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Autore: Persychan    26/09/2010    2 recensioni
E Venezia piange, mentre le grida della battaglia le riecheggiano nella gola e il tempo scandisce la fine.
La battaglia delle maschere, l'ultima battaglia e il suo capitano giace morto sulle pietre di Cipro.
Per San Marco, è guerra!
[La Serenissima]
Genere: Drammatico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Turchia/Sadiq Adnan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: E San Marco vorrebbe piangere
Personaggi/Paring: Venezia (OC!La Serenissima Repubblica di Venezia),
Conteggio parole: 350
Riassunto: La battaglia delle maschere, l'ultima battaglia e il suo capitano giace morto sulle pietre di Cipro. Per San Marco, è guerra!
Note: Potrei parlare di questa storia per settimane e probabilmente non riuscirei a spiegare neppure la metà dei particolari, dei motivi che si nascondono dietro ogni parola e dell'amore che provo verso di lei. E' una storia ormai vecchia, scritta all'inizio della mia passione per Hetalia con il mio primo - e adoratissimo - OC della Serenissima di cui in realtà questa non è neppure la prima che ho scritto , ma è certamente quella a cui tengo di più, motivo per il quale non è mai stata pubblicata rimanendo a lungo nel mio computer.
Sono cambiata nel frattempo e anche il mio modo di scrivere non sempre coincide con quello di allora - sperando che il mio sia un miglioramento - ma modificarne lo stile sarebbe stato impossibile per me, perciò eccola qua come scritta allora.
Che altro dire? Le note storiche a questa fic potrebbero essere più lunghe della fic stessa e per tale motivo preferisco non metterle, sappiate soltanto che il tutto avviene poco prima della Battaglia di Lepanto in seguito all'attacco dei Turchi - e la conquista - di Cipro e delle fortezze di Nicosia e Famagosta. Il resto è facilmente comprensibile dal testo, in caso contrario Wikipedia e io saremo sempre a vostra disposizione per qualunque dubbio ~
Ora vi lascio alla lettura e ricordate di scrivere un commento se la storia vi è piaciuta.
 




E San Marco vorrebbe piangere


Erano occidentali e orientali insieme, questi veneziani: cuori caldi nell'amare e nel conquistare, teste fredde nel progettare e nel governare.
[Eileen Power]





1569 - Venezia

È una calda giornata primaverile quando lo vede salire la passerella che dal porto lo condurrà alla sua galee e infine a Cipro.
Ha visto centinai, migliaia di persone abbandonare i tranquilli canali della sua capitale - Venezia non è una città di mercanti e di viaggiatori solo di nome - per cercare fortuna altrove, per guadagnare immense fortune o anche solo pochi spiccioli, ma ogni volta che vede partire una di quelle grandi navi da guerra, quelle stesse che fanno di lei la potenza che è, non può fare a meno di desiderare di prendere il posto di quelle piccole e fragili vite.
Sa, però, di non poterlo fare - non è suo compito combattere tutte le battaglie - perché se lei morisse tutto quello per cui quegli uomini - i suoi uomini - lottano scomparirebbe.
Lei è la Serenissima e scenderà in guerra solo quando il suo Dux glielo dirà, ma non perché sia il suo padrone - lei è libera e non vi è uomo che possa sottometterla - ma perché egli rappresenta il popolo tutto della Repubblica, unico sovrano che lei riconosce.
Marcantonio Bragadin è uno dei suoi tanti capitani, lo ha visto salire sulla sua prima galera molti anni prima quando era ancora un ragazzo con appena un filo di barba e un sorriso che andava da un capo all’altro del viso - capiva bene il motivo di tanta felicità, neanche a lei sono mai piaciuti i lavori d’ufficio e quella di avvocato doveva essere un'occupazione assai monotona - mentre ad andarsene ora è un uomo dai boccoli castani e la mascella serrata. Anche lui sa che difficilmente ci sarà ritorno da quella missione.
La Turchia minaccia da anni Cipro, ma senza un attacco diretto la Serenissima non può intervenire: farlo significherebbe spezzare quei sottili equilibri che rendono ancora possibile navigare per il Mediterraneo. In realtà, sotto sotto, ha ancora la vana speranza che Sadiq ci ripensi e che smetta di avere mire sul suo piccolo protetto, ma ormai non crede neanche lei a questa ipotesi.
E lei, famosa per la sua tolleranza, per il quel laicismo che fa tanto infuriare Leone, prega, mentre fissa i suoi uomini diventare un tutt’uno con il mare e le nuvole.

