Il capitolo di oggi non contiene scene comiche, ma è ricco di qualcosaltro. Scoprite che cosa leggendo. Buona lettura.
Passò una
settimana. Nicola stava mettendo
tutto se stesso in quegli allenamenti, ma imparare a combattere e a
diventare
un guerriero era molto difficile. Tutti i suoi maestri gli dicevano di
fare di
più ma, per quanto provasse, non raggiungeva i risultati che
si erano
prospettati.
Un giorno, demoralizzato, il
giovane si allontanò dal
castello per riflettere.
A ogni passo che faceva, gli
sembrava di portare blocchi di pietra pensava tra sé..
Lui ce la stava mettendo tutta. Eppure, nonostante
tutti lo incitassero a non demordere, riusciva a vedere nei loro occhi
il loro
rammarico.
Il giovane si conosceva bene:
sapeva di essere
lento a fare le cose; adorava immaginare e creare una versione di se
stesso più
sveglia e attiva. Ma non era mai riuscito a esternare quel suo alter
ego, che
tutti speravano li salvasse.
Per tutta la vita si era sentito come dietro una maschera:
aveva conosciuto la felicità in certi momenti, ma erano
volati via come fumo,
lasciando solo il ricordo; aveva provato ad aprirsi con qualcuno, ma i
suoi
coetanei non lo capivano, o questo almeno era quello che pensava lui.
Era un italiano, originario di un piccolo paese della
Calabria: era nato in una bella famiglia che lo assecondava e lo
spingeva a
fare di più col motto “Ad maiora”, che
veniva ripetuto ad ogni successo suo o
di suo fratello.
Desiderava con tutto il cuore essere diverso: aprirsi,
trovare amici sinceri e disponibili e cambiare il mondo, eliminando
guerre,
delinquenza, politiche corrotte e tanto altro ancora. Tutto,
però, era una
chimera: non aveva la forza né la cultura per fare una cosa
simile.
A
questo
pensava mentre continuava a camminare e ad auto deprimersi.
Alla fine decise di fermarsi e
sedersi.
Camminando si era allontanato moltissimo dal
castello ed era entrato in una foresta nota col nome di
“Pensiero”.
“Appropriato”,
pensò.
Si sedette vicino
a una quercia rigogliosa e chiuse gli occhi.
Il vento riecheggiava tra le fronde della foresta portando con
sé aria
fresca intrisa di profumi e mista all’odore di fumo e morte.
Da quello che gli
avevano detto, era ciò che si sentiva da quando era iniziata
la guerra.
“Non riuscirò
mai ad aiutarli se
continuo così” pensò “Non mi
posso
permettere di continuare a demoralizzarmi e a pensare al dolore del
passato.
Devo fare qualcosa”.
Si
alzò e s'incamminò verso il castello. Non fece
neanche un passo che sentì una
voce.
Da
un ramo dell’albero al quale si era seduto, apparve un falco.
“Buongiorno
ragazzo” disse il falco.
“Buongiorno signore falco” rispose
Nicola.
“Che
cosa fai qui da solo a piangere” continuò.
“Non stavo piangendo.”.
“Non apertamente, ma
dentro nel profondo lo stai
facendo. Vuoi dirmi che cosa ti opprime così
tanto?”chiese il rapace.
Nicola sospirò pensando
di essere diventato pazzo:
stava parlando con un animale, inoltre questo voleva aiutarlo a
sfogarsi, ma
non ci riusciva.
“Cosa
c’è?”
disse il falco “il
gatto ti ha mangiato
la lingua? Oppure credi che sia folle che un animale ti stia parlando.
Non
stupirti giovane viaggiatore: qui nel Fantasy tutto è
possibile. Inoltre chi ti
dice che io sia un semplice falco?”
Pronunciate queste parole si
trasformò, rivelando di
essere un soleano (la razza cui appartiene l’alter ego di
Nicola, proveniente
dal sole) corvo di colore nero, con indosso un copricapo che finiva con
una
punta, aveva poi un lungo bastone con incastonata una sfera azzurro
cielo.
“Chi sei tu?” fece Nicola.
“Non mi riconosci Nick? Amor l’hai riconosciuto
subito. Non riconosci il tuo secondo maestro?” disse
tranquillamente.
“Maestro?” disse Nicola. Ci pensò un
attimo e poi
capì.
