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Autore: _Seppia    29/09/2010    8 recensioni
Le guerre ci hanno unito, ridiviso, riunito, per poi dividerci ancora. No, a quanto pare nemmeno davanti alla morte ci sentiamo fratelli, bell’affare, davvero.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sud Italia/Lovino Vargas
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Allora, sta cosa avevo cominciato a scriverla tempo fa, poi l’avevo abbandonata come la maggior parte delle cose che scrivo, a dire la verità manco avrei voluto finire di scriverla D:

Diciamo che questo è uno sfogo per Romano e uno sfogo per me, perché, dopotutto, quello che c’è scritto qui è esattamente ciò che penso anche io. Ditemi che sono orrendamente patriottica o chissà cos’altro ma a me, vedere l’Italia così, fa male.

 

 

 

E’ bello ritrovarsi a dover scrivere quando si vorrebbe urlare, e per sfogarsi non puoi far altro che battere nervosamente su quattro fottuti tastini cercando di metterci dentro tutto il casino che hai in testa. Senza riuscirci, mi pare ovvio. Ed è notte, e dovrei tentare di non batterci così forte su queste quattro lettere scritte su un tastiera ma sono nervoso, troppo. Nervoso, amareggiato, schifato, e sto male, decisamente. Forse dovrei darmi una calmata ma non ne sono capace quindi mi mando a fanculo da solo, che mi conviene.

  E sono stanco, stanco di non riconoscere più il mio paese, di farmi sanguinare il cuore essendo costretto a sentire parole che mai e poi mai dovrebbero essere detti da un italiano; e sono stanco di capire, una volta in più, più di ogni giorno passato, e ne ho passati tanti, perché l’Italia non è mai potuta esser una sola entità, perché, l’Italia, siamo in due, fratelli, uniti, eppure troppo divisi e diversi. E mi piacerebbe dire che, cazzo, lo siamo stati sin da piccolissimi così diversi, ma che questa diversità si è accentuata con il tempo e la lontananza, ma non è così, e preferirei non averlo mai saputo.

  E mi sento davvero una merda a ricordare tutte le morti di chi si è sacrificato per un ideale che, in un secolo e mezzo, ha fatto in tempo a decadere del tutto, ad essere calpestato, ridicolizzato, da chi ora vorrebbe tornare a quella divisione che abbiamo cercato di colmare in secoli di sacrifici. Vite buttate al vento, uomini che muoiono dopo aver raggiunto un obbiettivo che, probabilmente, non vogliamo più.

  Ma forse no, quei quattro deficienti che inneggiano ad una nuova frammentazione non sanno quello che dicono, non conoscono il dolore di essere staccati da qualcuno che è una parte di te, di essere costretto a sentire ogni duo minimo sentimento, pensiero, dolore o rimpianto senza poter fare nulla, senza poterti muovere più di tanto, senza potergli stringere al mano o anche solo sussurrare che va tutto bene. Perché, sì, cazzo, potrò sembrare insensibile e rozzo e tutti i cazzi che voi volete ma, no, vi sfido a provare un dolore simile e a dire ancora quelle parole di cui tanto vi vantate.

   Li sento e mi chiedo dove sia mio fratello, cosa stia pensando, cosa stia cercando di fare per far tornare tutto come prima, per farci tornare uniti … uniti, come se poi, alla fine, lo fossimo mai stati.

  Le guerre ci hanno unito, ridiviso, riunito, per poi dividerci ancora. No, a quanto pare nemmeno davanti alla morte ci sentiamo fratelli, bell’affare, davvero.

  E quel nostro “Fratelli d’Italia”, eh? Che fine gli abbiamo fatto fare? Mandato a puttane insieme al buon senso e al rispetto reciproco? Buttato in un cantuccio, imparato a memoria solo per poterlo sbandierare in occasioni ufficiali senza nemmeno aver mai provato a capire quelle parole? Eh sì, come siamo bravi, eh?

   Come siamo bravi ad insultarci l’un l’altro, ad offendere la storia, ad insultare quella “Roma Ladrona” che ha dato casa a tutta l’Italia. Perché vogliamo dimenticarci che fu proprio Roma ad unificarla, per la prima volta? Vogliamo dimenticarci di ciò che Roma è stata nei secoli? Prima come Impero, poi come sede del Papato? Ma forse, chi dice cose del genere ha finito di studiare storia in prima elementare o, cazzo, non si capirebbe il motivo di parole tanto insensate. Perché questi Porci che furono i Romani ti hanno fatto nascere, sono coloro che possono farci dire fratelli di tutta l’Europa e tu, tu, tu ti permetti di insultarli, di sminuire tutto ciò che fecero. Schifo, dico solo questo. Posso capire ti stia sulle palle la città, chi la abita, passi ciò che vuoi, ma non far rigirare la Storia nella tomba che gli abbiamo scavato, per favore!

  Fa fottutamente freddo, e non è il freddo di un clima rigido, è il freddo di un rapporto che va incrinandosi, spezzandosi, è il freddo che dovrebbe farti perdere quella fottuta speranza che noi italiani, sì, tutti, teniamo nel cuore e che no, non riusciamo a buttar via così.

  E’ al speranza di chi non vuole ritrovarsi una guerra fratricida tra le mani, di chi si è altamente rotto il cazzo di tutta questi situazione, di chi vorrebbe semplicemente riabbracciare quella parte di sé stesso che sente sempre più fredda, sempre meno propria e lontana. E dovrebbe essere un secolo in mezzo insieme. E ha paura che sarà IL secolo e mezzo insieme.

  La speranza è l’ultima a morire ma, in mezzo alle carogne dei nostri ideali, credo gli rimanga ben poco da vivere, ancora, e Dio, sta cosa mi manda ai matti.

   E devo smettere di scrivere cose del genere, perché scriverlo non serve a nulla, neanche parlare serve più, e allora? E allora bisogna continuare, continuare e sperare che tutti coloro che hanno il coraggio di dire “Ma io l’Unità d’Italia manco l’avrei voluta” aprano gli occhi su tutto ciò che il nostro paese ha subito, sul perché ha deciso di essere “unita”.

  Odio ripetermi, perché poi capisco di star dicendo puttanate, quindi la finisco qui, metto un punto, rileggo il documento e lo cestino con tutta la rabbia che ancora batte in petto insieme a troppe considerazioni dolorose. E stanotte non si dorme sicuro.

  Feli, se sei ancora quel fratello che ho sempre avuto analizza bene quelle sensazioni che senti, quelle che ti terranno sveglio stanotte. Poi magari svegliati. Buonanotte.

  
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