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Autore: Leslie and Lalla    29/09/2010    1 recensioni
[Seguito di Drawing a SongAttenzione: può essere letta senza alcun problema anche da chi non ha letto il primo]
Sono passati sedici anni dall'incontro di Lori e Cleo, e ora tocca alle loro figlie fare i conti con il primo amore e le complicazioni che ne derivano.
Madelyn e Michelle sono due cugine adolescenti inseparabili eppure, alle volte, diverse: la prima è la fotocopia del padre, capelli castani, occhi verdi, terribilmente protettiva nei confronti della sorella più piccola e senza i libri, i quali le permettono di viaggiare di fantasia e quindi staccarsi per un po' da un mondo che sembra avercela con lei, non vivrebbe; la seconda il padre lo ha a malapena conosciuto, ha viaggiato in giro per il mondo armata di macchina fotografica e ora si sente un po' stretta nella piccola città di montagna dove l'hanno relegata.
A confronto di Michelle, Mad reputa indispensabili i ragazzi: le volte in cui ha preso una cotta per uno stronzo che aveva fretta di buttarla via senza curarsi dei suoi sentimenti sono incontabili, tanto che ora ha perso ogni speranza di trovare uno con la testa a posto ed è convinta che siano tutti come i suoi ex, cioè dei luridi vermi senza uno straccio di cuore. La cugina, invece, non ha mai pensato ai ragazzi come più che amici, non si è mai innamorata e dopo aver sentito le storie di sua madre, sua cugina e della sua migliore amica, ha paura che accada anche a lei.
Tuttavia le due ragazze, nonostante tutto, nel loro più profondo continuano a sognare la propria anima gemella, che sembra non essere poi così irraggiungibile...
[Scritta a quattro mani, con due punti di vista diversi: quello di Madelyn e quello di Michelle]
Genere: Comico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'All of Drawing a Song and Sequels'
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16. Lights




Martedì 23 aprile

Michelle's Pov.

Non mi rendo quasi conto di svegliarmi, e per un momento mi aspetto di ritrovarmi ancora tra le braccia di Daniel, al buio in camera di Mad, ma non è così. Sono in un altra stanza – probabilmente quella di Carlotta, anche se non è per niente come la ricordavo – rannicchiata sotto le coperte arancioni, e sono sola. Mi tiro su, controllando l'altro letto, ma è vuoto, poi guardo la radiosveglia sul comodino: le nove e cinque. Con un gemito ripiombo sui cuscini. So che non è presto, ma mi sento stranamente stanca. Comunque, non credo riuscirò a riprendere sonno.
Mi alzo e vado ad aprire le tende, per poi socchiudere gli occhi, infastidita dalla luce improvvisa. Il cielo è plumbeo e sembra che stia per arrivare un temporale, in più il vento soffia e sembra piuttosto freddo. Sbuffo, seccata... speravo che almeno il tempo qui sarebbe stato migliore.
Lanciando uno sguardo allo specchio mi rendo conto di avere un aspetto orribile: gli occhi sono gonfi e arrossati e sulle guance ci sono ancora le tracce delle lacrime, mentre i capelli sono semplicemente inguardabili. Ho un urgente bisogno di una doccia. Mi sfilo la maglietta – mi ricordo vagamente di essermi liberata dei jeans durante la notte – e le calze, poi prendo il beauty e gli asciugamani puliti che la zia mi ha lasciato sulla scrivania e mi chiudo in bagno.
Mi prendo tutto il tempo del mondo sotto la doccia, sperando di riuscire a lavare via l'apatia che mi sento addosso. Credo di riuscirci, perché quando esco e mi avvolgo nell'asciugamano candido e profumato mi sento meglio. Mi lavo i denti con cura e mi asciugo i capelli con il phon, poi recupero tutte le mie cose e torno in camera. Chissà dov'è Dan, in casa sembra non esserci nessuno, ma potrebbe benissimo essere di sotto a leggere o guardare la TV o qualcosa del genere.
Frugo nella borsa fino a trovare i jeans chiari che ho comprato la settimana scorsa e ancora mai messo e una camicetta bianca. Mi vesto e mi trucco appena, poi rinfilo la mia roba nella borsa, giusto per dare alla stanza un tocco più ordinato. Rifaccio anche il letto, con un sorriso appena accennato. Improvvisamente mi rendo conto quanto fare cose del genere riesca a distogliermi dal pensare ai problemi che ho lasciato a casa. Ecco di cosa ho bisogno: diversivi.
«Daniel!» chiamo, scendendo in soggiorno pochi minuti dopo.
Come avevo immaginato, lui è seduto sul divano e guarda la televisione a basso volume. Sentendosi chiamare si volta, poi mi sorride.
«Buongiorno, come va oggi?» domanda, affettuoso.
Ricambio il suo sorriso. «Meglio... dove sono tutti?»
«Al lavoro e a scuola» risponde, tranquillo.
«A che ora ti sei svegliato?» chiedo ancora, perplessa.
«Alle sette, ho preferito lasciarti dormire» sorride.
Arrossisco appena, senza sapere perché. «E che hai fatto fino ad ora?» gli domando, sedendomi sul bracciolo del divano.
«Ho fatto colazione, sono andato a correre e ho fatto una doccia... poi non sapevo che fare e ho acceso la TV.»
«Potevi svegliarmi... dopo la doccia, dico» gli faccio notare.
«Scherzi? So cosa succede quando vieni svegliata, e non è bello» esclama, sogghignando.
Gli tiro un pugno sul braccio, fingendomi offesa, lui – senza smettere di ridacchiare – si solleva per darmi un bacio.
«Comunque, ora che sono sveglia, che ne dici di andare a fare un giro?» propongo.
Lui spegne la televisione e si alza, entusiasta. «Certo, però è meglio se prendi una maglia, fuori fa freddino» consiglia.
Annuisco e torno su di corsa, per poi prendere un cardigan grigio abbastanza pesante e infilarlo sopra la camicetta. Prendo anche il cellulare e l'iPod, poi mi precipito di nuovo giù e faccio a Daniel un sorriso a trentadue denti.
«Pronta» annuncio, soddisfatta.
Lui scoppia a ridere e mi dà un bacio sulla fronte.


