Crossover
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Autore: nick nibbio    26/09/2010    2 recensioni
Nell'eterna lotta tra bene e male è finalmente giunto un eletto in grado di cambiare l'equilibrio tra queste due forze: un giovane ragazzo che, da semplice sognatore, diventerà protagonista e, insieme a molti grandi personaggi dei manga e delle anime, trasformerà il sogno in realtà
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Anime/Manga, Film, Libri, Videogiochi
Note: Cross-over, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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la rivelazione della foresta del pensiero Salve a tutti. Come stanno andando le cose? Spero bene e ve lo auguro.
Il capitolo di  oggi  non contiene scene comiche, ma è ricco di qualcosaltro. Scoprite che cosa leggendo. Buona lettura.




  Passò una settimana. Nicola stava mettendo tutto se stesso in quegli allenamenti, ma imparare a combattere e a diventare un guerriero era molto difficile. Tutti i suoi maestri gli dicevano di fare di più ma, per quanto provasse, non raggiungeva i risultati che si erano prospettati.                                                    

Un giorno, demoralizzato, il giovane si allontanò dal castello per riflettere.                                                                                                                                                   
A ogni passo che faceva, gli sembrava di portare blocchi di pietra pensava tra sé..                                                                          
Lui ce la stava mettendo tutta. Eppure, nonostante tutti lo incitassero a non demordere, riusciva a vedere nei loro occhi il loro rammarico.                                                          

Il giovane si conosceva bene: sapeva di essere lento a fare le cose; adorava immaginare e creare una versione di se stesso più sveglia e attiva. Ma non era mai riuscito a esternare quel suo alter ego, che tutti speravano li salvasse.                                          
Per tutta la vita si era sentito come dietro una maschera: aveva conosciuto la felicità in certi momenti, ma erano volati via come fumo, lasciando solo il ricordo; aveva provato ad aprirsi con qualcuno, ma i suoi coetanei non lo capivano, o questo almeno era quello che pensava lui.
Era un italiano, originario di un piccolo paese della Calabria: era nato in una bella famiglia che lo assecondava e lo spingeva a fare di più col motto “Ad maiora”, che veniva ripetuto ad ogni successo suo o di suo fratello.                                
Desiderava con tutto il cuore essere diverso: aprirsi, trovare amici sinceri e disponibili e cambiare il mondo, eliminando guerre, delinquenza, politiche corrotte e tanto altro ancora. Tutto, però, era una chimera: non aveva la forza né la cultura per fare una cosa simile.                                  

 A questo pensava mentre continuava a camminare e ad auto deprimersi.                            

Alla fine decise di fermarsi e sedersi.                                                                                          
Camminando si era allontanato moltissimo dal castello ed era entrato in una foresta nota col nome di “Pensiero”.                                                                          

“Appropriato”, pensò.                                                                                                                           
 Si sedette vicino a una quercia rigogliosa e chiuse gli occhi.                                                                                          
Il vento riecheggiava tra le fronde della foresta portando con sé aria fresca intrisa di profumi e mista all’odore di fumo e morte. Da quello che gli avevano detto, era ciò che si sentiva da quando era iniziata la guerra.                                                                           

“Non riuscirò mai ad aiutarli  se continuo così” pensò “Non mi posso permettere di continuare a demoralizzarmi e a pensare al dolore del passato. Devo fare qualcosa”.                      Si alzò e s'incamminò verso il castello. Non fece neanche un passo che sentì una voce.                                                                                                                                                              
Da un ramo dell’albero al quale si era seduto, apparve un falco.                                                                                                                                          
“Buongiorno ragazzo” disse il falco.                                                                                                   
“Buongiorno signore falco” rispose Nicola.                                                                                              
“Che cosa fai qui da solo a piangere” continuò.                                                                                             
“Non stavo piangendo.”.                                                                                             

“Non apertamente, ma dentro nel profondo lo stai facendo. Vuoi dirmi che cosa ti opprime così tanto?”chiese il rapace.                                                                                                           

Nicola sospirò pensando di essere diventato pazzo: stava parlando con un animale, inoltre questo voleva aiutarlo a sfogarsi, ma non ci riusciva.                                                                  “Cosa c’è?” disse il falco  “il gatto ti ha mangiato la lingua? Oppure credi che sia folle che un animale ti stia parlando. Non stupirti giovane viaggiatore: qui nel Fantasy tutto è possibile. Inoltre chi ti dice che io sia un semplice falco?”                         

