Second Memory† My
Home is Everywhere …But Not with You!
Arthur
e Shane sono fratelli, Arthur e Shane non potrebbero essere più diversi: un
gentleman isterico che spesso e volentieri manda alle ortiche le buone maniere
e un altrettanto isterico casinista che si è messo in testa di fare da balia al
suddetto gentleman. Perché Shane è geloso, appiccicoso, iperprotettivo e non
perde occasione per incollarsi al fratello ma all’inizio le cose erano un
po’diverse.
Al piccolo Arthur non
piacevano le città, certo aveva imparato che in alcune occasioni potevano
tornare utili, ma ciò non cambiava di una virgola il fatto che preferisse di
gran lunga le foreste. Ci passava giorni interi nei boschi a girare, esplorare,
rincorrere qualche strana creatura anche se li conosceva meglio delle sue
tasche. Faceva uno strano effetto vedere un bambinetto di sei anni o poco più
addentrarsi nelle selve più buie con una grinta da far invidia al più esperto
dei cacciatori, ma ormai Scozia ci aveva fatto l’abitudine: le prime volte si
era stupito non poco e anche un pochino spaventato però.
Gli era corso dietro e
l’aveva acchiappato per il colletto del mantello troppo grande prima che
sparisse tra i cespugli; sentendosi sollevare da terra all’improvviso e senza
troppe gentilezze il piccoletto aveva preso a strillare indignato graffiando l’aria come
un gattino al che l’altro non aveva saputo trattenere una risatina divertita.
“Wow! Che caratterino!”
esclamò Shane con un certo disappunto: l’idea di doversi prendere cura di
quell’esserino fiero e indipendente non gli andava molto a genio.
“Bloody Hell! Mettimi giù
subito!” ringhiò in risposta il più piccolo, sempre sospeso poco dignitosamente
a mezz’aria sotto lo sguardo incuriosito di Shane che, dal canto suo, si
domandava come facesse una creatura tanto minuta ad avere una voce tanto forte
e, soprattutto, penetrante.
Sì, perché il quasi-
fratellino di Scozia era davvero uno scriccioletto, una creatura minuscola
tutta occhioni verdi- di un verde assolutamente stupefacente-, scompigliatissimi
capelli biondo cenere pieni di foglie e strane sopracciglia, per altro identiche a
quelle di Shane – una specie di marchio di fabbrica che accomunava le quattro
personificazioni delle Isole Britanniche-.
“No che non ti metto giù,
almeno finchè non mi prometti di non andartene mai più in giro per la foresta
da solo! Non sai che colpo mi hai fatto prendere!” lo rimbeccò Shane, se doveva
fare il fratello maggiore allora l’avrebbe fatto bene, avrebbe protetto quella
minuscola creatura anche contro la sua volontà, dopotutto era suo dovere.
Ma, a quanto pareva, il piccoletto
non era affatto d’accordo: “Tu non capisci!” gridò con gli occhi colmi di
lacrime di rabbia “Io sono libero e tu non puoi portarmi via la mia libertà!”
con uno strattone più forte degli altri riuscì a liberarsi e scomparire tra i
rami, prima che Shane facesse in tempo a fermarlo o dirgli che no, non voleva
portargli via proprio niente, che non gli avrebbe mai fatto nulla di male e
che, San Giorgio, capiva eccome. Ah, sì, doveva anche fargli una bella predica
per essere scappato via in quel modo ma per prima cosa doveva corrergli dietro
visto che aveva pure cominciato a piovere.
Il cielo era color piombo,
pesante e carico d’acqua ma la vegetazione era così fitta e intricata che il
piccolo Arthur non si accorse del temporale che stava per scoppiare, continuava
a correre senza badare ai rami dispettosi che gli graffiavano il viso o ai
goccioloni che gli inzuppavano i vestiti: era troppo arrabbiato per pensare a
queste cose, talmente fuori di sé da cacciar via le creature fatate che
cercavano di tirargli su il morale. Non gli importava nulla che a vagare per i
boschi sotto la pioggia battente si sarebbe preso un bel raffreddore coi
fiocchi tanto più che mancava poco al Capodanno, non faceva certo caldo e,
nonostante l’orgoglio gli impedisse categoricamente di fare marcia indietro,
cominciava ad avere i brividi. “Dannato Scozia, ti odio!” strillò rivolto
probabilmente all’universo in generale, non che avesse paura – no di certo!-
ma, insomma, quell’idiota poteva anche darsi una mossa invece che fargli
prediche “Mi hai sentito, maledetto? Ho detto che ti odio! Non te ne frega
niente, vero?” continuò alzando sempre più la voce ma ricevendo come risposta
solo un tuono seguito dal più desolato dei silenzi: niente rimproveri, niente
di niente.
