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Autore: Beliar    28/09/2010    2 recensioni
Leggero Slash tra due personaggi; Spoiler di alcuni contenuti nel Settimo Libro, e di altri svelati nei vari punti della saga. (Non si consiglia per quelli che non hanno finito di leggerla).
Alcuni punti sono stati inventati; "Missing Moments" perché racconta di alcuni istanti di cui si ricordano solo poche immagini sbiadite. Ecco che arrivo io e racconto cosa è accaduto secondo me.
“Io avrei potuto... ce l'avrei fatta, l'avremmo sconfitto... è un essere umano, dopotutto, no? Non può vivere per sempre”.
“Sirius...”.
“PERCHÉ DUMBLEDORE HA PERMESSO TUTTO QUESTO?!”.

Autrice: Beesp
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: I Malandrini | Coppie: James/Lily, Remus/Sirius
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Note: I personaggi citati nella storia non appartengono a me, ma alla scrittrice inglese J.K. Rowling, che ha inventato la saga di Harry Potter. I fatti narrati in questa one-shot fanno parte del primo libro della saga, ci sono alcuni dettagli contenuti del Settimo Libro, e un amore non certificato (quello tra due uomini). Sensazioni e svolgimenti dei fatti, per lo più, sono una mia interpretazione, e un mio modo di spiegare quello che accadde la notte del Trentun Ottobre 1981. Buona lettura.

[Si consiglia, per la lettura della storia, “How it ends” e “The Winner Is” del compositore Devotchka, entrambi i brani fanno parte della colonna sonora del film del 2006 “Little Miss Sunshine”].

Ringrazio in anticipo tutti quelli che apriranno questa pagina per poi richiuderla, che si soffermeranno a leggere le prime righe e in particolare a quelli che la leggeranno fino all'ultima sillaba. Grazie.













Per ricordare l'amore

[Prompt #23 - Famiglia]




Una qualunque serata di Halloween in una tranquilla comunità Inglese. Villette dolcemente circondate da giardini curati, fiori d'ogni specie, rampicanti che coprivano delicatamente, e senza mostrarsi eccessivamente feroci, i bianchi muri delle case pitturati di fresco.

In uno dei tanti camini, esattamente alle dieci e trenta, scomparvero in un vampata di fuoco verde due ragazzi di appena vent'anni, due tra gli ultimi diplomati a Hogwarts, una scuola in cui, da secoli, s'insegnava a governare la Magia e scoprirne i più reconditi segreti.

Erano arrivati, assieme al loro amico – nonché padrone di casa – alle diciotto e quaranta, posando le loro giacche sugli appendiabiti, salutando affettuosamente Lily, coniuge di James, e il loro piccolo Harry James, un pargolo di un anno adorabilmente vispo e allegro. Spesso, per prenderla in giro, James diceva a Lily che per fortuna Harry non aveva ereditato la violenza della madre, con l'appoggio di Sirius, sempre pronto a scherzare.

Lily aveva preparato una tipica cena d'Halloween, con tacchino ripieno, mele caramellate come dessert e una montagna di porridge ai frutti di boschi dal colorito molto pittorescamente sanguinolento. Il pasto era stato servito al lume di candela, con i vagiti del piccolo che rideva alla vista del Padrino – Sirius – che si trasfigurava i denti in canini per assomigliare a un Vampiro, tra i sorrisi tramutati subito in espressioni di sdegno di Remus che, comunque, non riusciva a non divertirsi.

Avevano commentato gli stravolgimenti del mondo magico, la fatica che si respirava all'interno dell'Ufficio degli Auror, le preoccupazioni celate di Dumbledore e degli altri componenti dell'“Ordine della Fenice”. I più credevano che non ci sarebbe stato modo di risolvere la piaga “Voldemort”: sarebbe riuscito ad entrare, nel modo infido e subdolo che usava e che era particolarmente suo, in ogni fibra del tessuto sociale, corrompendolo e corrodendolo. Tutti sarebbero stati alleati di Voldemort; e già in quel periodo buio, in cui si aveva la parvenza di respirare una sorta di arietta vispa e fuggiasca di libertà, c'erano dubbi sui propri amici o, addirittura, familiari. Non c'erano sicurezze.