Pronunciate queste parole si trasformò, rivelando di essere un soleano (la razza cui appartiene l’alter ego di Nicola, proveniente dal sole) corvo di colore nero, con indosso un copricapo che finiva con una punta, aveva poi un lungo bastone con incastonata una sfera azzurro cielo.                                                                                
“Chi sei tu?” fece Nicola.                                                                                                               
“Non mi riconosci Nick? Amor l’hai riconosciuto subito. Non riconosci il tuo secondo maestro?” disse tranquillamente.                                                                           
“Maestro?” disse Nicola. Ci pensò un attimo e poi capì.                                                                   
“Tu sei Merlin Corvo Nero, il maestro di magia del mio alter ego. Le mie scuse se non vi ho riconosciuto subito”.                                                                                                               

“Non fa niente ragazzo mio” lo tranquillizzò. “Ora dimmi: perché stai piangendo?”                                                                                                                                                    
Nicola  gli raccontò i suoi dubbi e tutto ciò che lo opprimeva, senza tralasciare nulla.
Merlin ascoltò in silenzio dall’alto dell’albero, annuendo di tanto in tanto.                      
Quando il giovane finì di parlare, il mago scese dall’albero con un salto e si avvicinò a lui.

Era altissimo, all’incirca due metri: Merlin aveva circa 11000 anni e poteva raggiungere dimensioni maggiori, ridotte dalla magia; proprio per le loro dimensioni, i soleani non indossavano abiti e andavano in giro nudi, coprendo le parti intime con una speciale pellicola. Gli abiti li indossavano in occasioni speciali o in pubblici eventi.                          
“Non distrarti su cose come queste Nick” lo riprese Merlin “Ricordati che so leggere nelle menti altrui, non come può fare il tuo alter ego, ma me la cavo. Non pensare alle mie dimensioni o al fatto che sono nudo. Almeno ho il cappello!” disse ridendo.                                                                                                                           
Nicola imbarazzato si scusò. Poi lo guardò stupito, dicendo: “Un momento. Se voi siete telepate e potevate leggermi nella mente, perché non lo avete fatto subito?”                             
Merlin sorrise: “Semplice. Non ti saresti sfogato. Parlare con gli altri è il migliore modo per togliersi pesi che altrimenti ti possono schiacciare. Non ti senti più leggero ora che mi hai parlato?”                                                                                                                 
Il giovane spalancò gli occhi e, dopo un momento, si rese conto che il suo maestro aveva ragione. Merlin sorrise.                                                                                             

Passarono alcuni attimi di silenzio, poi Merlin parlò: “E’ bello questo posto non è vero. La foresta del pensiero è un luogo inebriato di magia: basta fare un pensiero e al tuo albero  cresce un ramo nuovo pieno di vita”.                                                                   
“Davvero?” disse Nicola.
“Certo” rispose Merlin “Gli alberi di questa  foresta nascono dai pensieri delle persone, dal primo che si fa quando si nasce, all’ultimo quando si muore. E il bello è che non spariscono con la morte della persona cui appartengono: restano come ricordo inestinguibile, perché nessuna vita se ne va se è ricordata. Se avvicini l’orecchio a uno di loro puoi sentire i pensieri del suo proprietario e, se sai ascoltare, li senti tutti”.                                                                                                                                    
Il giovane osservò meravigliato il suo maestro e poi tutti gli alberi che gli erano intorno. “Non sapevo questa particolarità. Gli altri non me lo avevano detto”.                                                                                                                                                           
“E’ naturale che non te l’abbiano detto. Non tutti lo sanno. Quando vengono qua, vedono solo alberi, non quello che in realtà sono, cioè parte di loro. Si dice che se è distrutto il tuo albero, si perde la voglia di vivere. Per questo è proibito tagliarli.”                    
“Voi siete qui per sentire i loro pensieri?”                                                            

“No! Sono qui per cercare il mio albero. Cerco quella parte di me che si trova in questa foresta e completarmi, cioè riavere la memoria dei pensieri che mi hanno reso così come sono adesso per purificarmi. In effetti, è quello che vorremmo tutti, ma nessuno può farlo se non lo crede davvero. “Per credere bisogna voler vedere il vero” è questo il mio credo. E il tuo qual è  Nick?”                              

