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Autore: Iolyna92    27/09/2010    1 recensioni
Da una mia personale brutta esperienza, ho ricavato questo... Non so neanche cosa sia di preciso, ma credo che sia "ciò che ho sofferto" messo su carta...
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Avete mai sentito il suono di un cuore che va in mille pezzi e anche più?

Io purtroppo si… E vi assicuro che è la cosa più atroce che abbia mai sentito.

E lo sapete cosa è ancora peggio?

Che il cuore che sentii stridere in maniera agghiacciante per una pugnalata di dolore, delusione, rabbia e ancoscia, era il mio…

Perché da un giorno all’altro tutto è cambiato così velocemente?

Prima erano giorni pieni di sole, aria fresca e prati verdi sommersi di fiori colorati, che lasciavano nei dintorni una fragranza dolciastra e gradevole.

Le nuvole bianche, soffici e morbide come batuffoli di cotone, viaggiavano su e giù per il cielo, di un azzurro così intenso, che sembrava fosse irreale.

E il cinquettare degli uccellini, era di ottima compagnia, mentre riuscivo ad osservare anche il volo indisturbato delle farfalle variopinte.

E ora?

Ora vedo solo nuvole grigie e minacciose a coprire i dolci raggi del sole, che così caldi e leggeri adesso mi mancano, ma probabilmente anche la  compagnia delle stelle, che mi guidavano nella notte scura.

I prati freschi e verdi hanno lasciato posto a un terreno secco e spaccato su cui non è cresciuto niente.

Anche il cinquettio degli uccellini era sparito, forse volato via insieme alle farfalle che tanto amavo osservare.

E l’aria…

L’aria è così rarefatta e così fredda, che ogni respiro mi è doloroso…

A volte credo che sarebbe meglio smettere.

E, delusa di ciò che mi circontava, abbassai lo sguardo e lo scorsi, lì, a terra intorno ai miei piedi, in piccolissimi cocci di vetro, sparsi ovunque qua e là… Il mio cuore.

E al suo posto, al centro del petto, dove prima pulsava forte e senza sosta, il vuoto… Un oblio di tristezza e maliconia che tuttora non mi da pace.

Cosa mi resta da fare, se non chinarmi a terra per raccogliere ciò che ne è rimasto di quel piccolo organo che avevo donato a tanti, ma che adesso era inutilizzabile; torturato e strapazzato dalle mille persone che non sono state mai capaci di prendersene cura.

E mentre sono a terra, in ginocchio, con le mani tagliate che continuano a tenere strette i cocci, come se fossero per loro la cosa più preziosa del mondo, non riesco a smettere di guardare l’orizzonte…

Nella speranza che arrivi qualcuno ad aiutarmi a raccogliere quei piccoli cocci da riassemblare…

O, nella remota speranza, che rispunti il sole…

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