“Tu sei Merlin Corvo Nero, il maestro di magia del mio
alter ego. Le mie scuse se non vi ho riconosciuto subito”.
“Non fa niente ragazzo
mio” lo tranquillizzò. “Ora
dimmi: perché stai piangendo?”
Nicola gli
raccontò i suoi dubbi e tutto ciò che lo
opprimeva, senza tralasciare nulla.
Merlin ascoltò in silenzio dall’alto
dell’albero,
annuendo di tanto in tanto.
Quando il giovane finì di parlare, il mago scese
dall’albero con un salto e si avvicinò a lui.
Era altissimo,
all’incirca due metri: Merlin aveva
circa 11000 anni e poteva raggiungere dimensioni maggiori, ridotte
dalla magia;
proprio per le loro dimensioni, i soleani non indossavano abiti e
andavano in
giro nudi, coprendo le parti intime con una speciale pellicola. Gli
abiti li
indossavano in occasioni speciali o in pubblici eventi.
“Non distrarti su cose come queste Nick” lo riprese
Merlin “Ricordati che so leggere nelle menti altrui, non come
può fare il tuo
alter ego, ma me la cavo. Non pensare alle mie dimensioni o al fatto
che sono
nudo. Almeno ho il cappello!” disse ridendo.
Nicola imbarazzato si scusò. Poi lo guardò
stupito, dicendo: “Un
momento. Se voi siete telepate e potevate leggermi nella mente,
perché non lo
avete fatto subito?”
Merlin sorrise: “Semplice. Non ti saresti sfogato.
Parlare con gli altri è il migliore modo per togliersi pesi
che altrimenti ti
possono schiacciare. Non ti senti più leggero ora che mi hai
parlato?”
Il giovane spalancò gli occhi e, dopo un momento, si
rese conto che il suo maestro aveva ragione. Merlin sorrise.
Passarono alcuni attimi di
silenzio, poi Merlin parlò:
“E’ bello questo posto non è vero. La
foresta del pensiero è un luogo inebriato
di magia: basta fare un pensiero e al tuo albero
cresce un ramo nuovo pieno di vita”.
“Davvero?” disse Nicola.
“Certo” rispose Merlin “Gli alberi di
questa foresta
nascono dai pensieri delle persone,
dal primo che si fa quando si nasce, all’ultimo quando si
muore. E il bello è
che non spariscono con la morte della persona cui appartengono: restano
come
ricordo inestinguibile, perché nessuna vita se ne va se
è ricordata. Se
avvicini l’orecchio a uno di loro puoi sentire i pensieri del
suo proprietario
e, se sai ascoltare, li senti tutti”.
Il giovane osservò meravigliato il suo maestro e poi tutti
gli alberi
che gli erano intorno. “Non sapevo questa
particolarità. Gli altri non me lo
avevano detto”.
“E’
naturale che non te l’abbiano detto. Non tutti lo sanno.
Quando vengono qua,
vedono solo alberi, non quello che in realtà sono,
cioè parte di loro. Si dice
che se è distrutto il tuo albero, si perde la voglia di
vivere. Per questo è
proibito tagliarli.”
“Voi siete qui per sentire i loro pensieri?”
“No! Sono qui per cercare
il mio albero. Cerco quella
parte di me che si trova in questa foresta e completarmi,
cioè riavere la
memoria dei pensieri che mi hanno reso così come sono adesso
per purificarmi. In
effetti, è quello che vorremmo tutti, ma nessuno
può farlo se non lo crede
davvero. “Per credere bisogna voler vedere il vero”
è questo il mio credo. E il
tuo qual è Nick?”
Il giovane scrollò le
spalle: “Non lo so maestro
Merlin. Ci sono persone che impiegano tutta la vita a capire quale sia,
mentre
altre lo scoprono come un lampo improvviso. Io appartengo alla prima
categoria”.
Merlin si mise a ridere: “Pensi davvero che ci voglia
tutta la vita per trovare la propria via? Oppure che ci voglia un
fulmine a
ciel sereno? Non è così.
Dal giorno in cui nasciamo ci appare la via, prima è
sfocata e confusa, poi diventa chiara e precisa, ma solo quando siamo
consapevoli di questo.
Tu non sei ancora consapevole, ma ti basta vedere
davvero per capire quale sia la tua strada.
La vuoi trovare? Allora chiudi gli occhi e apri quelli
dello spirito. Vedi ciò che non sei mai riuscito a vedere,
ascolta ciò che non
hai mai ascoltato; apri tutti insieme i tuoi sensi e vedrai”.