Il bosco era vuoto,
perfino le fatine erano andate chissà dove e la pioggia non era più gentile,
faceva male ed era dannatamente fredda; un secondo tuono lo fece sobbalzare –
non aveva paura, solo non se l’aspettava- e correre a cercare riparo nel tronco
cavo di un vecchio albero “Scozia? Fatine? Lady Banshee?” chiamò ancora “I
wanna go home!” non era una supplica ma un ordine, che sia chiaro.
Al piccolo Arthur
piacevano i boschi ma in quel momento non gli sarebbe certo dispiaciuto avere
un tetto sopra la testa e magari anche un bel fuoco.
Shane detestava con tutto
il cuore la pioggia, detestava starci sotto e ancor più detestava le piante
bagnate che gli si appiccicavano addosso ma ora non era assolutamente il
momento di pensarci, doveva solo concentrare l’attenzione sulla lucina dorata
che gli indicava la strada in quell’intrico di rami, anche se era praticamente
impossibile ignorare una fatina che cerca di trascinarti per i capelli. Come
ogni membro della Celtic Family aveva un talento innato per la magia e
un’affinità con le creature magiche però non gli piacevano proprio le fatine,
troppo carine per i suoi gusti e la loro mania di giocare coi capelli poi …
meglio i draghi, molto meglio davvero ma ora le circostanze – o meglio un certo
fratellino dal pessimo carattere- l’avevano costretto a sopportare i gridolini
isterici della minuscola signorina scintillante.
Non aveva mai avuto un bel
carattere Scozia, si scaldava per un nulla, le buone maniere non erano certo il
suo forte, non aveva pazienza ed erano proprio quei difetti ad averlo cacciato
in quel maledetto casino. “Allora quanto manca? Mi sto infradiciando sotto
questa maledetta pioggia! La finisci di farmi girare in tondo sì o no?” sbraitò
esasperato e, per tutta risposta la creatura gli lanciò un’occhiataccia e si
infilò in un tronco cavo.
In quel momento Shane
desiderò essere in qualunque altro posto – anche le segrete di un castello
sarebbero andate benissimo- piuttosto che lì e soprattutto desiderò avere per
le mani qualcosa da spaccare.
C’era qualcos’altro che lo
infastidiva a parte il ticchettio insistente della pioggia, una specie di acuto
miagolio proveniente dall’interno dell’albero, incuriosito si avvicinò e ci
rimase di sasso.
All’improvviso tutta la
rabbia che aveva dentro era completamente scomparsa, sostituito da una cosa fin
troppo simile al senso di colpa: non gli piaceva quel ragazzino, tanto più che
per liberarsi gli aveva pure rifilato un paio di graffi, ma vederlo così
tremante, bagnato fradicio e coperto di ragnatele gli faceva una gran pena. Si
sentiva una carogna per averlo lasciato fuggire, per avergli permesso di stare
ore sotto la pioggia battente, per aver seppur involontariamente fatto soffrire
una creatura indifesa; doveva rimediare in qualche modo, non aveva esattamente
idea del perché ma sentiva che era una cosa importante.
Non pesava nulla e, dopo
tutto quel che gli era capitato, non aveva neppure molte energie da sprecare in
proteste perciò era stato affatto difficile per Shane recuperare il piccolo
fuggitivo dal buco nel quale si era rifugiato; grazie al cielo non si era fatto
nulla di grave, solo qualche graffio che sarebbe sparito in pochi giorni.
Scozia sapeva benissimo che preoccuparsi per un po’ di pioggia era una cosa
idiota, le Nazioni sono molto più resistenti delle persone comuni ma non poteva
fare a meno di sentirsi un essere infimo perché – nonostante se lo ripetesse
mille volte – quella creatura che gli si aggrappava addosso in cerca di un
minimo di calore, tutto sembrava tranne che forte.
