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Autore: Malitia    28/09/2010    2 recensioni
Introduzione modificata. E' vietato l'uso del tag b se non in casi particolari, come per segnalare vittore (primo posto) in concorsi.
Rinoa81, assistente amministratrice.

La vita di Marguerite cambia quando, indotta dalla sorella, accetta all'età di 15 anni di diventare la moglie di un uomo maturo e senza scrupoli. Trasformata in una creatura rancorosa e furente, si trasferisce a Parigi tre anni dopo aver contratto il suo sfortunato matrimonio, e qui incontra per la prima volta l'amore. Ma potrà sfuggire dalle grinfie del marito?
Dall'ultimo capitolo:
Marguerite socchiuse gli occhi, confidando che il buio non rivelasse quell’attimo di debolezza. - Dei, santi, angeli, Madonne, papati…cosa ci danno? Ore di preghiere, false speranza, fiducie mal riposte. Bianco e nero, male e bene, inferno e paradiso, dov’è la giustizia? Un dio che permette le guerre, che chiude gli occhi davanti ad omicidi, truci dazioni, sangue, stupri! Un diavolo tentatore che diffonde i male, che si bea del dolore, che agisce impunito. L’unico modo per sopravvivere è cedere all’odio, corrompersi e dimenticare la coscienza, ma al prezzo della propria anima. Chi, in questo mondo, si mantiene ancora puro? Chi merita il paradiso? Bambine vendute a ricchi mercenari senza scrupoli, società ipocrite, sporche e sanguinarie! Bugia, non v’è altro che bugia in questo e quell’altro mondo, niente in cui credere, niente per cui valga la pena lottare. Il lercio contamina il puro, la notte eclissa il sole. Nè bene, né male, una sola unica creatura. Né inferno, né paradiso, soltanto questa terra meschina, e null’altra certezza se non quella della morte-. Marguerite continuò a tendere gli occhi chiusi, il battito incessante del proprio cuore che le assordava i timpani. Sentì che Lemaire si stava avvicinando e li riaprì controvoglia. Era a pochi centimetri da lei, evidentemente scosso. La sua fredda impassibilità si era sgretolata. - Niente per cui valga la pena di lottare, Madame? E l’amore?-.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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20 L’ansia di Adrien lambiva palpabile l’aria di Villa Helene. Nell’ultima mezzora avrebbe scommesso tutto il suo patrimonio che non sarebbe venuta –una donna così stupenda non poteva ricambiarlo, era impensabile- ma quando udì lo stridio delle ruote della carrozza sul viottolo credette che da un punto all’altro sarebbe morto per l’emozione. La felicità, lo stupore e l’apprensione si contendevano il suo cuore, rincorrendosi pericolosamente e rischiando di causare un arresto cardiaco. Alla fine aveva trovato il modo di mandare le sorelle via per qualche ora, donando generosamente loro alcune banconote per fare in modo che acquistassero ciò che volevano in vista del prossimo ballo. Zia Josephine, come sua consuetudine, le avrebbe accompagnate. Era tutto perfetto, sarebbero stati soli, si sarebbero guardati, osservati, temuti. Era arrivato il momento e Adrien fremeva di gioia e preoccupazione. 
Quando Marguerite fece il suo ingresso in salotto, il giovane si sarebbe aspettato tutto, meno la presenza del marito e della bambina. Tale vista gli uccise il cuore e la speranza. Per una frazione di tempo la odiò. Lo aveva illuso, aveva ceduto e acconsentito, gli aveva promesso un incontro –un incontro in cui lui sperava ardentemente anche solo un bacio- e poi gli aveva sbattuto in faccia la cruda realtà: era una donna sposata. Ma perché tanta crudeltà? Si stava forse prendendo gioco di lui e del suo amore?
Strinse i pugni per trattenere il rancore e la guardò. 
Era bella più che mai. 
Il collo colore del latte, così tenero e delicato, sembrava invitarlo. Il seno, compresso nel busto, florido e profumato, costringeva Adrien a galoppare con la fantasia verso mondi decisamente poco pudici. Il tiepido rossore sulle guance avrebbe indotto la nazione più prudente a intraprendere guerra con la pacifica vicina. Come la leziosa Elena, incantevole e ingannevole, Marguerite Rimbaud tentava il suo Paride, consapevole che lui avrebbe venduto l’anima al diavolo per un suo sorriso. 
Ma c’era un Menelao, c’era Sparta e c’era Ermione. Adrien non avrebbe potuto ignorarlo così facilmente. 
Nel frattempo Rimbaud aveva già snocciolato le sue domande di circostanza, a cui Adrien aveva risposto freddamente e velocemente. La sua attenzione era tutta per Marguerite. Voleva –doveva- capire. Lei teneva il volto basso, le labbra contratte, la bambina stretta sulle gambe.
No, non l’avrebbe mai perdonata.

Marguerite stava vivendo il suo inferno personale e faceva di tutto per trattenere le lacrime che minacciavano di scendere copiose. Era dunque questo il suo destino? Doveva arrendersi alla volontà di quell’uomo senza cuore, senza cervello e senza umanità? Doveva essere sua ancora una volta e rinunciare al caloroso invito dell’amore?
Ecco, ci aveva provato. Ci aveva provato con tutte le sue forze. Aveva vinto le sue remore, si era convinta che ne valeva la pena, sì, di tradire quel mostro, diventare una creatura spregevole –come la sua Emma, esattamente come lei-, per amore, solo per amore, quello che non aveva mai avuto, che desiderava con tutta se stessa, solo affetto e protezione e felicità. Ma c’era quel dannato marito che la reclamava come un oggetto di sua proprietà, come qualcosa di cui usufruire a proprio piacimento e stuprare e picchiare. Voleva risucchiarle la vita, ecco cosa voleva, voleva ucciderla lentamente, toglierle la sua identità, ridurla ad una cosa inutile bella solo da mostrare. E neanche quello, no. Un giorno sarebbe invecchiata, sarebbe imbruttita, e allora cosa ne sarebbe stato di lei? Non poteva vincere contro di lui, non poteva ucciderlo –lo avrebbe fatto, se ne avesse avuto il coraggio- poteva solo subire e subire e arrendersi a quella forza demoniaca. Charlotte sorrideva contenta verso Adrien, ma lui aveva occhi solo per lei. Marguerite lo sapeva e non osava alzare lo sguardo, non osava appurare l’odio che era certa lui provava nei suoi confronti. Desiderava alzarsi ed urlare che non era colpa sua, che lei voleva accettare il suo amore e rischiare, ma che era impossibile, Hugo l’aveva seguita, non era colpa sua! 
Ma non fece niente di tutto questo. Lasciò che il marito parlasse per lei, che conducesse la visita come meglio credeva. Tuttavia non stava obbedendo al suo ordine di essere felice e contenta davanti gli occhi estranei e sapeva che per questo sarebbe stata punita. Ma non poteva farci niente.
Quella vita –se vita poteva chiamarla- era ormai intollerabile.







Angolo autrice:
Ringrazio sempre tutti coloro che si prendono la briga di commentare ^^ (siete grandi m/)
  
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