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Autore: Jack Trussone    02/11/2005    9 recensioni
Solo un mio delirio puro e semplice. E' solo che Tiger e Goyle spesso vengono fatti passare solo come due deficienti senza il minimo sentimento ed emozione. Io non credo che loro siano così. Per dimostrarlo, ho finto la morte di Draco...E' solo un mio delirio.
Genere: Dark, Drammatico, Generale, Malinconico, Mistero, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ambrogio, la mattina, s’alza presto, svegliato dal tramestio fastidioso di oggetti spostati e rispostati per la casa, di sedie trascinate rovinosamente per il pavimento e di chissà quanti altre schifezze e cose totalmente inutili. Sbadiglia sommessamente, osservando con aria infastidita il corridoio che s’affaccia dalla sua “cameretta”, da cui si vede sempre una fioca luce rossastra di una lampada ormai bruciata quasi del tutto. Voci sempre irose arrivano al suo fine udito, non ben disposte alla cordialità e alla pace condivisa. No. In quella casa solo Ambrogio vive sereno. A parte durante la mattina, che gli tocca svegliarsi sempre presto a colpa di tutti quei rumori accennati poco fa.

E’ un essere bello e fieramente cammina per la casa, con aria tronfia, come se fosse il padrone dell’universo incontrastato e divinamente perfetto. Con altri sbadigli sempre si dirige verso la cucina, dove evita blandamente le lunghe gambe dei suoi coinquilini, che indaffarati, non s’accorgono nemmeno della sua presenza. Dal letto in disuso della cameretta al divano del salotto, e Ambrogio riprende le sue attività tra le braccia di Morfeo. Non è un essere tanto attivo. Anzi si potrebbe dire il contrario. Sommessamente dorme tutto il giorno. Solo si sveglia al ritorno dei suoi due padroni, dopo una giornata di lavoro dura e stressante, quando gli tocca stare al gioco di tutte le mille sciocchezze che i due vogliono fare con lui. Certo. Perché Ambrogio è un essere estremamente piccolo, peloso e dal portamento fine. Ambrogio è un gatto.

Dal pelo tigrato sulla schiena e bianco come la neve sotto sopra la pancia, è il piccolo esserino che rallegra le sere dei due ragazzi, che altrimenti – senza di lui – passerebbero le giornate a litigare e a offendersi. Dormono persino in letti separati.

Comunque sia, Ambrogio li apprezza. Sono infine due anime confuse e folgorate, giunte ormai all’estremo in grado solo di lavorare lavorare e lavorare. Gli danno da mangiare e ogni tanto lo coccolano rivolgendogli la parola con un tono infantile, ma estremamente piacevole all’udito, accarezzandogli lo spazio irraggiungibile tra le orecchie e la testona pelosa.

Le sue giornate trascorrono sempre uguali, tra un momento di pura follia in cui “vola” per tutta la casa rovesciando vasi, quadri e chissà quant’altro, e un altro in cui nemmeno una cannonata vicina alle orecchie potrebbe svegliarlo. Non si può certo dire che i due padroni lo trattino male, per carità!

La sua vita è priva di qualsiasi timore e dubbio, rinchiuso nella loro casa ogni giorno a pulirsi le sue pelosità.

La sera, seduto in braccio ad uno, oppure a un altro, si rilassa ascoltando i loro discorsi, lasciando pure chiudersi i suoi occhi.

<< Com’è andata oggi? >> inizia sempre la magra discussione.

<< Come al solito >> è la pronta risposta confezionata << e la tua? >>.

<>. Ecco fatto. La maggior parte delle sere la conversazione si conclude li. A volte però continua.

<>.

<< Ah si?! >> è la risposta falsamente felice.

<< Si >>.

<< E quale?! >>.

<< Pulizia nel corridoio degli Auror! >> è la risposta veramente felice.

<< Ma guarda un po’…a me invece va tutto male… >> sempre lamentele, mai un attimo di felicità.

<< Ah si?! >> è la risposta falsamente felice.

<< Si >>.

<< E perché? >>.

<< Perché al C.A.G.O. mi stavano per licenziare >>.

CAGO. Campo Allevamento Gufi postini Ordinari. Insomma quelli che portano in giro la posta.

<< Ah davvero? >> è la domanda veramente preoccupata. Quando si parla di perdita di denaro o qualsiasi cosa, c’è sempre preoccupazione.

<< Davvero >>.

<< E per quale motivo? >>.

<>.

A questo tipo di lamentela segue sempre un attimo di silenzio. Poi giunge l’inaspettata risposta.

<< Com’è difficile vivere senza Draco… >>.

Segue la risposta, incredibile ma vero, realmente convinta.

<< Gia… >>.

<< Noi facevamo tutto per lui…lui ci guidava…ma ora…siamo soli >>.

<< E’ vero… >>

<< Da quando se n’è andato…>>

<< Gia… >>.

<< Ma sei capace solo di dire “Gia” “E’ vero”?!! >>.

<< Ehm…cioè…è un argomento che mi rattrista…>>.

<< Ti capisco >>.

