Il giorno dopo
Il
giorno seguente la via
che aveva visto solo l'indifferenza da parte di tutti fu invasa da
una dozzina di agenti di polizia.
Faceva freddissimo ed il
calore del sole mattutino non osava comparire.
Nemmeno un curioso osava avvicinarsi, sapevano tutti cos'era accaduto.
Gli agenti stavano esaminando il cadavere, ancora con il petto
inzuppato di un orrendo sangue.
Il coltello era rimasto conficcato nella donna, ma non erano presenti
impronte digitali.
-Che Dio lo maledica- esclamò l'agente Barrett.
-Lo pescheremo prima o poi-
rispose un'altro poliziotto.
-Non abbiamo mai trovato
finora una minima prova, una misera impronta, ma non ce l'ha una
casa? Una caverna, una tana, una baracca?- disse tra sé e
sé
il nuovo investigatore, dato che tutti quelli che lo avevano
preceduto erano misteriosamente scomparsi, quasi fosse una presa in
giro della nostra assassina.
-Questo dovete scoprirlo voi
ispettore...comunque quel' uomo è più veloce del
tempo-
disse di nuovo l'agente Barrett.
Il nuovo investigatore si
chiamava Andrew Dwight, era un uomo sulla quarantina dai capelli
biondo scuro, dal volto squadrato e pallido quanto basta con due
occhi blu come la notte; il fatto di indagare su un tizio killer mai
scoperto, lo affascinava parecchio e non temeva la strana scomparsa
dei suoi predecessori.
A Londra le persone si erano
abituate a chiamare la killer con il nomignolo
“l'ammazza-notte”,
una sorta di gioco di parole dato che la donna colpiva tra le undici
e mezzo e la mezzanotte, ma oltre, mai.
Tra la gente londinese
oramai si era diffuso il panico, sia tra i nobili sia tra i poveri,
perché l'ammazza-notte non faceva distinzioni o preferenze
su
nessuno, per lei le persone erano tutti uguali, le poneva tutte su
uno stesso e perfetto piano.
La gente appena passava
davanti a quella via, affrettava il passo o stringeva i propri figli
al petto o semplicemente distoglievano lo sguardo, ed avevano tutte
le ragioni del mondo; ovviamente quello spettacolo non piaceva a
nessuno, tranne ad una persona, l'artefice di quell'orrido crimine.
-Non abbiamo prove...
sappiamo solamente che è famoso per la sua
atrocità,
questa donna deve aver visto un particolare nell'assassino che l'ha
indotta a pensare all' ammazza-notte, dah odio questo soprannome-
s'interruppe l'investigatore facendo una smorfia- così la
donna ha cominciato a scappare, vedete ci sono delle impronte ed i
tacchi delle sue scarpe sono rovinati, deve aver patito molto-
continuò rivolto all'agente Barrett. -Non si può
continuare così agente-.
-Invece lo faremo finché
non dimenticherà qualche minima prova sulla scena del
delitto,
un brandello di vestito,un capello...-.
-Non lo farebbe mai- disse
l'ispettore con una voce bassa ed asciutta,- osservate: l'arma
è
stata conficcata nel petto della donna con un colpo deciso, senza
esitazioni o tentazioni di estraimento, deve avere uno scopo ben
preciso che lo induca ad uccidere così facilmente”.
-Infanzia difficile? Traumi
vissuti o semplicemente pazzia?- chiese sarcastico l'agente.
-Non lo so, ma è
qualcosa di interessante- rispose l'ispettore Dwight osservando e
sfiorando il coltello, affascinato da tanta maestria.
-Incredibile non c'è
che dire...- ma i pensieri di Dwight vennero rotti da un rumore di
voci e passi.
Era inginocchiato vicino al
corpo, quindi si sporse quanto bastava per scorgere un gruppo di
bambini che avevano tutta l'aria di non sapere cosa stesse
succedendo.
-Non dovrebbero permettere a
simili creature di avvicinarsi alla scena del delitto...- disse con
un ghigno l'ispettore.
-Suvvia, non abbia il cuore
così tenero,vengono da West Street, i maestri li hanno fatti
uscire da scuola prima del dovuto, un'insegnante mancava. Lei sa cosa
intendo.-
-Certo sir Barrett.- ammise
Dwight alzandosi da terra, con gli occhi avvolti improvvisamente da
un'aria cupa e triste.
Quindi fece quello che
doveva fare: prese un lenzuolo logoro e coprì
così,
INFINE, il corpo senza vita della malcapitata insegnante di West
Street.