Il giovane scrollò le spalle: “Non lo so maestro Merlin. Ci sono persone che impiegano tutta la vita a capire quale sia, mentre altre lo scoprono come un lampo improvviso. Io appartengo alla prima categoria”.                                                                         
Merlin si mise a ridere: “Pensi davvero che ci voglia tutta la vita per trovare la propria via? Oppure che ci voglia un fulmine a ciel sereno? Non è così.
Dal giorno in cui nasciamo ci appare la via, prima è sfocata e confusa, poi diventa chiara e precisa, ma solo quando siamo consapevoli di questo.                                     
Tu non sei ancora consapevole, ma ti basta vedere davvero per capire quale sia la tua strada.                                                                                                                                    
La vuoi trovare? Allora chiudi gli occhi e apri quelli dello spirito. Vedi ciò che non sei mai riuscito a vedere, ascolta ciò che non hai mai ascoltato; apri tutti insieme i tuoi sensi e vedrai”.                                                                                                                            

Nicola ci provò.  Chiuse gli occhi e provò a fare ciò che Merlin gli aveva detto, ma si rese conto di non aver capito il senso di quelle parole..                                                                                                                                                                  
“No ragazzo. Non è questo il modo. Riprova.”                                               

Nicola chiuse gli occhi. Merlin cominciò a sussurrargli in un orecchio queste parole: “Respira profondamente. Rilassa ogni muscolo. Svuota la mente. Non cercare di guardare con gli occhi del corpo: usa quelli dello spirito. Lo senti? Senti come sta vibrando? Come fluttua nel vuoto? Fonditi con esso, diventa un tutt’uno con esso. Ora guarda”.                                                                                                                                        

Quelle parole suonarono come un lontano eco nella mente del giovane. Si sentì percorso da una forza che non gli apparteneva, che brillava, lo circondava e si diramava in tante direzioni. Si stavano formando infinite vie: ognuna sussurrava qualcosa, ma non si capiva cosa dicesse. Poi una divenne più chiara, lo chiamava dicendogli: “Vieni. E’ tempo!”.                                                                                   

Nicola si scosse dalla visione e riaprì gli occhi. Si guardò intorno cercando Merlin, ma il mago era sparito.                                                                                                                           

Il giovane lo chiamò, ma non ebbe risposta.                                                                                         

“Se n’è andato. Probabilmente è tornato a cercare il suo albero. Spero di rivedervi maestro Merlin, non dimenticherò ciò che mi avete insegnato oggi”.                    
S'incamminò verso la strada di casa, ma sentì una voce dal profondo di se. Era la stessa che aveva sentito nella sua visione che gli diceva: “Vieni. E’ tempo!”.                          

 Il ragazzo non sapeva chi fosse, ma sentiva che doveva seguire la voce e s'inoltrò nella foresta. Cominciò a correre perché così gli diceva quella voce. Gli sussurrava che la sua strada non sarebbe più stata di alti e bassi, ma sarebbe andata sempre in salita, a volte tortuosa, ma alla fine gloriosa.                                                                            
Nicola correva; non sentiva fatica. Stava salendo verso una collina, ma andava sempre più veloce e spedito.                                    
Gli sembrava di volare verso una meta ignota. Tutto ciò che sapeva, era che doveva raggiungerla.                                                                                                                 
Nicola intravide una radura; in un attimo la raggiunse e percorse tutta fino in fondo. Lì fu abbagliato da uno spettacolo che poche volte la vita concede.                                                                                                               

Davanti a lui si stagliava tutto il Fantasy, illuminato dalla luce del sole che stava tramontando di là dei monti.                                                                                                  
Aveva raggiunto l’altopiano che si stagliava sopra la foresta del pensiero, che pochi potevano raggiungere per trovare la loro rivelazione.                         

Improvvisamente, tutto quello che cercava da tanto tempo, sembrava essersi materializzato davanti ai suoi occhi. La sua mente era aperta, piena di una nuova vita, quasi come se fosse nuovamente venuto al mondo.                                                                                                                                                         
La voce lo richiamò dicendogli di voltarsi verso il suo cuore. Quella frase, apparentemente incomprensibile gli era chiara come l’acqua.                                                     
Nicola si girò verso la sua sinistra e vide l’oggetto della ricerca di Merlin davanti ai suoi occhi: il suo albero, unico che sporgeva verso il dirupo e rimaneva in perfetto equilibrio, una grande quercia da cui pendevano alcune liane.                                                                                                             

 Il giovane si avvicinò a esso e ne toccò il tronco con entrambe le mani. Una luce intensa lo percorse in tutto il suo essere, risvegliando quello che aveva dimenticato e saldando quello che adesso lo spingeva. Sentì la voce dell’universo, che gli diceva di svegliarsi dal lungo sonno della sua vita illusoria e aprire gli occhi verso quella vera.                                         
Il ragazzo staccò le mani dall’albero dei suoi pensieri e sentì il vento sfiorargli il volto, come se fosse la prima volta della sua vita.

