Fanfic su artisti musicali > Michael Jackson
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Autore: Sere88    27/09/2010    1 recensioni
Questa storia racconta l'avventura della fortuna, del talento, e dell'amore; la passione di due anime confuse tra destino e sentimenti, e quella di due corpi che si sono cullati e torturati in un intreccio di vite a cavallo tra cronache e fantasie. E' la storia che racconta della vita di un uomo vero, una stella mondiale della musica, adorato e criticato di nome MIchael Jackson e di una donna inventata che almeno nella mia fantasia gli ha regalato l'amore che meritava...
Genere: Fluff, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 5

 

 

Lavorare con lui…che esperienza gratificante!

Vedere all’opera un genio ti lascia grandi insegnamenti e come una spugna cercavo di apprendere da lui ogni cosa. Perfezionista, professionale, ma anche umile e aperto ai consigli dei suoi collaboratori. Era preciso, meticoloso, dimostrava di sapere sempre cosa volesse, ma stimava profondamente le persone che lavoravano con lui ed era sempre disposto ad ascoltare qualche idea buona.

Furono settimane di duro lavoro quelle, ma ricompensate con tanta soddisfazione, del resto non volevo deludere le sue aspettative. Si era fidato di me e di quello che aveva visto quella sera a Broadway, per cui dovevo essere assolutamente all’altezza della situazione.

Quel giorno arrivai sul set piena di entusiasmo, emozione e tanta tremarella.

Noi del corpo di ballo ci riscaldammo e passammo alla sala trucco, poi indossai quello spettacolare costume anni trenta e mi avviai sul set.

I miei occhi vagavano sorpresi tra quelle scenografie così sapientemente d’epoca; tutto lì intorno aveva il sapore di una cosa grandiosa lontana chilometri dagli spettacolini di seconda categoria in cui avevo lavorato, e tra banconi, tavoli e luci il mio sguardo concluse quel gioioso vagabondare su di un’immagine che a stento mi permise di contenere i miei occhi nelle loro orbite.

In uno stato di completo ottundimento la mia fantasia percorse  in repentina discesa un profilo di uomo, fatto di cappello e di ricciolo indisciplinato che faceva capolino su un volto concentrato a produrre genialità, straordinario prologo di un corpo in completo bianco e scarpe con le ghette.

Schiok!

Un pollice ed un medio si incontrarono in un attrito rumoroso proprio dinanzi al mio naso facendomi scattare come un novello soldatino di leva.

 

-Bella? Ce la fai o ti devono far ricoverare?…

 

Samantha; bella, brava, spigliata, smorfiosa, l’unica delle ragazze con cui ballavo a non avermi mai rivolto la parola da quando avevo iniziato a lavorare  con il corpo di ballo di Michael. Mi trovavo bene con il resto dello staff, belle persone e tutti grandi professionisti, ebbi anche modo di fare amicizia con qualcuno di loro, il che fu per me un gran sollievo perché si rivelò la dimostrazione del fatto che rispetto alla mia precedente esperienza lavorativa non ero io ad essere asociale ma erano le altre ad essere stronze. Tuttavia evidentemente anche lì stavo sulle scatole a qualcuno.

 

-Non vedo l’ora di cominciare…Uhhh…finalmente il mio sogno si realizza e il mondo mi vedrà volteggiare con lui stretta stretta…

 

La bella cinguettò quella frase aspettandosi un mio “O santo cielo…come ti invidio…sei bravissima…vorrei essere come te”, ma l’unica cosa carina che sarei stata capace di rivolgerle in quel momento sarebbe stata “Ma vavattenn’ Samà! “.

Sapevamo tutti che fosse una ballerina di talento, aveva già fatto tante esperienze importanti e non mancava occasione di schiaffeggiarle in faccia a chicchessia. Era altezzosa e pesante, ma molto probabilmente la verità era che io rosicavo ed ero troppo orgogliosa per darglielo a vedere.

Eh si, la invidiavo. Lei lo avrebbe accompagnato in una breve ma certamente indimenticabile danza sensuale, io invece sarei stata una qualsiasi tra le altre. Ma poco importava, del resto quello che girammo fu uno dei video clip che ha fatto la storia della musica mondiale, ed io c’ero, un po’ nascosta ma c’ero e questo mi bastava ad essere felice per il resto della mia carriera.

Poco prima di iniziare a girare entrammo tutti in scena per definire meglio le ultime posizioni e le dinamiche dei nostri spostamenti.

Lui si aggirava pensieroso ed assorto, accendendo di tanto in tanto qualche parte del suo corpo con quella danza che si chiama Michael Jackson; si fermava vicino ad uno dei ragazzi, gli diceva qualcosa sulla coreografia, si spostava, raccoglieva le idee, mentre io un angolino ripetevo i miei passi a cui avevo tanto lavorato affinché tutto fosse perfetto.

