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Autore: IoNonLoSo    27/09/2010    2 recensioni
“E vissero sempre felice e contenti..”
Era così che finivano tutte le storie che mia madre mi raccontava da bambina, ed ora, essendo una mediocre studentessa diciassettenne non desideravo altro che avere una fine simile insieme al mio principe azzurro con l’armatura sfavillante e i muscoli guizzanti. Purtroppo però, dopo circa cinque anni di storie fallite e pianti notturni mi ero rassegnata, non esisteva nessun principe azzurro muscoloso e sfavillante sulla Terra.
Genere: Erotico, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lemon | Avvertimenti: Contenuti forti
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..Un Incontro Alieno..

“E vissero per sempre felici e contenti..”

Era così che finivano tutte le storie che mia madre mi raccontava da bambina, ed ora, essendo una mediocre studentessa diciassettenne emancipata non desideravo altro che avere una fine simile insieme al mio principe azzurro con l’armatura sfavillante e i muscoli guizzanti. Purtroppo però, dopo circa cinque anni di storie fallite e pianti notturni mi ero rassegnata, non esisteva nessun principe azzurro muscoloso e sfavillante sulla Terra.

 

Primo capitolo. L’incontro.

 

Uscii di casa sbuffando, il forte vento mi scompigliò i capelli e mi portò uno strano profumo alle narici. Il cielo era annuvolato, come sempre nel mio paese. I rami più deboli degli alberi si muovevano, ondeggiando da una parte all’altra, presi il mio i-pod nuovo e misi le cuffie. La voce roca di Giuliano Sangiorgi mi arrivò alle orecchie  facendomi venire i brividi, cominciai a canticchiare una delle mie canzoni preferite, intitolata “Solo per te.”

In qualche minuto arrivai davanti la mia scuola di danza, presi il cellulare e mi tolsi le cuffie, controllai che non ci fossero chiamate perse e spensi entrambi gli apparecchi. Aprii la porta arrugginita e salutai debolmente i miei compagni di danza.

Eravamo sette in tutto, tre ragazzi e cinque ragazze, tra cui una, era la mia migliore amica.

- Ely! – Mi chiamò correndomi in contro e baciandomi sulle guancie. – Come stai? –

- Sempre al solito.. sai com’è, vita monotona alias vita orribile. – Annunciai con poco entusiasmo.

- Damian si è fatto sentire? – Mi chiese. Già Damian, il mio ex bastardo ragazzo.

- Per fortuna no. E anche se l’avesse fatto non sarebbe cambiato nulla. Mi fa schifo. –

- Buon giorno ragazzi! – Jane, la mia insegnante di ballo, entrò proprio in quel momento evitandomi una predica dalla mia migliore amica. L’adoravo ma a volte faceva davvero la scema. – Iniziamo con il riscaldamento. – Annunciò mettendosi in posizione.

Cominciammo a fare gli esercizi di routine, stiramenti di braccia e gambe, giramento delle spalle e spaccate frontali e laterali. Stavo per finire la mia spaccata quasi perfetta quando un rumore metallico mi distrasse. La porta si aprì lentamente, rivelando il ragazzo più bello mai visto sulla faccia della Terra. Rimasi imbambolata a fissarlo per almeno una trentina di secondi. Era stupendo.

Alto un metro e ottanta o giù di lì, magro e muscoloso. “..muscoli guizzanti” Gambe apparentemente sode, all star nere ai piedi, canotta smanicata bianca e jeans strappati.. Aveva una pelle chiara, quasi bianca, capelli neri arruffati e occhi verdissimi con qualche scaglia azzurra qui e lì. Uno strano tatuaggio faceva capolino dal braccio e un piercing argentato risiedeva sul sopracciglio destro.

- Ciao. – Lo salutò Jane, avvicinandosi a lui e presentandosi.. – Tu sei il ragazzo nuovo? –

- Si. – Disse appena, rivelando la sua fantastica voce.

- Bene ragazzi, lui è un ballerino che viene da New York, si è trasferito qui e ora vorrebbe frequentare la nostra palestra. Il suo nome è Talan Olsen. –

“Che nome strano..” pensai, aggrottando le sopracciglia e continuando a fissarlo incantata.

- Ciao Talan. – Salutarono tutti in coro, tranne me. Non riuscii a formulare un pensiero sensato, stavo semplicemente lì a fissarlo con la coda dell’occhio e a sognare ad occhi aperti.

- Ciao. – D’un tratto me lo trovai davanti, con un sorriso smagliante stampato sulle labbra e una strana espressione. Mi guardò interrogativo, voleva una risposta al saluto forse?

