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Autore: shining leviathan    27/09/2010    5 recensioni
una raccolta di flashfic dedicate a Genesis ed Angeal. Dalla loro infanzia e oltre..
Dal capitolo quattordici: “ Mi chiamo Genesis” continuò il rosso imperturbabile “ Tu sei Sayuri, non è vero?”
Lei non rispose.
“È un bel nome”
Lei non rispose.
“ Non voglio farti del male” Genesis sorrise, ma il suo sorriso assunse un tono involontariamente ironico, irritato dall’indifferenza nei suoi confronti. Sayuri non rispose nemmeno stavolta.
Si alzò, lentamente, e altrettanto lentamente sparì dietro il paravento decorato che divideva le camere.
Genesis rimase inginocchiato, osservando l’airone di stoffa abbandonato sul tatami. Assottigliò le palpebre.
Cosa pensavano di ottenere?
Sbuffò.
Forse aveva sempre sottovalutato l’orgoglio di quei selvaggi.
Genere: Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Angeal Hewley, Genesis Rhapsodos
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Genesis non sopportava quel silenzio.

Quel luogo ne era pieno, saturo, eppure non poteva che trovare una logica in tutto questo: nel fuoco che quasi non scoppiettava sui ciocchi carbonizzati, nell’aria che sibilava in maniera impercettibile fra le imposte, sostituendo la sua voce sibillina a quella degli abitanti della casa. In tutto.

Lo scheletro di quell’esistenza era fatto di silenzio, talmente impenetrabile da non far trasparire alcun suono esterno, come se la casa fosse isolata dal resto del mondo, proteggendola dalla realtà sempre più ostile e vicina.

Il rumore degli spari sembrava lo scoppio di un tappo di bottiglia, e delle volte si sorprendeva a pensare che la guerra non fosse  poi così terribile come dicevano. La vita parallela che viveva con l’umile senpai e sua nipote lo induceva a prendere la questione come un gioco di resistenza.

Ma l’esito pareva abbastanza scontato.

Wutai avrebbe perso.

 Ma loro si sarebbero serrati in un silenzio ancora più ostinato, fino a perdere del tutto il dono che Leviathan le aveva concesso. E allora sarebbero morti gli ultimi ideali di orgoglio e patriottismo.

Ogni tradizione sarebbe perita nel silenzio del umiliazione.

 

 

“ Sono Genesis Rhapsodos”

Il giovane allungò una mano verso l’anziano senpai, ma vedendo che il vecchio non aveva alcuna intenzione di stringerla la ritirò indietro.

Il vento dall’umido sentore salmastro fischiò sommessamente fra la chioma del salice che affiancava la bassa dimora, sibilando l’ira inespressa che ardeva negli occhi neri e saggi del anziano.

Il ragazzo raddrizzò la schiena, cercando di darsi un tono più o meno convincente.

“ Vengo per conto della Shinra Inc.” continuò cordialmente, e le sopracciglia del senpai si piegarono in un arco perfetto di preoccupazione.

“ Dovremo requisire la casa e adibirla a rifugio contro i ribelli di forte Tamblin. Ho qui un’ordinanza che spiega tutto”

Mentre il vecchio leggeva in silenzio il pezzo di carta che Genesis aveva estratto dalla tasca, lo sguardo del giovane venne catturato da una macchia verde smeraldo al di la delle spalle del padrone di casa.

Una figura indistinta che spiccava solo per il kimono variopinto a motivi fantasiosi, quasi bestiali, e per la peonia fresca dietro l’orecchio sinistro. Il viso fragile di porcellana, dai tratti accennati ed effimeri.

Subito non riuscì a concepire se fosse umana, se avesse effettivamente un volto a cui dare un peso, una valutazione. Gli bastò perdersi in due pozze d’onice per capire che, sì, era umana ma anche una delle più belle donne che avesse mai visto. Con la semplicità innata, con l’innocenza di chi non ha mai visto nulla se non le pareti di una casa che stringeva nelle spire di una prigione perpetua, era riuscita a disarmarlo nell’intima convinzione di saper affascinare ogni donna.

E inizialmente ne rimase sconvolto.

“ I miei compagni arriveranno fra un mese” riuscì a dire, riportando la sua attenzione al vecchio senpai “ Per il momento ci sono solo io”

L’uomo lo fissò a lungo, senza dire niente.

E Genesis capì che non avrebbe ottenuto altra risposta.