Sirius, stranamente, non aveva cercato – sin dall'inizio, almeno – di buttarla sul ridere, esponendo la sua opinione: secondo lui, tutto si sarebbe risolto per il meglio, avrebbero combattuto anche fino alla morte, se fosse stato necessario.

...spesso mi viene da pensare che sarebbe sbagliato morire per Voldemort, perché sempre ci sarà qualcuno che tenterà di prendere il potere in modo illecito e per scopi sbagliati; ma poi mi rispondo che se vogliamo che ci sia un futuro” E guardò intensamente il suo figlioccio che, ignaro, sbatteva contro il ripiano del seggiolone una pallina di gomma “dobbiamo combattere queste persone, perché non diventino la regola, anziché l'eccezione. Gli onesti esistono, sono quelli che non hanno tradito l'Ordine, sono quelli che sono morti per il bene del Mondo, anche per l'universo babbano”.

Gli altri tre adulti, rincuorati da quelle parole, sorrisero e si servirono dell'altro porridge. Per qualche ora potevano anche semplicemente godersi una tranquilla e gioiosa atmosfera familiare. Perché di quello si trattava: James, Lily, Remus, Sirius, Peter e, ora che era nato, Harry, non erano altro che un'unita e affettuosa famiglia. In quell'ansia che trapelava dall'umore generale c'era bisogno di rimanere uniti, di non separarsi e soprattutto di non mentire. Proprio per quel motivo, sotto lo sguardo indagatore di Remus, Sirius si sentiva un verme. Era quasi certo di potersi fidare di Remus, non poteva essere lui la talpa. Ma avrebbe mai messo a repentaglio la vita del suo migliore amico per... qualcosa che non aveva mai saputo definire? E la vita di qualcuno in generale, d'altronde. Era sempre stato così Sirius, estremamente altruista nei suoi modi affettuosamente oggettivi. Si rendeva conto che, probabilmente, se Remus fosse stato in pericolo, e fosse stato certo che non si trattava d'altro che d'un traditore, lo stesso lo avrebbe salvato. Perché erano legati in un modo particolare e tutto loro.

Cercava di mascherare questo suo imbarazzo evitando – ed era ben chiaro agli occhi dell'altro – lo sguardo di Remus, che ad Hogwarts, sin dal secondo anno, aveva afferrato ben chiaramente la gamma di significati velati dei comportamenti di Black, Potter, Pettigrew e perfino della Evans – che era una donna. “Non è niente di che”, si diceva. Ma non poteva evitare di percepire il suo sesto senso che gli diceva che qualcosa in tutto quello non andava.

Dopo i dolciumi, i compagni si stravaccarono sul divano, di fronte a qualche bottiglia di Burrobirra e delle pinte di Whisky Incendiario. Harry faceva la spola tra le gambe di tutti gli affascinati presenti, gattonando da un lato all'altro del tappeto, ascoltando – e non comprendendone che qualche nome – i discorsi degli adulti.

Ad un tratto il signor Potter chiese agli altri se avessero idea di dove fosse Peter, afferrando finalmente cosa non andasse nel numero degli invitati.

Non ne ho idea, a dire il vero” si picchiettò il mento pensieroso Remus “è da un paio di giorni che si comporta in modo strano, come se avesse qualcosa da nascondere”.

Probabilmente avrà trovato una bella gattina che gli starà dando la caccia”. Non poterono evitare di sorridere alla battuta del Black, dissimulando – anche se soltanto un po' – l'apprensione per Peter.

Spero soltanto che non gli sia accaduto nulla di male o che stia evitando di rivelarci qualche suo dubbio o preoccupazione per non appesantirci ancora di più... è così premuroso con noi!”.

James le massaggiò la spalla dolcemente, ripetendosi per l'ennesima volta quanto fosse stato fortunato a trovare una donna come Lily.

Dopo il quarto bicchiere di Whisky, però, Sirius aveva abbandonato la sua propensione verso la serietà, e aveva cominciato a blaterare battute sconce e apprezzamenti per la sorella di Lily, Petunia.

