Fu in una tiepida sera autunnale che lo vidi per la prima volta.
I miei amici mi avevano mandata a prendere le pizze, come al solito. Non volevano scollarsi dal divano di casa e l'unica che era disposta ad andare a prendere del cibo... Beh, ero io.
Entrai in pizzeria e salutai il proprietario, che ormai mi vedeva come una di famiglia. Dopo le solite quattro parole che ci si scambia tra amici, l'ordinazione e le ultime battute riguardanti il gusto della pizza, mi sedetti nel mio solito posto: sulla panchina di legno, nella parte a destra.
Allora il mio sguardo si posò su di lui. Alto, dal fisico palestrato, con i capelli verdi e con degli occhi bellissimi.
Anche lui scambiò due parole con il pizzaiolo e fece la sua ordinazione. Era piuttosto sorridente; si vedeva che conosceva il proprietario più di me.
Infine venne a sedersi al mio fianco.
Il mio cuore sospirava, preso dall'emozione del momento. Perse un paio di colpi, poi tornò a battere regolare, infine accelerò. E io, come una timida scolaretta innamorata, non riuscii nemmeno a dirgli 'ciao'. Quando ebbi in mano le pizze e avevo aperto la portiera della macchina, pensavo che ormai fosse troppo tardi e che l'avevo perso.
Due giorni dopo, stessa pizzeria, stessa ora.
Mi ero sentita stupida per due giorni. Avevo avuto davanti a me l'uomo perfetto, magari l'uomo della mia vita. E l'avevo lasciato andare via così.
Quando entrai dentro il locale, mi stupii nel vederlo seduto a un tavolo, mentre addentava una pizza margherita. Il suo sguardo incontrò il mio per diversi secondi. Entrambi sorridemmo, sorpresi da quell'incontro fortuito.
Di nuovo, ordinai le pizze e aspettai con calma e in silenzio. Ogni tanto lo guardavo, ma lui era impegnato con la sua pizza.
Dopo poco, il ragazzo si alzò, si avvicinò al bancone, pagò. Poi salutò il pizzaiolo e infine si girò verso di me, mi sorrise e bisbigliò: 'Ciao'.
Impazzii, letteralmente.
Tre giorni dopo, quando ormai avevo perso le speranze e avevo trovato due o tre chili a forza di mangiare la pizza pur di rivederlo, tornò.
Ancora, la panchina di legno, io a destra, lui a sinistra.
-Vieni spesso qui- disse. La deduzione del secolo!
-Già. Anche tu, mi pare- risposi.
Sorrise. -Io mi chiamo Zoro.
-Io sono Nami...
Fummo interrotti dal proprietario che lo avvertiva che la sua pizza era pronta. Allora lui, prima di andare, mi salutò come tre giorni prima. -Ciao.
Quella volta trovai la forza di rispondergli.
Passò un giorno, e lo rividi.
-Dobbiamo smetterla di vederci così- dissi. Lui si limitò a sorridere.
-Ho una proposta- disse poi -Non so tu, ma io ho voglia di pizza.
-Mmh, anch'io.
-Che ne dici di mangiarci una pizza insieme?
-Dico che va bene...
-Perfetto, Nami...
E... Lo fu davvero.
Spazio Autrice...
Salve. Scusate, lo so. E' orribile. XD
E' che... Boh mi è venuta di getto.
E' illeggibileee xDDD Per questo il commento dell'autrice l'ho messo a fine pagina, così evitiamo parole inutili xD Se non vi piace, tanto chiudete e fate finta di niente, no? XD
Vabbè. Spero che comunque vi sia piaciuta almeno un po'.
Sennò, vi do il permesso di uccidermi.
Dedicato alla mia Nami-san, che mi è sempre d'ispirazione. Scusa ti ho rubato uno slice of life XD
Ti voglio bene e spero che riuscirai a ritrovare l'uomo perfetto.
kiss kiss
martola