La maschera che aveva portato per tutti quegli anni era sparita e adesso era venuto fuori il vero volto del ragazzo.                                                                                                                                           
“Come ci si sente a essere tornati e Nick?” disse una voce dietro di lui.                                
“Come se fossi venuto al mondo Luce” rispose senza voltarsi.                                                           
Si voltò verso di lei, appena giunta: gli occhi della donna erano pieni di lacrime e un sorriso angelico le illuminava il volto rigato.                                                     

I due si abbracciarono, come fa il cielo con la terra: intenso e profondo; poi, lentamente, si staccarono dall’abbraccio.                                                                                             
Si fissarono negli occhi per un tempo che sembrò interminabile e poi entrambi risero felici.                                                                                                                         
Conclusa la risata, Luce disse: “Chi se lo sarebbe mai immaginato che il nostro luogo segreto nascondesse la chiave del tuo ritorno.”                                                                
“Luogo segreto?”.                                                                                                      
“Si. Questo è il luogo segreto in cui io e il tuo alter ego passavamo le nostre notti più belle, ” e si voltò verso la radura, tinta dal tramonto.                                                                                                                                        

Nicola non l’aveva visto venendo, ma la radura era davvero un posto segreto: al lato destro, nascosta tra gli alberi, si ergeva una piccola casetta a mo di baita; al centro, vicino alla fine dell’altopiano, si trovava una roccia scolpita a forma di un’enorme divano, da cui si potevano osservare le stelle e sull’albero dei suoi pensieri era stata fatta una piccola incisione a forma di cuore con scritto “Nick & Luce per sempre”.                                                                                                                                          
“E’ stupendo non è vero?” disse Luce “Abbiamo fatto tutto questo insieme molto tempo fa. Qui abbiamo ripetuto il nostro voto di nozze con la promessa di non dimenticarci mai di cosa siamo”.
“Capisco! Quest’altopiano è stato il vostro rifugio per così tanto tempo. Vorrei essere stato al suo posto, ma so non essere possibile. Non sono lui e, forse, mai lo sarò completamente, ma una cosa mi riprometto di fare”.                                                                          

 Si avvicinò al bordo dell’altopiano e gridò a pieni polmoni: “Che l’intero universo mi sia testimone. Io m’impegno con tutto me stesso a proteggere questa terra e tutti i mondi che si trovano oltre il cielo, non come uomo, non come semplice ragazzo ma come il guerriero che io stesso ho creato e che sostituirò. Io cambierò quest’universo e lo proteggerò, rendendo possibile l’impossibile.
Il vecchio Nicola non esiste più, ora ce n’è uno nuovo e il suo nome è Nick Nibbio Blu”.                                                                                            

Il sole scese oltre i monti e la sera giunse rapida, ma le sue ombre non sfiorarono la luce che era avvampata dentro il rinato Nick, pronto per ricominciare.                       
Luce sorrise: “Bel discorso. Però non dimenticare quello che eri, perché è quello che ti ha reso così. E poi ne hai di strada da fare. Sei pronto a ricominciare daccapo?”                                                                                                                                                             
Nick si voltò verso Luce: “Sono pronto!”                                                                                            
Luce annuì sorridendo.                                                                                                                       

“Spero di rivedere presto Merlin. È merito suo se sono riuscito a trovare questo posto” disse Nick.                                                                                                                                   
 Luce spalancò gli occhi sussurrando: “Merlin? Tu hai visto Merlin?”                                                           
“Si” disse Nick “L’ho incontrato nella foresta del pensiero. Lui mi ha aiutato a sentire il mio cuore e il mio spirito, facendomi raggiungere questo posto”:                        

“Capisco” disse Luce “Ma è impossibile che questo sia avvenuto. Merlin è morto molto tempo fa”.                                                                                                                                    
Nick si bloccò. “Morto? Come? Quando?”                                                                            
“Durante l’ attacco di Abominon. L’ho visto io stessa saltare in aria”.                                                                                                                        

 Nick abbassò la testa e, dopo una rapida riflessione, sussurrò: “L’albero”.                                                                                                                                
“Cosa?” .                                                                                                                                    
“E’ stato l’albero di Merlin a guidarmi qui. Mi ha detto che era venuto qui per cercare il suo albero. In realtà era solo un sogno infranto dalla morte. Maestro Merlin vi prometto che ce la metterò tutta per vendicarvi e per conservare i vostri insegnamenti. Lo giuro sul mio steso albero”.                                     
Le lacrime scesero dalle guancie di entrambi.                                         

Poi Luce si asciugò le lacrime con la manica e chiese di nuovo: “Nick sei pronto a ricominciare?”                                                                                                                                          
Nick si asciugò gli occhi e, con una luce interiore  più forte di prima, disse: “Sono pronto ora più che mai. Lo devo a tutti voi”.

 

Piaciuto? Spero di si. Ditemelo se è di vostro gradimento: non sono un telepate.
Alla prossima con un altro capitolo pieno di azione.
A Presto!

  
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