic, il rosso ha intuito che c'era già qualcun altro nel suo cuore così tutto il suo odio e risentimento l'hanno reso preda di Lucius Malfoy.

A Psicho-Draco non importa niente dei piani di Voldemort almeno per il momento. Vuole piegare quelli che erano stati i suoi amici e farli soffrire per ridurli a delle nullità. Partendo così da zero, il suo piano è quello di rimodellarli e plasmarli a suo piacere in una sorta di famiglia distorta. Non so se mi sono spiegata bene. Prova quasi un amore-odio per loro, specie Hermione che considera la sua debolezza ma al tempo stesso vuole rendere sua regina. La scena dell'aggressione scelgo di non commentarla. Ditemi come è venuta. La spiegazione all'attacco di Remus verrà presentata più avanti.

Stesso discorso per Ryu. Si è finalmente rivelato ma non si può dire che sia proprio Draco. é l'angioletto del nostro biondino, la sua coscienza, mentre l'altro è il diavoletto che spesso si vede nei cartoni. Quando parla di sé e Draco ho reso incerti i pronomi proprio per dimostrare meglio l'ambivalenza delle loro figure nell'immagine del Draco completo.

Morgan Leah è stata una piccola citazione da uno dei miei libri preferiti: la serie de Gli Eredi di Shannara.

Mi interrompo con i commenti perché credo che quello di recensire sia un vostro compito e spero di non aver deluso le vostre aspettative. Come sempre alla prossima.



 

  
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