Decido di portare Dan alla spiaggia.
«Ma fa freddo... c'è vento e sta arrivando un temporale» protesta lui, mentre lo trascino quasi a forza per le vie.
Alzo gli occhi al cielo. «Appunto!» esclamo, divertita.
Camminiamo finché le case di Rapallo non diventano solo piccoli quadratini colorati all'orizzonte, parlando di tutto e di niente come abbiamo sempre fatto, e, quando finalmente ci fermiamo, il cielo è praticamente nero e le onde sono altissime. Mi sfilo le scarpe e faccio qualche passo sulla spiaggia, la sabbia fredda sotto i piedi nudi. Dopodiché mi volto.
«Che stai aspettando?» chiedo a Daniel, posandomi entrambe le mani sui fianchi.
Lui mi imita, riluttante e, quando mi raggiunge, gli prendo la mano. Raggiungiamo la battigia e lascio cadere le scarpe per terra, per poi sedermi dove la sabbia è ancora asciutta e incrociare le gambe, guardando il mare plumbeo davanti a me. Con la coda dell'occhio, vedo Daniel fare lo stesso.
«E ora?» chiede, sempre scettico.
Lo guardo in un modo che vorrei fosse misterioso, ma scoppio a ridere. Lui sorride, divertito dalla mia allegria, e mi guarda con dolcezza. Smetto lentamente di ridere e intreccio nuovamente le dita nelle sue, mordendomi il labbro quasi in imbarazzo. Poso la testa sulla sua spalla, tornando a guardare il mare.
«E ora aspettiamo» mormoro.
«Aspettiamo? Che cosa?» chiede lui ancora, questa volta incuriosito.
Sorrido furba, nonostante non possa vedermi in faccia. «Vedrai» rispondo, vaga.
Non ci vuole molto: il cielo si fa più scuro ogni minuto che passa e il vento mi scompiglia i capelli. Il primo lampo appare nitido all'orizzonte, investendo la spiaggia della sua luce abbagliante. Il tuono lo segue pochi secondi dopo. Le onde si fanno ancora più alte, tanto che l'acqua per poco non arriva a sfiorare le nostre gambe. Rido, divertita, mentre Daniel mi guarda come se fossi matta.
«Mi hai portato qui per essere arrostiti da un fulmine?» chiede, una voce mista tra il divertito e il seccato.
«No, ti ho fatto venire qui per farti assistere alla lotta tra gli elementi» ribatto.
Lui lancia uno sguardo all'orizzonte, dove il grigio del mare e quello del cielo sembrano fondersi in una sola cosa. Le onde si infrangono con violenza contro gli scogli, spinte dal vento forte, la luce dei fulmini ci abbaglia un'altra volta. È uno degli spettacoli più belli che abbia mai visto... okay, forse sono davvero matta.
Un altro fulmine cade, infrangendosi a pochi metri dalla riva, più vicino di quanto non ne abbia mai visto uno. Strillo, terrorizzata e divertita allo stesso tempo, e Dan fa un balzo indietro.
«Tu sei fuori!» urla, con un mezzo sorriso sulle labbra.
«Ah sì? Anche tu ti stai divertendo» gli faccio notare.
Si avvicina di nuovo a me, alzando gli occhi al cielo. Io mi stringo a lui, un lampo di malinconia negli occhi.
«Non è incredibile?» sussurro. «Sembra di essere in un altro mondo...»
Già, in un altro mondo, lontana da tutto e da tutti, solo io e lui in mezzo alla furia degli elementi. La natura allo stato puro, la sabbia che accarezza la pelle, gli spruzzi d'acqua che pungono il viso e il vento che scompiglia i capelli...
«Mia madre ha detto a mio padre di amarlo su questa spiaggia» ammetto, affondando le dita nella sabbia.
Daniel si fa serio, e mi stringe la mano.
«Mi ha raccontato che faceva freddo e il cielo era coperto... c'era vento e le onde erano altissime» continuo, con un sorriso strano, in un certo senso ingenuo e allo stesso tempo triste.
Una lacrima mi riga la guancia e la lascio scendere, abbassando lo sguardo. Come si può abbandonare una persona dopo averla amata in quel modo? E come è possibile non tornare nemmeno se lei ne ha un disperato bisogno? Stringo le labbra, delusa e amareggiata, e sobbalzo appena quando sento la mano calda di Daniel sfiorarmi la guancia. Cancella la lacrima con il pollice e indugia con le dita sul mio mento. Lo guardo negli occhi e il desiderio di lui si fa strada nel mio ventre prepotentemente. Annullo la distanza che ci separa, esitando un attimo sulle sue labbra prima di cominciare a baciarlo davvero. Lui ricambia con enfasi e mi stringe a sé, facendo aderire i nostri corpi. Immergo una mano tra i suoi capelli e lui fa lo stesso, mentre le nostre lingue si sfiorano. È un bacio diverso dagli altri che ci siamo dati, più maturo e consapevole, più colmo di desiderio, e questa volta non di quello semplice di sentire l'uno le labbra dell'altro contro le proprie. Desidero il suo corpo, desidero lui. Non credo di aver mai provato nulla di simile e per un momento ne ho paura, ho paura della sua mano che dalla mia schiena lentamente si sposta verso il seno, delle sue labbra che premono contro le mie, del calore del suo corpo contro di me. Daniel se ne accorge, o almeno credo, perché si stacca all'improvviso e mi guarda con la mia stessa espressione spaventata.
«S-scusa, io...» balbetta.
«No, non hai fatto nulla» mi affretto a dire.
Cala un silenzio imbarazzante e mi rendo conto che – da quando sto con lui – non ho mai riflettuto sulla natura fisica del nostro rapporto. Mi chiedo se lui l'abbia già fatto e se sappia che io sia vergine, ma soprattutto mi chiedo se lui si sia già posto il problema. Per un momento ho voglia di chiederglielo, la l'imbarazzo mi frena. La cosa strana è che tecnicamente sono giustificata dal fatto di non aver ancora riflettuto su questo, insomma, tragedie a parte stiamo effettivamente insieme solo da tipo tre giorni... come mai mi sembra passato un secolo? Forse perché in un certo senso ci conosciamo da talmente tanto tempo che il fatto che ci siamo baciati per la prima volta solo sabato è relativo? Dio, mi gira la testa.
La pioggia comincia a cadere quasi all'improvviso, distogliendoci dall'imbarazzo del dover trovare qualcosa da dire. Dan si alza imprecando e si infila velocemente scarpe e calze e io faccio lo stesso, per poi seguirlo di corsa verso la strada.


