Anime & Manga > Kuroshitsuji/Black Butler
Segui la storia  |       
Autore: _hurricane    26/09/2010    5 recensioni
[contiene spoiler sull'episodio 12 di Kuroshitsuji II]
la vita di Ciel ormai è cambiata per sempre, e insieme ad essa anche quella di Sebastian. Ma che succederebbe, se Ciel decidesse di lasciarlo andare?
- un Ciel Phantomhive demone, ma più umano che mai.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ciel Phantomhive, Sebastian Michaelis
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

5. Nuvole e rivelazioni.

 

Mi feci spiegare come raggiungere la dimora del nobile e mi incamminai, dopo aver promesso al contadino che quella sera stessa avrebbe riavuto i suoi beni. Non potevo certo ridurmi come Sebastian, a servirlo per chissà quanto tempo… La sola idea di chiamare ‘padrone’ una persona del genere mi nauseava. Avrei potuto correre per chilometri senza fatica, ma la strada da fare non era molta, e io avevo bisogno di tempo per pensare a come uccidere questo Lord Sorrow (dolore). Si faceva chiamare così per incutere timore nei paesani… patetico. Con una pistola a disposizione non avrei avuto alcun problema; non era una cosa nuova per me. Ma pensare di uccidere una persona a mani nude, pensare di esserne fisicamente capace… era inquietante. Poi pensai a Sebastian, a quella sua innata grazia anche nell’uccidere, quell’agilità elegante, felina. Mi augurai di esserne in grado anch’io, e poco dopo, senza avere un piano preciso in mente, mi ritrovai di fronte ad un grande cancello nero con una S in rilievo, dietro il quale si stagliava un lungo viale alberato che conduceva ad una casa molto simile a quella che avevo lasciato. Decisi che sarebbe stato meglio agire col buio, così feci il giro del perimetro della villa e mi accovacciai dietro un cespuglio. Mi distesi sul prato per osservare il cielo; dovevo pur impiegare il tempo in qualche modo, visto che si trattava di un intero pomeriggio. Avevo sempre considerato un passatempo stupido quello di dare un senso alla forma delle nuvole: ‘Sono solo nuvole!’ avevo detto ad Elizabeth un giorno, quando aveva preteso che riconoscessi anch’io una papera, un coniglio o chissà cos’altro. Ma in fondo lì dietro quel cespuglio nessuno mi avrebbe scoperto… così iniziai a scrutare quelle grandi masse bianche nel cielo, sforzandomi di trovare qualche forma riconoscibile. Evidentemente la mia bassa opinione di quel passatempo era sempre dipesa dal fatto che non ne ero per niente capace: la mia immaginazione era decisamente limitata. Risi di me stesso: ero una contraddizione vivente. In un atto di estrema umanità avevo dato la libertà a Sebastian, per poi approfittare delle disgrazie di un contadino e stipulare un contratto; e adesso mi ritrovavo a cercare forme nelle nuvole per ingannare il tempo, prima di uccidere un perfetto sconosciuto in cambio di un’anima umana. Non c’era niente da fare: l’umano e il demone dentro di me sarebbero sempre stati in contrasto, e per quanto mi sforzassi, sentivo di non appartenere a nessuna delle due categorie. Mi sentivo un incrocio, come un cane di razza indefinita. L’unico esemplare di una specie in via d’estinzione. Non mi preoccupava certo l’opinione del resto del mondo; era la mia a preoccuparmi. Questa specie di doppia personalità mi infastidiva.

Questo susseguirsi di pensieri e constatazioni andò avanti per molte ore, tanto che si era fatto buio e non me ne ero quasi accorto. Con un balzo mi ritrovai al di là del muro che circondava la villa, nel giardino. Mi mossi silenziosamente tra le piante perfettamente curate, scrutando le finestre dell’edificio per capire quale fosse quella della camera da letto. Le case dei nobili erano tutte molto simili nella disposizione delle stanze, e solitamente la camera del padrone di casa aveva una finestra più particolare, col balcone. La individuai con facilità e mi accostai al muro, per arrampicarmi fino al balcone ed intrufolarmi. Non sapevo ancora cosa avrei fatto, una volta entrato; pensavo che sarebbe stato meglio agire d’istinto. Con l’agilità di un gatto e l’aderenza di un ragno, arrivai fino al balcone, e forzando leggermente la finestra riuscii ad entrare. In un enorme letto a baldacchino con la consueta S stampata in alto, dormiva la mia vittima. Era un uomo con pochi capelli, abbastanza in carne, visto che ci voleva metà delle lenzuola damascate per coprirlo. E dormiva con una spada accanto al letto… Con molta cautela la tolsi dal fodero, deciso ad utilizzarla per sgozzarlo. Con la mano destra tenevo l’arma, mentre con la sinistra gli presi la testa per tenerla ferma. Ma in quel preciso istante vidi come un lampo, e tutto intorno a me cambiò. Avevo ancora la spada in pugno, ma il letto era sparito. Mi trovavo in un vicolo buio, chissà dove. All’improvviso sentii un urlo dietro di me, e mi voltai… era Lord Sorrow, rannicchiato in un angolo sudicio, che guardava nella mia direzione con gli occhi sbarrati. Sussurrava ‘No, ti prego, no…’ Feci un passo verso di lui e istintivamente si alzò per fuggire. Illuso… lo raggiunsi in un secondo e lo atterrai, la faccia contro la pietra bagnata del vicolo. Gli tirai indietro la testa, e una sensazione di onnipotenza mista ad adrenalina pervase il mio corpo, quando mi resi conto che non riusciva a muovere un singolo muscolo per quanto ero diventato forte. Ancora una volta, ci fu quell’attimo in cui mi sentii un animale in preda alla follia omicida. Ma poi i suoi insulsi piagnucolii mi ricordarono qual era il mio scopo… e senza esitazione, gli tagliai la gola con la sua spada. In una pozza del suo stesso sangue, lo sentii esalare il suo ultimo respiro, e in quell’istante di nuovo un lampo. Ero tornato nella sua camera da letto, e il suo corpo era ancora sotto le lenzuola, come se non fosse successo nulla. Eccetto per gli occhi sbarrati che fissavano il soffitto. A quel punto realizzai: nel momento in cui lo avevo toccato, ero diventato un suo incubo, e poi, nel preciso istante in cui era morto, ero tornato alla realtà. Istintivamente pensai al fatto che soltanto io, tra tutti i demoni, potevo dormire e sognare, perché un tempo ero un umano; così aveva detto Sebastian. Un grande sorriso iniziò ad allungarsi sul mio viso: non ero un incrocio, ero una magnifica eccezione. Un diamante in mezzo a tante comunissime pietre. Non ero né un umano, né un demone: ero il re dei sogni.

   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Kuroshitsuji/Black Butler / Vai alla pagina dell'autore: _hurricane