The Little
BEE from somewhere
CERCASI giovani
pulzelle di piacente
aspetto per impiego di PR.
Così
diceva
l'annuncio.
Lei, Cat
Empitsu, non era né piacente né pulzella, ma
aveva disperatamente bisogno di un
lavoro. Lontano da reattori e deserto, deserto e reattori.
A Midgar i
suoi genitori avevano dei parenti che vivevano negli Slums e quello le
bastava
per avere una sistemazione provvisoria almeno fino a quando non si
fosse
ambientata e fosse riuscita a trovare qualche metro quadro per la sua piacente
e giovane persona.
Suo
fratello l'aveva salutata con uno sbuffo: “Cercano prostitute,
Cat.”
aveva puntualizzato dall'altezza dei suoi quattordici anni appena
compiuti,
mentre la mamma soffocava un singhiozzo nel fazzoletto “Carine.
E tu non
appartieni alla categoria.”
“Anche
alla
Shin-Ra cercano SOLDIER. Alti un metro e ottanta, muscolosi e senza il
moccio a
naso. Tu invece rientri benissimo nella categoria, giusto?”
gli aveva dato un
buffetto sulla testa con la stessa forza che avrebbe riservato a uno
scappellotto
“Quando sarai cresciuto vieni a trovarmi a Midgar.”
Papà
aveva
tossicchiato qualcosa mentre l'accompagnava verso la stazione, ma non
era
riuscito a dire nulla di paterno o che la convincesse minimamente a
restare in
quella landa desolata un po' prima delle Wastelands.
Deserto e
reattori, reattori e deserto.
Non avrebbe
potuto dire niente neanche a fare uno sforzo d'immaginazione.
Così
era
partita su uno scalcagnato convoglio in direzione della Capitale del
Mondo.
Proprio
come avevano fatto altre due persone prima di lei: il bulletto delle
elementari
che ci aveva provato con tutto il paesino fino ad arrendersi e cercare
nuove
fidanzate altrove, e la sua controparte intelligente e tranquilla che
piuttosto
di marcire nello stesso reattore del suo parentado era scappato sul
primo treno
al minimo dell'età consentita.
Cat
Empitsu.
Will
Hunt.
Theo
Hazard.
Tre come
tanti altri, tanti altri che si erano addormentati su un traballante
treno
attraverso gli accecanti deserti delle Wastelands, per poi risvegliarsi
nel
bagliore verdognolo della Mako di cui si tingevano l'acciaio e il ferro
di una
qualsiasi stazione degli Slums.
“Lì
cercano
solo prostitute.”
Questo era
stato il commento stanco che le era stato riservato, ma aveva preferito
non
aggiungere nulla e continuare a mangiare sotto la luce della lampadina
a Mako.
Ogni tanto qualche scintilla verde andava a schiantarsi sulla tavola traballante e
quello non faceva altro
che convincerla sempre di più: ora che era scappata dal
deserto, doveva
scappare dagli Slums.
Sarebbe
servito molto più tempo, ma poteva riuscirci. E magari
trovare addirittura un
impiego qualsiasi alla stessa Shin-Ra.Inc.
Per poi
fare carriera, sposare un SOLDIER e sistemarsi per la vita.
Bastava
solo aspettare un poco. Sapeva che alla Shin-Ra erano sempre alla
ricerca di nuovi
soggetti che si distogliessero dalla comune marmaglia del
Pianeta. E lei
poteva considerarsi nella categoria.
Predire il
futuro non era cosa
che una qualunque
prostituta del famoso Honey-Bee Manor sapesse fare.
Certo, non
sempre ci azzeccava e non sempre quello che vedeva era chiaro, ma
qualche volta
stupiva anche se stessa.
Fu con
quella convinzione che qualche giorno dopo essere arrivata a Midgar ed
essere
torchiata da tutti i parenti riuniti nel tentativo di distoglierla dai
suoi
propositi, uscì da quella casetta buia sotto il Plate e si
incamminò verso il
Settore 6, diretta alla luccicante e kitish stamberga rosa fluo meglio
nota
come Honey-Bee Manor.