La situazione è tornata più o meno normale quando siamo rientrati in casa. È rimasta un po' di tensione, ma abbiamo chiacchierato tutta la mattina come se non fosse successo nulla. Carlotta è arrivata per prima, ha mollato lo zaino per terra e ha annunciato che stava morendo di fame, allora Dan si è offerto di fare il pranzo. In frigo e in dispensa non c'era molto, ma dovrebbe riuscire comunque a preparare qualcosa di commestibile. Io sono rimasta in soggiorno, la musica sparata a tutto volume nelle orecchie, cercando di concentrarmi sulle parole pur di non pensare al resto. Sono seduta accanto alla finestra e vedo Mad non appena gira l'angolo. No, aspetta... non è Mad, quella ragazza sta fumando. Mi viene un colpo quando mi rendo conto che ci avevo visto giusto all'inizio: mia cugina sta arrivando sotto casa e ha in bocca una sigaretta. Okay, questa è nuova, decisamente.
Non passa molto perché senta le chiavi nella toppa e la porta aprirsi.
«Sono tornata» annuncia la sua voce dal corridoio.
La raggiungo cercando di apparire tranquilla e le sorrido.
«Ehi, com'è andata?» le chiedo.
«Bene, grazie» risponde. «A italiano abbiamo parlato di Dante... e poi abbiamo fatto psicologia, la solita noia mortale... Sì, vabbeh, come al solito alla fine» racconta, vaga.
La guardo per un po' senza dire nulla, continuando a sorridere come aspettando che aggiunga altro.
«Dan sta preparando il pranzo» dico infine, facendo un cenno veloce in direzione della cucina. «Non credo ci vorrà ancora molto» aggiungo subito dopo.
«Va benissimo. Cosa sta preparando di buono?» chiede lei, annuendo.
«Immagino una pasta o qualcosa del genere» ipotizzo. «Non c'era molto da mangiare» aggiungo subito dopo, a mo' di giustificazione.
«Oh sì, non fa niente, con questa fame mangerei un intero armadio!» scoppia in una risatina per niente convincente e la guardo leggermente perplessa.
«Ehm, ora mi vado a fare una doccia» borbotta lei dopo una lunga pausa. «Ho proprio voglia di una bella rinfrescatina.»
Oh, strano... fuori ha piovuto fino a mezz'ora fa. Sì, c'è decisamente qualcosa che non va. Scappa su per le scale prima che riesca a dire altro e io, dopo un attimo, decido di andare in cucina a vedere come se la cavano gli altri due. Mi appoggio sullo stipite della porta, guardando Dan che apre un barattolo di sugo pronto e Carlotta che apparecchia la tavola.
«Posso dare una mano?» chiedo, divertita.
Daniel si volta a guardarmi e sorride. «Dopo l'ultima volta che hai provato a cucinare?» chiede, ironico.
Gli faccio la lingua, poi mi faccio dire da Carlotta dove sono le posate e le do una mano a finire di preparare la tavola, infine mi siedo di fronte a lei e le chiedo di raccontarmi della sua mattinata, tanto per non stare in silenzio. La ascolto a metà, mentre penso a Mad e alla sigaretta che le ho visto in mano e al disagio di poco fa. È strana, e qualcosa mi dice che la sua vita non è stata troppo facile ultimamente. Mi lascio sfuggire un sospiro.
«Lo so» commenta Carlotta, sospirando a sua volta. «La matematica è uno strazio.»
Annuisco, grata del fatto che non si sia accorta della mia espressione assorta, poi un qualche timer suona e io sobbalzo. Dan ridacchia e spegne il fuoco, per poi scolare la pasta e mescolarla al sugo in una terrina.
«Mad! È pronto!» chiama Carlotta, alzandosi e uscendo dalla cucina.
Sorrido a Dan, che nel frattempo sta mettendo la pasta nei piatti. «Adoro quella bambina» commenta lui, divertito.
Mad arriva dopo poco che abbiamo cominciato a mangiare, un asciugamano sui capelli ancora bagnati, scusandosi per l'attesa. Dan le sorride. «Figurati» le dice, ammiccando.
Osservo mia cugina mangiare la prima forchettata: sembra affamata.
«Complimenti al cuoco!» esclama dopo aver deglutito.
Daniel fa un sorriso compiaciuto. «Molto gentile» commenta, ridendo.
Io gli lancio uno sguardo del tipo “non-ti-montare-troppo-la-testa” e lui mi sorride stile “sei-solo-invidiosa”. Gli faccio di nuovo la lingua e riprendo a mangiare.
«Oh, prima che me ne dimentichi» dice Mad ad un certo punto, rompendo il silenzio. «La mia migliore amica mi ha detto che stasera c'è una specie di Happy Hour in un piccolo locale vicino alla spiaggia. Che ne dite di andare?» propone.
Rigiro gli spaghetti nel piatto e lancio un'occhiata a Dan, che sorride, apparentemente entusiasta all'idea. Automaticamente sorrido anche io e mi volto di nuovo verso mia cugina.
«Certo, sembra una bella idea» commento.
Un po' di musica forte, luci stroboscopiche e gente scatenata non può che farmi bene.
Lei ricambia il mio sorriso. «Ottimo» esclama. «Anche a me ispira molto.»
«E domani mattina come fai ad andare a scuola?!» si intromette Carlotta, con una voce severa che suona quasi buffa.
«Chiederò a mamma di tenermi a casa, d'altronde ci sono qui Michelle e Dan e anche oggi sono andata a scuola» ribatte Mad, con noncuranza.
«Grande, è un secolo che non vado in discoteca» commenta Dan.
Annuisco. «Già, anche io» ammetto.
L'ultima volta che ci sono stata Alice stava ancora con Simone e mi ricordo che si sono isolati tipo dieci minuti dopo essere entrati, lasciando me e Fabio soli per tutta la sera. Era stato divertente, però, avevo ballato fino a non sentire più i piedi e quando avevo annunciato di non riuscire più a tenere gli occhi aperti Fabio mi aveva presa in giro per la mia mancanza di resistenza. Sorrido automaticamente, a quei ricordi.
«Sarà fantastico!» esclama Mad, entusiasta.