Oh, Dio, Sirius” sghignazzò il signor Potter, ricevendo una gomitata dalla consorte. Trasformò subito la risata in un colpo di tosse improvviso “sei uno sconcio uomo di mal affarre, stai parlando di mia cognata!”.

Ma ha delle gambe davvero... hmm-!” Continuò, imperterrito, tra le varie smorfie di Remus, che era in evidente stato d'attesa per il momento decisivo in cui il canide sarebbe crollato e l'avrebbe trasportato di peso nel suo appartamento, per farlo zittire – finalmente.

Questo povero bambino è destinato ad essere il degno successore dei Malandrini”. Sospirò, affranta, la Evans. “Ed io che speravo in una brillante carriera di Prefetto, Caposcuola e Ministro della Magia”.

...e Re del Mondo no?”.

Remus, credo proprio che tu debba portare a casa Paddy”. James era costretto a mordersi un dito per non incominciare a ridere.

Come Potter aveva consigliato, Remus prese sottobraccio Sirius – che aveva cominciato ad intonare canzoni orrende su streghe affascinanti in paludi di mutandine – che costrinse tutti a lasciarlo stordire il piccolo James – già mezzo addormentato sulla spalla del padre – con il tanfo dell'alcol, dandogli un bacio delicatissimo – Lily lo trovò estremamente affettuoso – sulla guancia.

Dopo di ché si affrettarono ad abbracciarsi e non divagare troppo, augurandosi un ultimo buon Halloween. Poi una vampata di fuoco verde seguì la scomparsa di Remus e Sirius.


Quei due sono dei tipi...”. Abbozzò James, alle ventitré e quindici di quella stessa sera, mentre lui e la moglie sistemavano magicamente la confusione creatasi a seguito della cena. Avevano già rimboccato le coperte ad Harry, e tra botte di sonnolenza non attendevano altro che trascinarsi fino in camera da letto e addormentarsi.

Già, ma sono degli amici stupendi”. Un bicchiere nella credenza, l'altro nel lavandino, un canovaccio asciugava qualche piatto dopo che era stato lavato. Sul volto della donna comparve un frammento di dolore – di un dolore non ancora superato, e che per l'animo sensibile di Lily sarebbe sempre stato complicato nascondere o abbandonare – che la donna si costrinse a mascherare in pochi attimi. Ma James lo percepì. Immaginava quanto dovesse essere difficile per la moglie dimenticare l'amicizia di Snape, doveva soffrire anche per il modo in cui i loro rapporti si erano interrotti – sicuramente si penava tremendamente per la strada che aveva intrapreso Severus, e si incolpava perché non era stata in grado di mostrargli il lato meraviglioso della vita.

Le si avvicinò, mentre si sistemava una ciocca di capelli dietro le orecchie. “Lily... io so quant'era importante per te Severus”.

James, non-”.

No, ascoltami. Io spero davvero – e non per lui, ma per te – che non perda la vita cercando di perorare questa assurda e folle causa. Ma se sopravvivrà, credimi, si pentirà di tutto questo. Vi perdonerete l'un l'altro, e tornerete amici. E sappi, Lily, che io non ti ostacolerò. Sai perché dico questo? Se tu gli vuoi bene, qualcosa di non marcio dentro di lui deve esserci. E se c'è, prevalerà dopo che avrà compreso l'importanza della vita”.

Lily preferì dare la colpa delle lacrime agli ormoni, mentre si stringeva al marito. Ah, se avesse continuato a pensare che era soltanto un emerito imbecille, quanto avrebbe perso!

Si baciarono le labbra affettuosamente, strofinandosi le punte dei nasi.

Ma seconto te, è possibile che Remus e Sirius abbiano una storia?”. Al che la rossa non poté fare a meno di scoppiare a ridere: quell'argomento non c'entrava nulla, ed era evidentemente posto a risollevare gli umori, ma...

Nei seguenti secondi avvennero una sequenza impressionante di avvenimenti, che James era sicuro non avrebbero mai potuto accadere in così poco tempo.

Tanto per cominciare, furono risvegliati dalla loro beatitudine da un leggerissimo crack. Qualcuno aveva calpestato una foglia.