Era
piuttosto deprimente pensare a come un bordello fosse l'unica cosa che
negli
Slums andasse oltre la semplice sopravvivenza. Laggiù tutto
sembrava essere
sempre a un passo dal crollare sotto il peso del Plate, che se non
fosse stato
per qualche sporadico squarcio, per gli Slums era il grigio e infinito
paradigma del cielo.
Il
costruttore di Midgar doveva essere stato un qualche maniaco con scarso
amore
per il prossimo. E l'Honey-Bee Manor era il pallido e artificioso
tentativo di
supplirne.
Luci rosa e
gialle al neon, una manica di omaccioni dagli odori più
disparati in attesa
fuori dall'ingresso e qualche buttafuori forse meno raccomandabile
degli stessi
clienti.
Cat strinse
i denti e proseguì meccanicamente oltre le scale, sostenendo
lo sguardo della
montagna che le si era parata davanti: “Buongiorno, voglio
lavorare qui.”
Ostentare
fiducia in se stessi. Questo era il primo punto del Manuale
per l'impiego
sicuro. Di cui tanto sicura non lo era neanche lei, ma era
armata di un
buona dose di spray al peperoncino. Di nuovo, senza essere sicura che
potesse
davvero funzionare.
L'uomo
l'aveva squadrata con lo stesso sguardo che avrebbe riservato a una
gallina al
mercato, per poi biascicare qualcosa al PHS.
“Poteva
anche vestirsi di meno, miss.” L'aveva
presa in giro, mentre
dall'eloquente tendina rossa, appariva una delle scodinzolanti Bees,
l'acchiappava per il colletto e la trascinava dentro.
Riuscì
solo
a gettare un'occhiata di sfuggita alla sala circolare blu e gialla,
prima di
venire quasi lanciata di peso in quella che sembrava una stanza per il
trucco,
dove altre Bees alzarono all'unisono un sopracciglio per poi scambiarsi
una
risatina soffocata.
Il buon Don
aveva recuperato della strada tante ragazze degli Slums per farne poi
delle rispettabili
lavoratrici. Prostitute intrattenitrici vestite da apina.
E lei, Cat
Empitsu, brillante laureata di un qualsiasi
buco ai margini del Pianeta conosciuto e neo-trasferita a Midgar, stava
per
andare a fare la stessa, identica, miseranda fine.
Nella
pacchianissima sala rossa e oro in cui era stata scortata da altri
compratori di
galline da mercato, il buon Don Corneo aveva fissato un punto impreciso
tra il
suo collo e l'ombelico.
"Sei
un po' scialbina, eh?" aveva commentato, tamburellando sulla pancia
pelosa
che spuntava da sotto la camicia sbottonata "E cosa ti avrebbe portato
da
me, il Don del Settore 6?"
Cat si
trattenne dal replicare che era abbastanza ovvio.
"Vorrei
mi lasciaste lavorare qui."
La
squadrò
passandosi il sigaro da una parte all'altra delle labbra umidicce:
"Cosa
sai fare?"
Iniziare il
suo curriculum con un predire il futuro, se e quando mi
riesce di azzeccarci
non le sembrò l'idea migliore. Vivendo poi in un paesino ai
confini del mondo,
con gli uomini era stata pure abbastanza sfortunata.
"...Le
fotocopie. So fare le fotocopie."
Davvero, non le
era venuta idea migliore.
Dal giorno
in cui Cat aveva visto tracciarsi il suo futuro di fotocopiatrice
umana, era
trascorso un monotono anno.
C'erano
però state diverse cose illuminanti.
Per
esempio, capire che lavorare all'Honey-Bee Manor era come andare a
letto con mezza
Midgar senza nemmeno sborsare un centesimo di Gil.
Aveva poi
visto omaccioni in aderenti tutine colorate muovere i loro sodi culetti
gioiosi
alle parole del loro leader spirituale, il baffuto signor Mukki. Ed era
stata
più volte invitata a unirsi al loro gaio gruppo per
apprezzare i piaceri di un
buon bagno caldo dopo la giornata di lavoro: aveva sempre gentilmente
declinato, ricevendo a ogni rifiuto decine di improponibili mutandine.
Perché
mai all'Honey-Bee si scambiassero mutandine come souvenir era per lei
ancora un
mistero.