C’è poco da fare, i due non sono il massimo dell’intelligenza, e questo lo sa anche Ambrogio, ma di questo non si cura: ha cose più importanti da sbrigare, cose che voi umani non potete nemmeno immaginare. Ad un tratto, quando sembra che la conversazione sia finalmente arrivata al termine, Ambrogio s’alza stancamente e si stiracchia con soddisfazione. Un paio di gobbe in su e in giu, e nemmeno l’uomo ragno avrebbe potuto prenderlo in volo! Ma scherzi a parte, Ambrogio è un felino occupato. Si insomma, si da fare alla comunità e non si smentisce mai. Mai. Ma proprio mai.

Con aria assonnata s’allontana dai due uomini lasciandoli al loro destino, e si dirige verso il poggiolo. Esso s’affaccia teneramente su un bellissimo paesaggio di montagna bello e infinito, con le sue candide e bianche montagne…con la sua eterna tristezza. Sospira, e si sdraia un momentino nel pergolo della magnifica villa dove i due ignoranti vivono annusando gustosamente l’aria fresca e tremando lievemente al contatto con la neve nelle zampine. Il sole è rosso e, gocciolante di una sostanza del medesimo colore, s’appresta a salutar il mondo e a dirigersi nell’altro emisfero.

Sospiro. Strano per un gatto, ma pur sempre reale.

S’alza di nuovo sgranchendosi ancora le ossa – come se ne avesse realmente bisogno – e con l’aria più triste di questo mondo si dirige verso i boschi di abeti e pini – ma quelli un po’ più in alto degli abeti – con aria circospetta, come se stesse aspettando un agguato da un momento all’altro. Il vento aumentava poco a poco. Il sole, a certe altitudini, cade in fretta.

Con la finezza inimitabile che solo i gatti possono destreggiare si muove tra i larghi rami saltellando da un cumulo di neve all’altro evitando istintivamente buche più profonde e sassolini. E pensa.

Pensa alla triste sorte di due ragazzi devoti. Si, due ragazzi devoti. Devoti sin dalla nascita a delle cose che loro neanche conoscevano, che neanche apprezzavano. Devoti ad un ragazzo dall’aria smunta e pallida, violento e autoritario. Devoti ad una vita che non gli apparteneva. Tra un salto e l’altro, tra un allungo e l’altro…tra un sospiro e l’altro.

Rivede le lunghe conversazioni dei due padroni di casa e li vede persi. Persi come due ragazzini che smarrita la strada di casa possono solo affidarsi all’aiuto di qualcuno più grande…ma egli non c’è. Ma egli non c’è più. Persi come un marito, che dopo trent’anni di matrimonio vede morire la propria moglie davanti ai suoi occhi. Persi come ogni uomo o donna di questo mondo, che ha smarrito la propria unica vocazione di vita. Morti dentro di loro.

Tra un salto ancora e un momento di pausa. Tra un respiro profondo, e l’attimo prima del balzo…Ambrogio pensa.

Pensa a quei due uomini stolti e penosi, persi dentro, devoti ancora ad un’anima in pena che non c’è più, in grado solo di lavorare lavorare e lavorare e una lacrima scende dal suo sguardo irrorando le sue gote pelose, come Mosè attraversò il Nilo.

Si ferma un attimo. Respira profondamente.

<< Scusa Tiger. Scusa Goyle. Era solo il mio compito >> disse l’Animagus Ambrogio, quasi rivolto a se stesso.

E tornato nelle sue sembianze normali s’avvicinò lentamente ad un albero. Vi si poggiò sopra. E rivolto alla ragazza che s’era appena smaterializzata li vicino disse:

<< Ho ucciso Draco, e con lui il mio unico motivo di vita. Ho tolto la carica negativa di una calamita. Ho eliminato la parte di mela mancante. Con lui se n’è andata anche la mia unica ragione di vita. Ho fretta di morire >>.

La ragazza annuì, le lacrime agli occhi.

<< Ne sei sicuro, Harry? >>.

Il ragazzo attese qualche attimo, soprappensiero.

<< Si >> disse infine << Si. Quando farete esplodere quella casa, io sarò con Tiger e Goyle. Dentro. Non posso più vivere >>.

<< Ma è un errore! >> la ragazza sembrava scossa.

<< No >> replicò Ambrogio, Harry, o come diavolo volete.

<< E’l’unica cosa che mi sia rimasta da fare, prima di… >>.

La ragazza sospirò, abbracciando per l’ultima volta il suo miglior amico.

<< Va bene. Hai qualcosa da dire? Che ne so? Un’ultima frase? >>.

Harry scoppiò a ridere. Una risata acida.

<< Si >> disse << Di a Silente, e ad ogni uomo e donna che lavora all’Ordine della Fenice questo messaggio. Tiger e Goyle muoiono perché sanno troppe cose, ma Harry no. Harry muore per sua volontà, incapace di vivere in un mondo tale a quello in cui stiamo vivendo. Di a Hermione che l’ultima torta di mele era squisita. E…di a…Ron…scusa… E’ tutto >>.

 

  
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