James, immediatamente, spinse Lily via, e guardò atrocemente la rampa di scale; Lily si mise una mano davanti alla bocca, mandò un bacio al marito e corse verso il piccolo Harry.

Il tutto in meno di dieci secondi.

Nei pensieri dei due coniugi un flusso incoerenti di pensieri: Harry, la loro famiglia, Harry, i loro vent'anni, Sirius, Remus, Peter... Peter non c'era quella sera, divorato dai sensi di colpa? Oppure tremante dall'emozione di felicità nell'aver tradito i Potter?

(Ciò che Sirius nascondeva a Remus, infatti, era proprio che il Custode Segreto non era lui, ma Peter, e soltanto lui poteva aver rivelato il segreto a Voldemort).

James Potter, sei un idiota”. Si disse, e non per essersi fidato di Peter, ma perché fu convinto, fino a che la porta non si aprì, che potesse trattarsi di Peter, che si trovava lì fuori e che era venuto ad augurar loro un “Buon Halloween”. “Sì, deve essere così” Proseguì James.

Uno scatto della porta segnalò che qualcuno era riuscito a superare le difese della villa di Godric's Hollow. “Magari Peter ha dimenticato di bussare”.

Ma l'uscio si spalancò, mostrando la figura di un serpente dal corpo d'uomo. Pallido come la luna, iridi di un rosso carminio, dolorosamente brillanti – ma non di un sentimento che potesse essere bollato come umano – fori neri e profondi: le sue narici. Voldemort era di fronte a lui.

Dov'è il bambino?”. Domandò: una voce fredda, quasi metallica; non c'era vita in quel suono, ecco tutto ciò che riusciva a percepire James Potter. James Potter il Malandrino. ...la sensazione di pericolo che incombeva su sua moglie, SUA MOGLIE!, e suo figlio, il PICCOLO Harry, di poco più che un anno... non avrebbe davvero ucciso suo figlio, no. Era sicuramente tutto uno scherzo, Sirius si sarebbe tolto la maschera e da dietro la pianta di oleandri in giardino sarebbero spuntati Remus e Peter.

Dovrai passare sul mio cadavere-”.

Non fu una bella morte, non fu una morte con il rispetto che avrebbe meritato James. L' “Avada Kedavra”, d'altronde, non era neanche lontanamente una magia leale. Non c'era tempo di contrattaccare, non c'era tempo neanche per dire addio. Era steso sul pavimento dell'ingresso; quante volte lo aveva attraversato? Quante volte si era immaginato suo figlio che si infilava una giacca proprio lì, in quell'esatto punto, e usciva per incontrarsi con i suoi amici? Aveva portato in braccio Lily, vestita candidamente da sposa; e otto mesi prima che nascesse Harry, gli era saltata in braccio, felicissima, annunciandogli di essere incinta.

Ora quel punto era morte. Morte. James Potter, quello che si scompigliava i capelli per essere adulato dalle ragazze e in particolare da Lily Evans, afferrava sempre il Boccino d'Oro su una scopa di legno, una scopa veloce che faceva impazzire i cuori di uno stormo di ragazze di Grifondoro, il migliore amico di Sirius Black, il “Prongs” della compagnia dei Marauders. Giaceva. Giaceva nel peggiore dei sensi, senza neanche più un briciolo di qualcosa. Vuoto, nulla. Morte... che non lascia niente, anche quando prima c'era tutto.


Sirius Black aveva confessato, sin da quando avevano messo piede fuori dalla casa dei Potter, che non era realmente ubriaco, e che voleva soltanto dare la possibilità a quei due di rilassarsi insieme, senza Malandrini tra i piedi. Remus era scoppiato a ridere, e insieme si erano materializzati su una delle colline più alte nei dintorni di Godric's Hollow, per ammirare il panorama della città silente, immersa nella neve, e le rare luci ancora accese nelle case.

Stavano stravaccati in quel modo così comodo, e felice, e spensierato. Non sembrava proprio che una guerra fosse in corso, che alle loro spalle ci fossero un numero incredibilmente infelice di morti; eppure avevano appena ventuno anni, usciti da poco dalla scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, e già facevano parte di un'associazione segreta per combattere il più potente mago Oscuro della storia.