Nicola ci provò. Chiuse gli occhi
e provò a fare ciò che Merlin gli aveva detto, ma
si rese conto di non aver
capito il senso di quelle parole..
“No ragazzo. Non è questo il modo.
Riprova.”
Nicola chiuse gli occhi. Merlin
cominciò a
sussurrargli in un orecchio queste parole: “Respira
profondamente. Rilassa ogni
muscolo. Svuota la mente. Non cercare di guardare con gli occhi del
corpo: usa
quelli dello spirito. Lo senti? Senti come sta vibrando? Come fluttua
nel
vuoto? Fonditi con esso, diventa un tutt’uno con esso. Ora
guarda”.
Quelle parole suonarono come un lontano eco nella mente del giovane. Si sentì percorso da una forza che non gli apparteneva, che brillava, lo circondava e si diramava in tante direzioni. Si stavano formando infinite vie: ognuna sussurrava qualcosa, ma non si capiva cosa dicesse. Poi una divenne più chiara, lo chiamava dicendogli: “Vieni. E’ tempo!”.
Nicola si scosse dalla visione e riaprì gli occhi. Si guardò intorno cercando Merlin, ma il mago era sparito.
Il
giovane lo chiamò, ma non ebbe risposta.
“Se
n’è andato. Probabilmente è tornato a
cercare il
suo albero. Spero di rivedervi maestro Merlin, non
dimenticherò ciò che mi
avete insegnato oggi”.
S'incamminò
verso la strada di casa, ma sentì una voce dal profondo di
se. Era la stessa
che aveva sentito nella sua visione che gli diceva: “Vieni.
E’ tempo!”.
Il
ragazzo non
sapeva chi fosse, ma sentiva che doveva seguire la voce e
s'inoltrò nella
foresta. Cominciò a correre perché
così gli diceva quella voce. Gli sussurrava
che la sua strada non sarebbe più stata di alti e bassi, ma
sarebbe andata
sempre in salita, a volte tortuosa, ma alla fine gloriosa.
Nicola correva; non sentiva fatica. Stava salendo
verso una collina, ma andava sempre più veloce e spedito.
Gli sembrava di volare verso una meta ignota. Tutto ciò
che sapeva, era che doveva raggiungerla.
Nicola
intravide una radura; in un attimo la raggiunse e percorse tutta fino
in fondo.
Lì fu abbagliato da uno spettacolo che poche volte la vita
concede.
Davanti a lui si stagliava tutto il
Fantasy, illuminato dalla luce del
sole che stava tramontando di là dei monti.
Aveva raggiunto l’altopiano che si stagliava sopra la
foresta del pensiero, che pochi potevano raggiungere per trovare la
loro
rivelazione.
Improvvisamente, tutto quello che
cercava da tanto tempo,
sembrava essersi materializzato davanti ai suoi occhi. La sua mente era
aperta,
piena di una nuova vita, quasi come se fosse nuovamente venuto al
mondo.
La voce lo richiamò dicendogli di voltarsi verso il
suo cuore. Quella frase, apparentemente incomprensibile gli era chiara
come
l’acqua.
Nicola si girò verso la sua sinistra e vide
l’oggetto
della ricerca di Merlin davanti ai suoi occhi: il suo albero, unico che
sporgeva verso il dirupo e rimaneva in perfetto equilibrio, una grande
quercia
da cui pendevano alcune liane.
Il
giovane si
avvicinò a esso e ne toccò il tronco con entrambe
le mani. Una luce intensa lo
percorse in tutto il suo essere, risvegliando quello che aveva
dimenticato e
saldando quello che adesso lo spingeva. Sentì la voce
dell’universo, che gli
diceva di svegliarsi dal lungo sonno della sua vita illusoria e aprire
gli
occhi verso quella vera.
Il ragazzo staccò le mani dall’albero dei suoi
pensieri e sentì il vento sfiorargli il volto, come se fosse
la prima volta della sua vita.
La maschera che aveva portato per
tutti quegli anni
era sparita e adesso era venuto fuori il vero volto del ragazzo.
“Come ci si sente a essere tornati e Nick?” disse
una voce dietro di
lui.
“Come se fossi venuto al mondo Luce” rispose senza
voltarsi.
Si voltò verso di lei, appena giunta: gli occhi della
donna erano pieni di lacrime e un sorriso angelico le illuminava il
volto
rigato.