Verso le undici entriamo finalmente nel locale. È piuttosto grande e decisamente rumoroso, tra la musica sparata a tutto volume e il vociare dei presenti, in più mi tocca socchiudere gli occhi per un momento, infastidita dalle luci forti che cambiano di continuo. In effetti c’è un sacco di gente, la maggior parte in pista, che balla scatenata- Istintivamente mi chiedo quanti di questi siano già ubriachi e stringo istintivamente più forte la mano di Dan. È tipico di me essere riluttante ogni volta che entro in posti del genere, anche se di solito alla fine mi diverto un sacco. È una stanza unica, da un lato ci sono due banconi, uno dove si possono comprare cose come pizzette e panini, un altro dove un ragazzo sui venticinque anni serve i cocktail. Dall’altro lato del locale, tanti divanetti sui quali ci si può sedere per riposarsi, o meglio, pomiciare.
Il dj cambia canzone e mi ritrovo a muovermi appena a tempo. Mi volto a guardare Daniel, che si guarda in giro sorridendo. Sono felice che per una sera possa divertirsi invece di stare dietro a me, sinceramente se lo merita. E credo farà bene anche a me, un po’ di puro divertimento, ballare, o meglio, muovermi più o meno a tempo cercando di non essere calpestata dagli altri, e lasciare la tristezza fuori.
«Vado a prendermi qualcosa da bere, ho già sete» ci comunica Mad, a voce alta per farsi sentire sopra la musica, quando ormai siamo a pochi metri dalla pista.
Annuisco e le sorrido. «Okay, noi ce la caviamo» le assicuro, poi mi volto verso Daniel. «Balliamo?» propongo, leggermente su di giri.
«Ci vediamo dopo» mi saluta Mad quasi contemporaneamente.
Dan le fa un cenno, poi si volta a guardarmi. «Certo» acconsente, ammiccando.
Rido – non so nemmeno perché – e lo trascino verso il centro del locale, in mezzo a tutti gli altri.
«Ti avverto che non sono molto brava» ammetto, mordendomi il labbro inferiore leggermente imbarazzata.
Lui ride e mi stringe entrambe le mani. «Finché i miei piedi sono al sicuro va bene» scherza.
Rido anche io, sentendomi leggera, poi lancio uno sguardo ai sandali che mi ha prestato Mad, che nonostante il tacco sono stranamente confortevoli. Ho deciso di mettere un vestito verde scuro e decisamente leggero considerando le temperature di questi giorni, piuttosto corto e che si allaccia dietro il collo. Daniel ha detto che ero una favola, ma ora che è il mio ragazzo non so quanto posso fidarmi del suo giudizio. Lui indossa un paio di jeans e una camicia e ha avuto la brillante idea di portarsi un giubbotto, cosa che io ovviamente non ho fatto perché sono un’idiota.
Nel frattempo abbiamo cominciato a ballare, le mia mani strette nelle sue, cercando di non urtare gli altri. Dan sembra divertirsi e ammetto che anche io mi sto divertendo, nonostante continui a sentirmi un po’ fuori luogo. Mi fa fare una piroetta e mi attira a sé. Rido e poso entrambe le mani sulle sue spalle, sorridendogli, mentre lui mi cinge i fianchi.
«Non è vero che non sei brava» mi fa notare, e io avvampo.
«Piantala» ribatto, facendogli la lingua.
Lui ridacchia. «Dico sul serio, potremmo essere Baby Houseman e Johnny Castle di Dirty Dancing.»
Scoppio a ridere. «Tu sei scemo.»
«Scommetto che riusciresti a fare quel salto che Baby riesce a fare alla fine del film» continua lui, senza smettere di ridacchiare.
Lo guardo dal basso verso l’alto e socchiudo le palpebre, come a voler cercare qualcosa che non va.
«Sei sicuro di non aver già bevuto?» gli chiedo, scettica.
