Quando Marguerite fece il suo ingresso in salotto, il giovane si sarebbe aspettato tutto, meno la presenza del marito e della bambina. Tale vista gli uccise il cuore e la speranza. Per una frazione di tempo la odiò. Lo aveva illuso, aveva ceduto e acconsentito, gli aveva promesso un incontro –un incontro in cui lui sperava ardentemente anche solo un bacio- e poi gli aveva sbattuto in faccia la cruda realtà: era una donna sposata. Ma perché tanta crudeltà? Si stava forse prendendo gioco di lui e del suo amore?
Strinse i pugni per trattenere il rancore e la guardò.
Era bella più che mai.
Il collo colore del latte, così tenero e delicato, sembrava invitarlo. Il seno, compresso nel busto, florido e profumato, costringeva Adrien a galoppare con la fantasia verso mondi decisamente poco pudici. Il tiepido rossore sulle guance avrebbe indotto la nazione più prudente a intraprendere guerra con la pacifica vicina. Come la leziosa Elena, incantevole e ingannevole, Marguerite Rimbaud tentava il suo Paride, consapevole che lui avrebbe venduto l’anima al diavolo per un suo sorriso.
Ma c’era un Menelao, c’era Sparta e c’era Ermione. Adrien non avrebbe potuto ignorarlo così facilmente.
Nel frattempo Rimbaud aveva già snocciolato le sue domande di circostanza, a cui Adrien aveva risposto freddamente e velocemente. La sua attenzione era tutta per Marguerite. Voleva –doveva- capire. Lei teneva il volto basso, le labbra contratte, la bambina stretta sulle gambe.
No, non l’avrebbe mai perdonata.
Marguerite stava vivendo il suo inferno personale e faceva di tutto per trattenere le lacrime che minacciavano di scendere copiose. Era dunque questo il suo destino? Doveva arrendersi alla volontà di quell’uomo senza cuore, senza cervello e senza umanità? Doveva essere sua ancora una volta e rinunciare al caloroso invito dell’amore?
Ecco, ci aveva provato. Ci aveva provato con tutte le sue forze. Aveva vinto le sue remore, si era convinta che ne valeva la pena, sì, di tradire quel mostro, diventare una creatura spregevole –come la sua Emma, esattamente come lei-, per amore, solo per amore, quello che non aveva mai avuto, che desiderava con tutta se stessa, solo affetto e protezione e felicità. Ma c’era quel dannato marito che la reclamava come un oggetto di sua proprietà, come qualcosa di cui usufruire a proprio piacimento e stuprare e picchiare. Voleva risucchiarle la vita, ecco cosa voleva, voleva ucciderla lentamente, toglierle la sua identità, ridurla ad una cosa inutile bella solo da mostrare. E neanche quello, no. Un giorno sarebbe invecchiata, sarebbe imbruttita, e allora cosa ne sarebbe stato di lei? Non poteva vincere contro di lui, non poteva ucciderlo –lo avrebbe fatto, se ne avesse avuto il coraggio- poteva solo subire e subire e arrendersi a quella forza demoniaca. Charlotte sorrideva contenta verso Adrien, ma lui aveva occhi solo per lei. Marguerite lo sapeva e non osava alzare lo sguardo, non osava appurare l’odio che era certa lui provava nei suoi confronti. Desiderava alzarsi ed urlare che non era colpa sua, che lei voleva accettare il suo amore e rischiare, ma che era impossibile, Hugo l’aveva seguita, non era colpa sua!
Ma non fece niente di tutto questo. Lasciò che il marito parlasse per lei, che conducesse la visita come meglio credeva. Tuttavia non stava obbedendo al suo ordine di essere felice e contenta davanti gli occhi estranei e sapeva che per questo sarebbe stata punita. Ma non poteva farci niente.
Quella vita –se vita poteva chiamarla- era ormai intollerabile.
Angolo autrice:
Ringrazio sempre tutti coloro che si prendono la briga di commentare ^^ (siete grandi m/)