Aveva freddo il piccolo
Arthur e si sentiva il corpo tremendamente pesante, come se sulle sue esili
spalle gravasse davvero un’isola intera, voleva tanto avere la forza necessaria
per dirgliene quattro – come minimo- a quell’idiota di Scozia: per colpa sua aveva
scacciato le sue adorate fatine, fatto la figura del bambino capriccioso, perso
il suo bellissimo arco e … la lista era ancora lunga ma lui era troppo stanco
per continuare. Non gli piaceva proprio quel Shane – ma a lui non piaceva mai
niente e nessuno- parlava troppo, rideva troppo e aveva la pessima abitudine di
acchiapparlo come fosse un cucciolo disobbediente, però era così tiepido … ma
sì, una tregua poteva anche concedergliela, solo per il momento ben inteso!
Per Shane era una
sensazione nuova e un po’strana dover badare a qualcuno, non si sentiva ancora
all’altezza e temeva di combinare qualche altro casino.
Abbassò lo sguardo sull’
esserino che teneva in braccio e, dopo aver visto che si era addormentato,
azzardò una piccola carezza “Sei il mio fratellino e ti proteggerò sempre”
mormorò dolcemente “che tu lo voglia o no” questo però lo tenne per sé, prima
di ritrovarsi con un cucciolo sì carino ma molto, molto arrabbiato.
Arthur e Shane sono diversi, non si sopportano e spesso e volentieri i loro incontri diventano scontri all’ultimo incantesimo ma, prima di tutto, sono una famiglia … però è meglio non ricordarglielo se si tiene alla propria salute.
S' corner
Oh, bien! Alla fine ce l'ho fatta, terzo capitolo finalmente e, dopo un inizio abbastanza cupo si cambia musica! Mi sono gettata in acque sconosciute con questa storia: primo ho presentato la mia creazione ovvero Shane, l'appiccicoso fratellone del nostro Iggy -come se non ne avesse già abbastanza di gente strana in mezzo ai piedi, povero caro- secondo è il mio primissimo -e maldestro- tentativo di fluff e terzo ... non so manco io! Quando sarò in vena -e avrò capito come si fa- metterò anche un disegno fatto da me della famigliola felice, sono troooppo carini <3
Una piccola anticipazione: la prosssima memory sarà dedicata ai Nordici in veste di baby-vichinghi come promesso alla cara Sam! E' un piccolo ringraziamento per avermi sopportata e se lo merita davvero, santa donna!
Questa invece la dedico alla mia sensei che ha la pazienza dei santi, mi aiuta a dare un senso a cose che altrimenti non l'avrebbero e, naturalmente, si è assunta il gravoso compito di correggere questa roba! Merci beaucuop, Next-sama!!
Ora per chiudere in bellezza (?) rispondo alle care persone che mi hanno lasciato un commentino! E quante sono, santo cielo, che meraviglia!!!
TheDarkWisher: Grazie ancora carissima sono contentissima che ti piaccia! Sono stata un tantino cattivella col povero Gilbo, in effetti un risveglio del genere dev'essere discretamente traumatico, dalla padella nella brace poverinoXD Oh, santo cielo che bello ricevere tutti quei complimenti da un genio del tuo calibro ma davvero non credo di essere così brava! Ci sentiamo su Messanger allora!
Ballerinaclassica: Oddio che onore! La regina dell' introspezione che mi fa i complimenti, non posso fare altro che ringraziarti di cuore! Che carina che sei stata, non ci crederai ma ho fatto i salti di gioia quando ho letto la tua recensione!
LadyM: Hola, socia! Mi hai reso strafelicissima con tutti quei complimenti! Non so che altro dire a parte GRAZIE e che ti aspetta una bella sorpresa per la prossima memory! Preparati, cara mia!
JhonSavor: Il primo che ha commentato e... che commento! Preciso e professionale: very good! Eh, già in effetti è una cosa piuttosto triste che nessuno si curi delle Nazioni ma, andando a spulciare i libri di storia o anche solo guardando un TG non ci si può fare che quest'opinione purtroppo e poi si capisce anche dal manga, insomma quando Italia si caccia nei casini non chiama certo il suo Capo! Però questa è la mia opinione personale intendiamoci! Per la cronaca i cambi dalla prima alla terza persona sono voluti e servono a rendere ancora di più l'idea dei ricordi. Il Principato di Novgorod, dici? L' ho detto anch'io all'inizio ma poi mi pareva che Grande Madre Russia suonasse meglio e facesse più pauraXD
COME AL SOLITO ASPETTO LE VOSTRE OPINIONI, SUGGERIMENTI E QUALSIASI ALTRA COSA PASSI PER LE VOSTRE TESTOLINE CONTORTE!
See ya
Sick Minded S.