Non ricordarono, in seguito, molto delle parole che si dissero quella sera. Ma il senso d'ansia di Remus era così palpabile, nonostante volesse sentirsi a tutti i costi rilassato – come era lecito, giusto, e doveroso – che respiravano affannosamente di tanto in tanto. Si scambiavano occhiate di sottecchi, e sospiravano profondamente. Fin quando, per un puro caso del destino, le loro dita non si urtarono tra l'erba umida.

Beh, io devo proprio andare”. Borbottò scosso Remus, alzandosi e preparandosi a fuggire lontano da quel luogo.

D'accordo... penso che andrò a casa di Peter, ora”.

... forse... forse è una buona idea”.

Sirius però gli strinse la mano, era calda nonostante l'aria estremamente fresca; era calda. “Ci vediamo, Remus”.

Ci vediamo, Sirius”.

Era una promessa, più che un saluto.


Alle ventitré e un quarto, la collina fu deserta.


In casa di Peter, Sirius non trovò assolutamente nulla. Le cianfrusaglie dell'amico, come sempre, erano sparse ovunque. Più cartacce e bottiglie che libri e pergamene – come invece si presentava la dimora pressoché sempre ordinata di Remus.

C'era un odore stantio, in quell'appartamento era evidente che non ci entrasse essere umano da almeno tre o quattro giorni, per non parlare della lunga colonia di formiche che si muovevano più velocemente che potevano verso dei piatti di porcellana grezza con dei resti di una cena molto veloce sul pavimento. Un paio di sacchi della spazzatura erano dimenticati accanto agli stipiti del piccolo balcone, puzzavano come se vi fossero stati ammassati dei cadaveri di animali morti.

Per Merlino! Ma cosa diavolo fa Peter nel tempo libero?”.

Eppure Sirius, non appena si era reso conto che Peter mancava da casa da un po', non poté fare a meno di sentirsi agitato, turbato. C'era qualcosa che non andava. Perché era sparito? Dove era andato?

Indagò per altri dieci minuti, cercando qualcosa che gli facesse intuire la destinazione, o quantomeno il motivo, dell'assenza di Peter. In quella casa c'era tutto, eppure niente che servisse. Sul tavolo della cucina un'ulteriore lettera di un presunto datore di lavoro che informava Peter di aver valutato il suo curriculum ma che era spiacente di informarlo di non avere i requisiti adatti per essere assunto al suo studio.

Povero Peter...”. Pensò Sirius.

Le lancette segnarono le ventitré e cinquanta, Sirius si sentì in dovere di informare i coniugi Potter. D'altronde, James aveva sempre vicino lo specchio che permetteva loro di comunicare. Sperava che non l'avesse lasciato sul comodino come due settimane prima, quando si erano messi in comunicazione e aveva trovato Lily mezza nuda.

Tirò fuori l'aggeggio e chiamò James. Provò per due minuti a bassa voce. “Testone”, bofonchiò, prima di iniziare a urlare il nome del migliore amico. “L'avrà dimenticato in bagno”.


Voldemort era di fronte a lei. Suo marito giaceva al piano di sotto, senza vita. Alle sue spalle suo figlio, che guardava la scena incuriosito, senza comprendere nulla di tutta quella confusione, l'ingiustizia, la perdita di suo padre a cui assomigliava così tanto...

Mezzosangue, spostati e sarai risparmiata”.

Avrebbe potuto, avrebbe potuto davvero lasciare la via libera verso la culla. Ma cosa sarebbe accaduto? Sarebbe sopravvissuta a James, a Harry. Alla sua stessa morte. La sua famiglia sarebbe stata interamente sterminata. Lei sola, sola, sola più che mai, avrebbe avuto la possibilità di portare avanti quella casa disgustosamente familiare.

A quale scopo? Anche soltanto la vita senza James era inutile e priva di forza.

Così fece l'unico atto sensato, “la migliore azione della mia vita”. Non aveva neanche idea di quanto stesse realmente regalando.