In una presa delicata ma decisa delle dita mi cinsero il polso come un bracciale, accompagnando il mio corpo in una leggera giravolta che si concluse con mia sorpresa a due centimetri da quel volto che poco prima contemplavo a distanza di due metri.

 

-Variazione sul tema…- disse quel sorriso- tocca a te fare questo giro di giostra…

 

Deglutii a fatica per una serie di motivi; mi sentivo in imbarazzo, non avevo ben capito che cosa avesse in mente, ed i nostri corpi erano pericolosamente ed inaspettatamente incollati.

 

-Questa parte la balli tu con me, ok?

 

Mi limitai ad annuire con il capo, anche perché non sarei stata capace di emettere alcun suono né nella mia lingua madre, che ebbi l’impressione di aver resettato, né in inglese, che invece ebbi l’impressione di non aver nemmeno mai imparato.

Fuori stavo zitta, ma dentro di me si era scatenata la festa di Piedigrotta! I tentativi di contenermi ebbero però vita breve e furono letteralmente assassinati dall’avvicinarsi inviperito di Samantha, ma stavolta non le diedi nemmeno il tempo di sputare i litri di veleno che certamente non vedeva l’ora di riversarmi addosso e le dissi con la più grande faccia da schiaffi che abbia mai potuto fare

 

-Bella? Ce la fai o ti devono far ricoverare?…

 

Backstage.

Durante una pausa, mentre stavo per allontanarmi dal set per andare a bere un sorso d’acqua inciampai sui fili delle luci.  Feci un volo acrobatico che mi lasciò il ricordo di un bel bernoccolo. Caddi ai piedi di Steven, uno dei ballerini, il farfallone del gruppo.  Mi venne in soccorso e con il suo solito tono da piacione buffoncello mi disse

 

–Susie…anche tu sei caduta ai miei piedi…ma che ci faccio io alle donne…

 

Mi sollevò da terra e fece finta di strapparmi un bacio.

Michael osservò la scena e si avvicinò a noi con tono ironico e passo quasi caricaturale. Sembrava non essere ancora uscito dal personaggio del video. Provai una strana sensazione; avevo come l’impressione che nessuno di noi in realtà avesse mai smesso di interpretare quella scena.

 

-Alle altre puoi fare quello che ti pare, ma giù le mani da lei…Susie, are you ok?

 

La ripresa ironica del ritornello della canzone di cui stavamo girando il video, fece scoppiare tutti in una risata fragorosa.

Con un po’ di trucco mi coprirono il bernoccolo, e dopo aver finito di girare Michael ci congedò.

 

-Ok ragazzi, per oggi può bastare! Siete stati grandi! A domani…Dormite e non fate le ore piccole, non vi voglio come zombie…di quelli ne ho abbastanza…

 

Applauso di rito e tutti nei camerini.

Mi stavo cambiando quando bussarono e senza neanche attendere l’avanti si aprì la porta.

Era lui.  

A quel punto mi coprii alla meglio e nell’imbarazzo reciproco.

 

 –Vieni, vieni, scusami…ma…stavo quasi per finire. Hai bisogno di qualcosa?

 

-No, scusami tu…ero solo passato…ok ritorno dopo…

 

-No, no, ho fatto. Sono coperta…Non è che poi qui ci sia tutta sta abbondanza da coprire…

 

Ridemmo entrambi.

 

-Ma dai, non è vero…Dici così solo perché vuoi farti fare i complimenti

 

Si, avevo voglia di un suo complimento.

 

-Non volevo essere sfacciato prima, spero di non averti messa in imbarazzo…

 

-Figurati, ti pare…Stavamo ridendo tutti. Avevo capito che stavi scherzando…

 

Ad un tratto lessi sul suo volto uno strano disagio, divenne scuro in viso aggrottando le sopraciglia.

 

 –Si…ecco appunto…ero venuto proprio per dirti…che…era uno scherzo…insomma…solo uno scherzo…niente di più…

 

Mi girò le spalle e se ne andò lasciando la porta aperta, quasi come se avesse sentito il desiderio irrefrenabile di scappare.

Nei due giorni di prove successivi ci salutammo appena; mi capitò un paio di volte di incrociarlo dietro le quinte e sistematicamente cercò di evitarmi, era imbronciato. Tentai di ignorarlo, per quanto fosse possibile che una persona con quel carisma potesse passare inosservata, ma da ragazza ero una tipetta tosta e non mi andava di essere trattata in quel modo solo perché lui era una star e io una ballerina di fila.

 Decisi di affrontarlo faccia a faccia e anche in quell’occasione ebbe modo di sorprendermi.

 

  
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