 

 

La ragazza si chiamava Sayuri e, come suo nonno, non gli aveva mai rivolto parola nelle tre settimane che aveva passato in quella casa. Stava sempre in disparte, come se la vita al di fuori della stanza da cucito non esistesse, presa dai suoi lavori che terminava con la stessa solerzia di un artigiano, creando magnifici yucata che poi suo nonno portava al mercato in sella ad un chocobo spennacchiato ma robusto.

La prima volta Genesis ne aveva approfittato.

“ Ciao”

La ragazza sobbalzò, lasciando cadere il fuso del telaio a vuoto. Un filo blu scuro si impigliò nell’arcolaio, ingarbugliandosi  fra i raggi di quel orrore preistorico. Di sicuro nessuna donna civile avrebbe voluto utilizzarne uno.

Questo secondo Genesis.

Tuttavia non gli ci volle molto per capire che era partito col piede sbagliato.

Si inginocchiò, e cominciò a tirare con delicatezza i fili, riuscendo faticosamente a rimediare al disastro.

Sayuri lo osservava timorosa, indietreggiando pian piano con le mani.

Era sola, sola con quel ragazzo dagli occhi strani. Ed aveva paura.

Genesis finse di non accorgersi del disagio della giovane, e la fissò senza riguardo, cogliendo una vena bluastra che spiccava sull’incarnato niveo del collo come una ramificazione arborea.

“ Ieri non ti ho più vista”

Sayuri abbassò gli occhi, e cominciò a raccogliere gli aghi sparsi sul tatami.

Quello straniero non aveva avuto neppure la decenza di togliersi gli stivali, e non riuscì a nascondere un sospiro costernato.

“ Mi chiamo Genesis” continuò il rosso imperturbabile “ Tu sei Sayuri, non è vero?”

Lei non rispose.

“È un bel nome”

Lei non rispose.

“ Non voglio farti del male” Genesis sorrise, ma il suo sorriso assunse un tono involontariamente ironico, irritato dall’indifferenza nei suoi confronti. Sayuri non rispose nemmeno stavolta.

Si alzò, lentamente, e altrettanto lentamente sparì dietro  il paravento decorato che divideva le camere.

Genesis rimase inginocchiato, osservando l’airone di stoffa abbandonato sul tatami. Assottigliò le palpebre.

Cosa pensavano di ottenere?

Sbuffò.

Forse aveva sempre sottovalutato l’orgoglio di quei selvaggi.

 

 

 

Sono tornata! Questa shot non è  finita qui, ce ne è un altro pezzo, ma ho deciso di dividerlo.  Probabilmente non sarà la prossima, abbiate pazienza. È per staccare un po’.

Sono molto triste ultimamente.

Ho preso ispirazione da un libro che ho letto questa estate ( le silence de la mer). La tematica era stuzzicante, ma la trama…. Bhè.

Che ne pensate della coppia Genesis x Sayuri???

Visto che avevo affiancato Jenova a Seph, ho deciso di dare a Genesis i suoi attimi di gloria!!!

 

The_strange girl

Sì, l’imitazione di Zack era geniale. Per l’imitazione di Seph… bho! Chiediamo a Zack! ^_^ a parte questo sono lieta che ti piaccia la mia fic e tutte le sue idiozie! Seph preferisce fanti belli teneri, sopratutto da fare in casseruola! Ciao, un bacio!!!

 

Yunalulu

Meno male, sono felice quando le mie idiozie strappano un sorriso nei momenti di tensione ^_^

Er, questa è seria, ma è solo perché sono un po’ giù. La prossima prometto che sarà più leggera! Grazie del tuo sostegno!!!

The one winged angel

Nessuno odia Angeal! Guai a chi lo odia! Zack scherzava naturalmente. E io adoro le sue sopracciglia! Voglio Angeaaaal!!! Ok, ehm, è imbarazzante: tuo marito è interessato ad una wutaiana silenziosa, la cosa non ti disturba,vero? O///O  mi sa di sì.

Tranquilla è solo per poco! Come sempre apprezzo molto le tue recensioni, sono davvero molto gradite. Stavolta mi ammazzerai per aver “accoppiato” Genessino, ma sono pronta a correre il rischio!

Ciao, un bacio!

Lirith

Appenderla in camera addirittura? Sono lusingata! L’episodio mutande ha preso ispirazione da una disavventura di mio padre con un compagno di stanza, e non sai quanto ho riso ^_^ comunque sia Zack è proprio idiota! Ma io lo adoro!

Ciao, un bacio a tutte!!!

 

  
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