Lily Evans era una bella donna, aveva un gran cuore. Perdendo la vita per salvare suo figlio (qualcosa le diceva che se non l'avesse fatto sarebbe stato inutile definirsi un essere umano) non immaginava quanto avrebbe donato al mondo. Colpita dalla stessa luce verde, dalla stessa impossibilità di difendere, di difendersi.

Tutto ciò che vide furono il volto di suo figlio, di suo marito e di Severus, pregando che almeno lui si salvasse.

In realtà, da quel Trentun Ottobre quella di Severus non fu più possibile definirla una vita. Morta Lily Evans, seppellita, era stato sotterrato anche lui. Per quanto quella parvenza di indifferenza e quiete nascondesse, sin dalla nascita, un rancore e un odio che non potevano far parte di una reale esistenza. Riscoprì cosa voleva dire vivere soltanto quando, nel millenovecentonovantuno, rivide una parte piccola – eppure tanto importante – di Lily Evans che si aggirava, smarrita, tra i corridoi di Hogwarts.

Così, anche il corpo della Evans era sul pavimento. Voldemort lo scansò violentemente, e si avvicinò, saturo di piacere e di gioia putrida e malevola – come lo è quella delle anime corrotte – alla culla del piccolo Harry, che, spaventato, mostrava due occhioni colmi di lacrime che presto sarebbero traboccate.


Il miracolo era proprio lì. Tutti pensavano che i Potter si sarebbero salvati, erano dei maghi in gamba, brillanti, delle bravissime persone. Perché qualcuno avrebbe dovuto volerli tradire?

Sia James che Lily perirono quella notte. È la triste storia. Perirono con il loro corpo, in frantumi sotto il tetto della casa che aveva ospitato in modo così egregio la loro vita.


Vedete, Voldemort tentò di uccidere Harry. Tentò... ma non ci riuscì. L'amore che la madre aveva provato, l'amore che aveva di gran lunga preferito vedere morire lei che suo figlio, aveva creato una sorta di barriera protettiva che avrebbe salvato Harry fino alla maggiore età da Voldemort.

Una maledizione Avada Kedavra che rimbalzò contro la fronte di Harry, lasciando una cicatrice a forma di saetta sulla sua pelle lisca; e, come una parte dello spirito del Mago Oscuro entrò nel corpicino inerme del piccolo, così tutto l'affetto e l'esistenza di Lily e James si riversarono nella sua anima e nel suo cuore.


Sirius arrivò di fronte alla villa di Godric's Hollow.

Fino a quel momento aveva bestemmiato contro il suo amico, che continuava a non rispondere.

Di fronte a lui soltanto una casa vuota, una porta spalancata, e il braccio di un uomo, bianchissimo, pallido. Poco più in là c'era Rubeus Hagrid, stringeva tra le braccia il pargolo dei Potter, che piangeva fortissimo, disperatamente. Tanto da stringere il cuore.

C-cosa è successo?” Domandò. In realtà non voleva saperlo, ma doveva.

Voldemort... li ha uccisi... ed è sparito. È stato sconfitto”.

Ha ucciso CHI?”.

Hagrid abbassò la grossa faccia, gli occhi lampeggiavano alla fioca luce della luna: stava piangendo. Sirius si irrigidì completamente.

Se solo quello stupido avesse tenuto lo specchio vicino a sé, io- io avrei potuto...”.

...saresti morto anche tu” gli fece notare, poco convinto, Hagrid.

SAREBBE STATO SICURAMENTE MEGLIO DI QUESTO!”. Urlò, indicando la casa, e un po' se stesso, ma anche il bambino che non aveva più dei genitori. “Io avrei potuto... ce l'avrei fatta, l'avremmo sconfitto... è un essere umano, dopotutto, no? Non può vivere per sempre”.

Sirius...”.

PERCHÉ DUMBLEDORE HA PERMESSO TUTTO QUESTO?!”.


Una goccia salata scese lungo la guancia di Sirius. Erano soltanto due ragazzi. Giacevano dentro una casa già piena di fantasmi. Come tutto poteva finire in così poco tempo? Come, soltanto a mezzanotte e venti minuti, tutto era passato, andato via, scomparso?

James, perché mi hai fatto questo?

Ma non ebbe risposta, se non un dolore al petto: erano morti. Per sempre.

  
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