Così
come
era un mistero il motivo per cui improvvisamente fosse sembrato tanto
urgente
includere una segretaria nello sgangherato personale di quel bordello.
A cosa
esattamente servisse una prendiappunti tra maniaci, travestiti e
mitomani di
ogni genere era davvero più misterioso di migliaia di
mutandine zebrate.
Comunque,
la vita dell'Honey-Bee Manor era meno peggio di quanto Cat non si fosse
aspettata, se solo non fosse stato il brutto presentimento di come la
sua
esistenza si fosse improvvisamente arenata sotto il cemento degli
Slums.
Questo, nella sua piccola mente di nullità qualsiasi, era
ben diverso dalla
minuscola speranza di gloria e denaro che aveva rinchiuso nella valigia
mentre
si lasciava alle spalle il deserto delle Wastelands.
Fu una sera
come tante altre che accaddero in successione una serie di eventi a
seguito dei
quali finalmente si mosse un qualche strano ingranaggio nelle
arrugginite ruote
di quella cosa assurda chiamata destino.
Naturalmente,
niente di cui lei fosse riuscita ad avere
una minima visione.
Mettendo un
poco di ordine nei pensieri, poteva dire che quegli eventi erano
essenzialmente
tre, ma era troppo occupata a fantasticare su altro piuttosto che fare
attenzione proprio a un piccolo, evento numero tre.
Prima di
tutto, ci fu l'allegra telefonata da parte di sua madre per
singhiozzare come
suo fratello fosse in partenza per Midgar e di prendersi cura di lui.
Con tutto
il complicato significato che il 'prendersi cura di lui'
avrebbe
implicato.
Poi ci fu
l'apparizione di Will, e fu quel momento in cui Cat sentì la
sensazione per cui
decise di dare ascolto alle lagne del suo parentado, rimboccarsi le
maniche e
tornare alla sua scalata degli Slums.
Per tornare
ai suoi propositi di campagnola arrivista, le era bastato un semplice
sguardo,
dritto negli occhi del SOLDIER impettito davanti al bancone.
C'era
qualcosa che brillava là in fondo.
Qualcosa di troppo abbagliante e
tinto di quello stesso colore che la Shin-Ra andava ogni giorno a
sottrarre a
quel grumolo di roccia sospeso nell'Universo.
Qualcosa che
non era umano.
Cat era
stata abbastanza professionale da rimettersi a testa china sullo
scalcagnato
computer di diciassettesima mano con cui cercava di tenere in ordine le
bizzarrie notturne degli Slums.
"…A
nome di chi devo prenotare?" aveva tamburellato sulla tastiera, per poi
battere diligentemente le sei lettere che in quel momento per lei non
avevano
alcun significato. Tuesti per lei ancora non era
che un qualsiasi
impiegato della Shin-Ra, abbastanza annoiato e snob da portarsi dietro
addirittura un SOLDIER per assicurarsi una stanza di lusso al bordello
dei
bassifondi.
"Sai,
mentre venivamo qui ho detto al signor Tuesti che sai leggere il
futuro."
La voce di Will aveva richiamato l'attenzione di Cat dal computer.
Erano
rimasti soli nella Hall, dopo che Don Corneo si era precipitato
strisciante e
tutto salamelecchi verso quell'impiegato troppo ingessato per lo
standard medio
dell'Honey-Bee.
"Sembrava
interessato, sai?"
Cat
alzò
gli occhi al cielo: Will non era cambiato per nulla dal bulletto
chiacchierone
che era stato nel loro villaggio disperso nelle Wastelands.
"Gli
ho detto di quella volta che hai azzeccato sull'infinitesima
probabilità che un
fulmine a ciel sereno mi colpisse." ridacchiò "Mi avevi
appena
scaricato, ricordi?"
"E'
stata una punizione divina, Will."
"Io
invece considero un evento quanto mai fortuito,
scoprirti qui
all'Honey-Bee. Iniziava a mancarmi la tua faccia sempre scocciata." le
diede un buffetto sulla testa, sporgendosi sul bancone "Più
tardi provo a
chiedere al giochino del signor Tuesti quante possibilità
potrei di nuovo avere
con te…"
Cat
ignorò
la connessione che era andata elaborandosi nel cervello di Will, ormai
tristemente fuso da fulmini e bombardato di Mako: "…Un
giochino?"