3 luglio 1570 - Venezia

Quando viene avvisata di ciò che accaduto - che Nicosia è caduta, che la guarnigione è stata massacrata e che la testa del suo comandante si trova assai lontana dal suo corpo, inviata come regalo a Marcantonio - la Serenissima non può far altro che urlare, sentendosi impotente tra quelle mura meravigliosamente decorate che costituiscono il Palazzo Ducale.
Il doge è lì, sulla porta della sua camera, ma per una volta lei non vuole ascoltare la sua voce, perché sa già cosa le risponderà.

"Perché non mandiamo delle navi? Ne basterebbero poche, magari potremmo chiedere aiuto a Leone, sono sicura che neanche lui vuole lasciare del territorio cristiano ai Turchi e .."
"Non si può, Serenissima, lo sai. Presto ci sarà una battaglia molto più importante."
"Solo qualcuna, anche solo per portare indietro i nostri uomini!"
"Mi dispiace."

Non può fare niente per loro, ma non resterà immobile come una principessa rinchiusa nella torre.
Se non può combattere o soffrire per loro, allora si accontenterà di aspettare e sperare.
La Serenissima si toglie le sue belle vesti, le sue sete e i suoi gioielli e mette quella stessa divisa con il leone di San Marco che i suoi soldati indossano.
Scende nella piazza, dietro di lei c’è ancora il doge che parla - lo ignorerà questa volta - e si siede sul molo.
I piedi toccano quasi l’acqua e i suoi capelli lunghi e sciolti spazzano le pietre della pavimentazione.
Ma non le importa.
Aspetterà lì quello che verrà.

31 luglio 1571 - Venezia

È rimasta sul molo per tre giorni - troppo pochi, troppo debole - prima che il sonno la cogliesse e permettesse a uno dei tanti servitori al comando del doge di riportarla dentro tra le belle mura di palazzo Ducale. Da allora, però, non si è più mossa dalla sua camera, limitandosi ad un nervoso avanti e indietro dal balcone che dà sul porto al suo letto. Su e giù, su e giù come quelle fiere che ha visto nei suoi viaggi in Oriente e nelle calde terre d'Africa.
Il doge è venuto più di una volta a trovarla, ma lei, oltre ai soliti convenevoli di cortesia, non ha mai aggiunto una parola e intende continuare così fino a quando questa storia, nel bene o nel male, non sarà finita
Quando finalmente arriva il messaggero, lei sa già cosa c’è scritto nella sua missiva, anche prima che il Minor consiglio la apra: nessun messo portatore di buone notizie è mai arrivato con il viso sciupato e la casacca sporca di sangue.

Morti.
Uccisi a tradimento.

Anche lui, il suo bel capitano, è stato umiliato e ammazzato come un animale e ora neanche il corpo ha riposo sull’isola di Cipro, perché la sua pelle sventola simile a una bandiera sulle navi dei Turchi.
La Serenissima vorrebbe piangere, stringersi in un angolo e far cadere tutte quelle lacrime che non versa da secoli, ma non può - come non può fare troppe cose. Lei è la Dominante, non le è permesso perdersi in inutili piagnistei, ma qualche volta vorrebbe essere ancora quella piccola cittadina di case traballanti e non dover essere forte.
Inspira - riesce a sentire l’odore dei cadaveri che riempiono Famagosta - e espira - non permetterà che le portino via Cipro, non lascerà impunito questo massacro.
Apre gli occhi, davanti a lei il Minor consiglio e il doge che la guardano, fa un passo avanti, il suo Dux le porge la mano, lei la prende e parla con quella voce potente che ricorda il mare in tempesta.

"È guerra! Viva San Marco!"
"Viva San Marco!"

E tra quelle voci, la Serenissima è certa di sentire quella di Marcantonio Bragadin che grida con lei.

   
 
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