In tutta risposta lui mi prende il viso tra le mani e mi bacia a lungo, con tanta enfasi da mettermi i brividi. È il primo vero bacio che ci scambiamo da questa mattina, e di nuovo sento quella specie di bisogno di lui crescere nel bassoventre. Non mi stacco, è lui a farlo, ma questa volta non è turbato, sorride esattamente come prima. Mi impongo di togliermi quest’espressione imbambolata dalla faccia e sorrido a mia volta.
«Com’è che conosci tanto bene Dirty Dancing?» gli chiedo poco dopo, sospettosa.
Lui distoglie lo sguardo, a disagio. «L’ho visto una volta, chi l’ha visto una volta se le ricorda queste cose» ribatte.
«L’hai visto con me quando avevamo otto anni… io non mi ricordavo nemmeno il nome del protagonista maschile» ribatto, con un sorriso perfido.
«Questo perché la tua memoria per i dettagli è piuttosto scarsa» ribatte.
Gli tiro un pugno sulla spalla e lui scoppia a ridere.
«Ehi, ti arrabbi facilmente» esclama. «Proprio come quando eravamo piccoli… allora non sei cambiata così tanto» mi fa notare, sorridendo.
«Mi hai trovato cambiata?» chiedo, leggermente sorpresa.
Ho sempre trovato me stessa terribilmente noiosa e – sinceramente – non credevo di essere cambiata più di tanto durante gli anni.
«Certo che sì» conferma lui, annuendo, poi toglie una mano dal mio fianco per scostarmi una ciocca di capelli dal viso. «Sei più matura, più taciturna e più seria, rifletti più sulle cose prima di farle e sei anche più gentile e disponibile verso gli altri» dice piano, indugiando con le dita sulla mia guancia. Arrossisco e abbasso lo sguardo. «Sei cresciuta, Michelle… non sei più la bambina di una volta, sei diventata una donna, ormai» aggiunge, sorridendo in modo dolce.
Abbiamo praticamente smesso di ballare, ma non me ne accorgo nemmeno. Lo guardo avvicinarsi al mio collo e baciarmi la spalla, per poi scostarmi i capelli dall’orecchio. «Una donna bellissima e intelligente» sussurra, e il suo fiato caldo contro la pelle mi dà i brividi.
So che ho le guance arrossate e sento l’istinto impellente di attirarlo a me e baciarlo di nuovo, con passione. Faccio scivolare la mia mano destra dalla sua spalla al suo petto, per poi spostarla fino a sentire il battito ritmico del suo cuore, mentre lui sfiora la pelle nuda del mio collo con il naso.
«Ti amo, Daniel» mormoro infine.
È abbastanza vicino da sentirmi nonostante la musica forte e – anche se non posso vederlo – so che sorride.
«Ti amo anche io.»
Qualcosa nella sua voce vellutata riaccende la voglia di lui nel mio corpo. Sistemo meglio il mio braccio attorno al suo collo e lui fa risalire la sua mano dal mio fianco alla mia schiena, attirandomi a sé, mentre immerge l’altra nei miei capelli. Solleva il viso in modo da potermi guardare negli occhi, io sorrido timidamente, quasi imbarazzata dall’intimità di questo momento. Dopo un attimo di contemplazione, posa le labbra sulle mie e trattengo un sospiro, mentre le schiudo e mi abbandono al bacio. È… magico. Improvvisamente tutto attorno a noi svanisce, dalla musica alle persone, siamo solo io e lui, stretti in un abbraccio mozzafiato, il suo cuore che martella contro la mia mano, il suo braccio che mi avvolge la vita. Quasi senza che me ne renda conto mi trascina ad uno dei divanetti e mi ci fa sedere e poi sdraiare, senza smettere di baciarmi. Non voglia che smetta, voglio che duri per sempre. Ci separiamo un attimo, ansimanti, e mi guarda con occhi nuovi, colmi di desiderio. Lo bacio di nuovo, prima che qualcuno dei due possa dire qualcosa e rovinare questo momento. Sento le labbra bruciare, esattamente come le sue mani sulle mie spalle. Stranamente, sono io a staccarmi, con un sussulto. Non me ne rendo nemmeno conto, guardo Dan quasi dispiaciuta e lui resta imbambolato un secondo, per poi rendersi conto di quello che è successo. Si mette seduto e si passa una mano tra i capelli, sospirando.