I due si abbracciarono, come fa il
cielo con la terra:
intenso e profondo; poi, lentamente, si staccarono
dall’abbraccio.
Si fissarono negli occhi per un tempo che sembrò
interminabile e poi entrambi risero felici.
Conclusa la risata, Luce disse: “Chi se lo sarebbe mai
immaginato che il nostro luogo segreto nascondesse la chiave del tuo
ritorno.”
“Luogo segreto?”.
“Si. Questo è il luogo segreto in cui io e il tuo
alter ego passavamo le nostre notti più belle, ” e
si voltò verso la radura,
tinta dal tramonto.
Nicola
non l’aveva visto venendo, ma la radura era davvero un posto
segreto: al lato
destro, nascosta tra gli alberi, si ergeva una piccola casetta a mo di
baita;
al centro, vicino alla fine dell’altopiano, si trovava una
roccia scolpita a
forma di un’enorme divano, da cui si potevano osservare le
stelle e sull’albero
dei suoi pensieri era stata fatta una piccola incisione a forma di
cuore con
scritto “Nick & Luce per sempre”.
“E’ stupendo non è vero?”
disse Luce “Abbiamo fatto tutto questo insieme
molto tempo fa. Qui abbiamo ripetuto il nostro voto di nozze con la
promessa di
non dimenticarci mai di cosa siamo”.
“Capisco! Quest’altopiano è stato il
vostro rifugio
per così tanto tempo. Vorrei essere stato al suo posto, ma
so non essere
possibile. Non sono lui e, forse, mai lo sarò completamente,
ma una cosa mi
riprometto di fare”.
Si
avvicinò al
bordo dell’altopiano e gridò a pieni polmoni:
“Che l’intero universo mi sia
testimone. Io m’impegno con tutto me stesso a proteggere
questa terra e tutti i
mondi che si trovano oltre il cielo, non come uomo, non come semplice
ragazzo ma
come il guerriero che io stesso ho creato e che sostituirò.
Io cambierò quest’universo
e lo proteggerò, rendendo possibile l’impossibile.
Il vecchio Nicola non esiste più, ora ce
n’è uno nuovo
e il suo nome è Nick Nibbio Blu”.
Il sole scese oltre i monti e la
sera giunse rapida, ma le sue ombre non
sfiorarono la luce che era avvampata dentro il rinato Nick, pronto per
ricominciare.
Luce sorrise: “Bel discorso. Però non dimenticare
quello che eri, perché è quello che ti ha reso
così. E poi ne hai di strada da
fare. Sei pronto a ricominciare daccapo?”
Nick si voltò verso Luce: “Sono pronto!”
Luce annuì sorridendo.
“Spero di rivedere presto
Merlin. È merito suo se sono
riuscito a trovare questo posto” disse Nick.
Luce
spalancò
gli occhi sussurrando: “Merlin? Tu hai visto
Merlin?”
“Si” disse Nick
“L’ho incontrato nella foresta del pensiero. Lui mi
ha aiutato a sentire il mio
cuore e il mio spirito, facendomi raggiungere questo posto”:
“Capisco” disse
Luce “Ma è impossibile che questo sia
avvenuto. Merlin è morto molto tempo fa”.
Nick si bloccò. “Morto? Come? Quando?”
“Durante l’ attacco di Abominon. L’ho
visto io stessa saltare
in aria”.
Nick
abbassò la
testa e, dopo una rapida riflessione, sussurrò:
“L’albero”.
“Cosa?” .
“E’ stato l’albero di Merlin a guidarmi
qui. Mi ha
detto che era venuto qui per cercare il suo albero. In
realtà era solo un sogno
infranto dalla morte. Maestro Merlin vi prometto che ce la
metterò tutta per
vendicarvi e per conservare i vostri insegnamenti. Lo giuro sul mio
steso
albero”.
Le lacrime scesero dalle guancie di entrambi.
Poi Luce si asciugò le
lacrime con la manica e chiese
di nuovo: “Nick sei pronto a ricominciare?”
Nick
si asciugò gli occhi e, con una luce interiore più forte di
prima, disse: “Sono pronto ora
più che mai. Lo devo a tutti voi”.
Piaciuto? Spero di si. Ditemelo se
è di vostro gradimento: non sono un telepate.
Alla prossima con un altro capitolo pieno di azione.
A Presto!