Maggio
Un grazie speciale alla Volpe <3
Maggio, 7° anno di scuola.
“E tu, Remie?”
Il ragazzo arrossì.
“Non te lo dico, mi prenderesti in giro”.
“Daiii.” Piagnucolò Sirius. Poi rotolò sulla pancia, afferrandogli una manica e guardandolo di sotto in su con due occhi da cucciolo.
Remus rise “Se fossi un cane Pad, ... saresti irresistibile".
“Uffa, ora non posso trasformarmi.” Si lamentò l'altro.
“Shh, non alzare la voce!”
Black si guardò attorno ma lo studente più vicino era almeno a dieci metri da loro. A volte Remus era così apprensivo... O era lui avventato?
Per farlo contento abbassò la voce, solo per tornare all'attacco.
“Dai, cosa ti piacerebbe fare dopo la scuola?”
Remus sbuffò, cercando di ignorare l'indice di Sirius che lo pungolava a tradimento, impedendogli la lettura.
“Dimmelo, dimmelo, dimmelo.”
Peggio di un bambino.
Remus distolse lo sguardo da quelle pagine, rivolgendolo verso la Foresta Proibita, conscio che l'amico non gli avrebbe dato tregua fino alla sua risposta.
“Mi piacerebbe insegnare.” Confessò imbarazzato. “Non ridere.” Lo minacciò.
Sirius lo guardò profondamente, con gli occhi scuri come la notte.
Era pronto alla risata, allo scherno, alle battutine ironiche (troppe volte lui e James l'avevano preso in giro per la sua passione per lo studio).
Si era preparato a tutto, fuorché a quelle parole.
“Sarebbe... bello.” Proferì soffice Sirius.
Il licantropo nascose il viso dietro al libro.
“Non prendermi in giro.” Mugugnò a disagio.
“Saresti un bravo professore, davvero. Certamente più gentile e meno spocchioso di quel Lumacorno.”
“Grazie del paragone, Pad.” Remus si finse offeso, ma era sollevato.
“Se sei riuscito a far passare noi...”
“Voi avete tutte le qualità e le doti necessarie per essere brillanti. Semplicemente non le usate. Il che è molto sciocco.”
“Che aria da maestrina.” Lo prese in giro Black.
“Stupido.”
“Ahi!”
“Il peso della cultura, Sirius.” Remus tornò al suo interessantissimo tomo, appena usato come corpo contundente su quella testa di legno.
Testa di legno che, senza chiedere, prese possesso delle sue gambe come cuscino.
Il ragazzo non se la prese, quella era routine.
“Remus?”
“Sì?”
“Comunque sarebbe davvero bello.”