«Scusa» mormoro, aggrottando appena le sopracciglia e distogliendo lo sguardo.
«No, scusa tu» si affretta a dire lui, turbato.
Mi mordicchio il labbro, senza sapere cosa dire. In effetti avrei dovuto parlargliene già oggi pomeriggio, come mai non l’ho fatto?
«Ti va una passeggiata? Le luci mi stanno facendo venire mal di testa» propongo, sfiorandomi appena la fronte.
Lui fa un sorriso un po’ forzato e annuisce, prendendomi per mano. Prima di uscire si ferma al guardaroba e riprende il suo giubbotto, che una volta usciti mi porge. Il freddo è pungente e gli sorrido, grata, per poi infilarlo e lasciare che mi cinga le spalle e mi attiri a lui. Appoggio la testa contro il suo petto e chiudo gli occhi un momento.
«Sai, credo che continuare ad evitare l’argomento non serva a niente» osservo, con un sospiro.
Lo sento irrigidirsi appena. «Di che parli?» chiede, leggermente sorpreso.
«Lo sai di che parlo» ribatto, seria.
Mi libero dal suo abbraccio e mi siedo su una panchina, lanciando uno sguardo al mare alle mie spalle. «Tu l’hai già fatto, vero?» chiedo, con voce leggermente tremante.
Odio parlare di queste cose, probabilmente a causa della mia natura timida, o forse è così per tutte le ragazze. Stringo le labbra e giocherello con l’orlo del vestito, mentre Dan si siede accanto a me.
«Sì» ammette. «Ma tu no, giusto?» chiede, subito dopo.
C’è qualcosa di rassicurante, nella sua voce di nuovo tranquilla, ma evito comunque l’ultima domanda.
«Con chi?» chiedo invece, senza riuscire a guardarlo.
«Sophie» risponde lui, dopo un attimo di silenzio.
Sento qualcosa pungermi lo stomaco. «Quella della festa?» chiedo, nervosa. «Quella che era solo un’amica?» aggiungo, sottolineando per bene le ultime tre parole.
Daniel sospira. Lo sbircio con la coda dell’occhio e dalla sua espressione sembra che quest’ultima domanda è esattamente quella che avrebbe voluto evitare.
«Lo è. Siamo solo amici, adesso» mi assicura, con voce ferma.
«Ma stavate insieme» osservo io, leggermente acida.
«Siamo stati insieme per quasi un anno, ma ha smesso di funzionare e ci siamo lasciati» spiega lui, paziente.
«Come mai ha smesso di funzionare?» lo so, questo inutile interrogatorio serve solo a rimandare il prossimo argomento, e non ci faccio nemmeno una grandissimo figura, ma non riesco a trattenermi dal fare domande.
«Sophie è troppo… appiccicosa, e invadente. In più è piuttosto vanitosa, se vuoi saperlo» risponde, leggermente infastidito.
Sorrido appena e mi volto, in modo che non lo veda.
«Michelle?» mi chiama, prendendomi la mano.
Non rispondo, alzo gli occhi al cielo e osservo il bagliore della luna attraverso le nuvole.
«Io amo te, adesso» sussurra.
Mi volto a guardarlo, senza sorridere, e dopo pochi secondi abbasso lo sguardo. «Lo so» ammetto.
Lui sorride e mi accarezza il palmo con il pollice.
«Per quanto riguarda il sesso» riprende, tranquillo, e questa volta sono io ad irrigidirmi. «Non voglio forzarti in nessun modo, sappilo» dice, serio.
Annuisco. «Lo so» ammetto di nuovo.
Lui porta la mia mano alle sue labbra e mi bacia le dita. «È una cosa importante per te e ci sarò non appena sarai pronta» mi sussurra, mentre mi rannicchio tra le sue braccia. «Nel frattempo scusami se il mio istinto maschile prende il sopravvento» aggiunge, in tono più leggero.
Rido appena. «Certo.»
«Torniamo dentro?» propone lui dopo poco. «La notte è ancora giovane!»
Questa volta rido sul serio. «Andiamo» accetto, sorridendo.