- C-ciao. – Gli risposi io, arrossendo come una ladra. Notai le sue labbra schiudersi leggermente, come se volessero emettere un suono. Stava per parlare quando un suono assordante ci distrasse, un getto d’acqua ci colpì all’istante e sentii Jane urlare “A FUOCO!” Istintivamente presi Talan per mano e aprii la porta della prima sala, la seconda era piena di fumo. Sentii il respiro venirmi meno, ma nonostante tutto non mollai la mano del ragazzo, continuai a correre. Il fumo mi entrava sempre più nei polmoni impedendomi di respirare..

- Oddio.. – Sussurrai, aprendo la porta dell’uscita e trascinandolo fuori. Cominciammo a tossire entrambi come due forsennati e aiutammo il resto della squadra a uscire immune.

- Ti senti bene? – Mi chiese appena tutto si calmò.

- Diciamo di sì.. – Risposi io barcollando, terrorizzata.

- Ehi.. sta attenta. – Mi sentii prendere dalla vita e sostenere. Un brivido mi scosse.

Per un secondo ci fissammo negli occhi, una strana sensazione mi scombussolò e deglutii spaventata. Cos’erano quei continui brividi che mi percorrevano la schiena?

- Sei sicura di star bene? – Chiese nuovamente fissandomi con quegl’occhi stupendi.

- Si, sono solo un po’ spaventata. – Ammisi col cuore a mille, che diavolo era successo lì dentro? Vidi Cips correre verso di me e abbracciarmi forte.

- Oddio! Che spavento! – Urlò con voce tremante. – Stai bene? – Mi chiese preoccupata.

- Si, tu stai bene? Non ti ho visto uscire.. –

- Ero già fuori a fumare una sigaretta, per fortuna. – Ammise mostrandomi il pacchetto semivuoto di Camel Light. “..grazie a Dio.” Pensai sollevata, rigirandomi verso Talan.

- Non ti ho chiesto come stai tu. – Gli dissi, riportando il suo sguardo su di me.

- Oh io bene, tranquilla. Dovrei solo cercare il mio cellulare. – Disse rovistando nelle tasche in modo un po’ confusionario. Lo vidi tremare nervosamente e sbuffare.

- ..Posso? – Mi azzardai a dire, prendendo le sue mani tra le mie e spostandole delicatamente.

Intrufolai la mia mano nella tasca dei suoi pantaloni e controllai che non ci fosse nulla, sentii chiaramente la sua coscia tendersi sotto il mio tocco e diventare ancora più dura.

Lui restò imbambolato a guardarmi per diversi secondi, aprì la bocca e si leccò le labbra in maniera involontaria ma fin troppo sexy. Ripetei la stessa operazione nell’altra tasca, ma non trovai l’oggetto desiderato.

- Hai ragione tu.. qui non c’è. – Ammisi delusa, continuando a cercare nelle tasche posteriori. La situazione stava cominciando a farsi pericolosa. Le mie mani si trovavano sul suo fondoschiena, eravamo così vicini che potevo sentire il suo respiro sui miei capelli accuratamente legati. Sentii chiaramente le sue mani depositarsi sui miei fianchi in maniera naturale, quasi involontaria. Non riuscii a muovermi da lì, l’attrazione era alle stelle. I miei amici si trovavano attorno a me, insieme ad altra gente accorsa per l’incendio, ma non me ne curai. Non mi mossi di un centimetro e lui lo stesso, sentii i suoi addominali duri sfiorare la mia pancia piatta, non resistetti e ansimai piano.

Lentamente lo sentii allontanarsi e per un attimo mi dispiacque.

- N-non c’è nemmeno qui. – Annunciai, provando a sembrare normale.

- Hai soldi per una chiamata? – Mi chiese con voce roca e.. “..eccitata?”

- Si certo.. – Presi il mio telefono tremando, e lo poggiai nelle sue mani, sfiorando i suoi polpastrelli e rabbrividendo. “..finirò per morire così..” pensai, ormai soggiogata.

Lo impugnò, digrignando, e compose un numero.

- Bea, tutto bene.. sono andato in palestra, c’è stato un piccolo incidente, niente di grave.. comunque stasera andrò a dormire in un motel, tu quando arrivi? – Disse nervosamente, parlando senza pausa. – DUE MESI!? – Strillò a un certo punto.

- Va bene dai, ciao. – Riattaccò subito dopo, imprecando.. “.. Bea?? Chi è?” Mi chiesi automaticamente, con una curiosità morbosa.

Evitando il mio sguardo, mi ridiede il telefonino stando ben attento a non toccarmi.

- Forse è meglio che mi incammini.. – Mi disse, tristemente. – Devo trovare un posto dove stare stanotte, dato che quel genio di mia sorella verrà qui tra due mesi. –

- Mi dispiace davvero darti questa brutta notizia, ma purtroppo qui non ci sono hotel, è un paesino troppo piccolo, non ne usufruirebbe nessuno. – Mi morsi il labbro.

- OH! PERFETTO.. – Alzò ancora la voce. – Ora dove cazzo sto io? – Strinse i pugni.