"Non
ho capito bene cosa sia, non mi interessano i pupazzi da ragazzine. So
solo che
Corneo voleva qualcosa per ravvivare il solito tran-tran del posto e il
signor
Tuesti ha battuto tutti sul tempo." si lasciò sfuggire un
sorrisetto
sornione "Sarà anche un Capo Dipartimento, ma per quanto ne
dica gli Slums
comunque gli piacciono…"
Non
esisteva bravo impiegato e padre di famiglia della Shin-Ra che Cat non
avesse
visto trascorrere qualche serata all'Honey-Bee. Dallo scribacchino di
infimo
livello al Presidente. Nessun moralismo e nessun pensiero nella noia di
quell'accozzaglia di acciaio nel bel mezzo delle Wastelands.
Quando i
gridolini di Don Corneo annunciarono il ritorno della combriccola nella
Hall,
stavolta Cat si sforzò di degnare più di
un'occhiata di routine al signor Capo
Dipartimento, che tutto impettito richiamò Will
con un gesto e fece la sua
trionfale uscita tra le luci al neon.
Una sera
parecchio tempo dopo la visita del Capo Dipartimento,
mentre si sedeva
al suo luccicante bancone all'ingresso dell'Honey-Bee Manor, il Don
l'aveva
fatta chiamare.
Cat aveva
fissato quella grassa testa pelata, mentre gli occhietti acquosi del
Don
puntavano il solito punto non ben specificato tra il suo collo e lo
stomaco.
“Tu
qui non
faresti strada. Sono stato contattato dalla Shin-Ra e mi han detto che
han
trovato il lavoro giusto per te. Quindi puoi prendere i fogli dove
c'è scritto
tutto quello che ti serve e tornare a casa.” aveva aspirato
una boccata dal
sigaro floscio che teneva tra le grassocce mani ingiallite
“Naturalmente io
sono il Don e sono buono, quindi ti pago tutto il mese.
Perché ricorda che il
Don è una brava persona qui al Wall Market.”
E
così
aveva lasciato che Mukki e i suoi affiliati la stringessero in un
sudaticcio
abbraccio collettivo, aveva ricevuto qualche nuovo paio di mutandine e
aveva
infine potuto togliersi le ridicole antennine delle Bees.
Cat
Empitsu, vent'anni, qualche mese e qualche giorno, aveva finalmente
avuto
l'occasione di dare la scalata agli Slums che aveva tanto sognato.
***
“...Catty,
seguimi in ufficio.”
La vocina
stridula che la destò bruscamente dai sogni del suo primo
giorno di
straordinari non era quella della piccola sveglia che tante volte aveva
afferrato e scaraventato contro il muro. Non era nemmeno paragonabile a
quella
controllata e cool del suo nuovo e pensieroso capo.
Cat
sbatté
lentamente le palpebre, mettendo a fuoco il musetto peloso che
sorrideva a
pochi centimetri dal suo naso: "Reeve mi ha detto ti cercarti e ti ho
trovata. Ora vuole che tu venga con me in ufficio."
Era un gatto.
Con mantello, coroncina e stivaletti.
Se fino a
quel giorno aveva pensato che le stranezze di Midgar si potessero
riassumere
nello sbrilluccicare dell'Honey-Bee Manor, probabilmente avrebbe dovuto
rivedere la sua teoria.
***____***__
**Sproloqui
dell'Autrice: un
hug a quelle due anime che continuano ad avere la forza e la costanza
di
seguire una fanfiction in cui NON succede niente (e se succede qualcosa
lo
sapete già). E anche alla mia Beta, che
sopporta come ancora non
distingua Guil da Gil :D
Dunque, una
brutta notizia. Ritorno all'università. Quindi meno
aggiornamenti. E sono
frutto di un anno e mezzo di parolacce via mail e battute sulla spalla
virtuali, eh. Mi ci vuole un bel po' di tempo anche solo per scrivere
cinque
capitoli.
Grazie a
tutti per la pazienza e la lettura, honey <3