Abbiamo ballato ancora un po’, poi ci siamo accomodati di nuovo sui divanetti e Mad ci ha raggiunti poco dopo.
«Ho la testa che mi gira in un modo assurdo, eppure ho bevuto solo un bicchiere di Caipiroska» sospira lei, con aria stanca.
«Sarà colpa delle luci» rispondo io, guardandola leggermente preoccupata.
Mi sento di nuovo su di giri e ho voglia di ballare ancora, ma non me la sento di mollare mia cugina se si sente male. Dan si alza e annuncia che va a prendere qualcosa da bere, io gli sorrido velocemente, per poi tornare a guardare Mad.
«Forse ti serve un po’ d’aria» suggerisco, sfiorandole il braccio.
«Magari dopo» ribatte tranquillamente. «Tu piuttosto raccontami com'è andata con Dan, ho notato una strana atmosfera tra voi due.»
Arrossisco appena. «Gli ho detto che lo amo» ammetto, emozionata, rendendomi conto praticamente solo adesso di quello che è effettivamente successo. Ho detto “ti amo” ad un ragazzo per la prima volta dopo solo pochi giorni che lo frequento. «E lui ha detto che ricambia» aggiungo poco dopo, diventando decisamente rossa.
Mad sgrana gli occhi. «Oh-ho, vi date da fare!» scherza, ridacchiando.
Divento ancora più rossa, per poi decidere di partire in contrattacco. «Piuttosto, tu non mi hai ancora detto nulla di Nicola» le faccio notare, sollevando le sopracciglia.
«Guarda, non me ne parlare, altrimenti mi rovinerei la serata e basta» sbuffa lei.
Aggrotto le sopracciglia. Probabilmente è successo qualcosa mentre zio Michele era a casa nostra.
«È a causa sua che hai cominciato a fumare?» chiedo, prima di riuscire a trattenermi.
«E tu come fai a saperlo?» sbotta lei.
Mi scosto una ciocca di capelli dal viso. «Ti ho vista questa mattina» rispondo, tranquilla.
«Ho capito» borbotta. «Comunque è anche per lui, più che altro è che sto attraversando un periodo abbastanza brutto e fumare mi rilassa, o probabilmente è solo un fatto psicologico. Fatto sta che mi aiuta» spiega, subito dopo.
Annuisco appena. «Capisco» mormoro. «Ma non sei tipo dipendente, vero? Insomma, puoi smettere quando vuoi» mi affrettai a chiedere, leggermente ansiosa.
«Sì, credo proprio di sì» mi rassicura lei, con un piccolo sorriso che io ricambio.
«Okay allora» sospiro, leggermente più sollevata.
«Tranquilla» fa lei, ammiccando.
Alzo lo sguardo e vedo Dan venirci incontro con un bicchiere in mano e una lattina per me. Il mio sorriso si allarga.
«Pronta a tornare in pista, Baby?» chiede, con aria maliziosa.
Scoppio a ridere. «Certamente, Johnny.»