- Hai bisogno di un posto dove dormire? –

- Si, non so davvero dove andare.. mia sorella arriverà qui tra due mesi circa, e io non posso andarmene.. ci sono paesi con hotel vicino? –

- No, qui sono tutti paesini minuscoli, non c’è niente.. –

- Oh! Perfetto.. – Imprecò digrignando.

- Calmati, non c’è nessun problema.. se hai bisogno di una sistemazione puoi stare da me finché serve. – Dissi improvvisamente rendendomene conto solo dopo. “..sono pazza.” .

- Ne sei sicura? – Mi disse, guardandomi con gli occhi spalancati per la sorpresa.

- Si, tranquillo. Anzi, credo proprio che qui oggi non si farà lezione, quindi se ti va possiamo incamminarci. –

Mi sorrise, annuendo con enfasi. Gli feci cenno di seguirmi e cominciammo a camminare verso casa mia. Mi sentivo strana nei confronti di quel ragazzo. Non avrei mai chiesto a nessun altro sconosciuto, per quando bello fosse, di stare a casa mia.. mentre con lui è stato tutto così spontaneo. Quel ragazzo mi attraeva, mi soggiogava, in un certo senso.. mi impauriva. Percorremmo tutto il viale Alessandro Manzoni, e infine svoltammo a destra. Ci sedemmo a riposarci sotto il vecchio salice piangente che si trovava nella piazzetta alberata.

- Allora.. che ci fai qui? – Gli chiesi, provando a sciogliere il ghiaccio.

- Ero venuto qui per.. le lezioni di danza. –

- Sai Talan, con tutto il rispetto.. questo è un piccolo paesino, cosa ci guadagni a fare danza qui? La nostra palestra non è famosa, né è eccellente a livello di preparazione. Oltretutto non abbiamo mai fatto spettacoli pubblici rilevanti. Mentre da dove provieni tu, a New York, ci sarebbero tante di quelle possibilità! Non capisco perché sei qui.. –

- Ti ho detto che sono qui per la danza, chiuso il discorso. – Si scaldò.

- Va bene, scusa. – Dissi a bassa voce, alzandomi e riprendendo a camminare.

Lui venne dietro di me e io ebbi una strana sensazione, mi sentivo osservata.. come se avessi un faro puntato sulla nuca. Mi voltai di scatto e notai gli occhi di Talan cambiare direzione e le sue guancie colorarsi di un leggero rosso.

Odiavo essere fissata, non lo sopportavo. Mi rigirai indignata e sentii nuovamente quella sensazione. Decisi di camminare indifferentemente e arrivare a casa il prima possibile. Ad un tratto provai una sensazione inspiegabile, sentii il forte impulso di voltarmi e correre da Talan. Non capii nulla, mi sforzai di controllarmi e infine venni scossa da un brivido finale, forte e imponente. Mi voltai di scatto e corsi da lui, che era poco distante, buttandogli le braccia al collo. Lo strinsi a me, senza apparente motivo e mi vergognai di me stessa. “..che cazzo sto facendo? Chissà che cazzo sta pensando.. oddio.”

Con mia grande sorpresa lui ricambiò il mio abbraccio, e poi si staccò improvvisamente.

La strana sensazione passò e io mi ricomposi, imbarazzata e anche un po’ sconvolta.

Che cazzo mi era successo? Era così strano, sentivo di non poter controllare le reazioni del mio corpo, ne le mie voglie e i miei sentimenti. E come se Talan, con lo sguardo.. fosse riuscito a controllare la mia mente. Distolsi quei pensieri dalla mia mente e sorrisi.. probabilmente era solo una lieve mancanza d’affetto che mi aveva colpita improvvisamente. Altro che controllo mentale o sentimentale..

- Siamo arrivati. – Dissi ad un tratto, aprendo la porta.

Vidi Talan imbarazzarsi e rimanere fuori dalla porta.

- Che aspetti? Entra. – Gli dissi. – Entra pure. – Sfoderai un sorriso ed entrò.

- Dallo pure a me. – Presi il borsone e la sacca che aveva con se, e li portai su per le scale. – Vieni! – Urlai dal pianerottolo superiore. Mi seguì e in poco tempo ci trovammo in camera mia.

- Bella stanza. – Mormorò educatamente.

- Grazie, comunque tu dormirai qui, io invece prenderò in prestito la stanza dei miei genitori, quella qui accanto. – Gliela mostrai e lui annuì.

- Il bagno è questo, mentre la cucina e il salotto sono al piano di sotto. Credo di averti detto tutto. Sistemati pure, mi trovi in cucina a preparare la cena. –

Detto questo, scesi le scale e sentii un leggero mormorio. – Grazie davvero. – Sussurrò ed io sorrisi.

Scesi giù lentamente, sperando di sentirmi chiamare. Era brutto allontanarsi da lui, pur essendo a cinque metri di distanza.

Spero che questo primo capitolo vi sia piaciuto e che commenterete, anche solo per una critica.

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