*** Spazio Autrici ***

Okay, vorrei cominciare scusandomi per il ritardo. È esclusivamente colpa mia, anzi, Lalla dev'essere fatta santa per non essermi saltata addosso (ma che dici, dolcezza! Ognuno ha i propri impegni/momenti di poltronaggine u.u <3 NdLaLLa). Il rientro è stato più impegnativo del previsto e quando stavo al pc avevo solo voglia di fare nulla. Sul serio, non sono nemmeno andata avanti, non ho fatto un tubo queste due settimane.

Vabbò, sarò breve perché non so molto cosa scrivere >.<
Beh, due parole sul capitolo... direi che Mich e Dan sono tornati alla fase di “innamorati sdolcinati” xD chissà se durerà... (puahah, affermazione sadica questa! ;D NdLaLLa) comunque, mi è stato piuttosto difficile scrivere di Michelle in questi capitoli, come avevo già detto, fortunatamente non ho mai provato nulla di simile a quello che sta provando lei e spero di non farla sembrare troppo felice quando è felice o troppo triste quando è triste, o che gli sbalzi di umore siano troppo irreali. Fatemi sapere >.<

Nessun nuovo personaggio (in effetti non credo che ce ne siano più, ormai), perciò passiamo ai ringraziamenti.

Grazie per le 642 visite, i 9 preferiti e i 19 seguiti, grazie naturalmente a chi recensisce. Prima stavo sfogliando Drawing a Song e mi sono resa conto che ormai è passato quasi un anno dalla sua pubblicazione... forse dovremmo organizzare qualcosa in occasione dell'anniversario... uh, non ne ho nemmeno parlato con Lalla, vi faremo sapere xD (yess, baby! Il primo anniversario di questa fic dev'essere una cosa fatta stra beneee *w* NdLaLLa)


chiara84 Michelle e Fabio, eh? Uhuh, la cosa si fa interessante. Eh già. Per fortuna c'è Gianluca <3 okay, sarà che sono ancora sotto shock-post-pomeriggio-di-compiti ma non ho davvero nient'altro da commentare >.< Lalla, a te :D (uh, io invece oggi pomeriggio non ho fatto quasi niente :D Beh, c'è da dire però che ieri ero stra piena di robe da fare u.u Eeehm, vabbeh, tornando a noi... sì, per Mad, sotto certi punti di vista, Gianluca ci voleva proprio ^^ Ma chissà, forse complicherà ancora di più le cose? Lo scopriremo solo leggendo ♪ NdLaLLa) grazie mille per le tue recensioni, ci fai un piacere immenso. Love ya <3

marypao anche io sono pro Mad/Gianluca... *sìsì, lei se lo merita, dopo quel coso di Nicola.. u.u aaah, mi dispiace per i capitoli depressivi >.< ce ne saranno altri, temo... almeno posso dirti che per quanto Mich è così. Comunque, io non dubito delle mie doti, credo solo che alcuni capitoli vengano deeeecisamente meglio di alcuni altri *asd. No, okay, il mio problema è che sono noiosa... okay, basta con questo polpettone, sono la prima a detestare chi dice di far schifo quando in realtà è più che decente, ma mi è strano autodefinirmi molto brava, mi sa quasi di vanterie. Uh, LL&J, il mio Everest xD ci sto lavorando, so che ogni capitolo dico che aggiornerò più presto, ma mi sembra che ogni capitolo sia più complicato del precedente, in più sento molto il fatto che siano passati quasi due anni da quando ho cominciato a scriverla. Non ho intenzione di abbandonarla, sono troppo vicina alla fine per farlo. Teoricamente dopo il prossimo capitolo dovrei andare più veloce, perché ritorno nel mio habitat di polpettoni romantici... incrociamo le dita (yn) (comunque, ho visto la recensione se non era chiaro xD). Comunque preferisco rispondere alle tue domande con il prossimo capitolo di LL&J, altrimenti si fa confusione >.<. Sono sollevata dal fatto che non sto scrivendo scemenze.. spero che il capitolo non ti abbia delusa... (: okay, sto parlando troppo: Lalla, a te. (Okay, mentre leggevo continuavo a pensare 'eeehm, sì, ma io che centro qua?!' bwuahah! Tipo stra imbarazzata xDD Cooomunque, tornando a noi, grazie mille per aver fatto un giro nel mio account singolo, non sai quanto apprezzi il gesto *w* Anche se, credo, che molta roba sia veramente pessima .__. Rimarrai sconvolta tu xD E per la pigrizia ti capiiiisco ^^ Quest'anno ho deciso di fare canto e pallavolo contemporaneamente, e adesso che sono ancora agli inizi me ne sto già pentendo, fai un po' tu! xDD Per rispondere alla tua domanda, io frequento il Liceo Socio-Psico-Pedagogico, che ora non si chiama più così ma Liceo delle Scienze Umane - che merda di nomi, vero? xDD Per farla breve, le ex magistrali :) Tu invece, che fai di bello? ^^ I tuoi commenti ai pezzi di ds2 sono fantastici, come sempre d'altronde ;D NdLaLLa) Okay,  questo è tutto xD grazie di nuovo per l'incredibile supporto, davvero davvero... <3 love yaaa **


E con oggi è tutto. Alla prossima gente ;D
love, Leslie and Lalla
   
 
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